Medici spaccati sulla Carta di Roma “Non forzate i limiti della natura”

È polemica sulle cure da prestare a un neonato estremamente prematuro ma vitale. Il documento dei neonatologi delle cliniche universitarie romane – che suggerisce “di trattarlo come qualsiasi persona in condizione di rischio e assisterlo adeguatamente” indipendentemente dall’età gestazionale – divide i medici. Applicare la rianimazione a un neonato al di sotto della 24esima settimana, accusa il front dei contrari, potrebbe configurare un accanimento terapeutico.
“Il limite per la vita umana e la qualità della vita umana da assumere attualmente come riferimento è la 24esima settimana di gestazione. Prima, la potenzialità di risposta positiva del paziente risulta nella quasi totalità delle volte inefficace”, chiarisce Gianpaolo Donzelli, il direttore della Clinica di medicina neonatale dell’ospedale Meyer che è tra i firmatari della Carta di Firenze. Donzelli precisa anche che il medico “non può procedere senza l’alleanza e il rapporto dei genitori su cui ricadono sofferenza e dolore”, come due giorni fa ha anche ipotizzato Domenico Arduini, uno dei firmatari del documento.
Un altro firmatario, Mario De Curtis, ordinario di neonatologia alla Sapienza di Roma, intervenendo al Tg1 precisa che il documento non prende in considerazione la rianimazione dei feti abortiti ma dà conto del miglioramento della prognosi dei neonati estremamente pretermine e rivendica “un approccio non basato su un criterio statistico, come la percentuale di sopravvivenza o disabilità, ma individualizzato”. Per il chirurgo e senatore Ignazio Marino “partendo dalle conoscenze scientifiche è necessario aprire una riflessione sull’età gestazionale e l’assistenza ai neonati estremamente prematuri che oggi hanno possibilità di vita impensabili fino a pochi decenni fa”. […]
Oggi dopo la 22esima settimana esiste l’ipotesi che il feto sia vitale, ovvero abbia una capacità autonoma di respirare, tuttavia se sopravvive potrebbe riportare gravi deficit. Così per Claudio Giorlandino, presidente della Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina fetale) la rianimazione sarebbe “un esercizio di forza contro il disegno naturale che si conclude con l’inganno dei genitori”. “Rianimare un prematuro estremo significa voler vincere a tutti i costi sulla natura”, chiarisce. “A quell’età il sistema nervoso centrale del feto non è formato, così come i polmoni, e chi riesce a sopravvivere riporta danni neurologici serissimi”. […]

L’articolo completo è raggiungibile su Repubblica 

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8 commenti

Daniela

come volevasi dimostrare, quello di quei 4 medici è stata solo una forzatura pretestuosa e demagogica

rossotoscano

se poi uno di quei feti rianimati e miracolosamente strappati alla morte e rimasto sano( altro miracolissimo) si scopre che è gay, allora ha solo doveri e se qualcuno lo ammazza ha fatto anche bene: i gay non vanno protetti ma solo curati poverini… IPOCRITI!!!!!

rossotoscano

è già tutto scritto nella 194, non bisogna dare ascolto a 4 cretini che pendono dalle labbra di oscurantisti cattolici

Sole

Si continua a parlare senza aver preso visione del documento in questione

valerio

@ rossotoscano….offendere è oscurantista.
e quando parli dei gay, ti prego, non generalizzare.
I gay non sono una categoria, ma delle persone.
Ti assicuro che ci sono molti gay che non la pensano come te, quindi evita di parlare per loro.

alessandro

@ valerio
forse non hai colto l’ironia (era piuttosto macabra, in effetti) di rossotoscano.
Mi risulta lui sia gay, anche io lo sono

scusate se mi sono intromesso, sono entrato ora e ho letto il commento, ma volevo contribuire almeno ad evitare il ristagno di un eventuale rancore reciproco 🙂

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