La rottura fra Berlusconi e Casini è ormai certa. Occorre riconoscere a entrambi un grande coraggio. Berlusconi, scegliendo la separazione da Casini, mette a rischio una vittoria elettorale che era fin qui data per certa. Casini, rifiutando di entrare nel Popolo della Libertà alle condizioni di Berlusconi, sceglie una strada rischiosissima, quella della lotta per la sopravvivenza. […] Fedele alla tradizione politica (quella democristiana) da cui proviene, Casini ha puntato tutto sul mantenimento di un partito di centro. Anche la sua preferenza per un sistema elettorale «alla tedesca» è sempre stata funzionale a quel disegno. L’incomponibilità dei disegni strategici ha reso «armata» e altamente conflittuale la coesistenza fra Casini e Berlusconi nel precedente governo di quest’ultimo. E l’avrebbe resa armata e conflittuale anche in una nuova esperienza di governo.
Da qui il rifiuto di Berlusconi di rivedere un film già visto. Si noti che questa divergenza strategica non è legata a dissensi di tipo programmatico. […]
Perché non solo Casini ma anche altri ritengono indispensabile la sopravvivenza di un partito di centro, di un partito capace di occupare in permanenza il centro? È all’interno del mondo cattolico che va cercata la risposta. Il partito di centro, infatti, nella tradizione italiana, è un partito di cattolici.
È l’espressione dell’organizzazione politica dei cattolici. Ma i cattolici, oggi, sono ampiamente presenti, e visibilissimi, in tutti e due gli schieramenti. Sono accasati nel Partito democratico come lo sono in Forza Italia e in An. Senza contare il fatto che se in queste elezioni ci sarà, come tutto lascia intendere, la lista per la moratoria sull’aborto promossa da Giuliano Ferrara, diversi elettori cattolici saranno fortemente tentati di votarla. E dunque perché un partito cattolico di centro? La risposta è chiara: la storia pesa. Una parte, non sappiamo quanto grande, del mondo cattolico, una parte dello stesso clero (alto e basso), si ricorda della Dc e pensa che senza un partito ispirato allo scudo crociato le esigenze dei cattolici non sarebbero sufficientemente tutelate in politica. Queste elezioni saranno, oltre a molte altre cose, anche un test sull’atteggiamento dei cattolici. Possono affidare le loro aspirazioni e le loro speranze al gioco bipolare della competizione fra sinistra e destra o devono di nuovo investire su un partito dei cattolici?
Il partito dei cattolici
7 commenti
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La corsa solitaria dell’UDC sarà un discreto banco di prova per verificare la % di veri cattolici presenti in Vaticalia.
Si, il problema è che adesso di partiti cattolici ce ne sono 25. A chi daranno il voto tutte queste persone così illuminate? Forse sarebbe meglio buttassero la scheda nel WC.
Quello che indigna, a proposito dei cattolici, per chiunque votino, risiede nel fatto che loro non vanno cercando un partito che tuteli i loro interessi, ma che ostacoli, gli interessi altrui.
che l’UDC faccia campagna acquisti e si prenda Bobba e Binetti…
Roberto Grendene
La manovra Casini è un’altra manovra intelligente della chiesa. In questo modo ha evitato che si consegnasse il paese in mano a Berlusconi su un piatto d’argento, gratis et amore dei. A questo punto la vittoria di B. non è più scontata. Dovrà scendere a patti.
@Silesio, veramente sapevo che Ruini si era mosso per far confluire l’udc nel pdl. Avere un udc in meno non credo convenga a RUini
la questione non esiste, con questa legge elettorale c’è la certezza di ritrovarsi al governo anche chi ha preso pochi voti, intendo che dopo le elezioni si possono sempre fare coalizioni e poi basta leggere l’articolo su liberazione per capire che i giochi sono sempre aperti