Fra 7,6 miliardi di anni la Terra sarà ingoiata dal Sole

Dai, il tempo per far almeno diventare l’Italia un paese normale ce l’abbiamo…

Il destino della Terra? Essere fagocitata da un sole enormemente dilatatosi nelle ultime fasi della sua esistenza. A meno che il nostro pianeta non riesca, sfruttando l’attrazione gravitazionale di altri corpi celesti, ad allargare la sua orbita, sfuggendo al rischio di trasformarsi in un tizzone ardente.

Non è uno scenario nuovo, gli astronomi già lo sapevano, ma recenti calcoli eseguiti presso l’università del Sussex hanno definito con maggior precisione i tempi della catastrofe cosmica. Lo scenario descritto si realizzerà fra 7,6 miliardi di anni: abbiamo tutto il tempo per prepararci.

Il ciclo vitale del nostro sole dovrebbe garantirgli una esistenza di 13 miliardi di anni, cinque dei quali sono già trascorsi. Passeranno almeno altri cinque miliardi di anni prima che inizi la fase finale della sua esistenza. Ma prima di ciò, avverrà una importante trasformazione.

Come tutte le stelle, il sole si alimenta grazie ai processi di fusione che nel suo nucleo portano gli atomi di idrogeno ad associarsi formando atomi di elio. Questo meccanismo, innescato dall’enorme pressione e densità che vi sono nel nucleo solare, libera grandi quantità di energia. Grazie ad essa, è possibile la vita sul nostro pianeta.

Ma l’idrogeno del nucleo progressivamente si consuma e, col tempo, il sole comincerà a «bruciare» quello contenuto negli strati più esterni. Sarà a questo punto che la nostra stella si dilaterà a dismisura, arrivando fin quasi all’orbita Marte. La Terra verrà ingoiata da un immane oceano di fuoco, a meno che non sia riuscita ad «allontanarsi» sfruttando un fenomeno associato alla nuova situazione del sole.

Secondo quanto spiega Robert Smith, astronomo dell’università del Sussex, su Science Daily, dilatandosi il sole sospingerebbe davanti a sé un enorme flusso di particelle, un flusso molto più intenso di quello già oggi noto col nome di «vento solare». La pressione di questo «vento» potrebbe essere sufficiente a vincere l’attrazione gravitazionale del sole che lega la Terra alla sua orbita, facendo prevalere l’attrazione dei corpi celesti esterni. In tal caso l’orbita si allargherebbe e il nostro pianeta sfuggirebbe al destino di trasformarsi in un mucchietto di cenere.

C’è anche chi suggerisce che una eventuale umanità del futuro possa «incentivare» il fenomeno con mezzi tecnologici che oggi non sapremmo neppure ipotizzare. «Sembra fantascienza, ma a quanto pare i quantitativi di energia coinvolti potrebbero essere a disposizione dell’umanità già nei prossimi secoli», dice il professor Smith.

Fonte: Stampa.it

24 commenti

Stefano Bottoni

Personalmente conoscevo questo scenario da circa una ventina di anni. Mai frase fu più appropriata: “Niente di nuovo sotto il sole”. :-)))

Aldo

Articolo: “C’è anche chi suggerisce che una eventuale umanità del futuro possa «incentivare» il fenomeno con mezzi tecnologici che oggi non sapremmo neppure ipotizzare.”

Che emerita sciocchezza! Dove si è mai vista una specie che “dura” 7,6 miliardi di anni?!?

Guastardo III di puglia

finalmente sarà abbronzatura integrale almeno allora 😀

Bruno Gualerzi

“Sembra fantascienza, ma…” dice il professor Smith riferendosi a ciò che potrebbe fare l’uomo quando la ‘terra sarà ingoiata dal sole’. Beh, per me più che ‘sembrare’, ‘è’ fantascienza… altrimenti cos’è la fantascienza?
Ma, a parte questi scenari resi verosimili (la fantascienza, bene o male, si basa sulla scienza) dalla ricerca scientifica, che valore può essere dato ad una domanda che qui propongo:
“Le conoscenza di cui un individuo di media cultura – cioè non necessariamente uno scienziato – può oggi disporre circa le condizioni di vivibilità dell’uomo sulla terra, non sono più che sufficenti per confermare quanto precaria sia la nostra presenza sul pianeta che ci ospita, la cui ‘vita’ – ricavata dalla ‘storia’ che di lui si conosce ormai con certezza – non tiene minimamente conto della nostra, senza bisogno di scomodare ciò che avverrà fra miliardi di anni, o milioni, o anche ‘solo’ alcuni millenni?”
Non è sufficiente questo per ricavarne riflessioni ‘decisive’ sul destino dell’umanità?

Daniela M

ingoiasse prima il vaticano, almeno potremo vivere qualche minuto di allegria!

zorn

Beh anche se non fosse ingoiata dal Sole diverrebbe inabitabile. Ma vedasi sempre l’intervista di Odifreddi a Tipler (fisico) sulle sue ipotesi sul futuro della vita.

Giacomo M.

Magari si sbagliano,non sarebbe la prima volta.
Comunque,perchè non andare a farci un giro per la Galassia?
Trovarci un posto tranquillo,con vicino un pianeta di gente ,magari verde,ma razionalista,atea e con poca voglia di lavorare in modo compulsivo..

Flavio

@ Giacomo M

No, l’evoluzione delle stelle del tipo del Sole è molto chiara agli astronomi.
D’altra parte 7 mil di anni sono più dell’età dei primi organismi sulla Terra, quindi preoccuparsene è prematuro! E’ tanto se riusciamo a evitare di distruggere le nostre possibilità di sopravvivenza entro un secolo… un problema su tutti: la sovrappopolazione!!!

Rognardo

effettivamente ‘sta storia è vecchia e comunque il sole tirerà solo la catena, infatti la Terra tra molto, molto, meno quando saremo dieci miliardi, venti, trenta, non saprei ma finiremo sommersi dalla nostra merd@ senza risorse, cibo, soltanto merd@ l’umanità impazzirà, ogni risorsa sarà consumata, rimarranno soltanto enormi stronz# che svetteranno verso il cielo, infine, i pochi che resteranno, si chineranno ai piedi di quei giganteschi monoliti di merd@ e li adoreranno… cosa che del resto hanno sempre fatto.

Sergio

Ma come fanno a calcolare con tanta precisione l’età del sole e la sua probabile evoluzione? Ancora non l’ho capito. E poi mi sembra che i calcoli siano molto approssimativi, come conferma proprio questo ricalcolo. Comunque mi tranquillizza molto il fatto che il sole diventerà una gigante rossa solo fra 7,5 miliardi invece che fra i 5 ipotizzati finora. Quei due miliardi e più di tempo a disposizione ci faranno molto comodo per studiare le contromosse.

Margherita Hack sosteneva in un suo libro che avremmo dovuto trasferirci su Marte, dopo averlo reso abitabile (cosa possibilissima secondo lei, viste le catteristiche di quel pianeta). Ma mi pare che anche Marte sarà investito dal soffio torrido del sole morente.
A che santo dovremo votarci?

Domixio

Ma noi non ci saremo più. In base alle ricerche paleontologiche nessuna specie animale dura più di ca. 1 milione di anni, anzi in genere molto meno.Le mutazioni genetiche e la selezione ambientale trasformeranno gli uomini.

Tra l’altro, le ultime ricerche indicano chiaramente che gli essere umani stanno gia’ cambiando e il pool genetico delle diverse popolazioni si sta differenziando. Cosa ne verra’ fuori , nessuno può saperlo a priori. Fra miliardi di anni, poi, è impossibile sapere come sara’ la vita.

Bruno Gualerzi

Visto che nessuno me lo chiede (qui ci starebbe bene la ‘faccina che ride’, ma non so dove trovarla), anticiperò io quali ‘riflessioni decisive’ ho ricavato dalla constatazione (qui ci vorrebbe la ‘faccina seria’) di quanto sia legata a un filo la nostra presenza su questo pianeta…
Smettiamola di darci tanto da fare per anticipare una fine del mondo che, almeno per noi umani (ormai lo sappiamo, la scienza ce lo fa sapere) prima o poi verrà. Questo pensiero potrebbe indurre tanti spiriti religiosi a intensificare quelle pratiche che da sempre sono state escogitate per esorcizzare la morte individuale, per prolungare la nostra singola esistenza dopo la morte, inducendoci spesso ad ammazzarci senza troppi rimpianti in nome di un ‘dopo’ in cui si spera di trasferirci (come su marte?)…
Una cultura veramente atea potrebbe essere invece la sola, non concependo alcun aldilà, a considerare la vita mentre la si vive l’unica possibile, e quindi a non sprecarla in stupide controversie – diciamo pure guerre – per dei cosiddetti valori che ci siamo in gran parte inventati per esorcizzare la paura di vivere. Se non c’è nessun ‘dopo’, né per ogni singola persona né per l’umanità come specie, non sarebbe il caso di non fare troppi disegni per il futuro e pensare invece a vivere nel modo migliore possibile il presente? Che poi è anche il modo migliore per lasciare un’eredità utilmente spendibile da chi verrà dopo di noi.

Silesio

Credo che sulla vita e sul futuro a lungo termine non sia possibile fare alcuna previsione. Meglio essere agnostici fino in fondo.

Sergio

Scrive Bruno Gualerzi:

“Una cultura veramente atea potrebbe essere invece la sola, non concependo alcun aldilà, a considerare la vita mentre la si vive l’unica possibile, e quindi a non sprecarla in stupide controversie – diciamo pure guerre – per dei cosiddetti valori che ci siamo in gran parte inventati per esorcizzare la paura di vivere. Se non c’è nessun ‘dopo’, né per ogni singola persona né per l’umanità come specie, non sarebbe il caso di non fare troppi disegni per il futuro e pensare invece a vivere nel modo migliore possibile il presente? Che poi è anche il modo migliore per lasciare un’eredità utilmente spendibile da chi verrà dopo di noi.”

Quasi impossibile rispondere brevemente a un simile concentrato di questioni ultime. Prendiamo per esempio: “Non sprecare la vita in stupide controversie per valori in gran parte inventati per esorcizzare la paura di vivere.” Accidenti, qui c’è materiale per un trattato, una tesi di laurea, un libro da mille pagine.

Sprecare la vita? Stupide controversie? Valori in gran parte inventati? Tutte affermazioni da verificare, problematiche.

La vita che ci tocca vivere – senza averlo chiesto (è un dono, dicono i credenti, di cui non possiamo liberamente disporre) – sarebbe davvero diversa se ci rendessimo tutti conto che è l’unica e che non ci sarà una continuazione in un favoloso aldilà (che non si riesce del resto a immaginare)? Non ne sono affatto sicuro. E una vita senza “valori” mi sembra impossibile (per valore intendo ciò che è bello e che ci procura piacere, piacere anche minimo – Leopardi, per esempio, che si lecca golosamente il gelato di baron Vito a Napoli).

Bruno Gualerzi

Caro Sergio, anche se qualcosa ho scritto in merito, il ‘concentrato di questioni ultime’ su cui giustamente ironizzi, l’ho messo insieme in questi anni conclusivi di un’esistenza che ora mi piace spendere ripensandola, meglio interpretandola. Vivendola secondo me nel modo più consono ad ogni uomo se inteso come essere pensante. Se vuoi, tutto ciò si può chiamare anche – io la chiamo – ‘filosofia’.
Solo due parole sui ‘cosiddetti valori’. Certo che non si vive senza ‘valori’: tutto sta a intenderci su cosa merita di essere chiamato ‘valore’, scelta piuttosto soggettiva, ne converrai. I valori che ci hanno spesso fatto scadere a nemici feroci l’uno dell’altro (‘homo homini lupus’) sono quelli presunti ‘oggettivi’ (che so: Dio, Patria, Famiglia, solo per ricordare i più classici), pretesi validi allo stesso modo per tutti… e che le religioni, la cultura religiosa, più di tutto ha contribuito ad assolutizzare. Ecco perchè una ‘cultura veramente atea’ può costituire un’ancora di salvezza di fronte a questa, in fondo, stupidità.
Per il resto, sono completamente d’accordo con te, proprio perchè anche tu identifichi ‘valore’ con qualcosa (il ‘bello’, il ‘piacevole’) che, ne converrai, è quanto di più soggettivo si possa immaginare.
E il Leopardi divoratore di gelati, sembra fino a strafogarne, è una bellissima immagine…

opinione

La Vita per quello che posso constatare; è ciò che consente la condizione eventuale della conoscenza; perciò è al presente che essa viene composta, per cui dobbiamo riferire ogni concetto al credo incerto insito nell’identità della nostra consistenza.
la Vita non ha un senso perchè essa è inconcepibile e assoluta mentre è concepibile il senso dell’esistenza il quale ha per razionalità la constatazione; quindi il senso dell’esistenza è la Vita dalla quale è tratta l’individualità.

Sergio

@ Bruno Gualerzi:

“…il ‘concentrato di questioni ultime’ su cui giustamente ironizzi, …”

Ma chi ironizza? Manco per sogno. Sono argomenti “pesanti” i tuoi (nel senso di validi, importanti). Oltretutto leggo sempre con piacere i tuoi interventi.

Per il resto sono abbastanza d’accordo. C’è però da dire che una forte identità o personalità (che secondo me non è negativa, anzi) ci oppone per forza agli altri. Io vedo la vita (individuale, ma anche collettiva) come un processo di differenziazione e individuazione che porte inevitabilmente a contrasti, tensioni, conflitti. Che non devono sfociare per forza in una guerra mondiale. Il progresso nasce proprio dalla diversità dei singoli, degli individui (anche delle singole collettività) che produce però anche conflitti. Tesi, antitesi, sintesi – possibilmente senza rompersi la testa.

Cosa intendi per cultura atea? Considerare superflua l’ipotesi di Dio e ritenere questa nostra vita come la sola e unica che ci è data – immagino.

Bruno Gualerzi

X Sergio
Non è certo questa la sede per squadernare ‘filosofie’ e simili, ma essendo in ogni caso un blog UAAR, credo sia pertinente precisare – anche se necessariamente in sintesi – cosa intendo per ‘cultura atea’.
Intanto l’ateismo. Per me significa una cosa ben precisa: l’ipotesi di dio diventa un’ipotesi non tanto superflua quanto pericolosa proprio perché l’esigenza di conoscere ciò che chiamiamo dio (l’origine e il senso, lo scopo, di ogni cosa) è ineliminabile da una condizione umana che vede l’uomo animale dotato di coscienza, quindi, come esigenza, per niente superflua… ma pur sempre e solo come ESIGENZA DESTINATA A RESTARE TALE: il pericolo consiste infatti nella convinzione di poter soddisfare questa esigenza – ripeto, ineliminabile come tale – cosa che le religioni, in tutte le varie versioni, invece ritengono possibile. E quando si rtiene di aver identificato ciò che dà senso ad un’esistenza, il battersi per essere coerenti con questo ‘senso’ porta a non fermarsi di fronte a niente. E se questa ‘coerenza’ comporta il sacrificio della vita stessa, quando aderisco ad una religione che mi parla di un ‘aldilà’ (cioè quelle più diffuse), posso addirittura considerare il sacrificio della vita l’atto più ‘umano’ che si possa compiere. Per me le guerre, in quanto comportano la possibilità più concreta di sacrificare la vita per uno ‘scopo’, quale che sia, sono tutte guerre di religione!
E questo mi offre lo spunto per accennare a cosa intendo per ‘cultura atea’. In breve: per me l’ateismo non consiste solo nel porsi criticamente di fronte alla ‘ipotesi dio’ nel senso che dicevo, ma constatare come – in genere in seguito alla delusione esistenziale che l’adesione ad una religioone può provocare – si è portati a ‘sostituire’ dio con qualcosa di diverso (la cosiddetta ‘secolarizzazione’, o la ‘morte di dio’ di cui parla Nietzsche), MA AVENTI LA STESSA FUNZIONE… ciò che significa il permanere incontrastato di una cultura, o mentalità, pur sempre religiosa, a cui deve contrapporsi, appunto, una ‘cultura atea’.
E qui – per riallacciarmi al temo del post – rischia di svolgere un ruolo in questo senso negativo anche la scienza quando dispensa prospettive e lusinghe più frutto del desiderio (in sè più che legittimo) che non di quanto proprio la scienza ci fa conoscere come impossibile.
Buona giornata.

dadaLito

e no! Noi siamo stati creati a immagine e somiglianza di dio! Resteremo stupidi per i prossimi 7,5 miliardi di anni, poi ci sarà l’apocalisse

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