Vescovi cattolici e politica cattolica: dalla Spagna al Costarica (all’Italia)

In Spagna prosegue l’acceso confronto tra vescovi e governo. Ha fatto notizia una dichiarazione del vescovo di Siguenza, José Sánchez, il quale ha chiesto a Zapatero di “non utilizzare i vescovi per agitare le masse, perché questo modo di fare può avere effetti pregiudizievoli per l’equilibrio del paese” (cfr. Actualidad). Contro chi sostiene che sono gli interventi dei vescovi a creare inutili divisioni nel paese, il prelato ha ribattuto che la Conferenza Episcopale Spagnola non vuole entrare in campagna elettorale e non ha dato alcuna esplicita indicazione di voto. In effetti è vero: i vescovi non hanno presentato alcuna lista, né hanno dato alcuna esplicita indicazione di votare per il PPE. Hanno solo sostenuto che non bisogna votare per quei partiti che hanno programmi incompatibili con la politica della Chiesa stessa. Cioè tutti, tranne il PPE.

L’attivismo politico, per la Chiesa cattolica, è del resto una (quasi) bimillenaria tradizione diffusa in (quasi) tutto il mondo. I vescovi del Costarica, ad esempio, si lamentano della crescente secolarizzazione del paese (cfr. intervista a Radio Vaticana). Hanno ragione: una volta il paese era interamente cattolico, oggi i cattolici praticanti sono il 47,2%, i non praticanti il 27,3%: il 12,8% della popolazione è protestante, il 9,2% non ha alcuna religione e il 3,3% appartiene a un’altra religione (fonte: dipartimento di Stato USA). Il Costarica è uno stato che, a confronto dei vicini, se la passa decisamente bene. Ma il relativismo religioso non piace all’episcopato locale, perché qualcuno può addirittura permettersi di chiedere che “si elimini l’articolo della Costituzione che attribuisce alla Chiesa il diritto di impartire l’educazione cattolica nelle scuole. Altre comunità religiose stanno rivendicando lo stesso diritto”. Contro queste proposte, che necessitano di una modifica della Costituzione, i vescovi hanno alzato un muro.

Veniamo ora a uno stato conciato un po’ peggio dei due precedenti: l’Italia. Il presidente incaricato Marini, alle prese con la difficile soluzione della crisi di governo, si è recato ieri a consulto dallo zio frate (foto su Repubblica). Non c’era in effetti bisogno di parlare con i vescovi, che si stanno preparando per l’imminente campagna elettorale. Anche nel nostro paese la CEI non dirà per quale partito votare. Fornirà solo delle indicazioni di massima: ad esempio, che il leader del partito giusto ha un cognome che ricorda brutti ambienti e la cui compagna ha per nome un colore. Ma potrebbe anche limitarsi a dire che il voto dovrà essere indirizzato su quei politici che, nei mesi precedenti le elezioni, hanno visitato il paese di padre Pio (Cfr. Corriere.it). Il fatto che siano indagati alla Chiesa non interessa: “La Chiesa non fa politica”.

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2 commenti

rossotoscano

in italia il gioco delle parole va benissimo ma all’estero non ha effetto… praticamente spero che nella prossima campagna elettorale qui in italia non vi sia scontro di culture… è una speranza minima la mia ma spero che vinca il popolo italiano e non coso 16: in italia l’unica formazione politica ad avere un programma ben chiaro è la chiesa cattolica e gode dell’appoggio della maggioranza delle forze politiche italiane

darik

“coso 16” mi piace; non l’avevo mai sentita. 😉
bravo rosso toscano! (di ke parte della toscana?)

darik

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