Guaritori, taumaturghi, stregoni e sedicenti psicologi. Sono tanti, tantissimi i presunti guaritori di gay. E tante, tantissime le persone che hanno subito pratiche e terapie più o meno stregonesche per guarire dalla propria omosessualità. Elettroshock, esorcismi, psicoterapie, farmacoterapie: nessuna strada è rimasta inesplorata, nessun rimedio è stato sottovalutato pur di trovare una via d’uscita, pur di tornare a vivere una vita sessuale “normale”. E qual è questa normalità? L’eterosessualità ovviamente.
Su tutte la storia di un ragazzo nato e vissuto in un piccolo borgo campano – la storia è ripresa dal bellissimo blog “Vecchi Froci, Cronache di vita a tarda età, eventualmente gay” – che dopo tanto indugiare decide di rivelare alla famiglia la propria omosessualità. A quel punto il padre lo porta subito dalla psicologa, una brava psicologa che cerca di lavorare sulle paure e i pregiudizi dei genitori. Loro, delusi, non si arrendono e decidono di provare con uno psichiatra nella speranza di trovare qualche difetto organico che giustifichi quella strana malattia. Ma il ragazzo è fortunato – poteva andargli davvero male – anche lo psichiatra cerca di convincere i genitori che quel figlio è normale, normale come tutti gi altri.
Ma il papà non molla e porta quel figlio degenere e vizioso da un prete che consiglia due cose: il suo corso per il recupero degli omosessuali – «perché noi sappiamo come riportarli sui binari giusti» – e un esorcismo. Come si possa arrivare a queste situazioni limite ben più diffuse di quanto si creda, lo spiega bene lo psichiatra Vittorio Lingiardi nel suo libro “Citizen gay”.
Insomma, storia antica quella dei guaritori di gay. Sembrava una moda statunitense e invece abbiamo scoperto che queste pratiche di guarigione sono arrivate anche in Italia, come sa bene il movimento Lgbtq e come ha scritto su questo stesso giornale Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay. Lo schema è sempre lo stesso: un gruppo di psicologi che propone la terapia di guarigione, il sostegno più o meno esplicito delle organizzazioni cattoliche e la rete di associazioni di familiari e amici.
Una di queste è l’associazione “Agapo, Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali” (www.agapo.net). Un gruppo di “filantropi” che non considera l’omosessualità una malattia – questo non lo ammetterà mai nessuno pubblicamente – ma che comunque rivendica il diritto di provare a riorientare la sessualità dei devianti: «Riteniamo abbastanza irrilevante la questione se l’omosessualità sia o meno una malattia – c’è scritto nella home page del sito – ma non possiamo negare la sofferenza di molte persone con questa condizione psicologica e crediamo che nessuno abbia il diritto di negare a queste persone il diritto di essere aiutate». Aiutate per un motivo molto semplice: la società non accoglie gli omosessuali ma li emargina provocando loro sofferenza e solitudine. Quindi, è meglio – più economico e pratico – guarire il gay piuttosto che lavorare sulla discriminazioni che si generano nella pancia del nostro Paese.
Comunque l’associazione Agapo non ha dubbi: malato non sei, ma in ogni caso noi ti offriamo una terapia di guarigione. Ed è proprio questo il lavoro più grande di queste associazioni: mantenere un filo di ambiguità tale da non essere smascherati nella loro omofobia e nello stesso tempo proporre una via di “salvezza” al malcapitato di turno: «Siamo un gruppo di genitori con figli omosessuali – c’è scritto sempre nel sito di Agapo – Abbiamo dovuto constatare che dal momento che i nostri figli sono entrati nei “circuiti” del mondo gay, si è aperta, o si è allargata, una profonda spaccatura all’interno della propria personalità». E cosa debbano fare questi benedetti figli per essere finalmente rispettati Agapo lo ha ben chiaro: devono guarire; ri-orientare la propria omosessualità e guarire. «E’ significativo che etimologicamente sessualità derivi dal latino secus, che significa tagliare, separare, attinente a ciò che distingue l’uomo dalla donna». Tutto il resto è sbagliato. Sbagliato per tanti buoni motivi che gli omosessuali, in quanto preda delle proprie insane pulsioni ignorano: «Nell’amore tra due persone dello stesso genere molto facilmente la ricerca del diverso perde il suo senso e l’amore finisce in delusione»; «due persone dello stesso sesso non sono fisicamente complementari e pertanto non possono avere un rapporto d’amore completo. Nei casi in cui si ignori questo fatto – come in determinati casi nei rapporti tra uomo e uomo – ciò è spesso all’origine di malattie infettive, logorazioni fisiche e mutamenti della personalità non desiderati».
E chi c’è dietro queste pratiche terapuetiche? Tra gli altri il dr. Bruto Maria Bruti, psicoterapeuta e medico dentista odontoiatra. Proprio così, medico dentista e anche odontoiatra. In confronto il professor Cantelmi, quello della terapia riparativa, è Sigmund Freud. Ecco, il dr. Bruti è convinto – e lo scrive sulla rivista “Cristianità” – che i rapporti omosessuali producono infelicità: «vengono ridotti a una prestazione, fruiti con modalità simili a quelle ossessive e con comportamenti sostanzialmente masturbatori». E gli omosessuali, da parte loro sono «alienati» e «più esposti all’Hiv anche con l’uso del preservativo». Ma soprattutto, di omosessualità si può guarire: «Dalla letteratura scientifica si ricava che circa un terzo dei pazienti omosessuali, che si sottopongono a un’idonea terapia riparativa, guarisce». Solo solo alcuni esempi di un mondo sommerso di cui, di tanto in tanto, affiora qualche traccia, qualche brandello pestilenziale
Io ancora devo capire in cosa consista l’effettiva differenza tra esorcisti, stregoni e cartomanti.
E’ emblematico che le preoccupazioni vengano dai genitori che perdono, a causa di questi figli “degeneri”, la possibilità di trasferire alle generazioni future i propri geni. Gli istinti ad avere una “progenie” sono fortissimi!! e la società se ne fa carico ………
Riconsiglio per un approfondimento anche di questo argomento, la lettura del libro “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” liberamente scaricabile su http://www.geocities.com/biochimicaditutti
Bruto Maria Bruti, con la fantasia che hanno avuto i suoi genitori non era sperabile ottenere un soggetto più evoluto di come costui si manifesta.
Sarebbe, credo, utile sottoporlo ad una psico terapia intensiva per correggere le devianze insorte a causa del nome che porta.
Sarei curioso di sapere a quale letteratura scientifica si riferisce quando parla del 30% di guarigioni subite dagli omosessuali, ed in base a quali parametri ritiene che la vita sessuale di un omo sia meno felice di quella di un etero. Nemmeno un bisex credo potrebbe dirlo con cognizione di causa. Devo dedurre che è uno tra il 30% dei miracolati? Che ha provato di persona tutte e due le esperienze?
Se sono questi gl’uomini di scienza a cui fa riferimento la chiesa siamo in una botte di ferro, con i chiodi verso l’interno come Attilio Regolo.
Io ancora devo capire in cosa consista l’effettiva differenza tra esorcisti, stregoni e cartomanti.
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Qualche vecchio amico del CICAP che bazzica da queste parti può aiutarmi a rinfrescare la memoria? Il CICAP si è occupato di esorcismi?
“etimologicamente sessualità derivi dal latino secus”. Mi fa venire in mente un’altra parola…
«Riteniamo abbastanza irrilevante la questione se l’omosessualità sia o meno una malattia – c’è scritto nella home page del sito – ma non possiamo negare la sofferenza di molte persone con questa condizione psicologica e crediamo che nessuno abbia il diritto di negare a queste persone il diritto di essere aiutate»
Io trovo che questa affermazione sia paradossale. L’unica ragione per cui gli omosessuali potrebbero soffrire psicologicamente è che vengono ingiustamente discriminati, proprio da persone come quelle che fanno queste affermazioni. In pratica, questi individui vorrebbero togliere una sofferenza che non esisterebbe se non esistessero persone come loro. Bah!
Ma questi qui dove hanno studiato medicina? E soprattutto, che psichiatria hanno studiato? Quella dell’on. Binetti?
E gli omosessuali, da parte loro sono «alienati» e «più esposti all’Hiv anche con l’uso del preservativo»
Vi prego di tutto cuore, qualcuno di voi mi può spiegare perchè noi, dovremmo essere più esposti all hiv anche col preservativo???? per quanto mi sforzi vi giuro che non riesco ad arrivare ad una risposta razionale
anche l’eterosessualità esclusiva è una anomalia psicologica determinata da un certo tipo di evoluzione della civiltà, la condizione naturale è bisessuale con una certa variazione nel grado di inclinazione verso l’uno o l’altro sesso
Mifepristin scrive:
29 Dicembre 2007 alle 13:24
anche l’eterosessualità esclusiva è una anomalia psicologica determinata da un certo tipo di evoluzione della civiltà, la condizione naturale è bisessuale con una certa variazione nel grado di inclinazione verso l’uno o l’altro sesso
Cosa che aveva già detto un certo Freud… ma faglielo capire.
E’ sempre la solita gentaglia che dice e fa sempre le solite mostruosità.
Ieri contro le donne e gli Ebrei, oggi contro i gay.
Ma vedrete che s’impiccheranno con la loro stessa corda e, tra 300 anni, li sentiremo belare le loro “sentite scuse per le sofferenze inferte”.
Già Desmond Tutu il mese scorso ha chiesto scusa ai gay sudafricani per i massacri e l’odio della sua chiesa (anglicana) nei loro confronti.
Chissà che Nazinger assiso sul trono d’oro non capisca un po’ l’antifona…
http://northzwind.giovani.it/mese/2005-08/p/5
qui troverete una scena dell’esorcista di Friedkin, quella che mi ha fatto quasi ammazzare dal ridere e che per motivi di anti-spam non si può descrivere
E poi chi l’ha detto che, ad esempio, due maschi non siano fra loro fisicamente complementari?
La mia esperienza dice che basta esplorare “strade” alternative, e complementari lo diventiamo eccome!
😀
“Quindi, è meglio – più economico e pratico – guarire il gay piuttosto che lavorare sulla discriminazioni che si generano nella pancia del nostro Paese”
Eheh geniale!
Inutile anche lavorare sulle discriminazioni verso i neri, meglio decolorarli! 🙂
1) NOME E PERSONA:
Ho il nome di un antenato ( il mio bisnonno ) che ha combattuto con
Garibaldi e ha partecipato alla breccia di Porta Pia: il nome del generale
Bruto Bruti è tuttora presente in una grossa lapide posizionata a Porta Pia.
Il nome Bruto fu scelto dal conte Raffaele Bruti, carbonaro e amico di
Mazzini ( esule a Firenze, in quanto responsabile dei primi moti carbonari
nelle Marche ) il quale voleva, con tale nome, significare la volontà
rivoluzionaria di abbattere la presunta tirannide dello Stato Pontificio, il
nuovo ” Cesare ” da sconfiggere.
Da parte di mia madre ho avuto antenati controrivoluzionari e per questo
mia nonna materna aggiunse il nome di Maria.
Conosco bene le ragioni dell’anticlericalismo, le ragioni del cattolicesimo
e anche quelle, meno conosciute, dello Stato Pontificio e del progetto di
Pio IX per un sistema federale.
Per questo ho grande rispetto per le posizioni di tutti, amo il dialogo
sincero, il confronto anche aspro fra posizioni diverse ma sempre con
l’onestà
e l’umanità che non offende mai la dignità e la libertà delle persone.
Il nome di Maria, unito a quello di Bruto ha favorito questo rispetto
profondo purificando ed unendo anche le parti di verità e di ragione
presenti in posizioni diverse.
Da questo ultimo punto di vista ho potuto apprezzare molto la posizione di
un cattolico controrivoluzionario irlandese, Patrick Keyes O’Clery, che
combatté per Pio IX, il quale scriveva già allora ( nel 1892 ) che vi era
del buon senso nell’aspirazione all’unità nazionale ma questa unità non
doveva essere costruita per mezzo della cancellazione delle libertà e delle
istituzioni
locali: ” non si saprà mai quanto l’Italia avrebbe guadagnato se, invece di
essere trascinata con la violenza all’unità voluta da Cavour, fosse stata
unificata da un sistema federale, tale da non soffocare le autonomie locali
del Sud, del Centro e del Nord. Questo era il progetto auspicato da Gioberti
nel 1848 e accettato da Pio IX “.
O’Clery scriveva anche che lo stato centralizzato, costruito con la
violenza dai piemontesi, portava con sé i germi della sua distruzione e che
l’unica salvezza per l’Italia era quella di riorganizzarsi secondo il
principio federale.
Egli faceva, già allora, questa considerazione:
” l’unità tedesca è divenuta realtà con un sistema federale e la forza
della Germania è in stridente contrasto con la debolezza dell’Italia. Il
sistema federale ha salvato la monarchia austriaca dalla disintegrazione ed
è la vita della Svizzera, la più antica repubblica d’Europa, e degli Stati
Uniti, la più grande repubblica del nuovo mondo”.
2) DISINFORMAZIONE SULLE MIE POSIZIONI CULTURALI ( LETTERA A
LIBERAZIONE-quotidiano comunista )
Pregevole Redazione di Liberazione,
scrivo ancora una volta
sperando che venga rispettato il mio diritto di replica
all’articolo di Davide Varì, dove vengo citato
in modo non del tutto appropriato:
“”Davide Varì, Esorcisti, stregoni e cartomanti
Il mondo sommerso dei guaritori di gay”
pag 9, Liberazione del 28-12-07.
Sono medico chirurgo, sono specializzato in odontostomatologia,
diplomato in terapia olistica e sono “specializzando” in psicoterapia.
A tutt’oggi, non essendo specializzato in psicoterapia, non sono uno
psicoterapeuta e soprattutto non sono e non mi considero un guaritore Gay.
Ho avuto modo di sintetizzare sulla rivista Cristianità le problematiche
della
omosessualità e della terapia riparativa.
In merito a questo, non ho mai detto che le persone con tendenza
omosessuale sono, come detto nell’articolo, “alienate”, come se fossero
malate di mente ( sic), ma ho solo detto che l’atto omosessuale è
oggettivamente disordinato, cioè alienato rispetto alla naturale differenza
anatomica degli organi genitali fatti per unirsi e completarsi e anche per
procreare.
Attribuirmi, anche se in buona fede, una intenzione che non ho mai avuto,
può configurare il reato
di calunnia se non mi si concede una doverososa e legittima replica.
La mia posizione culturale sul tema dell’omosessualità è quella che
sintetizzo di seguito:
NOTA SULLA TERAPIA RIPARATIVA:
L’articolo 1 dello statuto del NARTH
( associazione per lo studio e la terapia dell’omosessualità ) dice:
” Il NARTH rispetta la dignità, l’autonomia e la libertà di scelta del
cliente.
Noi crediamo che i clienti abbiano il diritto di manifestare e mantenere
un’identità omosessuale, o di diminuire la loro omosessualità sviluppando il
loro potenziale eterosessuale.
Il diritto di ricorrere ad una terapia per cambiare il proprio orientamento
sessuale deve essere considerato naturale e inalienabile””
L’omosessualità non è né una malattia fisica, né una malattia mentale ma
solo il “sintomo” di bisogni emotivi non soddisfatti nell’infanzia.
“L’omosessualità è un sintomo di un problema emotivo e rappresenta bisogni
emotivi insoddisfatti dall’infanzia, specialmente nella relazione con il
genitore dello stesso sesso”
( Nicolosi )
NOTA BENE:
L’APA – associazione psichiatrica americana- nel suo manuale diagnostico
( DSM-IV-TR ) considera come disturbo sessuale un “” persistente e
intenso disagio riguardo all’orientamento sessuale”” ( vedi disturbo
F52.9 ): questo disturbo è anche quello dell’omosessualità
non desiderata dal cliente.
IL MANUALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’,
ICD-10 riporta il disturbo F66 1 ( orientamento sessuale non desiderato )
dove è previsto che ” l’individuo può cercare un trattamento per cambiare
…la propria preferenza sessuale “.
In molti clienti con tendenza omosessuale non desiderata, se con consenso,
informati circa la possibilità che saranno delusi se la terapia non riesce,
l’aiuto
psicologico può fare funzionare una scelta razionale per sviluppare il loro
potenziale eterosessuale.
Per ogni cambiamento psicologico è fondamentale la motivazione e un lungo e
faticoso percorso.
Per coloro che liberamente intendono affrontare questo percorso di crescita
oltre l’omosessualità, il Narth si pone l’obbiettivo di offrire speranza,
sostegno, informazione, incoraggiamento e anche l’aiuto di specialisti del
settore.
Nel congresso dell’APA degli Psicologi, 2006 ( New Orleans August 2006
Congresso dell’APA, 20006, American Psychological association, presidente
Gerald Koocher ) viene affermato il diritto della persona con omosessualità
non desiderata ( “egodistonica ” ) a sviluppare il proprio potenziale
eterosessuale e a ricorrere, se vuole, alla terapia riparativa.
Il Professor Robert Spitzer, uno degli psichiatri dell’APA ( Allora
Presidente APA ) che si prodigarono all’inizio per rimuovere l’omosessualità
dal DSM nel 1973, ha scoperto che individui con orientamento omosessuale
possono cambiare.
Il suo studio durato 16 mesi su 247 persone che avevano
risposto positivamente alla terapia riorientativa è stato pubblicato in
Archives of Sexual Behavior, Vol. 32, No. 5, Ottobre 2003, pagine 403-417.
Il dott. Spitzer ha scoperto che, contrariamente all’opinione prevalente
degli psichiatri, le persone che si sono sottoposte alla terapia
riorientativa possono sperimentare cambiamenti positivi da un orientamento
omosessuale ad uno eterosessuale.
La maggior parte delle persone esaminate ha indicato che ancora combatteva
in qualche misura con un attrazione omosessuale ma l’11% degli uomini e il
37% delle donne esaminati riportava un cambiamento completo del proprio
orientamento sessuale da omosessuale a eterosessuale.
TERAPIA RIPARATIVA E TERAPIA DI AFFERMAZIONE GAY
Le persone con tendenza omosessuale che desiderano rimanere in questa
condizione sono molte e tutti gli psicologi, oggi, sono disposti a fare loro
la GAT, la terapia di affermazione gay.
Sono gli altri, quelli che non desiderano la loro tendenza omosessuale, che
vengono DISCRIMINATI, non trovano psicologi disposti a fare loro terapia
riparativa ( riparativa dei bisogni emotivi non soddisfatti nell’infanzia),
che vengono scoraggiati e addirittura terrorizzati dal tentare il
cambiamento. E, quando riescono a superare questo fuoco di sbarramento e di
paura, non trovano psicologi che conoscano i più recenti studi sullo
sviluppo
della identità di genere cui applicare tecniche psicologiche adeguate di
consapevolizzazione e sviluppo delle potenzialità eterosessuali represse
o rimosse.
LA TERAPIA RIPARATIVA ( dei bisogni emotivi infantili non soddisfatti )
è una acquisizione di “consapevolezza” ,dal parte del cliente, della
storia della
propria identità di genere: ogni scuola psicologica può tradurre questo
itinerario di
consapevolizzazione e di sviluppo delle proprie potenzialità secondo le
modalità
operative proprie della scuola psicologica stessa.
Inoltre, ALTRA DIFFICOLTA’, la caratteristica essenziale della RT è
l’instaurarsi di un rapporto emotivamente coinvolgente con la figura del
terapeuta che
deve essere “dello stesso sesso del cliente “: il suo sincero amore per il
cliente deve rappresentare il carisma del padre non avuto per poter
favorire, insieme alle consapevolezze emotive, il completamento del processo
di identificazione.
L’omosessualità non è una malattia fisica e non è una malattia mentale ma
solo un sintomo di bisogni emotivi non soddisfatti nell’infanzia.
Pertanto, non è giusto parlare di terapia? Non è giusto parlare di
guarigione?
Personalmente parlerei di “percorso” e di “consapevolezza” al posto di
terapia, di “crescita” al posto di guarigione e di ” méntore” ( da Mentore,
il compagno di Ulisse) cioè di guida paterna e amorevole al posto di
terapeuta.
Tuttavia questo è un problema terminologico- semantico: anche gli attivisti
omosessualisti accettano questi termini, ma solo in funzione di un
consolidamento della tendenza omosessuale ( GAT ).
Vi pregherei, per ragioni di fruibilità, di inviare commenti non troppo lunghi.
Grazie
Smentire quanto riportato qua sopra dal Sig. Bruti (e di conseguenza le “teorie” dell’associazione nota come narth) risulta quasi banale. Basta prendere questa “affermazione “: L’omosessualità non è né una malattia fisica, né una malattia mentale ma solo il “sintomo” di bisogni emotivi non soddisfatti nell’infanzia.”
L’omosessualità è un normale comportamento dell’essere umano (ed animale in generale). Non capisco cosa non risulti chiaro a quando ampiamente dimostrato dall’OMS e da tutti gli ordini medici di settore ormai da tempo. E’ un normale orientamento sessuale al pari dell’eterosessualità, senza andare ad inventarsi “teorie” non dimostrabili (basta vedere come la scienza, quella vera e seria, abbia smentito, sbugiardato e condannato le teorie di nicolosi) riguardo a bisogni non soddisfatti.