La metà del cielo, in Europa, si riduce a meno di nove centesimi nei board aziendali. Se poi si tratta di consigli di amministrazione italiani, la presenza femminile si abbatte ancora quasi di altre cinque volte. Se il tasso di crescita della presenza di donne nei board non cambierà, si dovrà aspettare ancora 57 anni, fino al 2065, per arrivare al fifty-fifty. Cioè per pareggiare la metà del cielo con la metà dei board. Sono i dati raccolti dallo European Pwn, Professional women’ s network, sulle prime 300 aziende europee. Risultati che pongono la Scandinavia in cima alla classifica della presenza femminile: 28,8% in Norvegia e 22,8% in Svezia. Contro una media europea dell’ 8,5%, che precipita al 4,1% in Spagna e all’ 1,9% in Italia. Sul campione Pwn, poi, l’ americana Mercer, multinazionale della consulenza sulle risorse umane, ha confrontato i profili delle prime 100 donne nei board europei con quelli dei primi 100 uomini. I risultati hanno portato Mirella Visser e Annalisa Gigante a scrivere un libro: «Women on boards-Moving mountains». Ovvero la grande fatica di farsi strada nei consigli di amministrazione. Risulta che i consiglieri uomini sono molto più visibili delle donne, sono più anziani e hanno lavorato maggiormente all’ estero. E che solo l’ 11% delle donne ha un ruolo esecutivo nei board, contro il 35% degli uomini.
«La parità uomo-donna? Bisogna aspettare il 2065»
3 commenti
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La previsione, ovviamente, non riguarda il Vaticano
In questo clima di revival medieval-talebano temo che non possiamo sperare neanche per il 2065…
Fecondazione assistita + vaticano + partiti leccapiedi dei cardinali = Una farsa.