Sposata, due figli, casalinga, d’età compresa tra i trenta e i trentacinque anni. E’ questo, a sorpresa, l’identikit della donna che ricorre all’interruzione volontaria della gravidanza: ad Orvieto si abortisce perché il pensiero di dover mantenere un terzo figlio è insostenibile. Lo dicono le statistiche in mano al consultorio familiare, diretto dalla dottoressa Manuela Teresa Urbani, incrociate con quelle dell’ospedale “Santa Maria della Stella” che parlano di una novantina di aborti nell’ultimo anno.
“Il dato è in calo costante negli ultimi vent’anni, con un cambiamento sostanziale che si è andato concretizzando negli ultimi sette – otto anni – afferma la dottoressa – ovvero: le richieste arrivano sempre meno da italiane e sempre più da donne immigrate”. Assenti o quasi le minori, con un’incidenza che non è costante e che arriva al massimo ad una richiesta all’anno. Merito, osserva Urbani, della “campagna di prevenzione a tappeto che da anni viene fatta nelle scuole”. Il consultorio familiare di Orvieto, nel 2007, ha attivato l’applicazione della 194 – in queste settimane al centro di feroci campagne nazionali – per 64 casi. Alla novantina d’aborti citati si arriva, dunque, con le donne che approdano all’ospedale, attraverso altri percorsi che non sono quelli del locale consultorio. Altro dato: le residenti che ricorrono all’interruzione volontaria della gravidanza non superano il trenta percento, dato che va scorporato da quello in mano all’ospedale, perché non tutte le residenti, per ovvie ragioni di privacy, scelgono di ricorrere al nosocomio del territorio di riferimento.
Ma quali sono gli strumenti che l’assistenza sanitaria mette in mano ad una donna che decide di abortire? Esiste una procedura ad hoc, ovviamente. “C’è una prima fase di colloqui – spiega la dottoressa Urbani – volta a rendere consapevole la donna e a risolvere i problemi che sono alla base della scelta di abortire, siano essi economici o di salute. Laddove questo non è possibile si certifica l’interruzione volontaria di gravidanza, con una continuità assistenziale in ospedale che è garantita dalla presenza, presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia, di una nostra ostetrica”. Il percorso, però, non finisce qui. “Dopo l’aborto – spiega la dottoressa Urbani – la donna è invitata a tornare al consultorio, dove, a questo punto, si lavora sulla prevenzione, ovvero sulla contraccezione, perché è importantissimo evitare le recidive”. Ovvero, evitare che la stessa donna ricorra in maniera sistematica all’aborto. […]
Sposata, due figli, casalinga. E’ la donna che mediamente ricorre all’interruzione della gravidanza
25 commenti
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quindi la stragrande maggioranza delle donne che ricorrono all’ aborto non sono quelle violentate o con l’ amniocentesi fuori posto, bensi’ donne sposate che risparmiano sui contraccettivi ? mi crolla un mito …
eh già, tu guarda…
magari è anche cattolica la donna media.
anzi senza dubbio.
@ Kaworu
” magari è cattolica…anzi senza dubbio”…come sempre avete certezze su tutto…
Direi piuttosto che la “donna media”, che è una gran brutta parola e oltretutto offensiva, non fa uso, come richiederebbe il minimo buon senso razionale, di nessuna forma di contraccezione.
Continuo a domandarmi per quale motivo il contribuente italiano dovrebbe accollarsi le spese per sostenere la pratica abortiva nel caso in cui non ci sia grave pericolo per la salute della donna, malformazioni del feto o gravidanze dovute a violenza di qualsiasi genere.
Liberissima una donna di ricorrere all’aborto come mezzo di contraccezione, ma perché lo dovrebbe pagare la comunità quando lo si potrebbe tranquillamente evitare assumendo un comportamento minimamente responsabile?
“Liberissima una donna di ricorrere all’aborto come mezzo di contraccezione, ma perché lo dovrebbe pagare la comunità quando lo si potrebbe tranquillamente evitare assumendo un comportamento minimamente responsabile?”
Gli errori non capitano mai a nessuno, vero? La pillola è sicura al 100%, vero?
E poi, se si parla di discorso responsabile allora perchè la comunità deve pagare per l’assistenza sanitaria a alcolisti, incidentati con colpa e simili…
sosteniamo questa battaglia di civiltà difendendo la 194 e firmando su:
http://www.firmiamo.it/liberadonna
diffondetelo!
beh gianni, fatti due conti.
se fossero solo le atee ad abortire, gli aborti si conterebbero sulle dita di una mano, siccome le atee non sembra abbiano dogmi idioti sulla contraccezione.
pensaci.
Dall’articolo in questione
“Abbiamo anche un tasso di recidiva bassissimo – sottolinea ancora la dottoressa – segno che il servizio è molto efficace”.
mi sembra che dimostri come l’aborto non sia usato come metodo anticoncezionale. Se lo fosse si ripresenterebbero, a meno che ……. non avessero smesso di avere rapporti sessuali .. ma sembra che i mariti non gradiscano questo metodo!
nas scrive:
quindi la stragrande maggioranza delle donne che ricorrono all’ aborto non sono quelle violentate o con l’ amniocentesi fuori posto, bensi’ donne sposate che risparmiano sui contraccettivi ? mi crolla un mito …
Hai ragione: sono donne che appartengono alla stesse categorie (casalinghe, sposate, trentenni) che abortivano PRIMA della legge 194, che i preti avversavano e che non vogliono tutt’ora.
Solo che adesso grazie alla 194 sono sono molte meno…e non muoiono per i rimedi delle mammane.
Se ti è crollato questo mito probabilmente è solo perchè non conosci la realtà dell’aborto.
E’ veramente strano che, nonostante tutto, nell’immaginario collettivo il feto venga considerato di pubblica proprietà. Però abbiamo fatto progressi. Nei tempi antichi era considerato di pubblica proprietà anche l’ovulo femminile. L’utero femminile è una specie di organo socialmente utile e perciò soggetto alla giurisdizione popolare, alle delibere di concistori di preti e di movimenti politici. L’ideologia inconscia che quindi viene diffusa è questa: “Visto che le donne sono (come è scritto anche nei libri religiosi) esseri irresponsabili, streghe, malefiche e potenzialmente assassine, dobbiamo essere tutti noi a proteggere il frutto che portano in grembo”. Però nessuno di coloro che automaticamente trasmettono questa ideologia hanno mai pensato di andare da uno psicanalista e farsi curare.
Io lo sapevo, ma ero rimasta sorpresa anche io quando l’avevo scoperto.
In Italia la contraccezione è un vezzo.
A parenti e amiche chiedo “Ma non hai paura di non usare nessun metodo contraccettivo?” “Beh, uso il coito interrotto e tanto non succede mai niente”. Ah beh…Comportamento cretino, ma che è assolutamente normale, nel senso statistico del termine.
A me sembra evidente il motivo per cui sono le donne sposate(sia in diritto che in fatto) quelle che maggiormente ricorrono all’aborto, per il semplice fatto che la convivenza e il dormire sempre assieme moltiplicano le occasioni di rapporti sessuali non programmati, questo rende facile dimenticare di usare il profilattico(se è l’unico mezzo su cui la coppia fa affidamento), senza contare che il profilattico di per se ha un indice di fallimento del 7-14%. Quanto alla pillola molte donne non la tollerano o hanno dei problemi di salute, soprattutto se hanno superato i 30 anni, per cui non possono assumerla.
questa situazione, inoltre, credo sia il risultato di un trend che si è stabilizzato negli ultimi anni, per cui sembra che gli unici mezzi a disposizione siano solo il profilattico(l’unico che si può comprare liberamente quasi dovunque) e la pillola contraccettiva estro-progestinica(per chi riesce a tollerarla, ad assorbirla e a prenderla con regolarità). Ma tutti gli altri mezzi contraccettivi che fine hanno fatto: il dispositivo intrauterino, il diaframma, le capsule cervicali, gli spermicidi, la legatura delle tube, la vasectomia?
in una situazione del genere è facile che una coppia, soprattutto se a lui non piace il preservativo e lei non tollera la pillola, ripieghi sul coito interrotto, magari integrato con la conta dei giorni, per individuare i meno fertili e questo poi è il risultato… nelle farmacie si vendono senza pudore, esposte al pubblico, le creme per lubrificare i rapporti sessuali o per potenziare l’erezione(sotto il pretesto di presidi per la cura della disfunzione erettile) e poi non si trovano il diaframma e gli spermicidi o ti rifiutano la vendita di Norlevo o Levonelle, anche se hai la ricetta medica, però magari sul Viagra e sul Cialis chiudono un occhio. Se un farmacista cattolico fa obiezione di coscienza su Levonelle e Norlevo, come può poi vendere farmaci ideati per aiutare i maschi a fornicare meglio?
Secondo me si dovrebbe puntare sul cosiddetto “pillolo”, non so per quale motivo non l’abbiano messo in commercio.
L’uccisione in guerra è scientificamente omicidio: lo dice la scienza. Chi lo spiega a Giuliano Ferrara?
Buongiorno, e felice protesta, che è sempre utile, sempre, comunque e in tutti i casi quando si tratta di difendere le libere scelte dei singoli da poteri forti, ideologie, religioni e quant’altro cerca ogni occasione per imporre la propria volontà di potere sugli altri. Tuttavia, permettetemi una semplice osservazione di merito: Come Volevasi Dimostrare: sono ritornate le femministe, quelle che parevano ormai scomparse dalla scena in quanto mantenute in stato ibernato dai controllori politici delle piazze telecomandate. Arrabbiate sulla questione aborto come non si vedeva dai mitici anni ’70 gridando tutta la loro rabbia sulla 194. Certo che l’aborto è un diritto che la donna detiene soprattutto in quanto è lei a portare tutto il peso della gravidanza e delle fatiche successive ad essa, ci mancherebbe altro, e questo è ormai assodato, nonostante ogni tanto qualcuno faccia pressione per limitarlo. Non è questo il punto, ma l’osservare con quale tempismo e tattica politica all’improvviso e solo in certi casi e situazioni le piazze si riempiano e si muovano animatamente, popolate di slogan, megafoni e cartelli di protesta. Nel mondo ormai globalizzato, vicino ai nostri confini, ci sono paesi di fede islamica assoluta dove la donna è considerata meno di una capra, dove non ha diritti, dove può essere messa in galera se usa il rossetto, frustata a sangue se indossa la minigonna, e condannata a morte, magari per lapidazione, per adulterio e altri comportamenti che da noi farebbero ridere. Questi fatti accadono tutti i giorni negli scenari medievali di quei paesi convinti di avere la verità in tasca, e che non accettano alcun confronto critico, e che minacciano, compiono attentati, uccidono con estrema facilità. Le avete sentite le nostrane iraconde urlare sulle pubbliche piazze per la somala condannata dalla fatwa in quanto ha scritto un libro sulla condizione della donna nei paesi islamici? Ognuna di queste condanne grida scandalo al cielo e alla terra, eppure, avete mai visto o udito le nostre femministe agitarsi e protestare pubblicamente per questi fatti che mettono in pericolo la fragile libertà del mondo? Erano uccel di bosco anche quando, nel nostro territorio nazionale, un padre islamico ha ammazzato a coltellate la figlia solo perchè voleva vestirsi e atteggiarsi all'”occidentale”. Silenti e invisibili anche in altri casi di violenza coranica magari certificata dalla “sapienza” di qualche loro giudice insindacabile, sulle donne immigrate. Dunque, viene di conseguenza da pensare che esista, anch’essa nascosta, ma non troppo, la pietra filosofale-intellettuale del politicamente corretto che guarda con un occhio solo le cose, quando nemmeno con quello, e non vede, non sente, quindi, tace e acconsente. In quanto lentamente e progressivamente giungono pessimi segnali sul fatto che non solo l’Italia, ma anche altri paesi della cosiddetta Europa unita si stiano arrendendo alla pressione “culturale” islamica, con molte sentenze giudiziarie favorevoli agli usi e costumi primordiali di quei popoli messi in pratica sul territorio europeo. Si giungerà in futuro a legittimare la sharia? Riusciranno i nostri imam-eroi a colonizzare, come alcuni di loro hanno pubblicamente ammesso, la democrazia e la libertà occidentale, magari conquistando molti seggi in parlamento con il loro grande numero della popolazione votante per poi dettare “democraticamente” le proprie leggi a tutti quanti? Mi piacerebbe che accadesse solo per vedere le azioni e reazioni di certi intellettuali tuttologi pronti ad usare lo spadone dell’ideologia contro questo e quello e quell’altro, sempre opportunamente indicato e “indicizzato”, finchè il nostro sistema è abbastanza libero, ma giammai contro le aberrazioni islamiche. Il motivo? Elementare: si chiama semplicemente PAURA. In quanto, come abbiamo ormai più volte osservato, mentre l’Europa ha paura dell’Islam, l’Islam non ha nessuna paura dell’Europa, la vede come terra di conquista e scambia i nostri usi e costumi liberali e il nostro pensiero aperto per debolezza. Da far piegare sul tappeto in direzione della Mecca a tutti quanti, se possibile.
grazie x la cortese attenzione
@ Ela
dimentichi un piccolo particolare: nei casi che hai descritto tu, come in tanti altri (pensa solo, per esempio, al moltiplicarsi esponenziale dei casi di rifacimento del naso per effetto dell’assunzione di coca), sussiste un problema di lesioni da curare o di una vita da salvare; infatti se una donna decide o è costretta ad abortire perché è in pericolo la sua vita oppure perché ha subito una violenza o perché il feto è malformato, nessuno può avere da ridire sull’assistenza sanitaria gratuita, ma quando una donna usa l’aborto solo come strumento di contraccezione non ha alcun senso l’assistenza sanitaria gratuita indipendentemente dal fatto che uno consideri l’embrione essere umano o meno.
@ Bruna Tadolini
…o forse hanno imparato a fare sesso in maniera più responsabile? 😉
@Mifepristin
c’è un’ignoranza dilagante sui metodi contraccettivi e sulle pratiche sessuali alternative.
Una buona educazione sessuale è quello che ci vorrebbe, ma purtroppo molti, uomini e donne, hanno la presunzione di sapere quanto basta, salvo poi dover fare i conti con gli, inattesi, effetti collateterali della propria ignoranza. 🙂
Ma i cattolici sanno leggere? A vole ne dubito: devono possedere una vista a circuito chiuso che elimina le parti scomode.
“Il dato è in calo costante negli ultimi vent’anni, con un cambiamento sostanziale che si è andato concretizzando negli ultimi sette – otto anni – afferma la dottoressa – ovvero: le richieste arrivano sempre meno da italiane e sempre più da donne immigrate”.
Immigrate: ovvero per la maggior parte donne con scarsa o nulla istruzione, casalinghe perchè loro non possono fare altro, che mai hanno sentito parlare di pillola o di condom o di dispositivi intrauterini (cosa essere utèro? frutto come pèro?), ma sanno che dalla preistoria si ricorre all’aborto del feto.
Cari cattolici, abolite pure la 194: i supermercati aumenteranno le vendite del prezzemolo, o volete rendere illegale pure quello?
@Francesco Martin: Quanta attenzione per l’islam che, in italia non detta legge, non ha rappresentanti in parlamento, anzi, è oggetto di odio e di razzismo istigato ad arte per biechi fini politici.
Mentre sprechi energie prevedendo che un giorno remoto le donne europee, a causa dell’islam, dovranno andare in giro con il burqua, dimentichi di vedere che, a causa del clero cattolico e degli atei devoti che usano la religione come arma di lotta politica, le donne italiane OGGI hanno difficoltà serissime ad esercitare un diritto sancito da una legge in vigore da più di 20 anni.
La religione, oppio dei popoli.
L’islam ( o meglio l’anti-islam) in italia fa più danni dell’eroina.
Beh, se lui è allergico al lattice e lei ha problemi con la pillola, vadano dal medico o al consultorio a farsi consigliare! Ci sono un pressapochismo e una superficialità dilaganti sulla contraccezione. Anzi posso osare? Puro menefreghismo.
Valerio: “Continuo a domandarmi per quale motivo il contribuente italiano dovrebbe accollarsi le spese per sostenere la pratica abortiva nel caso in cui non ci sia grave pericolo per la salute della donna, malformazioni del feto o gravidanze dovute a violenza di qualsiasi genere.”
Rifletti sul fatto che ogni gravidanza portata a termine costa al contribuente italiano ben di più di una interrotta. Prima di scandalizzarti per questa apparentemente incongrua affermazione, pensa a quante incentivazioni, sgravi, sostegni vengono forniti direttamente e indirettamente dapprima alla madre “in fieri”, indi al nuovo nato fino alla maggiore età. Se la vogliamo davvero mettere sul piano economico, non possiamo fare a meno di notare che costituiscono davvero un interminabile stillicidio dal costo non indifferente (sostenuto coattivamente, tra l’altro, anche da chi figli non ne ha e non ne vuole).
Prima di reagire scompostamente a questa mia asettica segnalazione, prova a valutare le cose con il dovuto distacco.
la Urbani ha detto cose molto interessanti ed in controtendenza rispetto ai devoti cattolici (o atei come Ferrara):
1. Le donne che richiedono la IVG sono adulte sposate: quindi presumibilmente fuori dagli schemi cattolici di chi pensa a donne libertine (anche se, sia detto per inciso, non c’è nulla di male)
2. Sono in calo le italiane ed aumentano le straniere: segno che le campagne di responsabilizzazione, anche attraverso la 194, danno i loro frutti. Quindi è una questione di CULTURA e non di MORALE.
3. Fra le giovanissime si parla al massimo di 1 caso l’anno. E questo va in controtendendenza rispetto ad una mia vecchia inchiesta che vedeva le giovanissime coinvolte in misura superiore. Ma la spiegazione la dà la stssta dottoressa: “campagna di prevenzione a tappeto che da anni viene fatta nelle scuole”. E se sono responsabili adesso figuriamoci a trent’anni.
@ Aldo
Troppo semplice risponderti.
Una madre che porta a termine una gravidanza ha come conseguenza quella di mettere al mondo, quindi far approdare alla società un nuovo soggetto “politico”, nel senso di appartenente alla polis, è quindi del tutto ovvio che lo Stato se ne occupi.
La decisione di non mettere al mondo un figlio è una questione del tutto privata, a parte i casi che ho descritto sopra.