Cattolici italiani alla ricerca di identità elettorale. A due mesi dal voto, i credenti seguaci della Chiesa di Roma hanno potenziali interlocutori almeno in tre dei quattro schieramenti che si vanno definendo in vista del voto. Come è naturale, soprattutto in momenti di smottamento politico, il centro moderato, che tradizionalmente è il luogo privilegiato dell’impegno di chi si richiama alla dottrina sociale della Chiesa, potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro asssetto politico del sistema italiano. Le elezioni si vincono o si perdono al centro, dicono gli analisti di ogni Paese, e gli interpreti di questo centro stanno cercando di organizzarsi e di trovare uno spazio che sembrava precluso dai due grandi partiti che animeranno la campagna e la competizione elettorale. La Rosa Bianca di Pezzotta, Tabacci e Baccini, l’Udc di Casini, l’Udeur di Mastella: ecco gli interpreti attuali del centrismo italiano, seppur con sfumature e probabilmente destini diversi. Accanto ai partiti di centro, ci sono i cattolici democratici e i teodem nelle fila del Pd, ed esponenti del Pdl che si richiamano comunque al cattolicesimo, malgrado Silvio Berlusconi abbia messo in guardia dalle guerre di religione sull’aborto portate avanti dalla lista di Giuliano Ferrara.
Le gerarchie ecclesiastiche e il voto – La domanda dunque è la seguente: su chi scommettono le gerarchie?
Qualche problema e un po’ di imbarazzo si nota anche da parte ecclesiastica, dove sembrano affronatarsi due linee principali riguardo all’attuale fase politica. Inedita, e singolarmente esplicita, la presa di posizione del direttore di “Avvenire”, Dino Boffo, sulla necessità che il centrodestra magnetizzato da Berlusconi continui ad accogliere dentro di sè un partito dalla chiara ispirazione cattolica. Il direttore del quotidiano della Cei, vicinissimo al cardinale vicario Camillo Ruini, si è speso in prima persona per lanciare un segnale importante, che a molti è parso, da una parte una scelta di campo, dall’altra un aiuto affinchè i cattolici più fedeli alla linea della gerarchia abbiano pieno diritto di rappresentanza nella coalizione di centrodestra (identificata forse come la più affidabile per l’agenda della Chiesa). Diversa sembra essere la posizione portata avanti dal cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che è apparso in questi mesi molto più dialogante con il Partito Democratico e con alcuni uomini di spicco della formazione guidata da Veltroni, a cominciare da Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni. La linea Bertone – che da quando è stato nominato primo collaboratore di Papa Joseph Ratzinger, è stata quella di avocare a sè i rapporti con la politica italiana e con le istituzioni repubblicane – appare più attenta al dialogo e alla rilevanza dei cattolici nelle varie formazioni impegnate nella competizione elettorale, cercando di difendere i principi che più stanno a cuore alla Chiesa con la mediazione e la trattativa dialogante. L’ala ruiniana, più intransigente e combattiva, sembra puntare su una risposta identitaria, cercando di eleggere un referente chiaro per i cattolici italiani (ma attenzione alla presentabilità dei candidati, avverte “Avvenire”: «Il propblema è la qualità degli uomini che incarneranno il progetto»). Fallita la possibilità che il centrodestra dia forma ai desiderata della Chiesa e dei cattolici italiani, ai ruiniani non resta che puntare esplicitamente su un centro il più possibile allargato e forte, in grado di condizionare in un qualche modo il futuro governo e il dibattito politico. La posizione Bertone, in questa fase, sembra invece incarnare maggiormente la recente tradizione della Chiesa italiana, abilissima nel trattare con chiunque sulla base di una forza di pressione scaricabile, a seconda delle necessitàà, su un lato (centrosinistra) o sull’altro (centrodestra) dell’arco parlamentare. La massime autorità dello Stato si troveranno martedì all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per il tradizionale anniversario dei Patti Lateranensi. Potrebbe essere un’occasione importante per capire meglio gli orientamenti che stanno maturando Oltretevere in vista del voto politico di aprile.
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L’articolo di Massimo Donaddio è tratto dal sito de Il Sole 24 Ore
-La Chiesa non fa politica!-
Vorrei proporre questa frase per il primo premio “Battuta del secolo”. Anzi, del millennio!
Soprattutto in questo caso non sarà un bello spettacolo, nonostante il giornale di Confindustria sorvoli diplomaticamente su questo aspetto. Col porcello lo scenario più probabile è un massacro.
Centristi, seguite il consiglio che da Mastella in un’intervista sulla stampa. Mettetevi insieme perchè siete finiti su una strada, altrimenti son guai. Quanto mi piacciono i manifesti programmatici cattolici…
il problema della chiesa è l’aver appiattito ed asservito quasi tutta la politica italiana e adesso sono indecisi? io saprei benissimo cosa fare: per prima cosa rivedere il concordato e poi parlare di elezioni…
Anche io saprei cosa fare. Tutti a lavorare. Preti e politici.
Il fatto è che non è vero che la rappresentanza dei cattolici interessi tre dei quattro schieramenti politici. Tale schematizzazione potrà valere sul piano dell’istituzione ecclesiastica, non di certo per i “semplici” cristiani ai quali interessa più la profezia di Gesù che non le dispute teologiche ed etiche dei corridoi del potere vaticaliano.
Oggi 19 vi è stato un incontro al Quirinale tra il presidente Napolitano e i più alti rappresentanti della Santa Sede. E’ emerso che “
Oggi 19 vi è stato un incontro al Quirinale tra il presidente Napolitano e i più alti rappresentanti della Santa Sede. E’ emerso che “NON VI SONO PROBLEMI IN CONTENZIOSO” tra il Vaticano e lo Stato italiano.
Sic! Ogni legge prodotta dal parlamento passa attraverso il giudizio della CEI; siamo diventati (ammesso che non lo fossimo prima) sudditi di due stati; diamo spazio televisivo quotidiano a sciamani in nero e viola che discettano sulla morale (loro!); la campagna elettorale per alcuni partiti è a sovranità limitata perchè occorre l’imprimatur sulle candidature; non possiamo affrontare i temi etici e terapeutici, come ogni comunità laica e moderna; per non parlare del pizzo all’8/1000 che dobbiamo al Vaticano.
Ma, niente paura. Non c’è contenzioso con l’Oltretevere. Non una parola sull’autonomia delle scelte parlamentari, sulla laicità dello stato, sulla offensiva a tenaglia della teocrazia vaticana.
Libertà di espressione= libertà dei cattolici di dire qualunque cosa gli passi per la testa e di tutti gli altri di assentire.
Libertà di azione=libertà del cattolico di fare qualunque cosa (compresi i buoni vecchi roghi) e di tutti gli altri di adr loro ragione.
Qualcuno è ancora convinto che l’Italia sia uno stato laico?