Uteri in affitto all’estero per far nascere bimbi italiani

Francesca ha perso suo figlio all’ottavo mese di gravidanza a causa di una predisposizione, non diagnosticata, alla trombofilia. Il piccolo è nato morto e una grave emorragia le ha portato via anche l’utero. Barbara, invece, imputa la sua disgrazia a un errore medico in sala parto. «Se il cesareo fosse stato fatto subito — racconta — oggi Tommaso sarebbe ancora vivo». Anche lei, con l’intervento, ha perso per sempre la possibilità di costruirsi una famiglia in modo naturale. Diverso il caso di Sabina: rimasta incinta sette volte, non è mai andata oltre la dodicesima settimana. Sono loro le tipiche surromamme, quelle che per diventare madri hanno un’unica possibilità: ricorrere all’aiuto di un’altra donna che porti avanti la gravidanza al loro posto. Un percorso complicato, illegale in Italia ancor prima della legge 40, ma possibile all’estero dove fioriscono le agenzie che offrono pacchetti «tutto compreso», dall’assistenza legale alla ricerca della portatrice, come viene spesso chiamata la madre surrogata. E non sono poche le coppie italiane, eterosessuali e omosessuali, che si fanno tentare. «Il fenomeno è in crescita esponenziale — spiega Gail Taylor, 39 anni, fondatrice di Growing Generations, l’agenzia californiana nata nel 1996 e dedicata esclusivamente alla comunità gay —. Riceviamo richieste da tutto il mondo. Anche dal vostro Paese. Finora avremo aiutato decine di coppie omosessuali italiane. Per quelle etero, invece, abbiamo fondato nel 2002 Fertility Futures e anche lì i clienti non mancano». Il costo però è quasi proibitivo: «Per uno straniero — spiega Taylor — si aggira tra i 150mila e i 170mila dollari. Il primo appuntamento è gratuito e senza lista d’attesa qui negli States. Altrimenti possiamo venire noi in Italia ma in quel caso bisogna aspettare». […]

L’artcolo completo è raggiungibile sul Corriere 

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9 commenti

San Gennaro

A chi ritiene vero che Donna = contenitore = incubatrice = fattrice la notizia farà piacere.

paul

caro amico, al di là della notizia in sè è sempre questione di libera scelta, e non di imposizione sociale o culturale o ideologica… vivi e lascia vivere…..(niente battute su quest’ultima frese, grazie..)

Keep

non sono contrario a priori ma sono parecchio scettico sull’utero in affitto. Se dopo la gravidanza la donna-incubatrice vuole tenere il bambino o l’altra famiglia non lo vuole più, cosa si fa? Si tratta sul prezzo, si fa rispettare il contratto con la forza o che altro? Sono un po’ casi come questo che mi perplimono.

Pelizza Simone

La dimostrazione che i diktat della Chiesa e gli scrupoli bigotti della classe politica italiana non funzionano. Non si può farlo in Italia ? Lo si farà altrove, magari in condizioni etiche, legali e sanitarie non propriamente “buone”. Alla fine, se non passa la libertà dell’individuo, passa quella del mercato, che è più forte e priva di scrupoli.
Spero che i soloni del Vaticano e i loro reggicoda siano contenti…

Mifepristin

In effetti è paradossale che nell’Italia della CEI, del MPV, di Casini e di Ferrara che ritengono che la donna si debba sottomettere(anzi debba essere sottomessa dalla legge)alla sua funzione di incubatrice naturale nel caso in cui resti incinta contro il proprio volere, sia poi vietato ad una donna che voglia farlo per libera scelta di prestare il proprio utero alla gestazione di un feto altrui.

Mifepristin

GIANNI scrive:

25 Gennaio 2008 alle 08:12
@mifepristin

“nessuno ha diritto di nascere”…neanche Menghele parlava così….
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Infatti, sono sicura che Menghele, vivendo oggi, sarebbe schierato tra i difensori dell’embrione, anche perché che gusto c’è a sopprimere un agglomerato di tessuti privo di sensibilità e di coscienza:la sofferenza va inflitta alle persone già nate, già formate e in grado di apprezzarne in pieno tutta la forza santificante e nel contempo di dare al sadico la maggiore gratificazione possibile.

Adele

a me piacerebbe fosse più facile ricorrere alle adozioni e più facile scindere la maternità dalla gravidanza. a prescindere, decide la donna. punto.

ema

io sono d’accordo con la fecondazione assistita omologa tra coppie sposate o conviventi e anche al criocongelamento degli embrioni che credo la coppia dovrebbe avere la possibilità di decidere se donarli alla scienza o distruggerli…ma non con l’utero in affitto…perche far nascere un bambino in una situazione complessa come quella di avere una famiglia adottiva e una madre naturale quando ci sono tanti bambini in orfanotrofio la cui vita è sconvolta dal fatto di non avere una famiglia???

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