Laicità: l’approccio “sarkozysta” secondo Yvon Quiniou

E’ una effettiva regressione nella maniera di concepire la laicità che Nicolas Sarkozy ci propone nel suo discorso di Roma, col pretesto di offrircene una visione positiva e moderna. Si consideri che la sua riflessione implica tutto in una volta un controsenso teorico, una certa ignoranza storica e una presa di posizione ideologica, tutte cose difficilmente accettabili. Il controsenso, prima di tutto. La laicità, come è rivendicata in Francia dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, non si definisce positivamente come apertura di principio alle credenze religiose. Consiste invece, soprattutto, nel contenimento o nell’astensione della Repubblica, la quale ha il dovere di non attentare alla libertà di coscienza e di culto, e, di conseguenza, di non riconoscerne o sostenerne nessuno in particolare. Garantisce così, al contrario del proselitismo religioso, la libertà assoluta di essere senza religione.

Se la laicità ha un senso positivo, non è quello che gli attribuisce il nostro presidente. Ha come funzione non quella di liberare le credenze, ovvero di favorirle, quanto di liberare dalle credenze istituite che le differenti chiese hanno sempre, più o meno, voluto imporre. Fondata sulla ragione, deve formare lo spirito critico e il libero giudizio di ognuno, in modo che prenda le distanze da tutti i contenuti di pensiero religioso che pretendono di sottrarrsi al dibattito razionale e di fondare la loro legittimità su una fonte trascendente che sfugge all’intelligenza profana. Questo approccio non impedisce a nessuno di riconoscersi e di accettare le credenze religiose, ma in quanto gestite dalla ragione umana: delle credenze che non si oppongano alle acquisizioni scientifiche e morali, e sgombrate quindi dagli impeti irrazionali che le hanno troppo spesso caratterizzate.

E’ qui che la presa di posizione di Sarkozy rivela una sorprendente ignoranza, se essa non è una finzione. L’identità progressista della Francia repubblicana non è costituita dall’eredità cristiana ufficiale ma, nella sua essenza, contro di essa. Lasciamo da parte le gravi mancanze della Chiesa cattolica nel suo rapporto con le scienze: in nome della Rivelazione dogmatica, si è regolarmente opposta alle grandi teorie scientifiche, come quelle di Galileo o di Darwin, perchè ne mettevano in dubbio la visione del mondo e dell’uomo.

Non parliamo dei grandi sconvolgimenti sociopolitici sui quali ormai c’è consenso: la Repubblica, i diritti dell’uomo, l’uguaglianza dell’uomo e della donna, le conquiste sociali, la concezione civili del matrimonio, la liberazione sessuale e l’accettazione del diritto alla differenza in questo campo (come l’omosessualità). Tutto questo è stato rifiutato e combattuto dall’istituzione religiosa, con virulenza.

Una concezione seria della laicità deve ricordarsi questi fatti, e vigilare costantemente, sulla scia della tradizione della filosofia illuminista, di fronte alle minacce che portano tutte le fedi quando non sono sottoposte all’esame critico.

Alla base dell’approccio di Sarkozy rispetto alla laicità, che rompe con la tradizione repubblicana francese, c’è una presa di posizione ideologica: l’idea che l’uomo non saprebbe fare a meno della religione e del fondamento che si ritiene essa apporti alle sue scelte morali. Si unisce qui chiaramente a Benedetto XVI che, nella sua ultima enciclica, difende uno scetticismo radicale riguardo la possibilità dell’umanità di migliorare la sua condizione storica senza il soccorso della fede.

Tutta la storia dell’umanità ci dimostra che l’uomo ha saputo evolversi senza l’aiuto delle religioni (anche se quelle hanno potuto anche aiutare questo processo) e che non c’è bisogno del riferimento alla trascendenza per sapere ciò che è bene o male: la ragione umana, competenza naturale che migliora col tempo, basta, e essa stessa ha dovuto spesso liberarsi dai pregiudizi religiosi per esercitare la sua libertà. Voler radicale l’etica nella religione, significa far dipendere i valori che devono riunire tutta l’umanità da credenze particolari, spesso opposte tra loro e la cui perennità è assicurata; significa esporsi al relativismo e al nichilismo nel momento stesso in cui si crede di combatterli.

Una società realmente laica troverà dunque nelle dottrine etiche delle differenti religioni solo un elemento tra gli altri per discutere sulle norme che devono reggere la nostra vita collettiva e individuale, senza conferire ad esse un qualche status di privilegio. Farà, di conseguenza, del potere umano di giudicare, condiviso da tutti, il fondamento esclusivo delle sue prese di posizione morale: solo ciò che è condiviso da tutti può decidere ciò che vale universalmente, oltre le credenze o le “miscredenze” delle une rispetto alle altre.

Intervento di Yvon Quiniou, professore di filosofia, membro del comitato di redazione della rivista “Actuel Marx” 

Fonte: Le Monde 

2 commenti

paolo di palma

Più che un articolo è una bella lezione di politica.
Reinserendo privilegi per una religione, come Sarkozy vorrebbe, oltre che discriminare, in un paese neutrale in tal campo, come finora era stata virtuosamente la Francia, potrebbe scatenare una serie di richieste simili anche da parte di tutte le altre religioni professate in quel paese, con tutte le conseguenze che ciò potrebbe comportare.
Sarebbe molto triste vedere il paese culla dell’illuminismo e della dea ragine sprofondare nelle barbarie fideistiche.
Il personaggio Sarkosy osannato subito dopo essere stato eletto stà già mostrando i suoi grossi limiti.

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