Su “Repubblica” di ieri è stato pubblicato un articolo di Giancarlo Bosetti, ancora liberamente scaricabile dal sito della Camera.
Il titolo, “Ma laicità e ateismo pari non sono”, appare di primo acchito un’ovvietà. C’è però quel “ma”, collocato all’inizio, a far capire che Bosetti, noto intellettuale, direttore della rivista Reset, ce l’ha con qualcuno che ha sostenuto il contrario. Uno pensa che ce l’abbia con Veltroni, che solo due giorni prima, nel tentativo di abbassare il surriscaldato clima del PD, si era incartato anche lui nella contrapposizione laici-cattolici. E invece no: Bosetti ce l’ha con Piergiorgio Odifreddi, e con un suo articolo anch’esso pubblicato da “Repubblica” diversi giorni fa.
Ora, basta leggersi l’articolo originale per capire che Bosetti equivoca: Odifreddi accomunava laicità e ateismo in quanto concezioni parimenti discriminate dalla sovraesposizione mediatica e politica di cui beneficia la Chiesa cattolica e, più in generale, l’opzione religiosa. Bosetti non lo capisce (a mio modo di vedere: fa finta di non capire), attacca l’ateismo (“posizione filosofica assai onerosa da sostenere”), e si lancia in una accorata difesa “del pluralismo, del multiculturalismo, del multiconfessionalismo”: opzioni, tutte, professate dai leader delle stesse comunità religiose (quando sono in minoranza) per proteggere i propri spazi di potere, a danno degli individui che ne fanno parte per pura contingenza storica. Per una confutazione di queste tesi, rimando alle mie recensioni di due interessanti volumi di Marco Aime e Amartya Sen.
Far propria questa tesi significa, inevitabilmente, far proprio il concetto di comunitarismo. Guarda caso, Bosetti cita immediatamente dopo il vate di tale corrente di pensiero, il cattolico Charles Taylor, di cui riprende un’affermazione troppo falsa per essere credibile: “non c’è più una fede di default”. Ma figuriamoci: come più volte ha rilevato Dawkins ma, soprattutto, come risulta da qualsiasi indagine sociologica, almeno il 95 per cento dell’umanità continua imperterrito ad avere le stesse convinzioni religiose dei propri genitori. E come lo vogliamo considerare questo dato: una scelta libera da ogni condizionamento sociale, o la logica conseguenza di una trasmissione conformista? A Bosetti la risposta, che a noi sembra proprio scontata.
L’articolo si chiude citando un altro cattolico, Pietro Scoppola, e il suo invito a considerare “ateismo, laicismo e anticlericalismo come fenomeni religiosi”. A parte l’intrinseca mancanza di rispetto, che si avrebbe allo stesso modo se noi volessimo considerare la fede come un fenomeno ateo: ma non si rende conto Bosetti che in tal modo è proprio lui a sostenere un’identità tra ateismo e laicismo, il cui articolo voleva inizialmente confutare?
Giorni fa ho scritto della confusione che, su questi temi, si manifesta nelle parole di Veltroni e negli esponenti politici del PD: ma quando analoga confusione, addirittura amplificata, emerge dalle parole di uno dei più importanti pensatori del centrosinistra italiano, significa che si è raggiunti un punto di non ritorno. Significa, a mio modo di vedere, che la necessità di proteggere la convivenza con i cattolici all’interno del PD sta diventando, agli occhi di chi la difende, un’emergenza nazionale che passa sopra qualsiasi altra questione, dalla collocazione internazionale del partito a un principio costituzionale come la laicità dello Stato, fino all’azione stessa del governo. Una “ragion di Stato” che non solo non ha ragion d’essere, ma non ha nemmeno trovato ancora un solo sostenitore in grado di puntellarla con argomenti credibili.
Laicità e ateismo: un commento a un articolo di Giancarlo Bosetti
26 commenti
Commenti chiusi.
Ateismo “posizione filosofica assai onerosa da sostenere”?
Certo che è un po’ la storia della trave e della pagliuzza. Mi sorprende quanto certi intellettuali prendano per buone certe cose molto più difficili da sostenere – rispetto all’ateismo…
L’universo oramai è così tanto complicato da potersi reggere benissimo da solo. Bah… Meditazione. Non è ammissibile che una rappresentazione della divinità che si è formata quando gli uomini erano perfettamente ignoranti sui fenomeni più elementari, possa ancora sopravvivere. Erano così ignoranti da non capire nemmeno come si formava la neve o il fulmine e poi pretendevano di “conoscere Dio”. Quanta arroganza è stata necessaria per costruire un prete!
L’ateismo sarà anche oneroso da sostenere, ma lo è anche la fede in Dio, tanto che adesso si mettono pure ad esumare i santi, con la scusa di far “cassa”.
@ Salvatore:
ha ragione: a farsi imboccare delle fesserie sono capaci tutti, a essere coscientemente atei no, in quanto presuppone una capacità di pensiero che non è, purtroppo, condivisa
“ateismo, laicismo e anticlericalismo come fenomeni religiosi”
seguendo la stessa logica NON giocare a tennis e’ uno sport.
devo dire che quando ho letto questo articolo mi sono messa le mani nei capelli, quanta confusione, quanto mai odifreddi ha detto che laicità e ateismo sono la stessa cosa?
L’opinionista in realtà ce l’aveva con l’ateismo e poi si è incartato grandemente con la storia del multiculturalismo etcc, e poi la ciliegina finale dire che l’ateismo e il laicismo sono due religioni. Davvero una gran confusione non c’è che dire.
Questa è la lettera che in proposito avevo invano scritto a Augias.
Mi riferisco all’articolo di Giancarlo Bosetti su laicità e ateismo.( Repubblica, 7/1/08)
Credo che nessun ateo abbia mai affermato che dio non esiste basandosi su teorie naturalistiche sostenute dalle risultanze della scienza. Esse comunque impongono grande rigore metodologico, costano fatica, riconoscono i propri limiti di validità e sono in continuo aggiornamento.
La quasi totalità dei credenti (cristiani) invece sostiene che l’esistenza di dio è dimostrata basandosi su quanto scritto nella bibbia. Basta leggerla, non tutta, ma scegliendo fior da fiore, e specularci sopra comodamente a tavolino. E poi è modernissima, a proposito di anacronismi e ottocentismi.
Quanto al paragone con “oroscopi e altri intrattenimenti”, forse è un po’ provocatorio. Ma Bosetti ha mai sentito parlare del sangue di san Gennaro, delle stigmate di padre Pio, delle lacrime della madonna? Come le classifica? Segni mistici? Si fa presto a dire che le posizioni alla Dawkins o Odifreddi portano acqua al mulino dei creazionisti, ma che si deve fare, accettare i miracoli?
E’ quindi accademico sostenere un sostanziale equilibrio fra le due posizioni o suggerire un improbabile volemose ben.
per faidate,
non è provocatorio paragonare l’oroscopo e l’astrologia alla religione, sono esattamente la stessa cosa, favole, storie, senza nessuna validità scientifica. Per quanto rigurda l’ateismo, essa è una posizione filosofica ragionevole, la ragionevolezza ci dice che per dire che qualcosa esiste ed è reale ci vogliono prove, fatti e logica, e se questi non ci sono è del tutto razionale supporre che la non esistenza di quel qualcosa.
mai fatto fatica ad essere ateo.
Riprendo anch’io l’affermazione sull’ateismo come “posizione filosofica assai onerosa da sostenere”.
Se non ci fosse quel ‘filosofica’ si potrebbe anche intendere ‘onerosa’ in quanto gli atei sono attaccati indistintamente da quasi tutte le religioni, che in genere concordano tra di loro solo in questo… ma è proprio sul piano filosofico che l’onere se mai spetta ai credenti per giustificare la loro fede. Tanto è vero che un cavallo di battaglia dei filosofi credenti è costituito dal considerare il pensiaro umano limitato e poi, invece di attenrsi a tale riscontro, facile facile come riscontro, e tirarne le conseguenze da filosofi, si rifugiano nella fede. In sostanza cedono le armi, come filosofi, ai teologi.
1) “posizione filosofica assai onerosa da sostenere”? Allora anche la credenza che i puffi (o gli unicorni, o Babbo Natale) non esistano davvero è “onerosa da sostenere”! Non so di che ateismo parli Bosetti, ha mai sentito parlare del rasoio di Ockham?
2) È inutile che Bosetti si appunti sui limiti ineliminabili di ogni paragone. Certo, che le persone non attribuiscono la stessa rilevanza all’astrologia e alle religioni.
Ma appunto, ciò che le separa è solo il diverso status sociale che caratterizza queste due pratiche. Le concezioni del mondo che stanno loro dietro non sono così diverse. Fondamentalmente, l’influsso degli astri sulla vita quotidiana della gente non è stato provato, così come non è provata l’esistenza di Dio. Ambedue le teorie assumono ad hoc pesanti postulati, altrimenti non utili. Ciò basta e avanza a rigettarle entrambe perché inutilmente onerose.
P.S. Inoltre Bosetti dimentica che talvolta qualche persona, lungi dal considerare astrologia et similia come semplici “divertimenti”, affida il proprio sostegno spirituale a quelle pratiche, anche in momenti importanti e per questioni rilevanti della vita.
Secondo me Bosetti ha alzato il gomito prima di scrivere quell’articolo, che ho letto e mi ha fatto sorridere.
Se credo nell’astrologia, sono io che ho l’onere di sostenere la mia credenza, non chi non ci crede.
Se credo negli UFO, sono io che ho l’onere di convincere il mio interlocutore che essi esistono, non il mio interlocutore che non crede alla loro esistenza.
Secredo in un dio (uno qualsiasi), sono io che ho l’onere di dimostrare che la mia credenza o fede sono veritiere, non il non credente.
Magari siamo noi a non aver capito cosa intende Compare Bosetti per “oneroso”
Beh, e’ vero che l’ateismo e’ filosoficamente una posizione complessa e che richiede ragionamento e capacita’ di discriminare, mentre la fede e’ rassicurante e fornisce automaticamente una speranza. Per quanto possa essere onerosa, l’ateismo e’ una posizione ragionevole e in quanto tale meriterebbe piu’ rispetto di quello che Bosetti le dedica. E poi anche la relativita’ generale e’ piu’ difficile della meccanica newtoniana, ma non per questo usiamo la seconda al posto della prima.
Anch’io ho trovato quell’articolo contradditorio, superficiale e francamente stupido. Che quel Bosetti avesse davvero alzato il gomito? Oppure c’è ancora tanta confusione nella cultura itaiana tra laicità, laicismo, ateismo, religione, da permettere di tutto mescolare in caldieroni così ripugnanti?
L’articolo di Bosetti mi pare strumentale e di trama grossa, nel senso che lascia vedere quel che c’é sotto.
Comincia col definire il “multiculturalismo e multiconfessionalismo” come “uno stato di fatto che riguarda l’Europa il mondo e dunque anche l’Italia”, e lascia capire quanto sia necessario affinché la discussione interna al Partito Democratico non continui a rimbalzare tra Togliatti e De Gasperi.
Afferma che laicità e ateismo non siano la stessa cosa, che é evidente, ma solo per sostenere che l’ateismo non é che “una forma di metafisica asseverativa secondo cui Dio non esiste”. A cui nega lo status di “nudità teologica”, che riconosce in qualche modo alla laicità, classificandola come sito di “neutrale agnosticismo metodologico” in cui godono dello stesso credito “i seguaci del cardinale Bagnasco, passando per i testimoni di Geova, i senza Dio, e i marxisti dilibertiani”. Evidente che l’intendimento é di mettere sullo stesso piano il credente e l’ateo, invertendo l’ordine della prova, posto che “l’ateismo é una posizione filosofica assai onerosa da sostenere”. Gli consiglierei di rileggersi l’arguta metafora di Bertrand Russell, circa la teiera celeste.
Riporta il pensiero di Eldredge, un emerito darwinista si affretta a precisare, solo per poter sostenere che il combattivo ateismo di Dawkins è nient’altro che una guerra culturale, che andrà a tutto vantaggio dei creazionisti.
E perché mai?
Ma per poter concludere che sempre di fedi si tratta, naturalmente, di integralismi che si ritorcono contro chi li esercita, sia che si parli di posizioni religiose, sia che si tratti di posizioni non religiose, indifferentemente, per le quali tutte dovrà valere il principio di non “preferenzialismo”. Dall’alto del quale lo stato guarderà “alle religioni per il contributo che sanno dare alla coesione sociale”. La chiesa cattolica come instrumentum regni.
Per sottolineare meglio, ove manchi un’intelligenza sobria e paziente in grado di leggere “ ateismo laicismo ed anticlericalismo anche come fenomeni religiosi”, il rischio di integralismo insito in querste pratiche, come in tutti i fenomeni religiosi.
Ma va!
Secondo me c’e’ una precisa volonta’ di creare confusione. Questo continuare a definirsi laici ma “devoti” o questo continuare a dire agli atei che anche il loro ateismo e’ una religione, fa’ parte di uno scopo preciso che e’ quello di togliere valore alle parole e al loro significato., per poi far meglio tornare di moda vecchi valori
E’ moooooolto piu’ onerosa la posizione filosofica del credente.
Pensate, un cattolico, o un musulmano, o un pastafariano, sono atei per tutte le divinita’ tranne una.
In pratica oltre a dover sostenere l'”onerosa” posizione atea, devono sostenere l’anomalia che per una divinita’ sono invece fedeli.
Roberto Grendene
Si, l’ateismo può essere anche una posizione filosofica assai onerosa da sostenere.
Proprio perché è una posizione filosofica e non una religione.
E mi meraviglia che molti qui non riescano a comprenderlo (bisognerebbe lavorarci sopra).
Non a caso Giordano Bruno sostenne che ciò che è la filosofia per i dotti è la religione per il popolo. E non a caso “signore” per “il popolo” molto spesso coincide con “intellettuale”.
Dunque, in questa differenza, possiamo ravvisare due aspetti, che possono sussistere in questo modo solo l’uno all’opposto dell’altro: “per il popolo” un dio esterno “rivelato” (da dover credere senza obiezioni) per “i dotti” il diritto filosofico di definirlo o rifiutarlo (secondo il proprio pensiero). Non c’è dubbio che l’ateismo è molto più facile e meno oneroso su questo versante che sull’altro: almeno che non si sia troppo espliciti nel far notare la differenza, altrimenti… (sappiamo benissimo che fine abbia fatto Giordano Bruno).
L’ ateismo è una posizione (filosofica o meno) sempre difficile da sostenere.
Ma il motivo è molto semplice.
Provate ad immaginare un mondo in cui a tutti i bambini si “insegnasse” l’ateismo fin dalla più tenera età.
Invece che imbottirgli la testa con libri sacri di vario tipo, o ancestrali credenze leggendarie.
Quanti sarebbero i “credenti” ?
A questo punto sarebbe la posizione del “credente” difficile da sostenere.
Ecco perchè, dato che avviene il contrario, i credenti sono numericamente più numerosi, e soprattutto perchè, vedendosi in superiorità numerica, ritengono che il “numero” sia garanzia di verità.
Così nascono le pie illusioni
L’opinione che mi porta a cercare di capire i rapporti sentimentali tra individui o tra comunità, si basano sulla constatazione dell’incertezza rilevata in ogni confronto concettuale, per cui da questo deduco che la comprensione degli avvenimenti, riguardi la definizione della superiorità tramite la conoscenza dell’inferiorità che la compone; perciò il valore che può considerarsi acquisito è significativo della capacità umana di distinguere tra cosa è espresso e cosa è dimostrato nell’esistenza.
In sintesi la superiorità di uno stato è creata dall’inferiorità dei cittadini, quindi la maggiore conoscenza di noi stessi, delle cose, dei fatti, dei fenomeni, degli avvenimenti, degli eventi, porta all’estinzione del condizionamento sotto ogni forma di oppressione concettuale.
Confrontiamoci con rispetto.
E da quando,di grazia ,devo sostenere filosoficamente il mio ateismo ?
Se credo che Dio non esista o che l’universo sia regolato da leggi che con Dio non c’entrano è una mia libera scelta? Non ho bisogno di Dio per vivere bene e in pace col prossimo,l’etica non è infusa dall’Alto ma la mastico e digerisco tutti i giorni semplicemente stando nella società.Personalmente non ho mai sentito la voce di Dio quindi non credo che mi arriveranno risposte da Lassù.
Poche righe di Feuerbach mi bastano(intelligenti pauca)!!!!
@daniela.
“per dire che qualcosa esiste ed è reale ci vogliono prove, fatti e logica, e se questi non ci sono è del tutto razionale supporre che la non esistenza di quel qualcosa”.
Mi dimostri con prove fatti e logica che mio fratello mi vuole bene davvero e che non è tutta una illusione, una finzione o semplicemente il prodotto di una educazione?
X ignigo
Non per ‘dfendere’ Daniala, che se la cava benissimo da sola, ma come si fa a ragionare in questo modo? Dell’esistenza di tuo fratello immagino che qualche prova l’avrai, e quindi basare il suo ‘volerti o non volerti bene’ su qualcosa di reale, mentre sulle’esistenza di dio…
@ BX
Non ho chiesto di dimostrare l’esistenza di una persona ma vedrò di spiegarmi meglio visto che per educazione devo presupporre un mio disimpegno e non un tuo, caro BX.
Daniela ritiene di potere usare la parola “reale” solo per ciò che ha prove scientifiche.
Quindi, BX, dimostra in laboratorio che tua moglie ti ama o che tu ami qualcuno.
Credo che la parola “reale-realtà” vada oltre le provette e le formule matematiche (che sono comunque una indiscutibile, ottima e comune base di partenza per qualunque argomentazione).
X ignigo.
Scusa, ma non posso che insistere: non potrai dimostrare in laboratorio che una persona ti ama o non ti ama, ma di sicuro se non dimostri che quella persona esiste, non avrà alcun senso ‘reale’ parlare di amore o non amore. E poi, sofismi a parte, in ballo c’era o non c’era l’esistenza di dio?
Per un credente, non so per un religioso, ma per un credente non ci sono prove inconfutabili dell’esistenza di Dio: sarebbero empie. Però è dignitoso e non del tutto imbecille – nel senso etimologico – individuare nella filosofia, nel pensiero, nella fede le risposte ai perchè del vivere, mentre la scienza è interessata ai come ( e speriamo che sempre di più ci illumini a riguardo..). Pertanto la vita umana è anche biologica ma non solo. Quel non solo mi fa pensare che sia qualcosa che mi viene da Qualcuno, così come l’amore – indimostrabile per la scienza – mi fa in qualceh modo vivere la vita con un senso, un significato, una direzione che prima non conoscevo e che certamente nessuna pastiglia potrà trasmettermi.
sarebbe bello un confronto a voce, così pacato e civile su questi temi, come con BX. Purtroppo per colpa di certi religiosi ma anche di certi ateisti la cosa almeno in Italia è difficile.