Benedizione a Saronno: lettera alla redazione di “Studio Aperto”

Abbiamo dato notizia ieri, con un’Ultimissima, delle polemiche scoppiate a Saronno (VA) per una “benedizione mancata” agli alunni di una scuola elementare. L’UAAR ha ringraziato i dirigenti scolastici per ringraziarli di aver rispettato la laicità e le leggi dello Stato: cosa che, al giorno d’oggi, sfiora l’atto di eroismo.

Che sia un atto quasi eroico lo dimostrano le polemiche prontamente scoppiate, frutto di una diffusa ignoranza (quantomeno della legge). Ma lo dimostra anche un servizio come quello andato in onda ieri sera a “Studio Aperto”, e ancora visionabile on line.

L’UAAR si è sentita in dovere di scrivere alla redazione e al direttore della testata (cosa che può fare ogni navigatore) il messaggio che trovate riprodotto qui sotto.

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Gentile redazione di “Studio Aperto”,

sono Raffaele Carcano, segretario dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), associazione impegnata nella difesa e nella promozione della laicità.
Vi scrivo in merito ad un servizio mandato in onda durante l’edizione delle ore 18:30 del 28 dicembre, riguardante la visita pastorale di un parroco di Saronno, don Pasquale Colombo, presso la scuola elementare “Pizzigoni”, impedita dal dirigente scolastico dell’istituto stesso.
Dato che nel servizio presentato mancavano elementi importanti, come l’esposizione del parere della dirigenza scolastica interessata, o del quadro giurisprudenziale e legislativo in merito alla questione delle visite pastorali nelle scuole, è opportuno fare alcune precisazioni per dare maggior completezza alla notizia, nella speranza che tali informazioni possano essere utili.
Infatti, la presentazione delle sole interviste al sacerdote e ad alcuni passanti – tutte orientate ad una condanna più o meno esplicita della decisione della dirigenza scolastica, sulla base dell’appello alla tradizione – nel clima generale dell’esaltazione natalizia, non rappresenta il massimo della completezza. Si rischia infatti di fornire un’immagine distorta dei fatti. In particolare, sembra quasi che il sacerdote potesse tranquillamente svolgere a scuola un rito (tale è infatti la benedizione) e che tale diritto “sacrosanto” gli sia stato negato da una dirigenza scolastica laicista. Da notare che, dopo varie discussioni, la scuola ha concesso al sacerdote un incontro coi bambini, senza riferimenti alla religione.
E’ opportuno quindi esporre un breve resoconto degli orientamenti legislativi e giurisprudenziali in merito alle visite pastorali, in modo da spiegare come la situazione sia invece molto diversa.
Dopo il fascismo, che vide una massiccia confessionalizzazione delle istituzioni scolastiche, i mutamenti della società italiana portarono ad una ridefinizione dei rapporti tra scuola e religione.
In particolare alla revisione concordataria del 1984 seguirono alcune intese con confessioni cristiane di minoranza e con la componente ebraica, nelle quali si prevedeva espressamente – proprio nel rispetto delle diverse credenze – di non celebrare riti durante l’orario scolastico.
Nel 1992, una circolare del Ministero della Pubblica Istruzione (13377/544/MS, Partecipazione degli alunni ad attività di carattere religioso), retto in quel periodo dal democristiano Misasi, permetteva di nuovo la celebrazione di tali cerimonie, sulla base di un’interpretazione fin troppo ampia, tale da apparire discutibile, del DPR 416/74 su Istituzione e riordinamento di organi collegiali della scuola materna, elementare, secondaria e artistica.
La debolezza legislativa di tale circolare divenne presto palese, dato che una sentenza del TAR dell’Emilia Romagna (250/93, confermata dal TAR del Veneto con la sentenza 489/95 e da altre), sancì l’illegittimità dell’approvazione, da parte dei consigli d’istituto, di pratiche religiose in orario scolastico, ritenendole estranee alle finalità scolastiche.
Il d.lgs. 297/1994 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione), all’articolo 311 vietò lo svolgimento delle pratiche religiose nelle classi in cui ci fossero alunni che non si avvalevano dell’insegnamento religioso. Anche il DPR 567/1996 sul Regolamento recante la disciplina delle iniziative complementari e delle attività integrative nelle istituzioni scolastiche, nonostante non considerasse i riti religiosi, venne usato da componenti cattoliche per riproporre la liceità dei riti religiosi nelle scuole, ma tale interpretazione venne sconfessata dalla sentenza 2478/99 del TAR del Veneto.
In sostanza, è ormai confermato dalla prassi giurisprudenziale e dalla normativa il fatto che i sacerdoti non abbiano la prerogativa di svolgere cerimonie durante l’orario scolastico, proprio nel rispetto delle credenze di tutti gli alunni e della laicità delle istituzioni.
Il fatto che tale prassi sia di fatto tollerata da decenni in moltissime scuole non è una giustificazione, soprattutto nel momento in cui la nostra società va configurandosi come aperta e multiculturale (non solo per la presenza di comunità religiose diverse da quella cristiana, ma anche e soprattutto per la presenza di una percentuale ben più ampia di non credenti). Non si tratta quindi di difendere le tradizioni di una certa parte della società – quella cattolica, che nonostante sia maggioritaria, non rappresenta affatto la totalità degli italiani – da un islam che sembra invadente, dato che tali problematiche sono emerse già da decenni, e nemmeno di impedire la fruizione di certe libertà – come quella religiosa – quanto di rispettare tutte le componenti della società senza ammettere privilegi, specie nel caso di un contesto così delicato come la scuola, dove si incontrano bambini provenienti da contesti diversi e che devono imparare a convivere e a costruire una società paritaria e plurale. La scelta di ammettere riti religiosi nelle scuole pubbliche, pagate e frequentate da tutti – cattolici, islamici, non credenti, e altri – appare piuttosto come un malcostume generalizzato, ulteriore segno della scarsezza di senso civico e del rispetto delle più elementari regole di convivenza, sotto l’apparenza della difesa della tradizione.
L’UAAR si impegna nella difesa della laicità anche promuovendo il rispetto delle leggi in materia di cerimonie nelle scuole ed è a disposizione di qualunque cittadino che voglia un aiuto o anche semplicemente dei consigli in merito a casi simili a quelli della scuola “Pizzigoni”.
Per ulteriori informazioni sul tema: www.uaar.it/laicita/visite_pastorali

Vi ringrazio per l’attenzione, nella speranza che questo messaggio sia utile per un dibattito costruttivo sul tema e per una più corretta informazione.

Archiviato in: Generale, UAAR

36 commenti

Jean Meslier

Con Studio Aperto non vale nemmeno la pena di scomodarsi. Tra una notizia di cronaca nera, il calendario di una soubrettina, il servizio sull’intimo che indosseranno i vip a capodanno… figuriamoci se si preoccupano della verifica delle notizie e dell’imparzialità dell’informazione.

Flavio

I commenti delle madri intervistate da studio aperto sono semplicemente terrificanti, ma siamo abituati a nessuna informazione da parte dei tg mediaset, e forse dei tg in generale.
La vicenda è finita come dovrebbe andare sempre: il mesto parroco ha benedetto la gente che è andata in chiesa, non studenti ignari che vanno alla scuola pubblica per studiare e (si spera) imparare a ragionare con la propria testa.

Daniela

ottimo, ma tanto a quelli di studio aperto non interessa per niente.

mp

“Studio Aperto” e “corretta informazione” non vanno mai insieme, come “ma” e “però”

Alberto Majorana

La cosa assurda, sia vedendo il servizio di studio aperto che il forum postato da HCE è che nessuno pensa che ci possano essere italiani non cattolici. Nella mente della gente (intervistata o che ha postato) o si è cattolici o si è musulmani extracomunitari.
Sembra che noi italiani atei (e agnostici) non esistiamo o non siamo italiani…

Che tristezza…

Stefano Grassino

Le chiacchere non portano a nulla perchè non c’è più sordo di chi non vuol sentire, non c’è più ceco di chi non vuol vedere. La maggior parte dei cattolici sono talmenete indottrinati che ogni forma di dialogo con loro risulta impossibile. Loro hanno il vangelo, la verità assoluta e noi poveri senza dio siamo le loro pecorelle smarrite. Molti di questi signori andrebbero aspettati con una mazza da baseball e dopo avergliela data in testa dirgli: adesso dimmi perchè ti ho fatto questo, vediamo se ci arrivi; pensaci bene perchè se non mi rispondi ne parte un’altra e così avanti avanti fino a che non si mettono a ragionare.

Asatan

@Majorana: non essendo cattolici siamo traditori della patria e della tradizione, quindi anche peggio degli islamici per loro. Essere senza dio per loro è peggio che averne uno diverso.

watchdogs

perle ai porci, caro carcano, questi non è che le cose le fanno così per superficialità o ignoranza, sono volute. comunque hai fatto bene a scrivere.

faidate

Bravo Raffaele Carcano, una risposta puntuale. E’ bene ripetere la posizione corretta, in modo che i cattolicisti non possano invocare l’ignoranza, ma solo ribadire la loro malafede.

faidate

Bravo Raffaele Carcano, una risposta puntuale. E’ bene ripetere la posizione corretta, in modo che i cattolicisti non possano invocare l’ignoranza, ma solo ribadire la loro malafede.

Stefano Grassino

Raffaele ha fatto bene a scrivere e poi che altro poteva fare; non abbiamo un esercito e questa è l’unica arma a nostra disposizione. Dobbiamo essere però consapevoli che resterà carta straccia, visto l’arroganza e la mala fede di certa gente. L’unica mia speranza è che a forza di tirar calci qualcuno venga a sapere che esistiamo e magari si iscriva.

Leo55

Non c’è che da esprimere il massimo consenso all’iniziativa di Carcano, anche se, ritengo, non otterrà molto successo, dato che è diretto ad un’organo di (dis)informazione indirizzato politicamente.
Sul fatto che la quasi totalità degli intervistati sembra ignorare l’esistenza degli atei, andrei cauto, dato che a mio avviso, la maggioranza della popolazione italiana è costituita da “sedicenti” cattolici , nientaffatto osservanti e credenti, che si proclamano tali solo per convenienza e perbenismo di facciata.
Proprio in forza di ciò trovo utilissimo la militanza atea in tutte le manifestazioni sociali, attraverso iniziative quali lo “sbattezzo”, passando per la vigilanza ed il controllo del rispetto della legge in tutte le circostanze e situazioni, con coraggio e perseveranza.

lorenzo

bella lettera e ottimamente argomentata.
Però dubito fortemente che nella redazione di S.A. vi siano persone (chiamarli giornalisti mi sembra davvero eccessivo) in grado di leggere un testo così lungo tutto in una volta.
La prossima volta forse scriverei poche righe, in stampatello, e con qualche illustrazione…

Silesio

Complimenti per la lettera. Però, se si vuole che sia presa in considerazione, va inviata anche per conoscenza a più indirizzi (compresa la federazione della stampa).

Ciny2

ottimo sforzo ma inutile, considerando che Studio aperto è noto per fare formazione di parte e robe inutili 🙁

BX

Studio Aperto, TG4? Non solo se ne fregano completamente di fare informazione, ma giudicano talmente imbecilli i propri telespettatori che spesso non fanno nemmeno lo sforzo – per rendere la cosa un po’ più credibile – di mandare in onda almeno uno che la pensi diversamente da come loro hanno deciso che si debba pensare.
Se poi S A deciderà di dare spazio a questa lettera come in essa si richiede (cosa improbabile ma sempre possibile) ai suoi spettatori abituali temo che interesserà ben poco.

Federico

Non so se riuscite a credermi.. Ho avuto bisogno di entrare in questo sito per respirare un po’ di aria pura. Sono talmente disgustato dalla supponenza di questi fanatici religiosi, dal razzismo che non si preoccupano neppure di nascondere, dall’atteggiamento violento e prevaricatore, che mi si sono riaperte vecchie ferite. Quasi trent’anni fa, alla mia figlia più grande, per la quale avevo ottenuto l’esenzione dalle lezioni di religione (si parla delle elementari) è stato imposto di andare con tutta la sua classe in gita scolastica…al cimitero a pregare sulla tomba della mamma della sua maestra. Tutto ciò di nascosto da noi genitori. Quando, dopo qualche settimana, la bambina mi ha confessato tutto (poverina era talmente imbarazzata perché la maestra le aveva detto che eravamo delle persone malvagie e che il suo futuro, in una famiglia di miscredenti, sarebbe stato quello di fare la serva in casa) ed io sono andato immediatamente dal direttore didattico per portare un esposto. NOn solo mi hanno detto “ma che male c’è?” ma addirittura mi hanno additato a tutti i genitori come un incosciente che rovina la famiglia. Tutti i miei figli hanno avuto problemi analoghi, con quei subdoli modi di insegnare la religione anche fuori dagli orari stabiliti. Il “che c’è di male” è diventato un motivo ricorrente, perchè a detta di questo popolo di bigotti e baciapile, chi non vive negli insegnamenti della santa madre chiesa è meritevole di qualsiasi insulto, ma soprattutto non ha il diritto di educare i propri figli.

g.b.

Sarebbe sempre tempo e ora che nelle scuole elementari si insegnassero seriamente l’italiano, la matematica e le altre materie, altro che visite pastorali, presepi e canti natalizi, in nome delle “belle” tradizioni; forse così alle superiori ci sarebbero un po’ meno studenti che comettono errori linguistici mostruosi(“qui” per “cui” e “vorrei che tu andresti”)o che si trovano in difficoltà di fronte ai più elementari calcoli aritmetici.

Giovanni

Ho appena visto il video, a parte la mistificazione vergognosa che ne fa studio aperto,
il delirio totale delle madri devote, la libertà di culto che rivendica il prete.. ma quale?
perchè non vanno in chiesa ha farsi benedire?

MetaLocX

La scuola non può da una parte insegnare a ragionare e dall’altra insegnare a credere nelle superstizioni. È un controsenso.
Controsenso utile a chi trova vantaggioso insegnare, o meglio, abituare i bambini alla superstizione.

darik

il commento a sostegno della preside ke ieri avevo inviato al giornale (on line) e ke era stato pubblicato; oggi non ci figura più…..
a voi le conclusioni…

darik

Stefano Grassino

Federico, accetta tutto il nostro affetto e comprensione per quello che hai subito. In un paese civile, questi insegnanti, sarebbero stati portati davanti ad un tribunale per violenze a minori e condannati. Comunque sappi che se oggi accadesse un caso analogo, potremo fare anche noi, adesso che siamo A.P.S.una denuncia o appoggiarti legalmente nel caso tu od un tuo conoscente volesse fare una denuncia. Non siamo a trenta anni fà; qualcosa è cambiato. Diffondi la notizia che esistiamo a più persone possibili: questa è l’unica cosa che può far venire la bile a sua eminenza.

Stefano199

Lodevole il tentativo di stimolare il tg Studio Aperto ad una più corretta informazione, ma lo sanno anche le pietre che Studio Aperto non è fatto per informare, ma per intrattenere ed omologare i poveri telespettatori che se lo sorbiscono tutto in attesa del servizio sulla Canalis!

Eumeo Di Itaca

Studio Aperto: ovvero cosa tocca fare per non dover lavorare.

fra Pallino

concordo con la lettera.. non ha senso andare nelle scuole a impartire benedizioni

Lecaldaini

Ma credete gliene freghi qualcosa ai ragazzi 5 minuti dopo della benedizione? Se la chiesa è questo ben venga.

fra Pallino

Guarda Roberto, sinceramente non credo serva molto con studio aperto.
Comunque ribadisco che la lettera che hai scritto per me è ineccepibile.
Preferisco cercare di cambiare la Chiesa dall’interno e far cambiare vecchie mentalità, che tra l’altro sortiscono esattamente l’effetto contrario del bene che pensano di fare…
saluti

Roberto Grendene

In effetti con Studio Aperto penso che “ci faccia”, non che “ci sia”.

Ah, non l’ho scritta io, ma Raffaele Carcano!

Non so se obtorto collo, ma nel sito della Chiesa Cattolica di Bologna
http://www.bologna.chiesacattolica.it/irc/insegnamento/irc/atti_culto_scuola.php
si danno le seguenti indicazioni:

1. atti di culto nelle scuole in orario di lezione (c.d. curricolare): sono da evitare, anche se fosse fatta salva la libertà di parteciparvi;

2. atti di culto nella scuola durante l’ora di religione cattolica: sono da evitare per rispettare il carattere culturale dell’IRC;

Roberto Grendene

Lecaldaini

La chiesa deve capire che gli atti di culto si fanno altrove, mi complimento con la curia di bologna e con “fra Pallino” per quanto ultimamente afferma.

Francesca by Toscana!

Federico hai la mia solidarietà piena! Non ti perdere con gente ottenebrata da dogmi..ignorali. So che è difficile. Mi dispiace per quello che è successo a tua figlia.

Mario Trevisan

In Italia esiste ancora in pratica la “religione di Stato”. Le visite vescovili o presbiteriali nelle scuole sono la regola, così pure negli asili, negli ospedali, nelle case di riposo e in ogni struttura pubblica. Non c’è inaugurazione, commemorazione, manifestazioni delle pro-loco o di qualsiasi altro genere profano che non siano protette da riti scaramantici dell’unica religione ammessa e sponsorizzata. Prelati presenzialisti si pavoneggiano in ogni cerimonia istituzonale, militare, ecc. Simboli macabri marchiano il territorio e i luoghi pubblici a spese di tutti i cittadini, anche di altre fedi o di nessuna. Per non parlare di privilegi eonomici e fiscali a tutti i livelli che non esistevano neance ai tempi del concordato facista. Dove andremo a finire ? Dove sono i laici italiani ? Bene fa l’UAAR a fasi sentire. Si rivolga pure ai politici devoti, servili, tremebondi dell’area progressista…del gambero…

Elena A.

I miei più vivi complimenti per le argomentazioni proposte in questa lettera ma che, si sa, ai più rimarrà un accozzaglia inutile di parole altrettanto inutili: gli atei e gli agnostici non sembrano avere un ruolo fondamentale in questo “stato laico”.. Vi è tolleranza (perchè non si può dire vi sia una completa accettazione) nei confronti di coloro che professano altre religioni, ma gli atei e gli agnostici sembrano essere destinati ad un’eterna sofferenza in un mondo buio privato della luce di Dio..
Il comportamento della chiesa, poi… Non lo concepisco, è un mondo a me completamente estraneo.. Il problema che il prete in questione ha ignorato non è il “problema di integrazione con bimbi di altre religioni”, non solo perlomeno.. E’ una questione di principio. Uno stato laico deve bandire questi atti religiosi in luoghi pubblici perchè possono turbare, infastidire coloro che nello spirito si sentono laici davvero, coloro che non desiderano vi siano gesti religiosi (ma di qualunque religione si tratti) che coinvolgano più persone. Un ragazzo islamico che prega in direzione della Mecca, esegue un rito che va a coinvolgere solamente la sua persona. Perchè quindi una benedizione della religione cattolica deve coinvolgere un intero istituto? A prescindere che un ragazzo decida di rimanere in classe durante lo svolgimento della benedizione. Per principio è scorretto.

C’è chi ha richiesto il licenziamento dei responsabili scolastici che hanno preso tale decisione. Ebbene, io invece a loro dedico i miei migliori complimenti e i più sentiti omaggi.
Hanno effettuato la scelta più saggia e più giusta.

statolaico

Il testo della lettera è ineccepibile, contiene solo fatti. Per questo mi incuriosisce l’eventuale risposta, perchè se ci sarà potrà essere o una presa d’atto di un servizio fatto con i piedi, o un’arrampicata sugli specchi… teneteci informati! Ciao.

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