Domanda il capitano dei carabinieri: «ma lei in passato ha fatto il detective?», risponde il prete: «no, io sognavo di fare il cow-boy». La risposta arriva da un prete che di cavalli se ne intende, l’attore Mario Girotti (alias Terence Hill), protagonista della serie Don Matteo, giunta al sesto anno (Raiuno, giovedì).
Ogni settimana, sette milioni di telespettatori, scelgono di seguire le rassicuranti avventure offerte dalla ditta Bernabei (a produrre il telefilm è la Lux-vide). Don Matteo è un “padre Brown” all’italiana, un prete-detective che conosce così bene l’animo umano da arrivare a scoprire la verità prima dei carabinieri. […]
Un cast di bravi professionisti che insieme reggono il peso del copione, dispensando Terence Hill dall’obbligo di recitare. Lui guarda in macchina con gli occhioni celesti, dice la frase ispirata dalla musica di sottofondo, corre in bicicletta facendo svolazzare la tonaca tra verdi colline.
Le storie sono un pretesto, qualche volta rubate alle trame di film famosi. Come la puntata della bella pasticcera, scritta sulla falsa riga di Chocolat: tutto copiato: dalla somiglianza della pasticcera con Juliette Binoche, alle battute («le nostre ricette sono un segreto portato dal vento»). Il giallo, con il regolare morto di turno, è raccontato con leggerezza, non c’è sangue in primo piano, nemmeno l’ombra di uno squartamento, neanche un maniaco, niente a che vedere con i Ris in onda, lo stesso giorno e con meno ascolti, su Canale5.
Il piccolo mondo della provincia, con la caserma e la chiesa, la piazza e il convento, il prete e il maresciallo come punti di riferimento, accompagna le serate di un pubblico che di serial-killer non ne può più.
La confortevole provincia di Don Matteo
22 commenti
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ad ogni modo mi sono sempre chiesto come mai nel paesa di don matteo ci siano più morti che in tutta napoli e provincia…
bhà… misteri della fede…
saluti
Terence Hill lo preferivo quando faceva Trinita’. Altro che sdolcinati serial polizieschi.
Mi sono sempre domandato e me lo domando anche ora: ma carabinieri, polizia e compagnia quanto sono contenti di passare per fessi ed incapaci dato che il prete geniale sherlock holmes mancato risolve tutto? e in quattro e quattr’otto? e le forze dell’ordine (QUELLE VERE) stanno a guradare senza MAI inoltrare una protesta alla RAI che sia una?
MAH! Sarà mai, forse, che fanno tutti (politici, religiosi, militari, banche, Tv, industriali, giornalisti) parte dello stesso equipaggio della corazzata SISTEMA, flotta di POTERE?
Senza malignità, sia chiaro.
In pratica hanno fatto come ne “La signora in giallo”, solo che al posto di una scrittrice adesso c’è un prete. Le similitudini sono numerose:
1) una provincia considerata tranquillissima ma dove ci sta almeno un morto al giorno (nel film con la Fletcher lo sceriffo una volta disse che in confronto a Cabot Cove il Bronx era una fatoria piena di sola).
2) niente sangue, squartamenti ecc.
3) il protagonista non centra un piffero con i casi giudiziari ma guarda un po’ succedono sempre nei posti dove c’è lui
4) gli apartenenti alle forze dell’ordine sono dei bigol (non il cane, traducete in milanese) terrificanti che non ne acchiappano manco una.
ecco come si costruisce quella melmosa roba che è l'”opinione pubblica”, il comune sentire
Il cocktail “Donmatteo” è davvero micidiale: giusto il tempo di gustarne il sapore all’acqua di rose e si è già morti di diabete mellito. Più che padre Brown, a meno che non si pensi in maniera univoca alla già tanto degradata versione rasceliana, il referente da evocare è semmai la Signora in giallo. Solo che, mentre lei ha antenati tutto sommato nobili (la Christie, e il contesto tanto British, nel bene e nel male), lui ha parenti pezzenti (doncamillo, e il qualunquismo protofascista diopatriafamiglia). Che il successo popolare della serie risieda tutto nella sua ipocrisia è lampante: il povero di spirito ha la possibilità di bearsi nella contemplazione elementare di una realtà alternativa che appartiene ad un universo parallelo, dove l’estremismo manicheo raggiunge la vetta del sublime. La provincia italiana rappresentata, lungi dall’essere minimamente imparentata col vero, è in realtà lo scenario delle buone novelle pastorali tipiche dei catechisti di campagna. Si tratta di un fondale dipinto, un presepio, dove gli esseri divini, i carabinieri angelici e i preti cherubici, proteggono il semplice e il devoto. L’effetto di reale, semmai, non va nella direzione di ciò che è rappresentato, ma piuttosto verso il medium rappresentante. Ecco allora che la zuccherosa bontà dell’impianto non si riversa nei confronti di una realtà da interpretare: ciò che si rappresenta è PURA, astratta finzione; no, il dolciastro ottiene il suo effetto di validificazione nella direzione contraria, verso gli attori. Terence Hill che non recita (quando mai l’ha fatto?) ma che si muove come portato da una trance mistica (ne ha ben donde, povero cristo, dati i suoi casi personali), Insinna che magnificava all’ennesima potenza il suo farsi passare per il BRAVO RAGAZZO (che vive con i genitori etc. etc.), e vari altri attori miracolati, che proprio il mestiere li ha salvati dall’inferno. Dunque, le favolette di Donmatteo, immediatamente stupide e apparentemente innocue, in realtà svolgono un’operazione insidiosa, perché convincono lo spettatore ingenuo che la realtà è così, buona e santa; non tanto la realtà rappresentata, la favola, che resta favola, ma la realtà rappresentante, da dove la favola proviene. Insomma, l’ennesima messa in scena dell’inganno metafisico.
Delle serie “Don Camillo e Peppone del terzo Millennio” in salsa thriller….(bah!!!)
La RAI è veramente vergognosa: ci si domanda perchè si debba continuare a pagare il canone. Qui c’è un metodo intelligente per disdire l’abbonamento RAI in modo assolutamente legale:
http://www.associttadini.org/canonerai/
In tema di Tv, provate a dare un’occhiata ai programmi odierni: in prima serata su Ra1 c’è uno speciale su Lourdes; su una rete Mediaset, nel pomeriggio, il film ‘Bernadette’…
La Madonna è fra noi, approfittando delle conquiste della tecnica per moltiplicare le sue apparizioni!
Don matteo e’ un ritratto di un’italia parrocchiale che nella realtà non esiste più, anzi che non e’ mai esistita. Mi sembra davvero strano che faccia questi ascolti, tutti pero’ tra gli over 60 che non possono permettersi sky.
Il problema e’ che con il nuovo codice di autoregolamentazione, un film decente lo passano alle 22.30, e tagliuzzato alla grande. Possiamo dire addio ai gangster schizzati di Pulp fiction,alla lucida follia di Full metal jacket, resteranno in prima serata le cagate dei varietà autoprodotti,alla Amici della de filippi, mentre le prime visioni andranno nella pay tv,la mia speranza era quella che si privatizzasse la rai e si abolisse il canone, ma questa e’ proprio un’utopia.
è un lavaggio di testa continuo, subdolo e finemente programmato dai funzionari clero integralisti delle televisioni. Non se ne può più: preti in ogni luogo, in ogni angolo, in ogni trasmissione, dai talk show ai telefilm. Un po’ come quegli pseudo psicologi-psichiatri che anzichè andare nel consultorio ad aiutare le persone, se ne stanno dalle 8 del mattino a notte inoltrata su tutte le reti televisive a sfornare diagnosi infarcite di dottrina religiosa e che ogni volta che debbono giustificare qualche stronzata usano il catechismo come manuale terapetico. Ma basta. E poi, come dice strangerinworld, si spinge a dedurre che tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine siano imbecilli patentati! Dal canto mio, 25 anni di servizio e, dai preti, ho solo trovato più menefreghismo del comune cittadino quando si trattava di esporsi in prima persona, altro che don matteo. Ma che italietta….
La tv italiana trasmette programmi della madonna…
…ma “anche” di padri pii, don boschi, papi buoni e santi assortiti…
quasi quasi mi leggo un bel libro.
Non ho mai visto una puntata di don matteo perchè, appunto, il meccanismo della serialità applicato alla formula “detective dilettante” produce assurdi che nessuna “sospensione dell’incredulità” riesce ad arginare; il serial poliziesco-giallo funziona solo se:
-il protagonista è membro delle forze dell’ordine
-il protagonista è un detective privato
-il protagonista è in rapporto organico con una di queste due figure, che lo coinvolge nelle sue inchieste (tipo Philo Vance, che era un ricco e odioso sfaccendato, ma che si degnava di scuotersi dall’albagia per aiutare il suo amico procuratore distrettuale…)
se no il massimo a cui si può puntare è una miniserie di poche puntate…ma si sa che credibilità e verosimiglianza perdono molto appeal confrontate con un successo di audience ottenuto a loro spese e, se il protagonista è un attore ormai al termine della carriera che non ha altre aspettative…la formula può essere ripetuta “ad nauseam”…
Kull.
Infatti. Fraticelli, preti e suore sono categorie che nella realtà diminuiscono a vista d’occhio e in TV si moltiplicano.
Che mistero!!
Mi piacerebbe vedere Trinità e Bambino che fanno una bella “scazzottata” con il solo don Matteo… 🙂
@ Bruno Gualerzi
un viaggietto a Lourdes non ti farebbe male….
@GIANNI
“un viaggietto a Lourdes non ti farebbe male”
Anche la tua ortografia ne trarrebbe giovamento…
Sarà che sono di origine emiliana, ma i libri e i film di Don Camillo e Peppone sono mille volte meglio. E non solo perchè non ci sono delitti da decifrare. Guareschi era, sì, un sincero anticomunista, però sapeva che anche l’etica laica aveva le sue buone ragioni (e infatti passò un paio di mesi in carcere per aver osato criticare De Gasperi). Don Camillo più volte si scontrò con i latifondisti veterofascisti, così come Peppone non aveva troppo in simpatia gli integralisti stalinisti. Entrambi i personaggi ci sono simpatici. Perchè erano gli unici, in quel piccolo paese di Brescello, ad avere una mente aperta. Gli unici due Uomini, in fin dei conti; tutti gli altri erano comparse stereotipate. Quei film con Fernandel e Gino Cervi occupano uno dei posti d’onore nella mia videoteca.
Io tanto tempo fa guardavo don matteo, ma solo perchè Frassica mi diverte.
L’idea di un prete detective è senz’altro politically correct e tendenzialmente populista, ma su… i problemi sono ben altri.
@ Magar
scusa “dotto” non sono molto afferrato in ortografia, mi trovo meglio con la matematica e fisica..
X Stefano Bottoni
Anch’io sono di quelle parti, ma evidentemente tu sei più giovane di me e le vicende di Peppone e Don Camillo le hai, o lette nelle pagine indubbiamente divertenti e a loro modo oneste di Guareschi, o seguite attraverso i film girati a Brescello, a mio avviso molto meno divertenti, e che lo stesso Guareschi non gradiva più di tanto. Io, purtroppo, per ragioni anagrafiche, ho dovuto vivere direttamente in quel mondo preteso ruspante, tutto sentimenti rudi ma sinceri, fatto di scontri anche violenti ma che si ricomponevano di fronte ai guai comuni, e via retoricando, e ti garantisco che non rimpiango nemmeno un pò quei tempi… E proprio perché al di là delle più o meno pittoresche contrapposizioni, del doversi schierare o con la sezione o con la parrocchia, in realtà si aveva a che fare con due chiese, con i loro dogmatismi, le loro liturgie, i loro indottrinamenti, e se non ti riconoscevi nell’una o nell’altra ti facevano sentire un estraneo. Naturalmente c’era anche molto altro, e tutt’altro che disprezzabile, ma il segno dominante – specialmente per un adolescente che intendeva aprirsi al mondo – era purtoppo quello…
E non rimpiango quei tempi perché il disagio che provo oggi di fronte a questa sostanziale convergenza verso una dimensione chiesastica sembra avere le sue radici proprio in quel mondo là.
X Gianni
Che bisogno c’è di andare a Lourdes quando Lourdes viene da noi attraverso il mezzo che sovvenzioniamo pagando il canone?