contro nella seduta del Consiglio comunale di ieri sulla mozione di solidarietà al Papa Benedetto XVI per la vicenda della lezione che avrebbe dovuto tenere all’università La Sapienza di Roma. Vicini nella sostanza, ma meno nella forma, i consiglieri di maggioranza e opposizione, non sono riusciti a trovare una formula unitaria e hanno finito per approvare due documenti di solidarietà distinti. Il documento, sottoscritto dai consiglieri Alberto Zelger, Andrea Miglioranzi, Antonia Pavesi, Salvatore Papadia, Ciro Maschio, Milena Tisato, Fabio Segattini, Barbara Tosi, Marco Giorlo e Andrea Sardelli impegna il Consiglio a «esprimere la più viva solidarietà del Comune a Sua Santità Benedetto XVI e trasmettere i segni della più viva disapprovazione dell’accaduto al Rettore dell’ateneo, al ministro all’Università, al Presidente del Consiglio, della Camera, del Senato e della Repubblica». Dopo un tentativo, andato fallito, di trovare una formula trasversale che unisse i pensieri di tutti i consiglieri in un unico documento, Roberto Fasoli (Pd) ha presentato un ordine del giorno in cui si specifica: «Il Consiglio comunale ribadisce il pieno diritto della autorità accademiche a prescindere da ogni valutazione di opportunità, ovviamente del tutto opinabile, ad invitare chi ritenga più opportuno a partecipare a iniziative promosse dall’ateneo, così come ritiene legittima ogni espressione di civile dissenso senza però mai arrivare a impedire, ostacolare o mettere in discussione il pieno diritto di espressione che va sempre garantito a tutti». Una voce fuori dai due cori è arrivata dal consigliere dei Comunisti italiani, Graziano Perini, che ha bollato la mozione e l’ordine del giorno come una «strumentalizzazione del Papa, della religione e della chiesa cattolica». E ha aggiunto: «A coloro che sostengono che l’episodio ricorda le dittature del Novecento, ricordo che in Italia nel Novecento c’è stata una sola dittatura, quella fascista, appoggiata e sacralizzata dalla chiesa cattolica». […]
Il testo integrale dell’articolo di Giorgia Cozzolino è stato pubblicato sul sito de L’Arena
Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento del consigliere Graziano Perini:
Esprimo solidarietà al prof. Marcello Cini che in data 14/11/2007 esercitava un suo diritto costituzionale inviando al rettore della Sapienza una lettera nella quale esprimeva il suo disaccordo sull’invito a Benedetto XVI a parlare in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Esprimo solidarietà ai 67 docenti della Sapienza che, esercitando un loro diritto costituzionale, sottoscrivevano la lettera del prof. Cini e che per questo sono stati attaccati ed offesi.
Esprimo solidarietà alla professoressa Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatrice a vita che ha dichiarato: “Non ho potuto firmare, ma approvo completamente la lettera dei docenti”. Ricordo che la professoressa Levi Montalcini è stata la prima donna ammessa alla Pontificia Accademia delle scienze.
Benedetto XVI ha ritenuto di rinunciare all’invito. Anche lui ha esercitato un suo diritto costituzionale.
Il cardinale Bagnasco ha affermato che le autorità italiane hanno sconsigliato la visita di Ratzinger alla Sapienza. Palazzo Chigi ha risposto che il governo italiano non ha mai suggerito alle autorità vaticane di cancellare la visita. Il ministro Amato ha detto che non c’erano motivi di ordine pubblico.
Esprimo solidarietà alle istituzioni repubblicane contro le falsità di coloro che sostengono, senza attenersi ai fatti, che è stato impedito al Papa di parlare.
Nessuno in Italia è privato del diritto di ascoltare il Papa, come attesta il larghissimo spazio che telegiornali e radiogiornali della Rai gli dedicano.
L’episodio della Sapienza non rappresenta una “deriva antidemocratica”. C’è stato l’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti. A coloro che sostengono che l’episodio “ricorda le dittature del Novecento”, ricordo che in Italia nel Novecento c’è stata una sola dittatura, quella fascista, appoggiata e sacralizzata dalla chiesa cattolica. Ricordate l’uomo della provvidenza?
La chiesa cattolica pretese che nel Trattato del Laterano fosse scritto che la religione cattolica fosse la religione ufficiale dello Stato. Quella sì che era intolleranza.
La Repubblica italiana non ha una propria religione. Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge. Tutte hanno pari dignità e pari dignità hanno i loro esponenti.
Il prof. Veronesi ha ricordato domenica scorsa in televisione che in Italia ci sono dieci milioni di atei, che, tranne gli atei devoti, non riconoscono la guida morale del Pontefice. Una recente indagine ha rilevato che meno della metà degli italiani ha fiducia nella chiesa cattolica. Sono molti milioni gli italiani che non sono d’accordo con Benedetto XVI sulla resurrezione dei corpi, sul maligno, sulla rivoluzione francese, sull’illuminismo, sui diritti dei gay, sull’interruzione volontaria della gravidanza, sull’indissolubilità del matrimonio, sulla moralità della convivenza anche senza matrimonio e su mille altre questioni.
Certo, vi sono anche milioni di italiani che riconoscono la guida morale del Pontefice, ma non si può trasformare una parziarietà in una totalità.
In nome della laicità, dei diritti costituzionali sopra richiamati, della verità dei fatti, del rispetto di tutte le concezioni del mondo e della loro pari dignità, dichiaro di votare contro la mozione che è stata presentata, la quale a mio avviso rappresenta una strumentalizzazione del Papa, della religione e della chiesa cattolica.
Ma un consiglio comunale deve perdere tempo per queste sciocchezze!
Poveri veronesi…
avete presente chi è il sindaco di Verona?
@piersky
quando posso vado al consiglio comunale della mia città, governata da più di 10 anni dalla destra,
in un consiglio comunale , era quasi mezzanotte, il pubblico si era ridotto vinto dalla stanchezza dopo ore di discussioni su fumisterie assurde, un esponente della maggioranza prende la parola, cito a memoria ma sono pronto ad esibire i verbali, e dice “adesso che il pubblico è diminuito possiamo parlare di cose importanti” ovvero una variazione di bilancio di qualche milione di euro. Ecco come interpretano l’agibilità democratica alcuni partiti.
La chiesa si è prestata ad una strumentalizzazione politica ad opera della destra che presenta queste mozioni ormai ovunque nel chiaro intento di sfillacciare ulteriormente la già sbrindellata coalizione di centrosinistra. C’è solo politica e nessuna spiritualità in tutto questo, checchè ne dica Bagnasco, e visto che chi tace acconsente ne deduco che la chiesa ha fatto una scelta di campo ben precisa: A DESTRA TUTTA. Sempre dalla parte del più forte e della tendenza del momento, in perfetta coerenza con la propria storia e con i propri interessi economici, con buona pace dei poveri (siano essi di spirito e/o di portafoglio).
Per l’amministrazione comunale di Verona la religione cattolica è ancora la religione ufficiale dello Stato. L’ipocrisia ed il conformismo clericale pervadono la città, anche se vi sono singoli e gruppi che non si adeguano. Il circolo UAAR è un punto di riferimento nella resistenza contro la sopraffazione clericale. In consiglio comunale l’unica voce che si leva in difesa della laicità delle istituzioni è quella di Graziano Perini. Siamo orgogliosi che Perini sia socio dell’UAAR e che collabori attivamente con il circolo.
A Verona sembra non sia ancora chiara la distinzione fra pubblico e confessione religiosa.
Ci può essere tanta buona volontà da parte di un’amministrazione comunale nel suo agire, ma se mancano le basi fondamentali su cui costruire un “buon governo” della cosa pubblica, il rischio è di ripercorrere errori passati e di vanificare molte conquiste inerenti direttamente o indirettamente ai diritti dell’uomo.
A mio avviso, si tratta di un problema culturale di fondo che non permette un sereno dibattito su queste tematiche.
Purtroppo, stiamo sempre a discutere di cose che dovrebbero ormai essere assodate e far parte del patrimonio di ogni forza politica che si propone alla guida della società.
Ricordo, in ogni caso, che tutta questa “devozione” ostentata dagli organi pubblici esiste perchè la religione destinataria di tanto amore si conforma come un potere forte: politico, economico e sociale.