Il quotidiano “La Stampa” riporta la notizia del declino di “Famiglia Cristiana”, il settimanale più diffuso e più letto del mondo cattolico (vedi: “Tramonta l’Eta dell’Oro di Famiglia Cristiana”). Si potrebbe avere la tentazione di festeggiare ma… Famiglia Cristiana è pur sempre stata un potentissimo strumento di comunicazione e di proselitismo per decine di anni e difficilmente cadrà nell’oblio nel giro di qualche mese. Il gatto, quindi, è ancora piuttosto lontano dal sacco. Piuttosto, questa notizia può essere di stimolo per qualche riflessione che ci riguarda direttamente.
I Miracoli quotidiani del Consenso
Famiglia Cristiana è un esempio vivente di cosa possa produrre, nei fatti, un consenso vasto e diffuso. La presenza di centinaia di migliaia di chiese, diffuse in ogni angolo del paese, e di milioni di Fedeli, ha creato un mercato, vasto e molto ricettivo, per l’editoria Cristiana/Cattolica. Che questo mercato esista è un fatto noto e largamente sfruttato dal mondo editoriale. Non solo esistono case editrici specializzate in questo (discutibile) tipo di pubblicazioni ma, addirittura, il mercato editoriale “mainstream” ne risulta pesantemente condizionato. Autori come Susanna Tamaro devono il loro successo proprio alla loro capacità di “entrare in risonanza” con la “sensibilità” di questo pubblico. Le virgolette intorno a “sensibilità” sono dovute al fatto che questa sensibilità si esplica soprattutto in un perverso amore per i luoghi comuni e per il moralismo di bassa lega. Mi risulta quindi difficile considerare la sensibilità dei lettori di “Va dove tiporta il cuore” in modo analogo a quella che muove i lettori di, per esempio, “L’uomo che cadde sulla Terra” di Walter Tevis.
Questo mercato editoriale “cattolico” ha, ovviamente, un enorme valore economico e, altrettanto ovviamente, crea a sua volta un vasto bacino di consenso. Il suo valore economico muove appetiti che hanno ben poco a che fare con il Cristianesimo. Non sono rari i casi in cui le gerarchie ecclesiastiche si spendono a favore di questa o quella pubblicazione, a tutti i livelli. Sarebbe interessante, ad esempio, sapere quanti milioni di euro, provenienti dai fondi statali per la Stampa, finiscono nelle casse di questi editori cattolici (e sarebbe interessante confrontarli con i finanziamenti che arrivano a case editrici “di sinistra”, della “sinistra radicale” e del mondo ateo/agnostico). Il consenso che crea, a sua volta, questo enorme mercato editoriale è tale da influenzare la vita politica del paese. Basti pensare alla capillare penetrazione nelle famiglie italiane che proprio Famiglia Cristiana riesce a garantire alle idee delle gerarchie ecclesiastiche in tema di divorzio, aborto, adozione, ricerca scientifica e via dicendo.
Per costruire un consenso così vasto e diffuso come quello che sostiene Santa Romana Chiesa ci vogliono ovviamente molto tempo, molti soldi, molti strumenti e molti “operatori” (Sacerdoti, Preti, Suore, etc.). I Cristiani hanno cominciato a lavorare al loro “meccanismo di comunicazione di massa” circa 2000 anni fa e da allora hanno investito in esso praticamente tutte le loro risorse (le Religioni consistono essenzialmente in questo). Non c’è quindi da stupirsi del loro successo.
C’è però da imparare qualche lezione o, quanto meno, da fare qualche riflessione.
Il Caso EUFIC
Da un paio d’anni, sono abbonato a “Food Today”, la newsletter cartacea che EUFIC spedisce gratuitamente a chi ne fa richiesta. EUFIC è una fondazione scientifica, senza scopo di lucro, che tenta di divulgare informazioni fondate e scientifiche sulla sicurezza alimentare. Food Today è un semplice foglio di carta formato A3, piegato in due, in modo da ottenere un minigiornale composto da 4 pagine A4. Contiene un paio di brevi articoli e qualche immagine. Viene spedito a casa, per posta, ogni due mesi. La sua utilità non è tanto quella di trasmettere delle informazioni. Non c’è fisicamente lo spazio per questo. Piuttosto, serve a far conoscere EUFIC, il suo sito web (molto più interessante della newsletter) e le sue attività.
Food Today è interessante perchè mostra chiaramente come vengono affrontati dalle fondazioni di alto livello alcuni classici problemi della comunicazione: la difficoltà di accesso ai media, la dispersione dei lettori tra i vari media e la difficoltà di creare una audience ricettiva.
Non tutti frequentano Internet ed il Web. Solo pochi di questi fortunati incappano, per un motivo o per l’altro, nelle informazioni che si desidera far conoscere. Per questo è fondamentale avere un mezzo di comunicazione alternativo rivolto a coloro che ancora non conoscono la fondazione (non ai soci). In altri casi, questo mezzo può essere la TV o la Radio (si pensi a Radio Maria, ad esempio) ma i costi di gestione di questi canali sono normalmente proibitivi per una piccola fondazione. Per questo motivo, molte fondazioni e molte aziende stampano e distribuiscono una newsletter od una “company magazine” cartacea studiata appositamente per fare opera di proselitismo (si, proprio “proselitismo”. Non bisogna vergognarsi delle parole). Anche Famiglia Cristiana è nata in questo modo, decenni fa.
Una cosa che però non poteva fare Famiglia Cristiana, fino a qualche anno fa, era incanalare i suoi lettori verso uno strumento di comunicazione molto più ricco, potente, flessibile ed economico della carta: un sito web. Come avrete notato, praticamente tutte le pubblicazioni cartacee di oggi citano in bella vista il sito web del loro editore. Quello, il sito web, è il vero strumento di comunicazione. La newsletter cartacea è soltanto un volantino con cui si cerca di farlo conoscere. Anche Food Today funziona in questo modo.
Una newsletter come Food Today ha anche un’altra funzione: permette di mettere in circolazione, anche tra i non-internauti, alcune “pillole” di informazione che il lettore deve conoscere prima di poter essere interessato alla lettura del resto. Nel caso di Food Today, queste pillole sono frasi come “Vengono effettuati controlli sistematici sui cibi. (Volete sapere quali?)” oppure “Non è sempre vero che mangiare olii e grassi fa ingrassare. (Volete sapere perchè?)”. Queste briciole di informazione si chiamano “memi” e sono fondamentali per creare quella sensazione di “già sentito” che mette la mente nella giusta disposizione per l’ascolto (curiosità di approfondire e sensazione di poter dominare le risposte).
Personalmente, credo che dovremmo imparare qualcosa da questo esempio.
Siti Web e Social Networking
Al giorno d’oggi, la comunicazione “vera”, quella che richiede molte parole, molte immagini, magari anche molta discussione per essere acquisita e digerita, viene fatta da tutti attraverso il web. Non c’è strumento migliore di questo, nemmeno la TV. La TV, infatti, ha il difetto di dover essere stupida e divertente. Non può permettersi di non esserlo perchè deve competere con il trash degli altri canali, nettamente più digeribile. Non è quindi lo strumento adatto per fare discorsi seri.
Sul web è possibile parlare di cose che, in TV, farebbero addormentare anche un bambino di 5 anni (i genitori sanno di cosa parlo…). Sul web, le cose più controverse possono essere facilmente approfondite, discusse e digerite. Per questo motivo il web convince e fidelizza (anche senza ricorrere a sporchi trucchi da comunicatore).
L’ultima frontiera del web, come saprete, sono le community, cioè il cosidetto “social networking”. Queste community, quando non sono “pilotate” dall’esterno, si comportano come veri e propri gruppi fisici di persone, con le stesse dinamiche e la stessa coesione. Inimicarsi una community web è esattamente come inimicarsi un sindacato. E se la community è grossa, sono guai seri.
Non è certo un caso che anche Famiglia Cristiana abbia il suo bravo sito web (vedi: http://www.famigliacristiana.it/) e che questo sia al centro del progetto di rimodernamento delle edizioni San Paolo. Non mi stupirei affatto se i nostri amici cattolici iniziassero anche a fare uso di tecnologie di social networking come MySpace, Ning, Facebook, WordPress e simili.
L’Ateo
Come noto, l’UAAR ha una sua pubblicazione, l’Ateo. L’Ateo, tuttavia, è qualcosa di molto diverso dalle pubblicazioni di cui abbiamo discusso finora.
In primo luogo, è destinato agli iscriiti UAAR. Questo vuol dire che serve come strumento di informazione e di scambio interno ma che ben difficilmente potrà mai raggiungere nuovi lettori. In secondo luogo, è una “company magazine” di tipo piuttosto impegnativo: molto testo, qualche vignetta, livello culturale e filosofico solitamente molto elevato (per fortuna!). Questo vuol dire che difficilmente può essere letto mentre si aspetta di entrare dal dentista.
Personalmente credo che, come soci ed attivisti UAAR, dovremmo cominciare a riflettere sulla opportunità di affiancare all’Ateo una pubblicazione più adatta alla diffusione verso simpatizzati, organizzazioni e strutture esterne che, per varie ragioni possono accogliere un messaggio del genere. Poter disporre di uno strumento più agile e politicamente più “morbido” de l’Ateo, cioè di qualcosa di simile a Food Today, potrebbe essere una carta vincente in questa lotta per la nostra fetta di attenzione dei lettori (di questo, in fondo, si tratta).
Potete dire quello che ne pensate usando i commenti qui sotto.
WordPress
Curiosamente, il mondo “razionalista” fa un uso abbastanza limitato di Internet per comunicare con gli altri. Che la maggior parte della gente usi il web solo per vedere le partite di straforo può anche essere fisiologico ma certo fa riflettere.
Al giorno d’oggi, basta collegarsi a http://wordpress.com , fornire un indirzzo di posta elettronica ed una password per creare un blog. Il blog in questione è facilissimo da usare e può essere facilmente reso “bello”. Perchè allora, molta gente, che pure ha chiaramente molto da dire, non ne approfitta? Questo è particolarmente vero per i nostri siti periferici e per i nostri simpatizzanti. Solo una parte di loro fa sentire la loro voce sul web. Questo è un peccato.
Più siti “razionalisti” ci sono, più è facile imbattersi in essi. Più articoli diversi ci sono, più è facile imbattersi in essi. Più ci si imbatte in queste cose, più la nostra voce diventa udibile. Più riusciamo a farci sentire e più difficile diventa ignorarci.
Conclusioni
Prima che vi precipitiate da Toys a comprare la scatola del Piccolo Chimico e tentiate di sintetizzare la nitroglicerina in salotto, lasciatemi dire un paio di cose. Una newsletter od un sito web, anche se modesti ed a circolazione limitata, sono pur sempre “comunicazioni a mezzo stampa” e come tali vanno trattate. Se offendete qualcuno, o ve ne prendete gioco in modo inadeguato, è facile ricadere nel reato di ingiurie. Se divulgate informazioni dannose per qualcuno, potreste cadere nel reato di diffamazione. E questo non dipende dal fatto che le informazioni siano più o meno vere ed esatte. Si può diffamare qualcuno anche dicendo cose vere e dimostrabili. Oltre a questo, certe strategie di comunicazione sono, per l’appunto, strategie e quindi vanno definite e concordate a livello strategico (cioè con la direzione nazionale).
Detto questo, sappiate che se volete mettere in piedi la vostra newsletter o il vostro sito web, potete contattarmi liberamente agli indirizzi in calce. Sarò lieto di raccontarvi il poco, o il tanto, che so di questo “mestiere”. Nel frattempo, vi consiglio comunque di leggere i seguenti due libri. Fanno bene allo spirito, qualunque sia la vostra predisposizione nei confronti di questi argomenti e qualunque sia la vostra professione.
(Fate click sui link per vedere le schede descrittive)
Alessandro Bottoni
alessandro.bottoni@infinito.it
alessandrobottoni@interfree.it