Solo tre paesi al mondo vietano completamente l’interruzione di gravidanza, e tutti e tre sono in America Latina: El Salvador, Cile e Nicaragua. A Cuba, Portorico, Città del Messico e Guyana l’aborto è autorizzato entro la dodicesima settimana di gravidanza, mentre nel resto del Sudamerica le leggi sono molto restrittive. Tuttavia, nonostante l’offensiva della chiesa cattolica, qualcosa sta cambiando. In Colombia, dopo la depenalizzazione, nel 2006, dell’aborto terapeutico in caso di pericolo di vita per la madre, di stupro o di malformazione del feto, l’opinione pubblica è meno ostile nei confronti dell’interruzione di gravidanza. La conquista più grande l’ha ottenuta il Distretto Federale di Città del Messico, che ad aprile ha legalizzato l’aborto entro la dodicesima settimana. Il 7 novembre 2007 la camera dei deputati dell’Uruguay ha votato un progetto di legge che autorizza l’interruzione di gravidanza per motivi economici, personali o sociali, a discrezione della donna. “Sono passi avanti importanti”, scrive la rivista America Latina en Movimiento, “che danno speranza a tutti gli altri paesi sudamericani. Ma per vincere la battaglia, la questione dell’aborto dev’essere sollevata a livello internazionale”.
America Latina: l’aborto si fa strada
3 commenti
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si ci sono notizie incoraggianti nel resto del mondo, come volevasi dimostrare nel resto del mondo la chiesa non conta niente.
Ma secondo me in Sud america l’opinione è un pò diversa: le classi povere e ignoranti saranno plagiate dai missionari, mentre le classi che conducono una vita normale sono capaci di autonomia
@Daniela
Attenta che in sud america il clero è potente come in Italia e li non hanno il Vaticano.