In un’analisi del discorso del presidente francese in Vaticano, e del suo “armarsi”, Christian Terras, direttore della rivista “Golias”, ritiene che “Sarkozy rimpianga qualcosa che si credeva di un’altra epoca”. “Anche se afferma di non voler rimettere in discussione il 1905, il suo progetto violerà la legge del 1905”, spiega. Interpretando i prestiti ideologici da Le Pen e Maurras, ritiene che Sarkozy sia portatore di una “visione fondamentalista e intransigente del cattolicesimo nel suo rapporto col mondo”.
Christian Terras è l’autore di “Benoit XVI: le pape intransigeant” (2005), “L’Opus Dei, une église dans l’église” (2006), “Le retour des intégristes” (2007), per le edizioni Golias. Dirige il sito http://www.golias.fr/ e il settimanale “Golias”, di cui un numero è dedicato al discorso di Sarkozy in Vaticano, pubblicato giovedì 3 gennaio.
Giornalista: Nel prossimo numero di “Golias”, analizzate la visita di Nicolas Sarkozy in Vaticano. L’avete intitolato “Il sermone del Canonico Sarkozy: sempre cattolico e francese?”…
Christian Terras: L’espressione “sempre cattolico e francese” è un vecchio ritornello che si ripeteva una volta nelle chiese. La cosa davvero sorprendente del discorso di Nicolas Sarkozy è che non parla a nome di tutti i francesi, ma a partire da una visione cattolica molto tradizionalista che assume come propria e come quella dello stato francese. In quel discorso non tiene affatto conto degli apporti spirituali, umanisti, culturali non solo delle religioni non cattoliche, ma nemmeno delle religioni cristiane – come la riforma -, senza parlare degli agnostici e degli atei. Ritiene del resto che l’aspirazione spirituale che è in tutti gli uomini non possa trovare realizzazione che nella religione. Significa far entrare in gioco, per partito preso e sulla base della propria sensibilità, un visione cattolica che si può qualificare come tradizionalista e che viene presentata come quella di tutta la Francia. Mette inoltre in discussione, pesantemente, l’esercizio laico della funzione presidenziale poichè identifica il suo impegno politico come una vocazione sacerdotale. Per evidenziare la sua identificazione personale ai ministri di diritto divino, è arrivato al punto di affermare “sappiate che noi abbiamo almeno una cosa in comune, ovvero la vocazione. Come non si è preti a metà, ma lo si è in tutte le dimensioni della propria vita, vi posso assicurare che non si è presidente della repubblica a metà e comprendo i sacrifici che fate per rispondere alla vostra vocazione, perchè io stesso so quello che faccio per realizzare la mia”. Ciò ai miei occhi è incredibile. La realizzazione della sua missione politica, i sacrifici personali cui accennava durante la campagna elettorale, sono i figli diretti di una vocazione sacerdotale.
Giornalista: Si è insistito molto sui segnali dati al Vaticano – il baciomano al papa, l’allusione al battesimo di Clodoveo…
Christian Terras: Dà dei segnali cui si richiamava una volta la cristianità. Si è messo, strada facendo, sul piano del papa. Quando dice “come Benedetto XVI ritengo che una nazione che ignora l’eredità etica, religiosa e spirituale della sua storia commette un crimine”, o ancora “condivido l’opinione del papa quando considera che la speranza è una delle questioni più importanti del nostro tempo”… Non contento di essere la prima personalità francese, si mette sul piano della prima personalità della Chiesa cattolica romana. Ma molto più lontano, poichè si permette di soffrire con quelli che hanno sofferto o che soffrono ancora per le leggi di separazione tra Chiesa e stato, di cui è teoricamente il garante! Dice “conosco le sofferenze causate tra i cattolici, i preti, nelle congregazioni dalle leggi di separazione tra Chiesa e stato, prima e dopo il 1905″… Con una specie di esortazione urbi et orbi, arriva fino al punto di lamentarsi con i seminaristi del seminario francese come mai aveva fatto rispetto ad un sans papier o qualche altro emarginato del nostro paese. Dice ai seminaristi “so che il vostro quotidiano è o sarà a volte attraversato da scoraggiamento e solitudine. So anche che la qualità della vostra formazione, la fedeltà al sacramento, la lettura della Bibbia e la preghiera vi permettono di superare queste prove”…
Giornalista: E’ il primo capo di stato francese che prende tale posizione…
Christian Terras: Assolutamente. Nella tradizione radicale socalista, Chirac che è stato presidente di destra, restava colpito dal buon senso della cultura tradizionale laica francese. Anche De Gaulle che era un cattolico praticante non si era mai rischiato di compromettersi così tanto con le autorità pontifice romane o altre autorità francesi. Mai. De Gaulle rifiutava di fare la comunione perchè rappresentava la Francia in tutte le sue componenti e perchè non poteva dare alla nazione un segnale ostentato di adesione ad una filosofia, ad un credo, fosse anche quello cattolico. Lo faceva in privato. Invece Sarkozy lo ostenta. Col tutto che rivendica, nello stesso discorso, “la libertà di non essere urtati nella propria coscienza da pratiche ostentate”. Allude all’islam e al velo islamico. Ma si potrebbero porre delle questioni sulle sue pratiche presidenziali ostentate e la sua visione della religione. Al centro, vi è la concorrenza tra maestro e curato. Cito: “nella trasmissione dei valori e nella comprensione della differenza tra il bene e il male, il maestro non potrà mai rimpiazzare il pastore o il curato perchè gli mancherà sempre la radicalità del sacrificio della sua vita ed il carisma di un impegno sorretto dalla speranza”. E’ inimmaginabile sentire tutto ciò dalla bocca di un presidente della repubblica. Gli insegnanti, i pedagogisti laici, impegnati nelle scuole difficili – ad esempio nelle banlieue – o che vi dedicano tutta la loro vita, il loro tempo, le loro esigenze familiari, vanno apprezzati. E’ un discorso che non ha scritto. Non lo ha scritto nemmeno Henri Guaino. Secondo la nostra inchiesta, è stato un domenicano che si chiama Philippe Verlin. Ha presentato una visione fondamentalista e intransigente del cattolicesimo nel suo rapporto col mondo. Alla fine, Nicolas Sarkozy ci ha fatto una religione all’americana. Le comunità prima della cittadinanza, col rischio di favorire il comunitarismo.
Giornalista: Quale posizione si può leggere nel discorso di Sarkozy?
Christian Terras: Sarkozy non è un intellettuale, è pragmatico. E sulla questione religiosa, si rifà alla religione della sua infanzia. Non c’è stata evoluzione nella sua intelligenza della fede in rapporto a quello che ha trasmesso quando era giovane. Ha una sua geopolitica religiosa. Per lui una società che non si riferisce al senso ultimo del cristianesimo e del cattolicesimo, è una società che corre verso la sua sconfitta. Nel suo libro “La religion, l’espérance et la république”, c’è un profondo coinvolgimento sentimentale ed ideologico, c’è la convizione che la repubblica non possa avere un senso ultimo che favorisca la coesione sociale.
Giornalista: L’incursione della religione in politica ricorda molto l’utilizzo del cattolicesimo da parte di Le Pen nei suoi dibattiti…
Christian Terras: Senza far riferimento al decalogo, è la stessa cosa. E’ un Le Pen più soft. Ma ricorda a livello storico Charles Maurras. Maurras non era credente, ma trovava nella Chiesa cattolica il sistema compiuto che poteva permettere ad uno stato di trovare il senso del suo destino sulla terra, in rapporto alle missioni di Dio, in modo che i responsabili politici potessero vivere con una buona consapevolezza. Per me, Sarkozy fa proprio il sistema di Maurras, cioè quello che evidenzia l’utilità del sistema ecclesiastico per cementare la coesione sociale. La do a voi, la delego a voi, decentralizzo la questione del senso e ciò mi permette di gestire gli affari in funzione del mio programma politico. Ciò significa inoltre che abdico ciò che la repubblica porta come senso proprio. La pericolosità di questo discorso, è un qualcosa che è passata completamente sotto silenzio nella campagna presidenziale. Nicolas Sarkozy non poteva impegnarsi in un dibattito sulla laicità al momento delle elezioni: avrebbe dato fuoco alle polveri. Non può farlo che a poco a poco. E’ la sua concezione della laicità. Anche se afferma di non voler mettere in discussione il 1905, il progetto di Sarkozy violerà la legge del 1905. E’ la prima volta nella Quinta repubblica che un presidente della repubblica scrive al papa – che aveva espresso le proprie felicitazioni al momento dell’elezione di Sarkozy -, una lettera di quattro pagine per consegnargli il proprio programma politico alla luce in modo che venisse illuminato dalla Chiesa e dal senso spirituale. D’abitudine, i presidenti scrivono una decina di righe.
Giornalista: In seno al RPR o all’UMP, il discorso religioso non aveva alcun posto fino ad ora…
Christian Terras: Sarkozy rimpiange un qualcosa cui si credeva in un’altra epoca. E’ la sua visione delle cose ma è anche l’aspiarazione di un certo numero di cattolici di destra. Anche in un giornale come “La Croix”, che conserva un certo pluralismo, non si è trovata una critica, nemmeno l’eco di una critica al discorso di Sarkozy. Perchè nella Chiesa cattolica, questo discorso si fa sentire. Lui sigla una specie di patto con i cattolici francesi di destra. Sarkozy si orienta verso la religione maggioritaria. Gli promette dei favori. E, sicuramente, si aspetta qualcosa in cambio. Gli dice di “partecipare alla pacificazione” della Francia. Gli dice “vi sosterrò nella partecipazione al dibattito e alla messa in opera delle leggi sulla bioetica”. Spera di ottenere sostegno per il “suo grande disegno dell’Unione Mediterranea” che incontra l’interesse ad esempio della Santa Sede. Niente è gratuito. Non è solo per convincere. Serve anche per ottenere dai “cathos” un’alleanza e una mobilitazione sulle questioni più sensibili. In certi siti cattolici, non integralisti ma tradizionalisti, Nicolas Sarkozy viene presentato come l’uomo della provvidenza di cui la Francia cristiana aveva bisogno. Col discorso al Laterano, viene percepito come colui che sul piano della società e della civiltà fa incontrare la repubblica e la Chiesa. Non si tratta di teocrazia, ma credo che ci si orienti verso una ridiscussione inquietante della laicità francese.
Giornalista: Quale davano gli altri presidenti francesi al titolo di canonico del Laterano?
Christian Terras: Era totalmente insignificante per quelli precedenti a Sarkozy. Al contrario, con l’accoglienza del vicario di Roma, cardinal Camillo Ruini, alla basilica del Laterano, Nicolas Sarkozy è scivolato in seno al corpo ecclesiastico. Come canonico di San Giovanni in Laterano, ha ringraziato lo stesso cardinal Ruini e il suo capitolo (la comunità dei canonici). E il suo capitolo! Prende possesso di San Giovanni in Laterano, tenuto conto di questo rito desueto che gli dona simbolicamente la funzione. Ma da questo rito desueto e simbolico ne trae un argomento politico. Monsignor Ruini, io vi ricevo al Laterano. E presso di me, a San Giovanni in Laterano, vi parlo, in seno al mio capitolo, e vi do il mio programma riguardante i rapporti tra la religione, la politica e la speranza. E questo è molto forte, perchè politicizza un simbolo. Con questa solennità, questa presa di possesso dei luoghi, si è “armato”, come un cavaliere. Con Sarkozy, vi è un presidente che si sente investito di una missione oggi quasi mistica. La reazione dei cardinali presenti mostrava che era si era “armato” al fine di essere, per il Vaticano, uno dei grandi uomini di stato del pianeta che si farà portatore i valori del cattolicesimo. Questo armarsi non ha mai avuto luogo con gli altri presidenti della repubblica.
(Karl Laske)
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strano che abbia tirato in ballo il re merovingio Clodoveo… anche perchè il suddetto re servì moltissimo al papa per confermare un suo diritto ad incoronare un uomo re investito dal potere divino… ma poi quando il vento cambiò, il suddetto re fu tradito dal papa che non mantenne l’accordo fatto con Clodoveo… molto strano che si sia tirato in ballo Clodoveo… anche perchè sarebbe uno dei supposti discendenti di gesù…
Sarkozy non mi è mai piaciuto: irascibile, con atteggiamenti da bullo, convinto di essere in grado di cambiare la Francia (e magari il mondo). Anche ambiguo. Prima delle elezioni, no alla Turchia nell’UE, come la Merkel. Dopo le elezioni silenzio assoluto su questa questione di grande rilevanza (idem la Merkel). Si butta nelle braccia di Bush (pace fatta con gli americani). Frega i francesi in merito alla Costituzione europea facendola adottare dal parlamento ed escludendo il referendum (la Costituzione è stata ribatezzata Trattato, ma è in pratica la stessa cosa).
Insomma, il «nano» (secondo Villepin e Chirac) non m’ispirava molta simpatia.
A tutto questo si è aggiunta ora l’incredibile sceneggiata romana (si noti poi con quanto rispetto il papa ha ricevuto il divorziato che non sembra tenere in gran conto la sacralità del matrimonio e la famiglia tradizionale). Ma poi il discorso che ha tenuto, le parole pronunciate.
Trono e altare, come prima, più di prima. La religione serve. E bravo il nostro canonico (ma Mitterand e Chirac sono passati anche loro a San Giovanni? Stento a crederlo. Mitterand canonico! Da ridere.)
Da bravo divorziato, a filare con la bella carla bruni (buon per lui comunque) imita molto i nostri politici sedicenti cattolici che predicano bene e razzolano male.
Leggi: casini, fini, berlusca, ecc..
Leggo però che Sarkozy ha detto anche queste bellissime cose in San Giovanni alla presenza di Ruini:
… [Sarkozy] Ha ricordato la morte del cardinale Jean Marie Lustiger e si è intrattenuto sul mistero della sua conversione, ma ha anche ricordato che la laicità francese è libertà. “Libertà di credere o non credere, libertà di praticare una religione e libertà di cambiarla, libertà di non venire offesi nella propria sensibilità da pratiche ostentatrici, libertà per i genitori di far impartire ai figli un’educazione conforme alle loro convinzioni, libertà di non essere discriminati dall’amministrazione in funzione del proprio credo. I cittadini francesi hanno convinzioni diverse. Perciò la laicità si afferma come necessità e opportunità, condizione della pace civile.”
Per queste parole va sicuramente lodato. Personalmente vorrei che s’insistesse comunque un po’ di più sulla libertà di non credere e di ciò che questo significa. Io non riconosco per esempio nessuna autorità su di me a Ratzinger che è autorizzato a parlare soltanto alle sue pecorelle. Vorrei anche che finisse la lagna dell’offesa ai sentimenti religiosi. Il rispetto va alle persone, non alle idee bizzarre e aberranti che professano. Smettiamola una buona volta di dire: non condivido le sue idee, ma le rispetto. Ma quale rispetto per idee astruse e ridicole! Certo però libertà di esprimerle.
Andiamo bene… mi sono trasferito in Francia solo pochi mesi fa!!! Si vede che è destino! 😛
Comunque non credo che farà breccia nell’opinione pubblica francese, più abituata a vagliare criticamente le posizioni dei politici rispetto a quanto si fa in Italia. La tradizione laica qui è troppo solida, ormai non si puo’ più tornare indietro.