Sapienza: una lettera di Giorgio Parisi

Siamo lieti di pubblicare questo documento scritto e fatto circolare da Giorgio Parisi, fisico teorico del dipartimento di fisica dell’Università “La Sapienza”, membro dell’accademia dei Lincei e di molte delle più prestigiose accademie del mondo, uno dei 67 firmatari dell’appello al rettore a proposito della visita del papa. Il documento può servire a chiarire alcuni punti stravolti dai media o semplicemente non detti in precedenza, e quindi non arrivati al grande pubblico. Molte reazioni negative sono state causate da una carenza di informazione. L’UAAR invita tutti i suoi navigatori a diffonderlo nella maniera più ampia possibile.

In questi ultimi giorni una lettera scritta a metà di novembre da 67 docenti dell’Università della Sapienza, fra cui il sottoscritto, in cui s’invitava il rettore a riconsiderare l’invito al Papa per parlare all’inaugurazione dell’anno accademico, è finita sulle prime pagine di tutti e giornali.
Non ho seguito, per (forse colpevole) abitudine i telegiornali, ma molti docenti mi hanno scritto per esprimere la loro solidarietà a me e agli altri colleghi “fatti oggetto di un indegno linciaggio mediatico”.

Si è arrivati al punto che con la scusa di difendere il diritto di parola del Papa, che non è stato mai messo in discussione, sono state avanzate proposte di provvedimenti di vario tipo contro noi, fra cui spicca quella di Gasparri, che dichiara ”dopo lo sconcio della Sapienza di Roma ci attendiamo che vengano assunte iniziative per allontanare dall’ateneo i professori ancora in servizio che hanno firmato quel vergognoso manifesto. Questa dimostrazione di intolleranza non può restare priva di conseguenze.” (Ovviamente quest’ultima proposta è del tutto incostituzionale).

Visto il coro di condanna proveniente da tutto il mondo politico, sono convinto che ci sia stata anche una mancanza di comunicazione da parte nostra e che sia opportuno riassumere tutta la vicenda e aggiungere degli elementi chiarificatori. Non vorrei che la scelta del Papa di annullare motu proprio la sua conferenza all’ultimo momento venisse collegata pretestuosamente con la nostra lettera che nasceva in un altro tempo e con altro scopo.

Tuttavia non posso far a meno di notare che quando lo stato abdica al suo ruolo di garante della laicità si crea un vuoto, un vuoto in cui molti cittadini non si sentono rappresentati e corrono il rischio di contribuire al generarsi di polemiche come questa.

Il primo atto è stata una lettera di Marcello Cini pubblicata sul Manifesto il 15 Novembre scorso. Successivamente verso il 20 novembre (attenzione alla data) una sessantina di docenti della sapienza hanno scritto al proprio rettore la seguente lettera (che gli è stata consegnata fisicamente):

Magnifico Rettore,
con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l’intervento di papa Benedetto XVI all’Inaugurazione dell’Anno Accademico alla Sapienza.
Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend: «All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto». Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato
.”

Il rettore non ci ha risposto e poco accortamente è andato avanti per la sua strada. A questo punto per noi (o almeno per la stragrande maggioranza dei firmatari) la questione era chiusa. La lettera è rispuntata fuori nei giorni recenti talmente all’improvviso che alcuni giornali hanno preso un abbaglio ed hanno pensato che fosse stata scritta il 10 gennaio.

C’è stata una reazione popolare di un’ampiezza inaspettata (tremila interventi sul forum di Repubblica. La maggior parte a nostro favore) che a parer mio ha confermato il nostro giudizio che l’invito era incongruo.

La reazione dei lettori dei forum e quella di molti studenti romani mostra chiaramente che c’è una fortissima tensione politica intorno al problema della laicità e che la nostra lettera è stata una scintilla che ha fatto sviluppare un incendio in un bosco pieno di legna secca durante una libecciata.
Non c’è stata quindi dai 67 docenti nessuna forma di prevaricazione verso gli altri colleghi, ma semplicemente l’esposizione di una tesi culturale mediante una dichiarazione fatta nei dovuti modi e tempi.

La riscoperta da parte della grande stampa di questa tesi, a ridosso della visita del Papa, ha aperto su scala nazionale un dibattito che si sarebbe potuto e dovuto fare con maggior calma e senza toni concitati nel mese di novembre. I problemi culturali devono essere discussi pacatemente e se arrivano in maniera clamorosa sui talk show televisivi o sulle prime pagine dei telegiornali, abbiamo un scontro frontale senza che per l’ascoltatore sia possibile afferrare il bandolo della matassa.

Come docente di un’università ritengo mio diritto e dovere interloquire col mio Rettore su chi far intervenire alla cerimonia di apertura dell’anno accademico, che è un momento simbolico per l’inizio del percorso formativo universitario. Mi pare che tutto ciò faccia parte normale della dialettica interna di un’università che deve scegliere chi far parlare all’inaugurazione dell’anno accademico in base a considerazioni di varia natura.

Sono in questo confortato dalle recenti dichiarazioni alla stampa del Direttore del Dipartimento di Fisica, professor Giancarlo Ruocco, che era uno dei destinatari (per conoscenza) della lettera, che afferma che “l’inaugurazione dell’anno accademico, cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa, non sembra essere il giusto contesto per una visita del Papa, o di qualsiasi altra autorità religiosa o politica che non si rapporti direttamente all’accademia. Infatti, insegnare ai giovani è una grande responsabilità che richiede di prescindere in ogni momento dalle proprie convinzioni religiose e ideologiche. La presenza del Papa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico propone invece un’interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi ad ogni percorso della conoscenza. Tale posizione può risultare, come troppo spesso è avvenuto in passato, fonte di censura della conoscenza e non di confronto libero del sapere. In un altro, diverso contesto la visita del Papa alla Sapienza sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse. Nessuno, tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso, o politico che sia, in nome di un laicismo di stato.”

Dal punto di vista politico quest’articolo potrebbe finire qui. Tuttavia fatemi aggiungere un punto marginale, ma per me importante. Nella lettera facevamo riferimento ad una citazione del Cardinal Ratzinger e siamo stati accusati da varie parti (giornali, televisioni e uomini politici) di non aver letto (o di non aver saputo leggere) il testo originale. Questo non è vero. Il testo originale era il seguente:

Nell’ultimo decennio, la resistenza della Creazione a farsi manipolare dall’uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile. Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo. Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne – già nel secolo successivo – elevato a mito dell’illuminismo. Galileo appare come vittima di quell’oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l’Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l’avversario della libertà e della conoscenza. Dall’altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del progresso e della liberazione dell’uomo dalle catene dell’ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell’oscuro Medioevo.(…). Molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione». (…) Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande.”

Come si vede, il cardinale Ratzinger non si distanzia dall’affermazione di Feyerabend, anzi la utilizza per argomentare che Galileo non è stato vittima di dell’oscurantismo della Chiesa. Conclude dicendo di non voler usare questo testo per una “frettolosa apologetica”, ma non ne nega la validità.

Inoltre la citazione di Feyerabend, fatta senza far riferimento alle posizioni teoriche di Feyerabend, stravolge completamente il pensiero di questo filosofo della scienza. Al contrario di quello che sembra da questa citazione isolata, Feyerabend ha sempre esaltato la creatività e l’audacia intellettuale di Galileo; tuttavia si esprime per paradossi e tutta la sua visione è una critica della “ragione”, quindi, nel dire che la Chiesa era da parte della ragione, non sta dando torto a Galileo ma alla Chiesa. Tuttavia un’analisi del pensiero di questo filosofo ci porterebbe troppo lontano.

Giorgio Parisi

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11 commenti

zack

c’è molto che non va nel nostro paese se il signore autore di questa lettera è considerato un intollerante e il papa una vittima.

rossotoscano

questa si che è cultura… Il professor Parisi ha tutto il mio sostegno.

concetto

Nel caso qualcuno l’avesse dimenticato riporto alcuni estratti dalla Costituzione della Repubblica (non delle banane):

Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La chiacchere stanno a zero, bravo professore.

paolo di palma

Il presidente napolitano, in questo caso, ha mancato totalmente di diplomazia evitando di informarsi sul reale stato della controversia tra docenti e rettore, che il prof Parisi ha avuto la pazienza di esporre in questo articolo.
Nel caso invece fosse stato a conoscenza della realtà dei fatti, ha dimostrato di non essere all’altezza del suo compito istituzionale, in forma molto grave.
E’ mai possibile che tra gli ultimi presidenti i soli laici siano stati Pertini e Scalfaro?
Le affermazioni di gasparri dovrebbero prevvedere un iter disciplinare per apologia di fascismo, se le sinistre in parlamento avessero gli attributi.
Da prodi non si poteva pretendere di più, visto che la poltrona conta di più della dignità.
Mussi ???????????????? che delusione!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

ci_acca

Non che ce ne fosse bisogno, ma da appassionato della materia che rappresenta il campo di ricerca del Prof. Parisi, mi piace ricordare che egli rappresenta un immenso orgoglio nazionale, una mente illuminata, uno dei piu’ prestigiosi fisici teorici DEL PIANETA. Purtoppo invece di invitare lui in tv ad insegnare alle nuove generazioni cosa significhi ricerca e divulgazione scientifica, dobbiamo assistere ancora a questi squallidi teatrini in cui mediocri figure politiche strillano e starnazzano come casalinghe isteriche tutti convinti di avere qualcosa di interessante da dire.
Grazie Prof. Parisi, Lei e’ una di quelle persone che mi rende orgoglioso di appartenere alla comunita’ laica e che mi da le energie per continuare questa piccola battaglia verso uno stato davvero democratico.

Drina

Tanto di cappello Prof. Parisi. Al vaticano manca la terra sotto i piedi,si sente sgretolare e ha paura,per questo motivo si comporta così. Quello che mi preoccupa sono i politici…ma è possibile leccare così viscidamente? Si salva solo Rosa nel pugno (che ho votato).

Opus Mei

Una cosa è certa: chi ha definito quei docenti “ignoranti” o addirittura “cretini”, è servito.

Anzi, no, troppo comodo: chi l’ha fatto dovrebbe anche essere condannato a riscrivere 100 volte in bella copia la lettera di Parisi.
Metti che, dai e dai, riesca ad imparare qualcosa …

Professor Cacciari, vuole iniziare lei? 😀

Max A.

Vedo che mi trovo in buona compagnia. In realtà sarebbe molto più ampia se, anche escludendo una probabile maggioranza totalmente indifferente a tutto, apparisse. Invece, sono apparsi, in TV, sui giornali… in Parlamento! quasi solo quelli che, ipocritamente, si sono strappati le vesti per una penosa difesa d’ufficio di chi proprio non ne aveva bisogno, condannando quei quattro sfigati (mi perdonino il termine, non me ne vengono di migliori) che hanno avuto la semplice colpa di esprimere un’opinione.

Soprattutto mi mancava questa esperienza: la censura che viene dal basso, dalla minoranza! avevo sempre visto la censura arrivare da chi ha il potere, dall’autorità (e tralasciamo la realtà dei fatti, ben spiegata da Parisi e da altri, ovvero che non vi è stata alcuna censura: tanto la verità delle cose non importa a quasi nessuno).
D’altronde siamo in un paese in cui si sarebbe visto di tutto, compresi i brogli elettorali organizzati da chi era fuori dalle stanze dei bottoni. Nemmeno in Kenia ci erano arrivati…

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