Due vite impreviste

La rubrica delle lettere di “Repubblica” riporta oggi due testimonianze che meritano di essere pubblicate sul sito UAAR.

Mio nipote idrocefalo nato di 26 settimane
Sono la nonna di un ragazzino disabile, nato alla ventiseiesima settimana di gravidanza, al quale non è stato permesso di morire. Subito dopo la nascita venne tenuto per più di cinquanta giorni in rianimazione, poi fu operato tre volte e quando aveva tre mesi fu consegnato ai genitori ai quali i medici non seppero o non vollero dire alcuna cosa circa il suo futuro.
Il bambino era ed è idrocefalo, gravemente cerebroleso, ovviamente spastico e ritardato. Ora mio nipote ha quattordici anni, gode, si fa per dire, di un assegno di accompagnamento irrisorio, a scuola cambia continuamente insegnante d’appoggio, le strutture pubbliche che dovrebbero garantirgli un’assistenza lasciano a desiderare, non si sa che cosa potrà fare in futuro, quando nonni e genitori non ci saranno più. Non mi piace fare la vittima, né piangermi addosso, ma mi permetto di essere furibonda e sdegnata con cui, sulla pelle altrui, pronuncia sentenze.
Perché lo fanno? Ho sempre creduto che un medico, anche se credente, fosse anche uomo di scienza e un professionista che ha promesso di non nuocere al paziente. E allora? Perché?

Io, figlio non voluto di un aborto maldestro

In questa Italia con la testa rivolta all’indietro che fa fatica a guardare avanti, è tornato d’attualità il dibattito sull’aborto. Argomento nel quale credo sia necessario entrare in punta di piedi avendo profondo rispetto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutto.
Io vorrei portare il punto di vista dei figli nati senza essere voluti: io sono uno di loro. Sono nato nella Sicilia povera degli anni ’50 e sono sopravvissuto ad un maldestro, rudimentale e pericoloso tentativo di aborto non riuscito.
Ho amato lo stesso mia madre che è stata come me vittima di una situazione di grave arretratezza culturale, sociale ed economica. Voglio dire a Ferrara e Ruini che non è bello vivere sapendo di non essere stati voluti. È come partecipare ad una cena di gala senza essere stati invitati. È come se sulla carta d’identità uno portasse la scritta ‘nato per caso’.
Voglio invitare a tenere conto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutti. Limitare l’autodeterminazione della donna vorrebbe dire ampliare la casistica dei drammi. Facciamo in modo che la vita sia un dono del quale possano lietamente godere i genitori ed i figli, altrimenti che vita è.

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20 commenti

Flavio

Molto toccanti. Penso che per chi ha una serie di standard morali post-anni ’50 la chiesa e il suo codazzo adorante siano un alto esempio di crudeltà e meschinità.
Il problema è ovviamente che impongono la loro particolare morale al resto della popolazione.

Giona

Testimonianze molto toccanti ma che tanto non smuovono di un fruscello le posizioni cattoliche. Tutto, per loro, e’ in secondo piano rispetto al dono della vita, anche quando questo dono e’ fatto di una vita di dolore. E anzi ben venga il dolore, innanzi tutto avvicina a dio e poi mica lo provano loro.

Aldo Grano

Su Zenit di ieri è stato dato risalto alla vita di una bambina sopravvissuta all’ aborto, cieca, affidata a un istituto religioso. Se a qualcuno interessa glielo invio, ma anche loro ne hanno fatto una bandiera.Ripeto: facciamo tutti un passo indietro e cerchiamo di raggiungere un compromesso su questi casi rari e border-line. La nonna dice chiaramente che manca qualunque assistenza al nipote idrocefalo e questo non è senzaltro giusto: farlo nascere, in nome di un principio, di una burocrazia, ma poi abbandonarlo ai genitori. Se lo Stato vuole legiferare, deve anche assistere. Se noi Cattolici vogliamo che i bimbi non siano soppressi, dobbiamo anche aiutare e spendere. Ma Voi non fatene una “guerra di ateismo” in nome di un principio, perché sono casi umani che sono eccezioni. La maggior parte delle interruzioni di gravidanza si conclude con la soppressione, come voluto.

rossotoscano

è proprio per questi due casi ( e tanti altri non conosciuti) che la legge 194 deve essere rispettata ed applicata… è inutile girarci attorno, tutta la solidarietà per le persone coinvolte nei due casi suddetti ma nessuno, per nessun motivo e in nome di nessuno deve imporre alla donna cosa fare e poi non mi sembra che tra i preti ci siano disabili… non dovremmo avere molti figli disabili quando loro tra le loro cerchia ammettono solo l’integrità fisica? (Su quella morale non ho dubbi: prevale l’ipocrisia)

Akrasias

Un medico, anche non cattolico, se un bimbo nasce, ha il dovere deontologico di rianimare, specie se alla ventiseiesima settimana, il resto è chiara e grave responsabilità dello stato e del sociale.
Per il secondo fatto, ne capisco il dramma, ma non sempre la vita è un dono da godere insieme, ci sono situazioni in cui bisogna vivere nonostante tutto, piene di contraddizioni sofferene e assurdità. Quale altra scelta?

Gabriele B.

X AKRASIAS.
L’altra scelta potrebbe essere quella di lasciare libera scelta ad una mamma di non fare nascere un figlio che sa già che dovrà rimanere una vittima per tutta la sua esistenza

Gabriele B.

X AKRASIAS.
L’altra scelta potrebbe essere quella di lasciare libertà ad una mamma di potere decidere se fare nascere un figlio oppure no sapendo che questi e destinato a rimanere una larva per tutta la sua esistenza

valerio

I problemi sollevati nell’intervento sono toccanti e significativi, ma è anche vero che a fronte di questi si potrebbero citare altre storie completamente opposte.
Ora, non sono i casi specifici che possono determinare la validità di una legge che deve per sua natura regolare dei casi tipo e non di specie.
La 194 regola in maniera esaustiva i casi di pericolo della salute della donna, di malformazioni del feto e di gravidanze indesiderate a seguito di violenze subite.
Tutti casi che obiettivamente devono essere tutelati.
Quello che non mi convince di questa legge è la possibilità che viene data alla donna di usare l’ IVG come metodo anticoncezionale, per di più obbligando tutti i contribuenti a pagarlo.
Sono il primo a sostenere la necessità di allargare ogni forma di informazione e sostegno alle donne per evitare una maternità indesiderata, e siamo onesti fino in fondo, oggi una donna che non voglia rimanere incinta ha tutte le possibilità per farlo senza dover per forza ricorrere all’aborto.
Quindi se è vero che in molti casi il ricorso all’aborto è un vero e proprio dramma, non possiamo nascondere, per onestà intellettuale del tutto laica, che ci sono donne che affrontano con leggerezza e in maniera deresponsabilizzata l’argomento.
L’auodeterminazione è un valore, l’irresponsabilità no.

Asatan

In merito al primo caso…. visto che blaterano di leggi naturali inderogabili, lo sanno che in natura un idrocefalico muore?

Sailor-Sun

Una mia cugina ha abortito perchè al “bambino” (non so a che stadio dello sviluppo fosse) eras tata diagnosticata l’idrocefalia. Quel bambino della prima lettera era gia condannato ad una vita da ritardato, mi chiedo quale sia la cosa più giusta da fare: lasciare morire una vita o condannare un innocente ad una vita a metà.

lacrime e sangue

2) ci sono donne che vengono picchiate e seviziate dai mariti se osano anche solamente parlare di contraccezione – moltissime islamiche, per esempio – alle quali resta la strada dell’aborto, che fanno in fretta e di nascosto, mentre il marito è al lavoro… sperando di non avere complicazioni…
3) alcune cattoliche pensano che un aborto ogni tanto sia meno peccaminoso di ripetuti peccati mortali con l’uso di contraccettivi tutte le volte (Deschner docet) – alla faccia dell’ignoranza e della bigotteria
4) ci sono donne che rompono il preservativo, che si accorgono che i contraccettivi non sempre funzionano: cosa devono fare? Tenersi il marmocchio non voluto?

La soluzione? Donne, invece di abortire, portate i figli indesiderati ai preti, anche se il loro destino di culetti a 90° mi sembra peggiore della morte…

Asatan

Sailor-sun il problema è che ci sono casi in cui non li si condanna a una vita a metà.
Non stiamo parlando di un dawn che comunque ha un certo grado di consapevolezze e indipendenza e può comunque godere della bellezza della vita. Parliamo nel migliore dei casi di vegetali, nel peggiore di condannare qualcuno all’inferno sulla terra.

Alle elementari avevo una compagna affetta da una grave forma di distrofia, tanto che a 7 anni già non si muoveva quasi più. Sentire una bambina di quell’età dire cose come “correi che mia madre non mi avesse mai messo al mondo” o “vorrei che la smettessero con ste cure inutili emi lasciassero morire” dà molto su cui riflettere.
Mettere al mondo qualcuno che non ha speranza alcuna, ma solo la certezza si un esitenza che definire infernale è un eufemismo, secondo me è solo un azione di puro egoismo dettata dalla voglia di sentirsi dei martiri-eroi… non certo dall’amore per qualcuno, non riesco a concepire di torturare per anni qualcuno che si ama.

cartman666

secondo me fare nascere dei bambini cosi’ malati, per fargli avere una vita di sofferenza e’ da FOLLI!!

Luciano

Religione e buonsenso sono entità contrarie e incompatibili. Purtroppo a volte prevale la religione.

valerio

@ lacrime e sangue
…hai mai sentito parlare di pillola? quella di certo non si rompe…almeno durante il rapporto 🙂
@ luciano…basterebbe il buonsenso per evitare l’aborto
e torno a ripetere l’aborto come metodo contraccettivo, per tutti gli altri casi ok siamo d’accordo

Francesco M.Palmieri

Tutto quanto ruota intorno alla fecondazione ed alla nascita degli esseri umani non è tema delicato :

è delicatissimo,

del quale, almeno in Italia:

– parlano troppo i preti
– parlano troppi uomini
– si sentono parlare poche donne,, che sono le più dirette interessate.

Luciano

@valerio
Per quel che ne so io, lo scopo della 194 non è mai stato quello di offrire un metodo contraccettivo come extrema ratio, ma di sanare la piaga dell’aborto clandestino, visto che nessuno può impedire ad una donna di abortire. Dici che ci sono donne che affrontano con leggerezza l’argomento, e difatti per questo la legge ha previsto consultori. Funzionano? Per quel che sento dire no, ma questo non è dovuto alle carenze legislative, ma ad una serie di problemi pratici tra cui, non ultimo, le norme che regolano l’obiezione di coscienza. E’ bene far presente che ora come ora a ricorrere all’aborto sono quasi solo donne straniere, che siano così informate e che provengano da realtà sociali che gli permettano di fare scelte consapevoli è tutto da dimostrare.

lacrime e sangue

@Valerio
chi non vuol intendere non ascolta proprio.
Ad una musulmana che viene picchiata perchè ha comprato un pacco di assorbenti e non continua a metterdsi gli stracci della nonna tu vieni a parlarmi di pillola contraccettiva?
Ad una semi-analfabeta che non sa nemmeno parlare italiano e non sa nemmeno cos’è la pillola? Conosce solo il rimedio della nonna: il ferro infilato nella vagina a grattare nell’utero.

Certo che i cattolici sono peggio di un cannibale: e tu come loro ti diletti del sangue e del dolore dei miseri, degli ultimi della terra e della loro ignoranza e disperazione.

Voi cattolici fate presto a giudicare. Perchè non le lapidate insieme ai vostri amici fanatici?

lacrime e sangue

@Valerio
Noto con piacere che non ti disturba la pedofilia e lo stupro dei bambini negli istituti cattolici, ai quali avevo pure accennato.
Chissà perchè…

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