Democratico, non democristiano

Bell’articolo, questo di Gian Enrico Rusconi. E’ ormai evidente che Walter Veltroni ha fatto un enorme errore: come sindaco di Roma, perché ha snobbato una votazione che ha portato la capitale sulle prime pagine dei giornali; e come leader del partito Democrativo, perché è stato incapace di garantire la tenuta laica della nuova compagine. Ma è altresì evidente che occorre, nei laici, uno scatto di orgoglio: la deriva clericale si può fermare solo se incontrerà una resistenza adeguata. Nel frattempo si è costretti, come fa Rusconi, a dover ricapitolare cos’è la laicità. Perché a Palazzo non lo sanno più.

E’ sconcertante quanto sta accadendo nel Partito Democratico in tema di laicità. Pare che si debba chiedere scusa di essere laici. O se ne abbia un’idea molto povera. L’enfasi con cui si riconosce alla Chiesa il diritto di esprimersi nella sfera pubblica suggerisce che l’essere laico sia una faccenda privata, scarsamente significativa. Che il pubblico debba essere gestito in esclusiva secondo le direttive della Chiesa. Tutto questo non solo è sbagliato, ma rivela un impoverimento della cultura che si dice laica. Per cominciare, la laicità è un’espressione eminentemente pubblica. Si è laici non semplicemente per sentire personale, ma perché ci si impegna a favore di un ordinamento pubblico che garantisce a tutti – credenti, non credenti e diversamente credenti – il diritto di orientare autonomamente e serenamente la propria esistenza. Compresi i rapporti interpersonali che si manifestano nelle diverse forme delle unioni familiari. Naturalmente è un diritto che non interferisce o ferisce il diritto degli altri – anche e soprattutto se si è in maggioranza. In questo senso la laicità coincide con l’essenza stessa della politica democratica. È incredibile che si debbano ricordare queste cose al Partito Democratico, nella stesura della sua Carta fondativa, prima ancora di entrare nei dettagli delle singole questioni.

Il laico oggi si trova davanti a tre compiti. Deve innanzitutto ribadire il principio secondo cui il credente può introdurre nel discorso pubblico e quindi nella deliberazione politica soltanto tesi che non disconoscono e non limitano l’autonomia di giudizio e il comportamento degli altri cittadini, che hanno convinzioni diverse o contrarie alle sue. Naturalmente vale anche il reciproco. […] Ma il laico si trova davanti a un altro compito più impegnativo: deve sviluppare un discorso pubblico che è dotato di forza persuasiva ed efficace pari a quella dei suoi interlocutori. […] In terzo luogo il laico deve contrastare la tendenza di rinchiudersi in forme di cittadinanza comunitarista, che fa appello a tradizioni o radici univoche. Il laico deve far valere il principio universalistico della cittadinanza costituzionale. Il problema della laicità in Italia oggi non riguarda soltanto la riconferma dei grandi principi del pluralismo, ma l’affermazione di una cultura che dà sostegno concreto alla cittadinanza costituzionale.

Questa è la democrazia laica, nel senso che quando in essa si manifestano credenze e convinzioni incompatibili tra loro, ai fini dell’etica pubblica e delle sue espressioni normative, non decidono «verità sull’uomo», ma le procedure democratiche che minimizzano il dissenso tra i partecipanti al discorso pubblico. «La verità» – se vogliamo usare questo concetto impegnativo – consiste nello scambio amichevole di argomenti nella lealtà reciproca. Chi accetta questo atteggiamento e ragionamento è laico. Chi non lo accetta e lancia contro di esso l’accusa di relativismo, non solo non è laico, ma usa il concetto di relativismo come una parola-killer che uccide ogni dialogo.

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3 commenti

Giol

Qualcuno può ricordare a Veltroni che la Laicità è un valore non negoziabile?

GRAZIE!!!

Massimo

Bello davvero l’articolo sopra citato, ma forse, a questo punto di caduta confessionale degli organismi pubblici preposti a costituire i poteri dello Stato in nome dei singoli cittadini, ci sarebbe bisogno di una più precisa definizione dei diritti di cittadinanza di tutti e di ciascuno, senza vincoli aprioristici che non siano quelli tratti dal dettato costituzionale.

antonietta dessolis

è confortante leggere anche sui giornali a diffusione nazionale, e non solo in riviste e siti di nicchia come il nostro , articoli come quelli di G.E.Rusconi, Telmo Pievani (La Stampa 19-12-07), Oddifreddi, Ainis, Vattimo. Rodotà, Augias…ma ancora troppo pochi rispetto all’assordante tiritela della “buona laicità” cristian-papalina: ci mancava anche il presidente della repubblica francese ora, a fare il bacia pile: anche lo storico baluardo laico alla colonizzazione clericale sta per crollare? Laici di tutto il mondo uniamoci! democratici e critici non demordiamo e vigiliamo; intellettuali e giornalisti, non ancora in ginocchio, potete dare un grande contributo a questa battaglia di civiltà e di libertà (nel senso liberale per intenderci, perchè anche questa parola è ormai svuotata di significato)

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