Vaticano: norme più severe per le santificazioni

CITTA’ DEL VATICANO – Si fa più difficile e complicata la strada per ascendere agli onori degli altari. Benedetto XVI sta per varare nuove norme per meglio disciplinare, “con più rigore e maggiore sobrietà”, la fase diocesana dei processi di beatificazioni e canonizzazioni.

Ai vescovi e ai postulatori (gli ecclesiastici responsabili delle istruttorie) il Papa chiederà maggiore attenzione nel decidere di aprire un processo per proclamare un beato o un santo. E per meglio far capire le nuove norme – che saranno presentate nei prossimi giorni nella Sala stampa della Santa Sede – Oltretevere si organizzerà una serie di incontri di studio sulle nuove Instructiones aperti ai postulatori. Un vero e proprio cambio di rotta in materia di santificazione anticipato dal cardinale portoghese Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi, con una intervista all’Osservatore romano in cui annuncia la prossima pubblicazione del documento. Un testo di circa 20 pagine, per “raccomandare ai vescovi locali più sobrietà e maggiore rigore nell’accogliere richieste di apertura di nuovi processi diocesani”.

Il cardinale esclude, però, che il Papa intenda in questo modo controbattere a quanti, negli ultimi tempi, hanno accusato la Chiesa di essere “una fabbrica di santi”. Un rilievo critico sollevato specialmente nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II, che in 27 anni ha fatto 1345 beati e 483 santi; ma anche durante i due anni e mezzo di “regno” di papa Ratzinger, il quale finora ha elevato agli onori degli altari 559 beati e 14 santi. “A chi parla di ‘fabbrica dei santi’ – afferma il cardinale – non vale nemmeno la pena rispondere se non altro perché si tratta di gente che non capisce la grandezza della santità e dunque non sa che i santi sono e non si fanno”.

Fabbrica o non fabbrica, si è “avvertita l’esigenza” di pubblicare le nuove “instructiones” – assicura Saraiva Martins – per meglio rispondere allo spirito nuovo introdotto da Benedetto XVI”. Come è noto papa Ratzinger, appena eletto, ha deciso che le beatificazioni avvenissero di preferenza nelle diocesi e non in Vaticano e ha delegato la celebrazione delle messe di beatificazione a un cardinale, riservando per sé, generalmente a Roma, i riti di canonizzazione.

Questa prassi, tradizionale fino a Paolo VI, era stata modificata da Giovanni Paolo II, che ha celebrato in tutto il mondo cerimonie per proclamare centinaia di beati. Tanto che, spiega il porporato, in alcune occasioni è stato modificato l’ordine cronologico nell’esame delle cause, per accelerare quelle collegate a un Paese che papa Wojtyla stava per visitare. Come pure, sempre per “motivi pastorali”, sono stati esaminati in anticipo dossier di Paesi “che ancora non annoverano i loro figli un beato o un santo”.

Nell’intervista il porporato fornisce anche una serie di spiegazioni sull’allestimento delle cause, chiarendo tra l’altro che i costi sono legati soprattutto ai compensi per medici e teologi e alla raccolta e pubblicazione degli atti, specialmente nel caso di personalità particolarmente rilevanti. Comunque “non è la Congregazione a determinare le spese; non interviene se non in modo indiretto: è il postulatore della causa ‘il cassiere’, quello che raccoglie i soldi necessari e salda i conti”.

Saraiva Martins conferma, infine, che c’è ancora tempo per la beatificazione di papa Wojtyla, dopo la conclusione, lo scorso aprile, della fase diocesana. Oltre alla causa di Giovanni Paolo II, nella Congregazione per le cause dei santi finora sono al vaglio oltre 2.200 processi.

Fonte: La Repubbblica

14 commenti

Neoalfa

Loool
Bella questa!
Proprio dopo aver santificato in massa 500 perti franchisti.
Bell’esempio di coerenza.

Giorgio Schileo

…lasciamo che facciano, chi se ne importa! Tanto ci credono solo loro! Il problema è quando a pagare siamo anche noi! Fanno proprio ridere!

Daniele Gallesio

Magari la Chiesa si limitasse a fabbricar santi…

…il problema è che fabbrica pecorelle, e che queste pecorelle domestiche hanno diritto di voto tanto quanto gli stambecchi selvatici…

…a buon intenditor…

JJR-Antonio

@Neoalfa
Infatti, attualmente non ci sono più posti disponibili e, per tale motivo, si devono rivedere le procedure di assunzione…
😉

MaTTiA

Ma poi i quelli che sono diventati santi con le vecchie procedure
devono frequentare un corso di aggiornamento
o potrannoi continuare ad esercitare liberamente?
😉

Il Filosofo Bottiglione

io aumenterei il numero di miracoli necessari alla santificazione. uno mi sembra troppo poco. istituirei poi un sistema a punti, con un limite da raggiungere. poi darei, per esempio, un punto per aver propiziato la guarigione di malattie semplici come l’influenza, 4 punti per quelle più complesse, tipo il morbillo, 20 punti per quelle mortali, 100 punti per le resurrezioni.
poi un punteggio per ogni risoluzione di menomazioni o difetti fisici: 1 punto per problemi minimi come l’unghia incarnita, 6 punti per l’orchite, molti punti per la cecità ecc.
ovviamente lascerei il punteggio massimo per il migliore dei miracoli: la resurrezione di se stesso.

anteo

questo significa che finora hanno santificato senza attenzione, che fanno mettono in dubbio l’infallibilità papale?

interessante la postilla economica: che ci sia un occhio di riguardo per i santi redditizi? ah la mano invisibile del mercato…

anteo

ma non era infallibile il papa? che fanno dubitano?

interessante l’attenzione ai costi di una santificazione, faranno un bel bilancio entrate-uscite santificando solo quelli che possono far cassa. Ch bello! i miei sospetti diventano certezze.

Carlo

@Filosofo:
propongo 1000 punti per miracoli che violino il secondo principio della termodinamica o che ci permettano di estrarre energia dal vuoto. Almeno un 5 punti per la risoluzione dell’alopecia (altrimenti detta calvizie).

JJR-Antonio

Ma no, è tutto più semplice dal punto di vista procedimentale, ma sono più rigidi, i criteri di selezione…

Funzionerà così:

1) ogni candidato santo deve presentre domanda di santificazione entro un certo termine (pena l’esclusione dal bando-gara);

2) nella domanda di iscrizione (del punto sopra) deve devono essere inseriti i seguenti dati-parametri:
a) capienza della chiesa che verrà costruita in suo nome e potenzialità di riscossione delle donazioni dei partecipanti durante le funzioni religiose;
b) descrizione dettagliata dei vari pellegrinaggi in suo nome con proposte di marketing per marchi e suppellttili vari ed, infine, previsione delle entrate potenziali da suddette attività;

3) proposte di design di icone ed immaginette sacre con relativo costo (ovviamente, si guarderanno le proposte più redditizie);

4) elenco dei miracoli che potenzialmente in candidato sa compiere (verrà svolta, per questo, una prova pratica)…

Le proposte più redditizie e convenienti saranno messe in graduatoria…
😉

dinuzzo 56

a proposito di fabbrica di santi e di “serietà” della chiesa di roma nella canonizzazione consiglio di leggere il libro di Giordano Bruno Guerri “povera santa, povero diavolo” sul processo di beatificazione di Maria Goretti. Letto quello capite tutto(se non l’aveste già capito ovviamente!!!!!!!!!!!!!!!)

Il Filosofo Bottiglione

@Carlo
hai ragione, avevo dimenticato questa importantissima categoria di miracoli.
quanto si potrebbe dare al miracolo di superamento della velocità della luce?

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