Città del Vaticano (AsiaNews) – Autore amato da Benedetto XVI, come egli stesso ha detto durante l’udienza generale di oggi, Sant’Agostino è il Padre della Chiesa che ha lasciato il maggior numero di opere. “Alcune sono di importanza capitale non solo per il cristianesimo, ma per la formazione di tutta la cultura occidentale”. E’ a lui, ad esempio che si deve l’analisi di “cosa dobbiamo aspettare da Dio e che cosa no, qual è la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede e della Chiesa”, che “anche oggi serve per definire la vera laicità”. Il vescovo di Ippona è stato per la quarta volta il soggetto del discorso che Benedetto XVI ha rivolto ai presenti all’udienza generale, che la grande affluenza di fedeli – la Prefettura della Casa pontificia ha distribuito 15mila biglietti – ha fatto “dividere” oggi tra la basilica di San Pietro e l’aula Paolo VI. Della vastissima opera di Agostino, il Papa ha in particolare parlato delle “Confessiones”, “tuttora uno dei libri dell’antichità cristiana più letti”, delle “Retractationes” e del “De civitate Dei”. Anzitutto le Confessioni, in 13 libri, che “sono un specie di autobiografia, ma nella forma di un dialogo con Dio”. Ciò “riflette la vita di Agostino sostanzialmente vissuta come dialogo con Dio e cosi vissuta con gli altri”. Benedetto XVI ha poi evidenziato come la parola confessiones nel latino cristiano “ha due significati che si intrecciano. Indica in prima linea la confessione delle proprie debolezze, dei peccati, ma anche lode a Dio, riconoscimento e ringraziamento perché ci ama, ci accetta e trasforma, ci eleva a se stesso”. Ebbero un grande successo già durante la vita di Sant’Agostino e lui stesso ha scritto “le mie Confessiones hanno esercitato tale azione su di me mentre lo scrivevo e continuano ad esercitarlo. Il che vuol dire che piacciono ai fratelli”. “Il che vuol dire – ha commentato sorridendo il Papa – che io sono uno di questi fratelli”. Meno diffuse sono le “Retractationes”, due libri che rappresentano una revisione di tutta la sua opera, definite da Benedetto XVI “documento singolare e preziosissimo”, espressione anche di “sincerità e umiltà intellettuale”. Importante per il pensiero politico occidentale è poi il “De civitate Dei”, che, “chiarendo che cosa dobbiamo aspettare da Dio e che cosa no, qual è la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede e della Chiesa”, “anche oggi è la fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della Chiesa, la grande e vera speranza che ci dona la fede“. E’ la storia dell’umanità governata dalla provvidenza divina, è “la sua interpretazione della storia dell’umanità come lotta tra due amori: amore di sé fino all’indifferenza di Dio, amore di Dio fino all’indifferenza di sé”. “Forse l’opera più importante di Agostino”. “Anche per noi – ha concluso il Papa – sarebbe stato bello poterlo sentire vivo, ma è certo vivo nei suoi scritti e così vediamo la permanente vitalità della fede per la quale ha dato tutta la sua vita”.
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beh sensato…
è come se hitler o castro spiegassero che cos’è la democrazia vera.
…e Dawkins insegna cosa è veramente la religione… 😀
il Papa potrebbe utilizare l’insegnamenti di st. Agostino sulla laicita nel suo stato vaticano 🙂
Ma che c’azzecca Sant’Agostino d’Ippona con la laicità? Sessuofobico, Teorizzatore della guerra giusta, fomentatore della distruzione di templi pagani, schiavista, antianimalista, intollerante e sostenitore della tortura…. baaah…. contenti loro
un po’ come il ladro che t’insegna l’onestà. forse per contrasto…
sant’Agostino è stato uno dei peggiori filosofi mai esistiti, nel suo tentativo di conciliare la filosofia aristotelica con il cristianesimo ha ammesso che la filosofia non ha nulla da scoprire ma deve solo catalogare la verità rivelata da cristo…
“Anche oggi è la fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della Chiesa, la grande e vera speranza che ci dona la fede”.
Siamo alle solite, Agostino o non Agostino: che speranza può donare la fede, se non quella di plasmare la ‘città terrena’ sul modello dell ‘Città Celeste’? Se così non fosse, che fede sarebbe? E in questa prospettiva, dove va a finire la laicità?
A questo punto verrebbe voglia di dire – e anzi, legittimato a dirlo perché, da ateo, non posso essere frainteso, lo dico – sono più coerenti i talebani!
ma non era sant’agostino che diceva che le donne sono un “essere inferiore” e che devono servire gli uomini e basta.
Questa è la loro laicita’????
Che schifo ragazzi.
L’unico che la laicità proprio non saprebbe insegnarla è Ratzinger stesso.
Perlomeno Sant’Agostino vendette tutti i suoi beni quando diventò prete, e visse nella povertà: questo Papa-Faraone non ci pensa neanche, e rimane a vivere in quella sua reggia di incommensurabile valore che è il Vaticano.
Sant’Agostino promotore della laicità? Sì, così come san Paolo era promotore dell’uguaglianza di diritti fra uomini e donne…
Rubinetto XVI dovrebbe andare a fare l’unico mestiere che gli si confà: spalare letame
Ratzinger ha perfettamente ragione: nella “Città di Dio” si trova esattamente quello che pensa Ratzinger sul rapporto tra Chiesa e politica, ed è bene che tutti sappiano di cosa si tratta. Premetto che so benissimo che Rtzinger ha dimenticato su Agostino più cose di quante io ne potrò mai ricordare in tutta la mia vita e che già più di 50 anni fa egli scriveva saggi sul vescovo di Ippona (nella bibliografia dell’edizione che ho io, quella curata per Rusconi da Luigi Alici, ci sono ben tre titoli di Ratzinger risalenti agli anni 1954-1956). Il problema, però, è che Agostino ha in merito idee, elaborate anche attraverso un confronto puntuale con Cicerone, irrimediabilmente incompatibili con qualsiasi versione del concetto moderno di democrazia, e il fatto che Ratzinger raccomandi caldamente, soprattutto ai cattolici impegnati in politica, di tornare alla “Città di Dio” è davvero sintomatico e inquietante.
L’attualizzazione di testi così antichi è sempre un errore. Ma visto che Ratzinger invita a farlo, facciamolo pure, se non altro per renderci conto di cosa vuole inculcare nella mente dei suoi fedeli.
Ecco alcuni passi, tratti da un’edizione disponibile in rete.
Libro XIX:
25. Sebbene dunque sembri che l’anima eserciti con dignità il dominio sul corpo e la ragione sugli impulsi, se l’anima e la ragione non sono sottomesse a Dio, come Egli stesso ha ordinato di essergli sottomessi, certamente esse non esercitano in senso morale il dominio sul corpo e sugli impulsi. È impossibile infatti che eserciti il dominio sul corpo e sugli impulsi la coscienza che non conosce il vero Dio e non è sottomessa al suo dominio, ma è profanata da demoni molto viziosi che la depravano. Quindi anche le virtù che le sembra di avere, con cui può esercitare il dominio sul corpo e sugli impulsi, se le riferirà a conseguire e conservare un fine che non sia Dio, sono piuttosto impulsi che virtù. E sebbene da alcuni si ritenga che le virtù siano veramente morali quando sono rapportate a se stesse e non sono conseguite per altro scopo, anche in questo senso sono gonfie di orgoglio e non devono essere considerate virtù ma impulsi. Come infatti non deriva dalla carne, ma è superiore alla carne il principio che la fa vivere, così non deriva dall’uomo, ma è superiore all’uomo il principio che fa vivere l’uomo nella felicità e non soltanto l’uomo ma qualsiasi potestà e virtù del cielo.
26. Dunque, come l’anima è vita del corpo, così vita felice dell’anima è Dio, di cui dice la sacra Scrittura dell’Antico Testamento: Felice il popolo, di cui Dio è il Signore. Dunque è infelice il popolo estraniato da questo Dio. (…)
27. (…) In questo mondo dunque si ha la giustizia in ogni individuo affinché Dio domini sull’uomo sottomesso, l’anima spirituale sul corpo, la ragione sugli impulsi, anche se insorgono, o sottomettendoli o contrastandoli, inoltre affinché si chieda a Dio la grazia delle buone opere, il perdono dei peccati e si offra il ringraziamento per i beni ricevuti. (…)
28. Al contrario, per coloro che non appartengono alla città di Dio si avrà un’infelicità eterna, la quale è considerata una seconda morte. (…)
Non mi pare si possano affiancare Hitler e Castro. E non voglio difendere una certa ideologia non essendo comunista. Credo però si debba pensare prima di sparare a casaccio.
Non mi sembra che Kaworu abbia detto Hitler=Castro.
Ha solo detto che nessuno dei due è (era) democratico. Su questo credo non ci piova. (Regime ladro! 😀 )
Fate un giro per centro America, Guatemala, Nicaragua Ministri preti, Honduras, San Salvador, Panama,Castro finisce per essere un banbino democratico di fronte a questi paesi.
L’unico commento che mi sento di fare è che sono sempre più disgustato dalle affermazioni del pontefice.
Bisogna considerare che la Storia per la CCAR è ferma a Costantino e Teodosio, al massimo al SRI.
“La donna è un essere inferiore, che non fu creato da Dio a Sua immagine” ant’Agostino) da l’Ateo n°1, pag. 15, 2008. Capito che tipo era?
non era mia intenzione scatenare polemiche nazismo vs. comunismo o gare a “proponi il peggior dittatore”.
come ha fatto notare daniele, era solo per dire che nessuno dei due esempi da me riportati era un fulgido esempio di democrazia col suo operato.
mi pare ovvio che avrei potuto tirare in ballo qualsiasi dittatore, al momento mi son venuti in mente quei due li.
era per dire che se sant’agostino insegna la laicità, tanto vale prendere esempio da loro per la democrazia.
AH! AH! 😀
sì, come no…. deve essere un “Santo” della Chiesa Cattolica che ci deve spiegare cosa è la laicità!!! AHAHAH!!!
E per sapere cosa è la tolleranza, quale modello ci proporrà? Hitler?? AHAH!
E per sapere cosa è la castità? Cicciolina??
Ma per favore!!!
scusate non era s.agostino ad avere avuto una moglie, poi ripudiata, di 10 anni?
Che esempio di moralità.
Non fu certamente un maestro di virtù, né prima, né tanto meno “dopo” la conversione. Passò parte della sua vita a scrivere contro questo e contro quest’altro in difesa di una “dottrina cristiana” che tra l’altro non esisteva ancora in modo consolidato, per cui è probabile che lo facesse per autocompiacimento e per spirito sofistico e di mera competizione letteraria – lo stesso narcisismo che lo porta a scrivere le “Confessioni”.
plaudo a Marco T. per la luciditá e puntualitá del suo commento
La Città di Dio: Casini, Ferrara, Mastella.
Ma scusate, chi ci/vi obbliga ad ascoltare tutto quello che dice il papa?
Mi sembra che si penda un pò troppo dalle sue labbra: perchè non parliamo di cose più concrete?