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4 commenti

HCE

molto interessante l’articolo del times: cercano le basi per la diffusa tara umana della credenza in dio. e lo fanno cercando di validare l’ipotesi che possa essere una caratteristica che da un vantaggio evolutivo.

ovvero cercano di spiegare il fenomeno della fede sulla base dell’evoluzione.

se trovassero evidenze a supporto di questa tesi, sarebbe una fregatura da entrambe le parti:
* i credenti si sentirebbero dire che la fede è un basso istinto con basi evolutive come grattarsi i coglioni per cacciare i parassiti o essere attratti dalle tette grosse perché ci assicurano che la potenziale partner è giovane, e questo sarebbe spiegato proprio grazie alla teoria dell’evoluzione che tanto poco amano
* gli atei, sulla base della teoria dell’evoluzione che tanto amano, si sentirebbero dire che essere credenti è un atteggiamento naturale e vantaggioso per l’evoluzione, o almeno lo è stato nelle ultime decine di migliaia di anni.

Daniela

per hce,
la credenza in dio è come la superstizione, anche la superstione ha basi biologiche ed evolutive, ma l’uomo ha non solo un cervello primitivo caratterizzato da istinti ed emozioni, una parte irrazionale , ma anche una parte razionale, ed è quella parte che chi crede in dio non usa per niente, producendo danni incalcolabili, in morti e sofferenze.

Ernesto

@ HCE
Ciò che è naturale non è necessariamente morale. Nessun ateo riesumerebbe in quel modo il concetto di diritto naturale.

HCE

concordo con ernesto: “il diritto naturale”, interpretato brutalmente in chiave evoluzionista come “ciò che l’evoluzione ha prodotto ottimizzando le probabilità di successo della specie è anche giusto” (una forma di “ciò che è reale è razionale”), porta ad azioni che una qualsiasi etica moderna rifiuta, tra cui l’omicidio, la coartazione dei diritti civili e franco califano.

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