[…] Un consultorio ogni 20 mila abitanti, era l’obiettivo scritto nella legge che nel ’96, a 21 anni di distanza dalla prima istituzione dei consultori, dettò gli standard nazionali, lasciando alle leggi regionali l’attuazione specifica. Da allora sono passati altri 11 anni, e l’obiettivo è clamorosamente lontano, nei dati ufficiali e soprattutto in quelli reali. Ufficialmente, nella media nazionale, c’è un consultorio ogni 28 mila abitanti: 2.063 consultori pubblici nel 2005, quasi cento in meno rispetto al 2004. A questi vanno aggiunti i 134 consultori privati, laici e cattolici, che le regioni accreditano e spesso finanziano. Ma la media è tirata su dai soliti primi della classe: Emilia Romagna, Toscana, Liguria. La Lombardia ha la metà dei consultori richiesti, Lazio e Campania i due terzi. Ma tutti i numeri fanno riferimento alle strutture esistenti sulla carta. Che spesso si rivelano chiuse, o corrispondenti a semplici sportelli o ancora ad altri tipi di servizi, se si va a vedere concretamente cosa succede. È quel che ha fatto Altroconsumo con un’indagine a tappeto su 146 strutture in sei città: Bologna, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino. Quasi ovunque alle liste ufficiali non corrisponde la realtà. Sedi in ristrutturazione, strutture accorpate, altre chiamate ‘consultori’, ma in realtà dedicate a servizi specifici, specialistici. Così, nell’indagine di Altroconsumo, il numero reale di consultori scende da 14 a nove a Bologna, da 18 a 12 a Napoli, da 21 a 15 a Torino. A Milano risultano chiusi due consultori su 21, a Roma sette su 51. Tutto questo fa salire il numero di persone servite da ogni consultorio. E fa salire anche i tempi di attesa delle visite: per un ginecologo si arriva anche a due mesi. Ma non è tutto: le leggi sui consultori chiedono anche che questi siano facilmente accessibili al pubblico. Invece, dall’indagine di Altroconsumo viene fuori che una su tre delle 146 strutture visitate ha barriere architettoniche o è poco accessibile per il luogo in cui è ubicata. Fare tre piani di scale per andare al corso pre-parto non è il massimo. Se i dati delle città presenti nell’indagine di Altroconsumo fossero estesi a livello nazionale, ne verrebbe fuori che in Italia c’è un consultorio ogni 57 mila abitanti e un terzo di essi è poco accessibile. In difficoltà, e quasi nascosti. Sarà per questo che, pur essendo spesso associati alla legge sull’aborto, in realtà solo un terzo delle certificazioni per l’interruzione di gravidanza passa per i consultori: per la precisione, il 35,7 per cento nella media nazionale, fatta però da un 44-45 per cento del Centro-nord e un 14-17 di Sud e Isole. È un problema, perché al momento dei colloqui e delle procedure per l’Ivg si può iniziare a preparare la contraccezione per il futuro. […]
Il testo integrale dell’articolo di Roberta Carlini è stato pubblicato sul sito dell’Espresso