Firenze: l’UAAR e il Centro di Informazione Religiosa

A fronte del comunicato stampa del comune di Firenze del 14 Febbraio 2008 circa “APPROVATA IN QUINTA COMMISSIONE MOZIONE PER «COSTITUIRE CENTRO DI IN-FORMAZIONE RELIGIOSA»” l’UAAR di Firenze non può che stigmatizzare questa scelta.
L’UAAR di Firenze più volte ha chiesto la creazione di una consulta, un tavolo, uno strumento comunque utile a discutere laicamente dei problemi della cittadinanza fra i portatori delle diverse visioni della vita, confessionali o aconfessionali che fossero.
Invece l’amministrazione ancora una volta ignora il diritto di una consistente quota dei cittadini e pur di non fare un passo di civiltà verso il riconoscimento di pari opportunità e di pari dignità continua a privilegiare il rapporto con le comunità confessionali.
I non credenti rappresentano la più consistente “minoranza” della città – sicuramente maggiore della somma degli aderenti a tutte le altre confessioni, CCAR esclusa – eppure vengono considerati soltanto come contribuenti a cui è riconosciuto solo il dovere di mantenere economicamente le prebende e i privilegi altrui.
Basta il semplice esempio di come ancora l’amministrazione comunale continui ad elargire quote consistenti degli oneri di urbanizzazione secondaria; eppure non è affatto obbligata a farlo, tanto meno a chi già usufruisce dell’8×1000 (sentenza n. 4082 del TAR della Toscana del 4/10/2004).
Dal 2001 al 2004 il comune di Firenze ha distribuito 2.055.089,70 di € alle chiese ed alle associazioni confessioni contro 565.567,28 ai centri realmente non confessionali.
CCAR: 1.641.961
T. Geova: 19.042
Avv. 7° giorno: 312.947
Ebraica: 0
Met. Vald.: 71.739
Evangel.: 9.401
Ripetiamo, questo è solo un piccolo esempio di come le sperequazioni a vantaggio delle comunità confessionali ricadano sulle spalle e sul portafoglio dei cittadini.
Non bastava che l’amministrazione avesse già predisposto la “Conferenza permanente per il dialogo tra le confessioni religiose” come un tavolo di contrattazione fra le visioni fideistiche per creare un “cartello” a svantaggio di chi non afferisce ad alcuna fede.
No, non bastava. Ora si offre anche un ulteriore privilegio, uno strumento di penetrazione nella vita civile della città. Non bastava l’optional, che poi diventa quasi obbligatorio per mancanza di alternative, dell’ora di religione cattolica nelle scuole a spese di tutti i contribuenti e in barba alle più elementari norme concorsuali e di graduatorie.
Adesso, ignorando volutamente l’esistenza di culture aconfessionali, si ha l’impudenza di affermare (testuale) – che il principale ostacolo per una piena e consapevole integrazione tra differenti culture trova origine e causa nell’ignoranza reciproca,
ovvero nella scarsa – o talvolta inesistente – conoscenza “dell’altro”, trasformando le diversità non in un’occasione di mutuo
arricchimento ma in elementi di ulteriore separazione, capaci di alimentare a loro volta una cultura di diffidenza e pregiudizio.
Evidentemente noi non credenti non solo non siamo portatori di una cultura, ma neppure degni di essere considerati “l’altro” da conoscere.
E’ paradossale che in un momento in cui si mette in discussione l’opportunità del frazionamento politico in decine di partiti, in fin dei conti solo portatori di opinioni per loro natura discutibili, si dia credito alle 616 confessioni individuate dal CESNUR in Italia come se potessero coesistere 616 “verità” diverse, queste, sempre per loro natura, indiscutibili ed in evidente reciproco contrasto.
Questa mozione, approvata in una logica esclusivamente confessionale, tende a snaturare ancor più lo spirito laico della costituzione, ovvero libertà di religione come pari opportunità per tutte le visioni della vita.
Eppure l’unico libro che ha veramente portato ad una pace tangibile e duratura non è sacro né è stato scritto da una divinità, ma da laici; Spinelli, Colorni e Rossi con il Manifesto di Ventotene hanno messo in condizione l’Europa di deporre le armi ed i suoi popoli di imparare a vivere assieme, ognuno con le proprie diversità.
E’ questa conoscenza del reciproco rispetto,
della pari dignità, delle pari opportunità che le istituzioni si devono impegnare a portare nelle scuole e a far conoscere ai cittadini.
E’ per questo che l’UAAR di Firenze torna ancora a chiedere la creazione di una consulta, di un tavolo, di uno strumento comunque utile a discutere laicamente dei problemi della cittadinanza fra i portatori delle diverse visioni della vita, confessionali o aconfessionali che siano.

Comunicato del circolo UAAR di Firenze (firenze@uaar.it)

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7 commenti

Leo55

E figuriamoci che , tutto ciò, accade nella “rossa Firenze”………immaginiamo cosa può succedere altrove.

Senofane

il finanziamento pubblico delle “fedi” è una dimostrazione della loro debolezza sociale, hanno paura di farsi finanziare solo dai loro fedeli. la loro potenza politica nel vampirizzare le amministrazioni a tutti i livelli non si discute.
ma un referendum per il finanziamento privato alle chiese?

piersky

E che guida il comone di Firenze? Il PD?
Non sarà mica quel partito che qualcuno dice che è pieno di cattolici integralisti, MA ANCHE, laico

Vera Pegna

A proposito della grave mozione del comune di Firenze e dell’ottimo comunicato del circolo dell’UAAR, una riflessione.
In Europa i soli paesi che non discriminano le associazioni filosofiche non confessionali sono quelli dove tali associazioni si auto-definiscono umanistiche. Una definizione generale di questo termine si trova sul sito dell’IHEU ma poi ogni associazione approfondisce il proprio concetto di umanesimo che comunque costituisce una visione del mondo in positivo e completa, ispirata dai valori di Liberté, égalité, fraternité. In questi stessi paesi le associazioni di atei, agnostici, pagani, ecc. sono minuscole e discriminate ma non se ne lamentano perché, IMHO, non difendono i valori di cui sopra ma si limitano a proclamare la loro posizione filosofica.
Io mi vado convincendo che l’uaar sta a metà strada fra una associazione umanistica e un’associazione di libero pensiero. A metà strada perché l’ateismo e l’agnosticismo in quanto tali non sono una concezione del mondo e perché i soci non mi sembra condividano valori comuni oltre quelli statutari che non sono quelli di Liberté, égalité, fraternité se non circoscritti – i primi due soltanto – al proprio sistema di credenza.
L’uaar giustamente prende posizione in merito a laicità, eutanasia, ricerca scientifica, IVG e tanti altri temi che la rendono simile alle associazioni umanistiche ma, non chiamandosi tale facilita il compito di chi vuole discriminarla.
Allora? Allora niente. Al nome ci tengo e non va cambiato. Ma vorrei si aprisse una riflessione generale sul divario che c’è fra come ci presentiamo e quello che facciamo che è moolto di più di quello che sembra.

Asatan

@Vera Pega: non credo che la questione umanesimo\ateismo sia così determinante. I paesi che riconoscono le associazioni filosofiche dei non religiosi sono quelli storicamenti più aperti e progressisiti. Non per niente parliamo della’area scandinava.

Nei paesi a più alto tasso di “infiltrazione religiosa nella politica” riconoscerebbero persino la chiesa del Mostro Sopaghetti Volante, pur di non ammettere che un ateo NON è un essere inferiore, infelice, intrinsecamente negativo.

Vera Pegna

Quello che scrivi, Asatan, è solo in parte vero. Oltre i paesi scandinavi il cattolicissimo Belgio non solo riconosce le associazioni filosofiche non confessionali nella sua costituzione ma stipendia gli assistenti morali laici che prestano servizio negli ospedali, carceri, scuole, ecc. E ciò forse in parte perché è più progressista, ma soprattutto perché le associazioni laiche da anni fanno un lavoro capillare offrendo ai cittadini riti alternativi, aiuto per eutanasia, IVG e tantissime occasioni di dibattito su tutti gli aspetti possibili della laicità. Pensa che con 12 milioni di abitanti, il Belgio ha 84 Maisons de la laicité che operano in questo senso.
Da noi sono poche le persone cui giunge un messaggio laico non edulcorato o stravolto e sono convinta che un lavoro capillare del tipo di quello belga ma adattato all’Italia sia il canale migliore per far capire il vero senso della separazione fra chiesa e stato.Ma non solo, perché il messaggio laico è anche un messaggio di libertà, uguaglianza, dignità e fraternità.

Roberto Grendene

Riguardo agli oneri di urbanizzazione secondaria che ogni anno vanno alle chiese, a Bologna stiamo messi cosi’
(dato del 2004)
679.000 alla Curia Arcivescovile di Bologna
22.400 alla Congregazione del Testimoni di Geova
54.250 alla Chiesa Cristiana Avventista del 7 Giorno
19.480 alla Comunita’ Ebraica
9.000 alla Chiesa Evangelica Metodista
14.670 alla Chiesta Cristiana Evangelica Eben-Ezer
vedi:
http://uaarbologna.altervista.org/files/ous_bo_2004.pdf

Martedi’, prossimo, nel secondo appuntamento del ciclo “Nessun Dogma, i martedi’ della cultura laica”, relazionero’ su questo ennesimo e ben celato finanziamento su base religiosa.

Roberto Grendene
Circolo UAAR di Bologna

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