Il papa: “Pace e giustizia sociale”

ROMA – Si inizia con l’italiano, si conclude come è tradizione in latino. Auguri in 63 lingue da Papa Benedetto XVI nella benedizione Urbi et Orbi, impartita dalla Loggia delle Benedizioni del Palazzo apostolico, davanti a migliaia di fedeli radunati in piazza San Pietro.

Quest’anno spunta un idioma in più, rispetto ai 62 auguri del 2006: è il guaranì, lingua dell’indios dell’Amazzonia. Oltre ai tradizionali auguri in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e in tutte le lingue europee, compreso il russo, il mongolo e l’ucraino, il Papa rivolge gli auguri in arabo per i numerosi Paesi a maggioranza musulmana e in cinese per i pochi fedeli cattolici nel Paese del Dragone.

Ed ancora, auguri del Papa in ebraico, aramaico, armeno, suahili per il popolo africano, kirundi e kinyarwanda, in hindi, tamil, birmano, urdu (per il Pakistan), singalese e maori. L’anno scorso spuntò l’esperanto. Quest’anno, invece, la novità è il guaranì, per il popolo che vive principalmente nel Brasile meridionale, nel Paraguay, nella zona del Río de la Plata in Argentina, in Uruguay e nelle zone sud-orientali della Bolivia. Il Papa conclude, come di consueto, con gli auguri in lingua latina. «Hodie descendit lux magna super terram!»

Per il Natale 2006 furono 62 le lingue utilizzate da Benedetto XVI, mentre nel 2005 il Papa si ‘limitò’ a 33 idiomi.Il vibrante appello alla pace nel mondo, dal Medio Oriente all’Africa, dalla Terra Santa all’Afghanistan; l’invito ai governanti a trovare «soluzioni umane, giuste e durature». La richiesta di una giustizia sociale, della tutela del diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute. C’è tutto questo nel Messaggio di Natale firmato da Benedetto XVI e pronunciato questa mattina, dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, davanti a una piazza gremita da una folla che si è estesa anche lungo via della Conciliazione. Un messaggio incentrato sulla condanna al terrorismo, alla violenza e alle ingiustizie che segnano numerose aree del Pianeta. A seguire la benedizione ‘Urbi et Orbì (alla città e al mondo) e gli auguri in 63 lingue, una in più rispetto al 2006.
L’APPELLO: PACE NEL MONDO, GOVERNI TROVINO SOLUZIONI UMANE
«In questo giorno di pace, il pensiero va soprattutto laddove rimbomba il fragore delle armi»: un invito che arriva da Benedetto XVI fortemente preoccupato per i numerosi focolai di guerra in ogni angolo del mondo. Il pensiero vola verso «le martoriate terre del Darfur, della Somalia e del nord della Repubblica Democratica del Congo» fino «ai confini dell’Eritrea e dell’Etiopia». È lungo l’elenco che Benedetto XVI stila: c’è il Medio Oriente, l’Iraq, il Libano, la Terra Santa, l’Afghanistan, il Pakistan e lo Sri Lanka; ma anche la regione dei Balcani, e le «tante altre situazioni di crisi, spesso purtroppo dimenticate». «Il Bambino Gesù – ha detto Ratzinger – porti sollievo a chi è nella prova e infonda ai responsabili di governo la saggezza e il coraggio di cercare e trovare soluzioni umane, giuste e durature». «Questo Natale – ha concluso Benedetto XVI – sia veramente per tutti un giorno di gioia, di speranza e di pace!».

GIUSTIZIA SOCIALE, GARANTIRE LAVORO STABILE E DIRITTO A SALUTE
Appello al diritto a «una più sicura sussistenza, alla salute, all’istruzione, a un’occupazione stabile, a una partecipazione più piena alle responsabilità civili e politiche, al di fuori di ogni oppressione e al riparo da condizioni che offendono la dignità umana». È un messaggio che tocca i temi sociali di più stretta attualità quello che Benedetto XVI ha rivolto nel tradizionale Messaggio ‘Urbi et Orbì. È solo la «luce di Cristo», ha sottolineato Benedetto XVI, che può portare «consolazione a quanti si trovano nelle tenebre della miseria, dell’ingiustizia, della guerra». Una luce di speranza e portatrice di pace anche «per coloro che vedono ancora negata la loro legittima aspirazione a una più sicura sussistenza, alla salute, all’istruzione, a un’occupazione stabile, a una partecipazione più piena alle responsabilità civili e politiche, al di fuori di ogni oppressione e al riparo da condizioni che offendono la dignità umana».

«Mentre le tensioni etniche, religiose e politiche, l’instabilità, le rivalità, le contrapposizioni, le ingiustizie e le discriminazioni, che lacerano il tessuto interno di molti Paesi – ha osservato ancora il Pontefice – inaspriscono i rapporti internazionali. E nel mondo va sempre più crescendo il numero dei migranti, dei rifugiati, degli sfollati anche a causa delle frequenti calamità naturali, conseguenza spesso di preoccupanti dissesti ambientali».

Fonte: La Stampa

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9 commenti

strangerinworld

Ma ci fa o ci è? Se lo dice da solo che la religione è uno dei maggiori pericoli per la pace come è sempre stato.
Forse non intendeva la SUA che è la più bella, la più magnificiente, la migliore , quella vera.
E amen se nel corso di oltre tre millenni è stata la causa diretta e indiretta di centinaia di conflitti che hanno causato milioni di morti.

Sol Invictus

mi sembra che succeda la stessa cosa quando un’industria vuole spacciare per nuovo un oggetto vecchio: gli aggiunge un fronzolo e il gioco è fatto.
quando si dice immobilismo…

BX

Nel 2005 33 ‘idiomi’; nel 2006, 62; nel 2007, 63! E adesso voglio vedere chi ha il coraggio di dire – anche se per la verità in questo ultimo anno l’incremento non è stato gran che – che la chiesa non è in continua evoluzione!
AH già, B16 ha poi anche parlato di pace e giustizia sociale… Per fortuna che c’è lui a ricordarci che il mondo ne ha bisogno, altrimenti chi se ne accorgerebbe?

Il Filosofo Bottiglione

“diritto alla salute”

sono d’accordo. quindi in nome delle parole del santo padre occorre modificare subito la legge 40 che non rispetta la salute delle donne.

Federico

… e infine, io papa Benedetto Decimo Sesto, in quanto Pontefice Maximum della Sanctissima et Reverendissima,

al fine di conseguire agli obiettivi preposti

mi dimetto…

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