Nasce il network dei monasteri “Per un piccolo business religioso”

“Vi esorto a considerare le vostre abbazie e i vostri monasteri come dei luoghi di cultura e di tradizione, e non come piccole imprese. Struttura, organizzazione ed economia sono necessarie anche nella Chiesa, ma un monastero è soprattutto un luogo di forza spirituale”. Così parlò Benedetto XVI lo scorso settembre a frati e suore.
Non c’è da meravigliarsi, quindi, se si sente parlare di religiosi che producono artigianalmente articoli di vario tipo (dagli alcolici alla lingerie) e li pubblicizzano su internet tramite un marchio, l’associazione Monastic, www.monastic-euro.org, che garantisce sulla qualità dei prodotti e li veicola su cataloghi specializzati. Questa onlus ha sede in Francia e, fondata nel 1989, conta tra i propri iscritti oltre 220 monasteri di tutta Europa, tra cui anche due italiani, per un incasso annuo di circa 70.000 euro.
Monastic. org ha creato in questi anni una vetrina virtuale, dove gli acquirenti possono effettuare ricerche in base al prodotto o alla nazione, ottenendo i recapiti dei monasteri che producono l’articolo richiesto. Nella maggior parte dei casi si può anche ordinare direttamente dal web: i siti delle singole comunità religiose sono collegati con link al sito dell’associazione e, tramite un form, permettono di effettuare ordini. […]

Fonte: Repubblica 

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5 commenti

Aldo Grano

Vi scandalizza? A me dispiace solo che la maggior parte dei monasteri abbia abolito da decenni le proprie officine (vedi Camaldoli) appaltando a ditte esterne la produzione. Quando ero ateo ogni tanto compravo questi prodotti dei monaci. Ora non più, ma proprio perché più che un business sul religioso lo considero un falso.

cartman666

Caro aldo se ci pagano le tasse non mi scandalizza per nulla, ma su queste attività hanno una bella deduzione del 50% dell’Ires, su cui l’Unione europea sta facendo la sua indagine.
E’ bene che si abituino a trovarsi un lavoro serio, anziche’ stare a pregare.

chiericoperduto

Non è questo lo scandalo maggiore della chiesa..mi pare che tutto sommato si parli di un giro di affari modesto rispetto alle spese necessarie alla vita quotidiana di diversi monaci e per la manutenzione del convento.
Quindi lo “scandalo fiscale” può essere piuttosto limitato, mi pare piuttosto una presa in giro se i prodotti vengono appaltati all’esterno e poi etichettati come prodotti monastici.
Monastic infatti, da quel che si desume, garantisce la qualità del prodotto, non indica chi l’ha prodotto e tantomeno i frati lo riportano in etichetta (crollerebbe il businness!).
In verità non capisco la necessità di appaltare all’esterno i prodotti: i frati se non coltivano vigne per produrre vini e grappe, non lavorano più nelle loro officine per fare prodotti artigianali, cosa fanno tutto il giorno??

lulalle

…sarei proprio curioso di vedere la lingerie prodotta dai monaci 🙂

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