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Nemmeno il presidente Ahmadinejad è riuscito a rimandare le donne al focolare. Ci sono donne a Teheran che dirigono ospedali e giornali, che lavorano come ingegneri dei cantieri di costruzione, che sono a capo dei reparti femminili della polizia. Nonostante i giri di vite recenti sui codici di vestiario, le ragazze continuano a testare i limiti della libertà con giacchine sempre più corte, pantaloni sempre più stretti e foulard sempre più colorati. Un terzo delle studentesse va alle lezioni senza chador, indossando un semplice foulard, pur sapendo che il giorno che troveranno un impiego pubblico il chador sarà obbligatorio.
Soprattutto, il numero delle ragazze nelle università iraniane è salito continuamente negli ultimi anni. Ventinove anni dopo la rivoluzione islamica le ragazze sono il 65 per cento degli studenti universitari. E ai temuti Konkur per l’ammissione alle università (tutte a numero chiuso) le ragazze sono ogni anno più del 60 per cento e i ragazzi meno del 40 per cento degli ammessi. Ce n’era abbastanza per allarmare il regime, che oggi ha deciso di fissare delle quote azzurre, in modo da assicurare la presenza di più maschi negli atenei.
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Le nuove regole, che entreranno in vigore per il prossimo esame di ammissione in estate, prevedono che in ogni facoltà ci sarà una quota rosa e una quota azzurra del 30 per cento ciascuna. Solo il resto dei posti, cioè il 40 per cento, sarà lasciato alla libera competizione. “La legge garantisce in questo modo i maschi nelle facoltà dove le ragazze sono più numerose, come le scienze naturali, ma favorisce anche le donne là dove ce ne sono di meno, come le facoltà d’ingegneria e di scienze umane” ha detto il capo dell’Organizzazione dei konkur accademici cercando di relativizzare la portata della decisione.
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L’articolo completo di Vanna Vannuccini è tratto dal sito di Repubblica
Non c’è oscurantismo che possa, a lungo termine, porre argine ad un naturale ed inevitabile processo di secolarizzazione e di progresso. Anche la retrograda Iran, alla fine, e con le proprie forze, arriverà ad essere uno stato dove i diritti umani saranno rispettati. Ci vorrà molto tempo, ma è inevitabile. E tutto ciò per merito delle donne iraniane.
Intanto venerdì, dopo il rinvio di una settimana, dovrebbe uscire “Persepolis”.
L’Iran non è retrogrado, i suoi governanti sembrerebbe di sì.
Ma non è nemmeno così per i governanti, sono solo furbi che governano una nazione petrolifera con un presunto mandato divino e pochi mettono in discussione l’autorità religiosa di chicchessia.
Le ammiro, anche se non riesco a dimenticare che la maggior parte di loro resteranno musulmane a vita.
In iran c’e’ uno scontro furibondo tra vecchi, quelli che hanno fatto rivoluzione e la guerra, di cui molti sono praticamente assistiti dallo stato, soprattutto i reduci, e i giovani che sono istruiti e laicizzati, navigano su internet e parlano un ottimo inglese, nonche’ soprattutto,studiano e lavorano.
Nemmeno il Vaticano vede di buon occhio lo sviluppo scientifico e by extension quello culturale. I regimi teocratici son tutti demenziali. Vorrebbero il regno degli analfabeti. Per loro sarebbe perfetto. L’italia è sulla buona strada.