Benessere psicologico e religione

Per le donne praticanti la comunità religiosa rappresenterebbe una parte molto più importante della propria rete di rapporti sociali di quanto non avvenga per i maschi.

Le donne che, dopo essere state credenti praticanti, cambiano il loro atteggiamento verso la religione rischiano di soffrire di disturbi d’ansia generalizzata o di incappare in abuso di alcol tre volte di più rispetto alle donne che continuano un’assidua pratica religiosa. E’ quanto sostiene uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Temple University diretti da Joanna Maselko, che firma un articolo in proposito sulla rivista Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology.

La cosa più singolare che emerge dallo studio è però forse il fatto che nei maschi, invece, la rinuncia alla pratica religiosa prima seguita comporta addirittura una diminuzione del rischio di sviluppare una depressione rispetto ai maschi che perseverano in essa.

La ragione di questa differenza? Secondo la Maselko, “le donne, in genere, sono semplicemente più integrate nella rete sociale della loro comunità religiosa. Quando smettono di frequentare i servizi religiosi perdono la possibilità di accedere a questa rete e ai suoi potenziali benefici. I maschi invece non sono integrati in primo luogo nella comunità religiosa e lasciandola ne risentono meno”.

Nello studio, che ha preso in considerazione 718 adulti, è stata posta particolare attenzione ai cambiamenti negli atteggiamenti dei soggetti verso la religione nei periodi precedenti. “Tutti abbiamo una qualche forma di spiritualità – ha osservato la Maselko – che fa parte integrante della nostra vita, non importa se siamo agnostici, atei o non praticanti. E le scelte che facciamo a questo proposito possono avere implicazioni sullo stato di salute, proprio come il tipo di circuito sociale che frequentiamo.” Ma, ha proseguito, il tipo di spiritualità è solamente una parte della storia dei rapporti fra spiritualità e salute: altrettanto importante è il percorso personale con cui si sviluppa.

Fonte: Le Scienze

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25 commenti

paul

non tutti hanno una parte spirituale, sorry: io sono ateo e felicemente di spirituale non voglio avere nulla….

ho una parte mentale ed emotiva che spero di coltivare nel miglior modo possibile..

Bruna Tadolini

La specie umana per poter sopravvivere si è evoluta come specie sociale. Questo significa che la sua fisiologia è in un qualche modo influenzata dal rapporto con gli altri. Di conseguenza, la presenza o l’assenza di un supporto sociale può direttamente influenzare la salute. E’ noto che un supporto sociale riduce la reattività cardiovascolare ad uno stress psicologico acuto e favorisce una migliore funzionalità del sistema immunitario. Al contrario l’isolamento sociale aumenta il rischio di depressione. Uno studio ha mostrato che le persone che mancano di legami sociali hanno da 1,9 a 3,1 maggiori probabilità di morire nel giro di 9 anni per un vasto spettro di malattie fra cui varie malattie cardiocircolatorie, tumori, malattie respiratorie e gastrointestinali.
Quindi il comportamento sociale gioca un ruolo cruciale nella nostra sopravvivenza e la comprensione delle sue interconnessioni genetiche e neurale può avere importanti implicazioni sulla nostra salute.

Gli studi per chiarire le basi fisiologiche dell’interazione fra salute e ambiente sociale sono stati principalmente condotti su animali, soprattutto topi in cui il comportamento sociale non ha certo connotati religiosi. In breve, i risultati ottenuti mostrano una diversa risposta a stress ambientali nei maschi e nelle femmine; spesso lo stesso stress determina una aumentata ansietà nelle femmine mentre i maschi risultano meno stressati. Apparentemente è la diversa struttura anatomico-molecolare del cervello nei due sessi che determina queste diverse risposte!

Siamo sicuri che c’entri la spiritualità nella ricerca riportata? … non sono semplicemente i rapporti sociali?

BX

Ciò che mi sconcerta di più di fonte a simili idiozie è che vengono ammantate di scientificità.
(Scusate l’ignoranza, ma questo ‘Fonte: LE SCIENZE’ si riferisce ad una rivista scientifica?)

Bruna Tadolini

Orrore!! sono andata a vedete il riassunto del lavoro scientifico e queste sono le ultime frasi

“The rates of psychiatric illness among those who reported never attending religious services were not statistically different from those who either had always been religiously active or those who reported changing patterns of attendance. CONCLUSION: These findings suggest that lifetime religious activity patterns are associated with psychiatric illnesses, with different patterns observed for men and women.”

che traduco per chi non sa l’inglese

“Il grado di malattie psichiatriche fra coloro che dicono di non avere mai frequentato servizi religiosi non differisce statisticamente da quello di coloro che sono religiosamente attivi e che hanno cambiato le loro abitudini religiose ” che vuol dire che tutta sta religione non aiuta un bè ….

“CONCLUSIONI: i risultati suggeriscono che comportamenti da riferire ad una attività religiosa che dura tutta la vita sono associati a malattie psichiatriche che hanno diversi aspetti fra i maschi e le femmine” è la religione quindi che fa male!

Altro orrore

“For women, but not men, a changing pattern of service attendance (having stopped or started attending services since childhood) was associated with increased lifetime rates of generalized anxiety, and marginally increased rates of alcohol abuse/dependence ”

quindi, a differenza di quanto riportato ( … di incappare in abuso di alcol tre volte di più rispetto ..) si ha un aumento marginale di abuso/dipendenza di/da alcol

Questa è la qualità dell’informazione scientifica in italia????????????????????????????????????

Paguro

bè, la teoria, senza la sparata sulla spiritualità, sembra plausibile… insomma un uomo solitamente non si lega in maniera troppo forte a una comunità religiosa, quindi soffre di meno se la lascia. se poi è uno studio empirico, c’è poco da dire. i casi di donne che entrano in depressione dopo aver lasciato una comunità ci sono
http://www.cdbchieri.it/rassegna_stampa/neocatecumenali.htm

Paguro

scusate, non avevo letto, l’intervento sopra… be, che dire, non sanno neanche tradurre…

Lucy Van Pelt

Orrore: “Le scienze”, versione italiana di “Scientific American”, sbaglia a tradurre?!

Bruna Tadolini

Non sappiamo se Le Scienze ha tradotto male Scientific American o se Scientific American ha riportato malamente la ricerca originale che, come riferiscono, è proprio quella di cui vi ho dato il link

Lucy Van Pelt

Non lo sono riuscita ad accertare perchè nel sito di Scientific American non ho trovato l’articolo

Massimo

Praticamente la traduzione “scientifica” della ricerca in questione va nel solco più tradizionale delle “dimostrazioni” religiose: è una minaccia per chi si allontana da esse.
Così, posta la paura, la “rassicurazione” sta nella “femminilità” (a tal riguardo non intendo affatto delle donne, ma di tutti coloro che si fan forti con i deboli e deboli con i forti) del cedimento.
“Attent* ai roghi”: dell’inferno sicuramente no, ma di quelli umani sicuramente si.
Perciò bisogna chiedersi se tale ricerca è articolata o no secondo relazioni sociali libere o condizionate dalla religione.

Daniela

è davvero strano, le scienze è una rivista scientifica di tutto rispetto, gli articoli che propone sono sempre molto interessanti, e ci scrivono molti importanti scienziati italiani.
Comunque possono succedere cose di questo genere, è meglio scrivere alla redazione per questo errore.

Daniela

ciò che voglio dire è che anche riviste prestigiose possono incappare in errori come questi. Ma le scienze resta una delle riviste più importanti nel panorama scientifico

Daniela

mah, anche se la traduzione fosse giusta, devo dire che forse per chi frequentava assiduamente e poi lascia può esserci qualche problema di smarrimento, la religione è come una droga e c’è chi quando si libera da una dipendenza soffre parecchio di disturbi psichici e depressivi, ma per chi come me non ha mai frequentato la chiesa e la comunità religiosa non ho riscontrato problemi, di nessun tipo
E poi è la prima volta che sento parlare di risultati del genere, questo tipo di studi infatti non da sempre risultati omogenei troppe sono le variabili in gioco, devono essere condotti molti più studi.

Daniela

e comunque non è affatto vero che tutti di noi abbiamo una parte spirituale e che vuol dire poi una cosa del genere? Mah trovo il tutto un pò sospetto

statolaico

A me invece le donne che aderiscono alla chiesa cattolica mi stupiscono: mi sembrano paradossali un pò come l’operaio che vota contento a destra (e ce ne sono). Bah… 🙂

Forse è un po’ ot, pero’ volevo dirla.

Bruna Tadolini

X Daniela

PubMed contiene molte ricerche in cui si cerca di dimostrare che una vita religiosa ti migliora la salute ….. Cominque, come dicevo, nei modelli animali è la privazione dei rapporti sociali che determina alterazioni diverse nei maschi e nelle femmine (si comincia anche a scoprire quali ormoni e neurotrasmettitori sono coinvolti)

Bruna Tadolini

X statolaico

mettiti nei panni di una donna che è relegata in casa e per la quale la chiesa è una (se non l’unica) fonte di rapporti sociali che non siano la famiglia!
L’effetto benefico di certe situazioni … sono le situazioni stesse e non il perchè si verifichino. Ad esempio, quando avevo il cane facevo molto più moto (che mi faceva bene) poichè mi sentivo in dovere di portarlo a spasso tre volte al giorno! Se fossi andata in chiesa avrebbe avuto lo stesso effetto!!

X Daniela

non ho riferito che la parte di persone che avevano abbandonata la chiesa lo avevano fatto da bambini!!! (materiali e metodi!!)
Ecco che danni possono fare i sensi di colpa prodotti dalla religione!

statolaico

Si è chiaro Bruna… infatti la chiesa è forte anche (e secondo me soprattutto), di adesioni disinformate o per inerzia: c’è chi la scambia per un circolo ricreativo, chi si ritrova dentro perchè indottrinato da piccolo dai genitori (indottrinati anch’essi da piccoli, a loro volta) che lo hanno iscritto al catechismo, chi aderisce superficialmente perchè gli sembra giusto che esista un “ente morale che agisce per il bene della società”, senza entrare nel merito di queste definizioni generiche prese per buone a priori, delegando quindi a terzi ipotetici -per comodità- il proprio ruolo attivo e relegando in un angolino della propria mente gli scrupoli di coscienza su cosa si possa realmente fare in prima persona per migliorarla, questa società… tutto sommato credo che lo “zoccolo duro” dei cattolici si riduca essenzialmente alle sole gerarchie e non mi sembra di esagerare dicendo questo. Ciao!

Nifft

Mi sembra che l’articolo in sostanza abbia scoperto l’acqua calda… ossia che vivere in un ambiente socialmente ostile sia negativo per l’individuo. E’ quello che capita ad esempio ai gay in una società omofoba, o agli atei in una società teocratica… In alcuni casi non si rischia neanche semplicemente la depressione, ma anche la vita (vedi i gay in Iran)…

Direi quindi che le conclusioni possano essere invertite. Essere atei in realtà aiuta molto alla propria stabilità psichica, visto che nell’equazione della felicità occore pesare anche l’ambiente sociale ostile e l’isolamento in cui viene tipicamente ghettizzato chi respinge la religione.

Massimo

Bruna giustamente ci segnala che: “l’effetto benefico di certe situazioni… sono le situazioni stesse…”. Ma in questo modo anche le situazioni umanamente prodotte si pongono apriori, come “forze della natura”. Mentre dalla stori abbiamo vividi esempi che partendosi dalla conquista con le armi dei teritori si è poi sempre affermata la religione dei conquistatori: dunque non è da sottovalutare il potere di ricatto che hanno esercitano le religioni sulle genti per affermarsi. Perciò quel “benessere” non può non essere considerato come condizione di salvaguardia contro certe pressioni (dalle più palesi alle più sottili) a partirsi ciascuno della propria fragilità umana, esposta ai ricatti non solo della forza manifesta ma anche dei bisogni quotidiani, faccio alcuni esempi: un immigrato irregolare è più facilmente lasciato vivere se per lui garantisce il parroco, una donna che si presenta alla ASL per necessità lavorative, proponendosi come assistente agli anziani, è indirizzata alla Misericordia dal personale pubblico della stessa ASl, ecc.

Emmanuele

Ma cosa avrebbero scoperto?

In pratica questo: se una donna che da anni frequenta abitualmente il circolo del paese lo abbandona, soffrirà di disturbi di varia natura più dii una che non ha mai frequentato il circolo o di un’altra che continua a frequentarlo.
OVVERO: si può sostituire comunità religiosa con circolo dell’uncinetto, club del bridge, associazione amici del libro o qualsiasi altra piccola comunità sociale. Mi sembra normale che, preso un campione sufficientemente elevato, persone che abbandonino una qualsiasi rete sociale (e quindi anche affettiva, questo è inevitabile) possano soffrire di disturbi psicologici.
Non vedo però la necessità di collegare questi effetti con la religione

BX

Ho letto con attenzione i commenti, molti veramente di grande interesse… Ma proprio di fronte, a volte a divergenze dovute a semplici sfumaturei, ma altre volte a divergenze sostanziali dovute ai diversi punti di vista con cui si analizza la questione, non posso, ancora una volta, non chiedermi: ma che valore hanno questi ‘studi’? Come è possibile definire e poi catalogare e quantificare stati psicologici di così diversa interpretazione?
Forse ho esagerato chiamando questi rilevamenti ‘idiozie’, ma non riesco in alcun modo a definirli ‘studi’. Che per altro (penso a quelli ricorrenti sulla scuola) vengono poi dal grande pubblico presi come oro colato in base al diktat: “i numeri non sono opinioni”!
Altro che se lo sono… O quanto meno lo diventano ad opera di chi li usa per quantificare i comportamenti umani.

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