Monsignor Sgreccia: “I politici credenti rifiutino scelte di partito inaccettabili”

ROMA – «I cattolici sono liberi di entrare nei partiti pluralistici purché non si tratti di forze dichiaratamente contrarie alla fede cristiana, ma in essi la loro responsabilità diventa maggiore. Potranno trovarsi di fronte a decisioni interne inaccettabili alle quali dovranno opporsi anche pubblicamente»: è il commento del vescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, alla notizia delle candidature nel Partito democratico di esponenti radicali, del ginecologo Silvio Viale, sperimentatore in Italia della pillola RU486, dell’oncologo Umberto Veronesi, promotore del testamento biologico. Il vescovo non vuole «dire nulla» di quelle candidature: «Io non sono un politico e ogni mia parola potrebbe apparire irrispettosa». Argomenta che «chi sceglie un partito ha diritto a essere rispettato nella sua scelta così come un vescovo – poniamo – chiede di essere rispettato nella propria opinione». È disponibile tuttavia a esprimere la sua «riflessione » di fronte agli schieramenti che si vengono determinando «avendo l’occhio alle questioni etiche e parlando a titolo personale».

Un cattolico può stare nello stesso partito che candida – poniamo – un radicale? «La Chiesa – dice Sgreccia – lascia liberi i cattolici nella scelta del partito in cui portare la propria testimonianza», ma se si tratta di una formazione «dove sono presenti opzioni etiche tra loro contrastanti» chi lo sceglie «si assume un maggiore obbligo di testimoniare i valori non negoziabili, andando incontro anche a eventuali maggiori sacrifici qualora in quelle formazioni venisse a determinarsi una maggioranza contraria alla loro posizione». Che dovranno fare in tal caso questi cattolici? «Non spetta a me dirlo – risponde il vescovo – ma sarà responsabilità di quanti verranno a trovarsi in quella situazione compiere scelte in coerenza con la propria fede e avendo di mira soprattutto il bene comune, operando le sintesi e le mediazioni che di volta in volta saranno possibili o necessarie». In concreto che dovranno fare? «Molto dipenderà da come l’una o l’altra delle formazioni a orientamento pluralista farà valere la cosiddetta disciplina di partito. In caso di maggioranze interne che promuovano scelte per loro inaccettabili, oltre alla libertà di coscienza e alla libertà di voto andrà rivendicato anche il diritto di esprimere pubblicamente la propria opposizione a tali scelte». Sgreccia è contrario a quanti propongono di «tenere i temi etici fuori dalla campagna elettorale». Argomenta che «i valori della vita e della famiglia, come quelli della libertà educativa, non sono privatistici tipo l’andare a messa la domenica, che è scelta giustamente da lasciare al singolo». Si tratta piuttosto di «valori naturali e di bene comune, politicamente rilevanti e dunque da dibattere nei processi di formazione del consenso elettorale».

L’articolo di Luigi Accattoli è tratto dal sito del Corriere

23 commenti

Bruno Gualerzi

Questo testo di Mons. Sgreccia è veramente esemplare per testimoniare – se ancora ce ne fosse bisogno – come il “Date a Cesare quel che è di Cesare ecc.” sia quanto di più contraddittorio, per non dire ipocrita, si possa immaginare proprio quando lo si tira in ballo per legittimare la convivenza della laicità con la fede religiosa. Il povero monsignore deve fare veri e propri salti mortali dialettici per negare, spesso nella stessa frase, ciò che afferma, dicendo in sostanza: “Cari politici cattolici, date a Cesare quel che è di Cesare… ma non dimenticate mai che tutto, in ogni caso, alla fine appartiene a Dio!”

Roberto Grendene

«i valori della vita e della famiglia, come quelli della libertà educativa, non sono privatistici tipo l’andare a messa la domenica, che è scelta giustamente da lasciare al singolo».

partiamo da qui: dunque basta con i privilegi (es: ore di religione cattolica nella scuola pubblica insegnate da persone scelte dai vescovi e pagate dallo stato) e nessuna imposizione (e’ famiglia anche una coppia di conviventi, enche dello stesso sesso)

Roberto Grendene

Arcturus

Il vescovo non vuole «dire nulla»: «Io non sono un politico e ogni mia parola potrebbe apparire irrispettosa», dice. Quella di «un vescovo – dice – è una opinione»; «La Chiesa – dice Sgreccia – lascia liberi i cattolici nella scelta del partito in cui portare la propria testimonianza»; «Non spetta a me dirlo – risponde il vescovo». Ma allora, date tali premesse, perché parla? D’accordo che la retorica ha pure un suo preciso ruolo effimero di captatio benevolentiae, ma qui siamo alla svendita un tanto al chilo. E poi, retorica per retorica, se per “catturare” la benevolenza e l’attenzione del pubblico si deve premettere una marchiana sottolineatura della inanità delle proprie parole, non si fa una figura un po’ patetica? Certo, ciò torna utile quando si porta l’acqua al mulino maestro del vittimismo, ma argomentativamente, a che serve?

Peppe

La cosa più triste in questi discorsi preteschi tipici delle grandi lobby occulte è che il concetto stesso di “peso democratico” delle idee viene meno…

In pratica le posizioni dei cattolici devono essere rispettate laddove siano maggioritarie, perchè evidentemente – si giustificano questi signori – il popolo italiano la pensa secondo i valori cristiani… le minoranze che se lo prendano pure in saccoccia e vengano costrette ad adeguarsi ai valori di Santa Romana Pantofola! Quando invece le posizioni clericali e cattoliche sono minoritarie allora si è autorizzati a fare i dissidenti, a sbracciarsi in nome dei valori non negoziabili, ad andare contro apertamente le decisione maggioritarie e democraticamente espresse all’interno di un partito. Insomma, a fare come la Binetti che prende ordini al telefono dal cardinale di turno e vota contro.

Questo tipo di atteggiamento fa veramente vergogna a coloro che lo manifestano.

Ma è un classico di tutte le religioni istituzionalizzate: dove sono maggioritarie vessano le minoranze, dove sono minoritarie rivendicano libertà e sostegno.

Mah…

Silesio

E’ chiaro che un cattolico, andando avanti così, ne uscirà pazzo. Egli vivrà costantemente una forma di conflitto continuo.

Magar

I sacerdoti democratici e rispettosi del prossimo rifiutino gli ordini episcopali inaccettabili.

(occhio per occhio…)

Marco.g

Gli interventi come quelli di monSgreccia non sono di per se’ sufficienti per stabilire se in Italia ci sono sempre meno cattolici o sempre più cattolici che se ne fregano.

antonella

La chiesa lascia liberi i cattolici… dopo opportuna lobotomia!

Francesco

Trovo il testo di Mons. Sgreggia tutto sommato pacato: è giusto che il politico cattolico manifesti e faccia valere le sue convinzioni , derivanti dalla fede , se ritiene che essa coincida con il bene della società; non invece se la manifestare la propria convinzione religiosa è strumentale a imporre le proprie idee alle controparti.

Il Filosofo Bottiglione

di solito monsignor sgreccia dice cose peggiori, concordo quindi in parte con quanto dice Francesco.
comunque, ribadire (neanche tanto tra le righe) il ruolo pubblico della religione è rimarcarne il ruolo politico. politica la religione, politica l’istituzione che ne fa capo.

faidate

“I cattolici sono liberi di entrare nei partiti pluralistici…” buttata lì quasi a dire “anvedi com’è aperta sta chiesa, manco ci mette il veto”, sottolinea invece esplicitamente il rapporto padrone – schiavo che esiste tra la gerarchia cattolica e i cosiddetti fedeli. Lo schiavo a sua volta, finto liberto, deve però rifarsi con coloro che al padrone non sono sottomessi, e si intrufola binettianamente dove ci sono regole costruite democraticamente per imporre le proprie fissazioni autoritarie.

Alessandro Bruzzone

«i valori della vita e della famiglia, come quelli della libertà educativa, non sono privatistici tipo l’andare a messa la domenica, che è scelta giustamente da lasciare al singolo»

Questa sparata è il top del ridicolo: in pratica, un sacramento (termine apparentabile con “sacro”, si noti) come la messa è un optional, mentre imporre la propria visione assolutamente relativa su “vita e famiglia” è prioritario.
Per fortuna che il cristianesimo è una religione… ormai è solo un insieme di sciocchezze per nascondere un sistema politico.

Marco.g

Però monsGreccia fa anche affermazioni interessanti: è chiaro ad esempio che per lui il PdL non è un “partito pluralista”…

lacrime e sangue

“i valori non negoziabili”
Questa espressione è quanto mai antidemocratica perchè presuppone che i valori cattolici non negoziabili siano da “difendere” sempre e comunque, in qualunque situazione e contro chiunque.
Ergo, non c’è contradditorio. Non c’è dialogo.

O si accettano i valori cattolici o non si è degni nemmeno di essere ascoltati.

In democrazia, per quanto si creda nelle proprie idee, si deve essere disposti a cedere e bilanciarle con quelle degli altri: LA MIA LIBERTA’ FINISCE DOVE COMINCIA QUELLA DEGLI ALTRI E VICEVERSA.

Santa Madre Chiesa, la Sposa di Dio, è invece dotata della Verità e intende imporla anche a chi non la vuole.
Le leggi laiche sono ad uso dei laici a-confessionali: i cattolici fanno semplicmeente a meno di usufruirne… ma non ne sono capaci: la libertà di un altro loro non l’accettano. Tutti devono essere schiavi del prete

Chris

i cattolici non ascoltano me ed i miei valori, bene, io non ascolto loro…. par condicio no ?
io farei un appello ! non votate mai per un politico che si dichiara cattolico ! ma non per cattiveria, ma per aiutarli, visto che non sanno essere parte di un gruppo politico (che non sia comunione e liberazione) per evitare loro difficili scelte politiche, notti insonni a riflettere sulla legge da votare, non votiamoli affatto, così la loro vita sarà più facile !

Stefano Bottoni

Riassunto del pensiero di Sgreccia:
1) la Chiesa non fa politica, basta che la politica faccia ciò che vuole la Chiesa;
2) Un politico che si definisca cattolico deve rispondere alla Chiesa e non ai suoi elettori;
3) Un politico che non si definisca cattolico purtroppo non può essere più mandato al rogo, ma se ci date un po’ di tempo, magari…
4) I capi di partiti che accolgono non cattolici nelle loro fila bruciano se aspersi di acqua santa;
5) I sacramenti sono opzionali, l’importante è il potere;
6) Varie ed eventuali.

Qualcuno mi può svegliare, per favore? No, perchè sono convinto che stia avendo un brutto incubo, sono tornato nel medioevo e sono inseguito dai giannizzeri dell’inquisizione già con le pire accese, e Bernardo Gui che mi indica come il demonio… insieme a me altri milioni di persone… -Ma ci volete bruciare tutti?- -Beh, che ci vuoi fare? Fa freddo nello scriptorium…-

ren

Di nuovo, chiunque vinca queste elezioni, a perderle saranno gli italiani onesti. Con tutta questa feccia in prima linea la cosa migliore da fare sarebbe abbandonare questa nave piena di ratti, anche se con dolore.

ignazio

… Un cattolico può stare nello stesso partito che candida – poniamo – un radicale?
Io dico NO!
Ma sicuramente per motivi opposti a quelli del Mons. Sgeccia.
Il PD ha messo gli italiani in un bel dilemma:
o rinunciare alla laicità o Berlusconi.
Forse qualcuno sarebbe tentato dal male minore, ma qui i “mali” sono esattamente allo stesso livello.
La Repubblica Cattolica Italiana – federata al Sacro Stato Vaticano è ormai realtà

Magar

Semplicemente, Sgreccia sostiene che i politici cattolici abbiano il dovere di opprimere i cittadini non-cattolici, ed obbligarli per legge a comportarsi non secondo coscienza, bensì secondo i dettami della CCAR. Chi non opprime, per lui, non è un bravo cattolico.
Complimenti vivissimi!

wendy

L’art 7 co 1 della nostra Costituzione recita “Lo stato e la chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”
Basta con queste ingerenze della chiesa in politica!

Asatan

Magar ha centrato il punto. L’obbiettivo della CC è di fare dell’Italia una nuova Arabia SAudita in salsa cattolica.

ren

L’Italia è diventata come quel porto fantasma e desolato in cui arriva la nave di nosferatu, nel film con Klaus Kinski.

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