[…] Nelll’edizione di venerdì 15 febbraio della rivista Science, un’equipe di biologi diretta da Shinya Yamanaka (dipartimento di biologia per le cellule staminali dell’università di Kyoto, in Giappone), annuncia di aver applicato una nuova tecnica che permette di ottenere, a partire da cellule differenziate prelevate da un organismo adulto, delle cellule indifferenziate che hanno le stesse proprietà delle cellule staminali embrionali, senza che provochino tumori.
[…] Ci era arrivata tuttavia solo al termine di una serie di manipolazioni che non permettevano l’uso terapeutico di cellule così ottenute, denominate cellule staminali pluripotenti indotte o cellule SPI.
[…] Uno dei principali ostacoli all’uso terapeutico di queste cellule SPI era costituito dai rischi di trasformazioni cancerose riguardanti l’utilizzazione del vettore virale.
I ricercatori giapponesi ritengono oggi di aver superato questo ostacolo. A partire da cellule prelevate dal fegato o dallo stomaco di topi adulti, affermano di aver ottenuto delle cellule SPI senza che l’integrazione del genoma del retrovirus utilizzato provochi una trasformazione cancerosa delle linee cellulari create.
In altri termini, ritengono di aver superato un’ulteriore tappa che li avvicina ai primi esperimenti volti a rigenerare dei tessuti a partire da cellule inizialmente prelevate su un organismo malato. Eppure “serviranno ancora anni di ricerche prima che di essere capaci a utilizzare le cellule SPI per trattare dei pazienti”, ha dichiarato il professor Yamanaka.
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L’articolo completo di di Jean-Yves Nau è disponibile sul sito di Le Monde