Una fede auto-consolatoria

Devo ammettere che il “grande intellettuale”, il “fine teologo” Benedetto XVI non finisce ogni giorno di stupirmi. Oggi tocca alle parole riportate da Alice Notizie, che il papa avrebbe pronunciato al termine di una cena di ieri sera:

“In questi giorni ho avuto la visita ad limina dei vescovi greco-cattolici dell’Ucraina. Soprattutto nella parte orientale, a causa del regime sovietico più della metà del popolo si dichiara agnostico, senza religione. Ho detto loro: che cosa fate, come si comportano, che cosa vogliono? E tutti i vescovi dicono: hanno una grande sete di Dio e vogliono conoscere, vedono che così non possono vivere. Quindi, anche con tutte le contraddizioni, resistenze, opposizioni, la sete di Dio c’è”.

Il primo problema, non da poco, è che nei paesi ex comunisti dove lo stato non ha pubblicamente sostenuto il ritorno della religione, la percentuale di non credenti è addirittura aumentata dopo il 1989: dimostrando, una volta ancora, che le religioni prosperano laddove ci sono governi che le impongono. Ma c’è un secondo problema: il papa parla qui di cittadini che si proclamano agnostici perché, sembrerebbe, una volta (vent’anni fa!) “c’era il comunismo”. Così dicendo, il papa ammette che qualunque ideologia, anche se “falsa” (parole del papa stesso), può attecchire profondamente nelle coscienze – e questo ragionamento, ci consenta Benedetto XVI, lo condividiamo, ma vogliamo allargarlo anche alle ideologie religiose. Se il suo ragionamento filasse un poco, i giovani dovrebbero essere più credenti degli anziani, mentre invece accade il esattamente il contrario.

E allora su quali evidenze basa il suo ragionamento Ratzinger? Sulle parole dei suoi vescovi. Un po’ come se un imprenditore chiedesse ai suoi venditori perché le vendite sono così basse, e costoro gli rispondessero che sì, non ci sono clienti, ma il prodotto in fondo in fondo piace, l’abbiamo sentito al bar. Un buon imprenditore, a quel punto, cambierebbe il prodotto e/o i venditori: Ratzinger, tuttavia, essendo il pessimo imprenditore (Dio ce lo conservi a lungo) di un’impresa in declino non può fare né una cosa né l’altra. E allora, ancora più incredibilmente, sembra prendere per buone le parole dei vescovi.

Nel corso dei secoli, tanti filosofi hanno sostenuto la tesi che la religione fosse una forma di auto-consolazione per gli esseri umani, una sorta di placebo per affrontare le sofferenze della vita e la paura della morte. Ratzinger è tuttavia andato oltre: qui siamo alla religione placebo di se stessa.

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23 commenti

Bruno Gualerzi

Povero popolo russo che, nel corso della sua travagliata storia, in tempi recenti ha visto sostituire il pope col commissario politico, cioè col suo omologo laico, e lo zar con Stalin, cioè un ‘Piccolo Padre, con un altro Piccolo Padre… in altre parole sempre costretto a subire un dominio religioso, magari illudendosi che una sorta di ateismo di stato più o meno ufficializzato non fosse ciò che invece era, cioè un’altra forma di religione.
Che però ha potuto scrollarsi di dosso – sia pure pagando il salato prezzo di sempr -, tutto sommato in fretta in quanto di questa seconda religione, che prometteva una sorta di paradiso in terra, ha potuto verificare dopo un paio di generazioni tutta l’illusorietà, mentre di quell’altra, essendo il premio promesso rimandato a dopo la morte, può sempre tornare a subire il fascino consolatorio in quanto non verificabile su questa terra. Mentre ad alimentare la ‘sete di Dio’ sono tornati – non si sa con quanto successo, ma tutto sembra cospirare per renderlo possibile – gli ‘assetatori’ di sempre.

pdp

Si sono molto daccordo con Raffaele Carcano.
Sul fatto che la finezza del teologo che sforna quotidianamente pensieri modellati con l’acetta, sul fatto che, per quanto le sue stomachevoli uscite mi facciano a volte ribollire il sangue, non posso che ringraziare il suo spirito santo che ha illuminato i cardinali nel conclave, e l’ha scodellato come papa della santa romana chiesa. Come gia osservato in altre occasioni, confortato dagli ultimi sondaggi Eurispes, che danno la credibilità della chiesa cattolica per la prima volta negli ultimi cent’anni in caduta libera, un simile personaggio non può che portare acqua al mulino della causa atea.
Lungi dal gioire per la possibile fine di una tradizione, se pur ferocemente sanguinaria come quella che la religine cattolica è stata lungo i secoli della sua esistenza, confido in una apertura d’occhi da parte del popolo credente, che consenta agli stessi di discernere tra il bene che esiste anche nel pensiero cristiano, ed il male dello stesso pensiero insito nelle false citazioni dogmatiche che bloccano l’evoluzione in senso planetario, tarpando la gioia di vivere, i processi di pace, il desiderio di fratellanza che alberga in tutti gl’uomini di buona volontà non divisi da qualsivoglia casacca di appartenenza.

Azathoth

ricordo male, o anche a Mussolini i suoi subalterni dicevano che andava tutto bene, e poi è andata com’è andata?

Massimo

Ratzinger e il clero più in generale sa benissimo quanto il regime conti, per impori alle coscienze.
Perché mai altrimenti battezzerebbero i bambini appena nati e (im)porrebbero l’insegnamento della religione cattolica a partire dall’asilo?
Il fatto è che la libertà delle coscienze è l’ultima cosa che hanno in mente il clero e i clericali di regime.

Silesio

“… hanno una grande sete di Dio e vogliono conoscere…” Di quale dio hanno sete, visto che di divinità ce ne sono state, e ce ne sono tutt’oggi, più d’una? E che dire di quelle culture che non hanno questa parola nel loro vocabolario per cui non si riesce a spiegare loro che cosa si intenda per “dio”? Come traducono “dio” di Abramo, Isacco e Giacobbe in cinese? Fanno un ideogramma con una grande barba e un triangolo in testa?

valerio

Potrei condividere in toto l’editoriale qui riportato se l’autore (purtroppo non è firmato) mi dimostrasse che l’epoca che stiamo vivendo è un’epoca florida sia da un punto di vista culturale che sociale.
Non mi sembra invece che la nostra civiltà stia attraversando una sorta di neorinascimento, anzi, mi sembra che sia esattamente il contario.
Sì, è vero, le chiese sono vuote, ma lo sono anche i teatri, le librerie e tutti i luoghi deputati alla crescita culturale.
Con questo non voglio certo dire che una chiesa sia un luogo in cui si produce cultura, per carità.
Quello che mi permetto soltanto di dire è che stiamo attraversando un periodo abbastanza oscuro della nostra civiltà.
Una civiltà orientata all’esclusivo consumo di qualsiasi cosa e di qualunque persona, una civiltà deresponsabilizzata e culturalmente in declino.
Il fatto è che non sta dilagando l’agnosticismo (àgnòstos), che in sè è una posizione di tutto rispetto, ma una più semplice e pericolosa svogliata indifferenza qualunquista di sè e dell’altro.
E quello che più mi irrita, anche se ormai l’età mi permette di essere abbastanza ironico ed autoironico, è che si continua tenacemente e cocciutamente a identificare la chiesa cattolica, e principalmente B16, col male dei mali.
Lo dico da laico, totalmente laico: se proprio non possiamo fare a meno della concezione schmidtiana (che brutta parola 😉 )di amico-nemico, almeno cerchiamo di individuare il nemico vero.

Daniela

per valerio,
l’autore è raffaele carcano.
A mio modesto parere non è vero che questo è un periodo oscuro, anzi si stanno affermando una serie di diritti dei gay e delle donne in molte parti del mondo, si comincia a parlare di eutanasia, di testamento biologico.
I libri si continuano a leggere, internet è diventato un formidabile strumento di cultura, la società è in fermento, è in continua evoluzione, solo che a molti che guardano al futuro ed una società fondata sull’individuo, sui suoi bisogni, sui suoi diritti e sulla sua felicità se ne contrappongono altri, di chiaro stampo reazionario, e la chiesa cattolica è una di questi.
La chiesa cattolica sta conducendo una chiara lotta contro la scienza e la donna, che più pressante non si può,e mi fa davvero specie che certe persone non vedano la pericolosità di queste posizioni che vogliono imprigionare e sottomettere, che non hanno nulla di propositivo da offrire nel campo delle idee ne nel campo del pratico.

lacrime e sangue

@Valerio
Le librerie non sono vuote (dei teatri post-modernisti non m’interesso), anzi oggi pomeriggio ho dovuto sgomitare per arrivare alla sezione dove c’erano Sergio Romano e Dawkins… Perfino nella mia cattolicissima città “basabanchi” (= bacia-panche religiose).
Si stava meglio quando l’inquisizione sfondava le porte delle case per portar via la gente da bruciare? Quando avere il “nuncius sidereus” in casa ti costava la vita? La chiesa non garantiva più cultura, ma teneva uniti attraverso il terrore: terrore di essere diverso, terrore di parlare/pensare in modo sbagliato, terrore di non avere più l’appoggio del proprio gruppo sociale, la scomunica che equivaleva ad una sentenza di morte. Il terrore impedisce di pensare.

Oggi, il problema non sono le persone egoiste, ma il modo in cui lo diventano: la deresponsabilizzazione, il mancato riconoscimento di un rapporto di causa-effetto. E’ diverso dal mondo di 1984, è qualcosa di più sottile: schiavitù alla multinazionale, alla merce. Ma noi facciamo questo mondo e dovremmo diffondere la conoscenza e spazzare via l’ignoranza sui meccanismi omologanti del marketing.

Comunque, l’uomo sbaglia sempre, pertanto non esistono solizioni per un mondo perfetto. L’unico mondo perfetto è quello senza l’uomo.

Roberto Grendene

@ Valerio.

Questo e’ un blog che ha a che fare con gli scopi dell’uaar.
Abbastanza logico che, tra le cause che ostacolano il raggiungimento di tali scopi, sia spesso citata la posizone delle gerarchie ecclesiastiche.
Anche in questo contesto, a mio avviso, non sono loro “il male dei mali”.
L’avversario peggiore per il raggiungimento di una laicita’ concreta e’ il clericalismo delle istituzioni (dal presidente della Repubblica, all’arco parlamentare, fino al piu’ semplice funzionario comunale.

Ciao
Roberto Grendene

gianfranco

@valerio
Secondo me fa invece più spettatori il teatro a pagamento che le chiese gratis…
Se provassimo a far pagare 40 euro a biglietto l’udienza papale vediamo se fa più spettatori di un concerto di Vasco Rossi…
Vasco Santo Subito.

Ernesto

Valerio ha ragione. L’Italia in particolare è in crisi generale, per colpa della classe politica e tanto per cambiare soprattutto di Berlusconi, con le sue becere tv e la sua azione poltica-ideologica tutta fondata sull’esaltazione del non-rispetto delle leggi. Il ritorno alla religione è una conseguenza della situazione politica e culturale ed è cambiando il sistema politico (monopolio televisivo compreso) che si risolverà il problema dell’ingerenza cattolica nello stato.

Ernesto

Invece non sono del tutto d’accordo con Carcano.
Ratzinger non sta dicendo che ideologie false possono attecchire facilmente fra la popolazione. Sta sostenendo esattamente il contrario! Lui dice che anche fra la gente indottrinata con l’ateismo di stato rimane “la sete di Dio”, cioè un desiderio naturale (secondo lui, con il suo solito linguaggio) di avere la Verità.

Toptone

C’è qualcosa che non mi quadra molto nel discorso di Valerio. E cioè che ormai sia tutto un cupio dissolvi.

Direi di non confondere questo Paese miserabile con TUTTA la civiltà occidentale. Non mi sembra che nel resto dell’Europa (e specie nei Paesi scandinavi), in Oceania e finanche negli USA ci sia aria da fine del mondo e lo Stato sia marcio fino al midollo.

Come dico sempre, brutta cosa per gli italiani parlare solo italiano. Ai più il ‘villaggio globale’ esterno è precluso, a meno che la notizia non venga tradotta e servita al tiggì da RAI o Melmaset, a seconda del loro comodo.

Visto da ‘fuori’ questo Paese sembra un’enclave troglodita in mezzo ai grattacieli di vetro.

Bruno Gualerzi

X Valerio
Io sono ateo, ed ho anch’io una visione piuttosto pessimistica del futuro dell’umanita… ma per me il nemico vero è proprio la religione, la cultura religiosa, in qualunque modo si manifesti. Quando ci si aliena sempre in qualcosa d’altro per esorcizzare la fatica di vivere… in primis le religioni, ma poi tutti quei surrogati delle stesse che sono le ideologie quando sono vissute con lo stesso fideismo… ebbene è allora che l’unica vita di cui si dispone perde la sua vera e unica consistenza e si è disposti a gettarla via senza troppi rimpianti. E anche il cosiddetto consumismo è solo un modo per accedere ad un’abbuffata che ci permetta di non pensare… e ci rende disponibili, quando sopraggiunge la nausea e ci coglie impreparati, ad aggrapparsi al presunto salvagente di sempre, alla mamma metafisica: l’aldilà.
Cioè poi ai suoi guardiani costituitisi in casta per ‘sfruttare’ – magari anche in buona fede, convinti davvero di offrire un’ancora di salvezza – l’occasione.

Enrico Greco

Io sono abbastanza daccordo con valerio… Nel nostro paese non si fa di certo cultura.. Non almeno sfruttando tutte le possibilità che potrebbero esserci. Il problema è che il 98% della popolazione italiana (voglio essere ottimista con le percentuali) è dipendente dalla TV e dalla pubblicità. Ormai l’ “anticultura” (o se vogliamo essere più precisi possiamo dire pure “distrazione culturale”) offerta da riviste spazzatura, televisione demenziale, pseudo-musica da discoteca hanno preso il sopravvento rispetto ai contenuti offerti dai libri (quelli veri) ed ai teatri… Ovviamente la chiesa cattolica dà una mano cercando di eliminare quel che resta di cultura scientifica nelle scuole dove evoluzionismo e creazionismo vengono posti sullo stesso livello e a volte il secondo riesce persino a prevalere sul primo (NEL 2008!!).

Ancora non ho nemmeno 19 anni, ma mi vergogno della mia generazione, fatta per la maggior parte di persone che non sanno come si usa il proprio cervello, ma stanno sempre attente nel cercare di emulare al meglio tizi come Fabrizio Corona e gentaglia di simil rango.
E le cose non cambieranno perchè questo è il terreno fertile per far attecchire qualsiasi bugia religiosa.

valerio

Grazie per le risposte e in modo particolare a Roberto Grendene che spero di conoscere personalmente l’11 febbraio a Casalecchio, contando di avere conferma dell’incontro a cui parteciperò molto volentieri.
E partendo proprio da Roberto dirò che personalmente guardo con spirito critico sia il clericalismo che l’anticlericalismo. Per me sono le espressioni riduttive e i distorcimenti della fede e dell’ateismo degni entrambi di massima attenzione e considerazione.
Daniela, intendiamoci, non era mia intenzione essere catastrofista e se lo sono apparso chiedo venia.
Il mondo è sempre andato avanti. è progredito, anche nei periodi “bui” o di decadimento culturale, pensa solo, per fare un piccolissimo esempio, all’immagine che Benigni ha fatto del medioevo, tutt’altro che buio.
Quindi sono il primo a salutare con favore certe conquiste di civiltà, abbiamo già avuto modo di parlarne nei giorni scorsi, e sono talmente ottimista che ho motivo di ritenere che si possano fare dei notevoli passi in avanti tenendo però presente che il clima deve sempre essere quello del dialogo e del rispetto reciproco: la guerra fa solo vittime.
Detto questo, non si può però negare che la nostra civiltà occidentale, e non è solo una questione italiana, stia vivendo un momento di profonda crisi di valori di riferimento.
Il consumismo, fagocitando le grandi ideologie sociali del passato, ci ha fatto credere che l’individuo basti a se stesso sradicandolo dalla sua storia.
Per il consumismo quello che conta è l’oggi, forse il domani, ma senza pensarci troppo, tanto puoi sempre pagare a rate; il passato non serve più, è roba morta.
Una civiltà senza passato, senza radici, è destinata a soccombere.
Toptone mi fa presente che in certe altre parti del mondo si vive molto meglio. Può darsi, non lo metto in dubbio, ma sinceramente a me pare che i problemi che abbiamo noi li abbiano anche i francesi, gli inglesi e i tedeschi. Gli spagnoli sono un caso a parte perchè stanno vivendo un periodo di rigoglio economico, iniziato una ventina di anni fa, in grado di mascherare ancora i problemi di fondo a cui faccio riferimento.
Per i paesi scandinavi, permettimi di dire “no grazie”, per il momento non ho ancora bisogno di rimpinzarmi di antidepressivi e mi basta e avanza la loro produzione cinematografica.
L’america la si ama, o la si odia o la si sopporta…io faccio parte della terza categoria.
Qualsiasi impero, civiltà o semplice regno è finito senza rendersi conto di essere un malato terminale.
Quello che vorrei semplicemente ribadire è il timore di trovarci in una sorta di Versailles ai tempi di Luigi XVI.
Insomma, per non farla troppo lunga, il pericolo vero è il fondamentalismo che si sta propagando senza che ce ne accorgiamo.
Personalmente mi tengo ben stretti il mio B16, il mio Bagnasco e il mio Ruini…bazzeccole rispetto al “nuovo” che avanza.

Bruno Gualerzi

Caro Valerio, per alcuni (come per me) essere atei non significa tanto essere anticlericali, ma essere soprattutto contro ogni forma di religione, sia in senso proprio (le cosiddette religioni positive) sia nella forma di succedanei delle stesse (le mitologie, le ideologie), in quanto alienanti, cioè tendenti a proiettare sempre l’uomo al di là di una condizione umana che, essendo difficile da accettare, porta a cercare ovunque ‘consolazione’. Da cui frustrazioni tanto più devastanti quanto più si era ritenuto di avere finalmente trovata la soluzione alla fatica di vivere.
Non sto qui a proporre una lettura della cosiddetta civiltà ricavata da tale modo di vedere le cose che ho provato ad affrontare in altra sede, ma, anche per riprendere un tema in qualche modo sfiorato nel post, un accenno lo voglio fare: dopo secoli di cosiddetto progresso, si può parlare certamente di sviluppo, ma in cosa sia progredita a livello planetario la cosidetta qualità della vita, è difficile da identificare. Anzi, mi pare proprio che in corrispondenza di un qualche picco di questo sviluppo, tanto più alto è diventato il picco tanto più abissale si è aperto il baratro sottostante. Ecco, e visto il ruolo che la cultura religiosa (ripeto, non solo le religioni in senso proprio, ma la mentalità religiosa) ha avuto e continua ad avere in questo alternarsi di sviluppo e decadenza che si traduce poi in miseria e morte (pensa al secolo appena trascorso con i suoi grandi sviluppi tecnologici e con con le sue ‘guerre mondiali’ a loro volte sempre più tecnologizzate), credo proprio che solo un ‘pensare ateo’ possa essere il rimedio, perchè solo un pensiero autenticamente ateo può evitare le fughe indietro e in avanti, cioè i tentativi sempre più disperati di esorcizzare il presente.

monicavita

Non è che si vuole necessariamente identificare B16 e la chiesa con il male dei mali, ma credo che nessuno possa negare che la “fede” presunta degli Italiani, per esempio, non è realmente scelta e condivisa, ma deriva da abitudini e tradizioni portate avanti quasi per superstizione. Questo abbracciare un’idea senza comprenderla nè condividerla mi sembra la più assoluta mancanza di valori, una forma di qualunquismo metafisico che fa inorridire. Ma mai B16 si pronuncia contro gli ignavi delle sue fila, a lui basta che “votino” la chiesa con l’atto del battesimo. Al contrario si scaglia contro gli atei e gli agnostici perchè il pensiero autonomo è un mancato profitto per la sua azienda. B16 non crede in niente, come Berlusconi, se non nel guadagno e nel potere, ma per essere vincenti, entrambi, devono far leva sull’ignoranza e sul vuoto delle persone.

Asatan

Ma basta con sta favola della crisi dei valori!!!
Cos’reano i valori?
La famiglia? Un compravendita commerciale in cui la donna ne usciva sempre perdente, Si restava insieme per paura delle conseguenze sociali. Mantenendo in vita fantastici rapporti di violenza e prevaricazione. In cui l’amore non aveva proprio nessunissima parte.

LA coesione sociale? Imposta con la forza delle armi e lo sterminio del diverso? Una realtà di comeri di paese semper intente a sipare e spettegolare, per costruirisi una fortuna sociale, uno status, sulle disgrazie altrui.

Devo veramente continuare?

Questa epoca moderna e consumistica è forse l’unica in cui si sia visto sorgere qualche vero valore. In cui almeno parte dell’umanità ha preso coscienza di se stessa ed agisce veramente per convinzione etica e non per coercizione.

lacrime e sangue

Valerio comincia a chiarire il suo pensiero che si può sintetizzare così:
Il fondamentalismo è pericoloso perchè non dialoga ma uccide il diverso > il fondamentalismo si diffonde in Europa > l’Europa egoista e autoreferenziale non se ne accorge perchè impegnata a far shopping > l’Europa deve tornare a saldi valori per resistere ai fondamentalisti
Di per sè il ragionamento sembra funzionare, ma ci sono dei problemini:
1) quale fondamentalismo? Quello islamico, quello cristiano, quello de “la poltrona è mia e non mi ci scollo più”? Io non vedo differenze tra cattolici, evangelici, creazionisti vari e islamici fanatici: tutti ci vogliono morti. Pertanto mi difendo da tutti, senza cercare differenze, che sono minime e di facciata.

2) Da dove viene il consumismo? Da noi stessi. I nostri bisnonni sopravvivevano nella miseria più nera, la miseria analfabeta e senza sogni che ha distrutto la società italiana da nord e sud tra la seconda 1/2 del XIX e la prima metà del XX secolo. Appena c’è stato il boom postbellico cosa poteva dare ai suoi figli questa gente? Cibo, cibo, cibo e poi oggetti, oggetti, oggetti che a loro erano mancati e che ai loro occhi costituivano il benessere.
Dov’era l’errore? Credere che la felicità sia nei beni materiali? No, non è questo: è nel credere che bastino. Ci vogliono entrambi: il benessere materiale e una sana socialità. Ma non sono cresciuti insieme. (FINE PRIMA PARTE)

lacrime e sangue

(SECONDA PARTE)
2) (continua) La socialità però non poteva più essere quella della civiltà agricola spruzzata di industrializzazione superficiale dell’Italia precedente. Ed eccoci quindi al punto 3)

3) I valori invocati da Valerio quali sono? Dio, patria e famiglia? La vecchia sana ‘cultura’ di paese e strapaese? Quella che Asatan correttamente chiama delle “comari”? Quella di “Cristo si è fermato a Eboli”? No, grazie. Sappiamo cos’è sbagliato: far shopping schiavizzati dalla pubblicità, dalla moda e dai falsi bisogni indotti; trasformare il corpo in oggetto senza ragione (non m’interessa l’anima, mi preoccupa vedere tanta gente rinunciare a pensare).
Ma a monte c’è un’educazione sbagliata: l’apparire al posto dell’essere. Chi educa? Noi. Noi. Noi.
Diciamo le cose come stanno: è colpa degli intellettuali nella loro torre d’avorio che hanno sempre snobbato la cultura popolare come inferiore e indegna ella loro attenzione (U. Eco lo segnalava già negli anni sessanta): senza che nessuno se ne interessasse, la piantina parassitaria del marketing ha strangolato la cultura popolare già debole di per sè.
Qualcuno scriveva tempo fa di prendere un libro di libero pensiero e far proseliti. Questo faccio io e ne ho già “convertiti” alcuni. Bisogna innanzi tutto salvare i bambini dalla TV e dalle marche. Insegnare il commercio equo e solidale, mostrare con l’esempio che si vive bene senza spendere e spandere, che anche senza fede si può essere etici e così via.

E bisogna dire che questa è la prima epoca nella storia nella quale si possono proporre nuovi modelli di vita senza essere torturati e uccisi dalla religione.

cartman666

Questa crisi dei valori io francamente non la vedo. Quella che vedo e’ una crisi economica. I giovani saranno disinteressati, svogliati e apatici, o invece preoccupati per il loro futuro da disoccupati?
Per questo ritengo fondamentale avere una classe politica che, chiunque vinca, riduca sia i costi della politica che i costi della religione.
Io ritengo sbagliato che la religione influenzi pesantemente solo il costume della società, l’influenza piu’ pesante e’ sull’economia, una parte sui costi diretti tra finanziamenti diretti e agevolazioni fiscali, un’altra sul mancato sviluppo dell’economia.

valerio

Condivido in larga parte l’analisi di lacrime e sangue.

Per me il fondamentalismo oscurantista è proprio di chiunque, ritenendosi l’unico depositario della verità, ha la pretesa di stabilire da se stesso cosa sia il bene e il male e lo vuole imporre agli altri.
E così come non esiste solo un fondamentalismo oscurantista di matrice religiosa, non è detto che chiunque abbracci una fede religiosa sia ipso facto un fondamentalista oscurantista. Però, evidentemente, possiamo avere opinioni diverse al riguardo.
E’verissimo quello che sostiene Bruno Gualerzi sul rischio che la religione possa tramutarsi in alienazione o consolazione all’incapacità di darsi risposte, ma il bigottismo è l’errore di chiunque consideri la fede, ma anche l’ateismo, come un punto di arrivo e non un punto di partenza. Da qui l’inconsistenza di un apparente appagamento, e condivido in pieno Monica Vita, quando dice che abbracciare un’idea senza comprenderla è la più assoluta mancanza di valori.
In altre parole fede e ateismo necessitano entrambi di una continua ed instancabile predisposizione alla ricerca.

I valori a cui facevo riferimento non sono certo dio, patria e famiglia.
Per tornare al post di lacrime e sangue, e prendendo a prestito un suo concetto, direi che la nostra non è la prima epoca nela storia nella quale si possono proporre nuovi modelli di vita senza essere torturati e uccisi dalla religione.
Mi sento di poter dire che la nostra cultura laica più recente abbia avuto impulso proprio dalla rivoluzione francese che, ponendo a fondamento di ogni ragionamento, giuridico e sociale, l’individuo, ha individuato tre principi di riferimento: liberta, eguaglianza e solidarietà.
Ora, è evidente che il consumismo non è venuto da marte, ma ce lo siamo costruiti noi stessi.
L’attenzione per l’individuo si è tramutato in individualismo, per cui la libertà dai bisogni è diventata creazione continua di bisogni, nuovi e fittizi; l’uguaglianza si è tradotta in omologazione e la solidarietà si è ridotta, quando va bene, in puro pietismo lavacoscienza.
Poi, per carità, con questo non voglio dire che sia tutto marcio e che sia tutto da rifare, ci mancherebbe.
Sono un inguaribile ottimista: se mi pongo dei problemi e degli interrogativi è proprio perché credo che ci sia la possibilità di risolverli.
Dire che tutto tutto vada bene mi sembra solo un tantino illusorio.

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