Non si placa la “campagna moralizzatrice” che, da diversi mesi, ha portato alla messa al bando di “abitudini troppo occidentali”, da parte del governo iraniano. Alcuni scontri, che hanno poi portato a diversi arresti, sono avvenuti sabato scorso a Teheran tra la polizia e persone che protestavano per l’arresto da parte degli agenti per “la difesa della morale islamica” di una ragazza giudicata “malvelata”.
Il capo della polizia, Mehdi Ahmadi, ha dichiarato al sito Internet Asr-e-Iran che in seguito agli scontri avvenuti nella capitale, otto giovani sono stati arrestati per oltraggio agli agenti e per avere danneggiato alcune auto delle forze dell’ordine.
Le violenze sono avvenute sulla Piazza Sadeqieh, nell’ovest della capitale iraniana, che nelle sere successive è stata presidiata dalle forze di polizia. Secondo l’alto ufficiale i protagonisti degli scontri erano dei ”teppisti”, termine usato dalla polizia per giustificare i molti arresti avvenuti nel corso della lotta contro la demoralizzazione occidentale, motivata con il bisogno di ripristinare la sicurezza e difendere la morale in diverse grandi città iraniane.
Secondo altre testimonianze, i contestatori erano solo passanti, che hanno reagito al trattamento riservato alla ragazza e ad un giovane che era intervenuto in sua difesa. A partire dalla primavera del 2007 le forze dell’ordine hanno fermato donne considerate troppo scoperte, ma anche giovani maschi che sfoggiavano un taglio di capelli all’occidentale, magliette con scritte straniere e persone che portavano a spasso il cane, animale considerato impuro dall’Islam.
Dall’inizio della stagione invernale, diverse ragazze sono state arrestate perchè indossavano stivali con i tacchi alti sopra i pantaloni, un capo d’abbigliamento, che, come tanti altri, i responsabili per la difesa della morale islamica hanno dichiarato fuorilegge.
Iran: scontri in seguito all’arresto di una ragazza “malvelata”
15 commenti
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Questo è quello che può portare al superamento degli estremismi e dell’intolleranza: la reazione antibigotta della popolazione, della gente che ama la libertà prima (o invece) della religione. Non le crociate antiislamiche.
Certo, Alessandro. Però intanto quelli che son stati arrestati son stati arrestati: che trattamento verrà loro riservato? Quali le conseguenze?
E il mondo degli affari italiano, nonostante tutto, zitto zitto quatto quatto continua a far affari d’oro col mondo degli affari iraniano. Forse anche per questo non ci sono prese di posizione ufficiali per stimolare una maggiore libertà in quel Paese?
Fino a quando il popolo iraniano sopporterà questa oppressione? Da un lato però sono ottimista per l’attualmente situazione vigente in Iran. Questo clima inquisitorio islamofascista porterà, secondo me, prima o poi all’implosione del regime con una nuova bella rivoluzione in chiave anti-Khomeini.
Il livello di bigottismo iraniano (governativo, non popolare) è tale che mi aspetto una controrivoluzione islamica a breve.
Spero che gli iraniani abbiano un limite di sopportazioone inferiore a quello degli italiani.
@ schock
Spero proprio che tu abbia ragione!
Davanti alla violenza ci si piega, sempre.
Le rivolte perdono sempre perchè non hanno capi efficienti in grado di gestire anche le retromarce. Le rivolte popolari sono nate dallo sdegno, non hanno capi, non hanno una programmazione degli interventi, delle sequenze di azione e reazione. Sono destinate a fallire.
L’Iran non è pronto perchè manca una classe intellettuale pronta a rischiare e guidare il poppolo. Inoltre, quale popolo? Quello delle campagne dove si lapidano le 14enni disubbidienti? O quello delle città internettizate?
La rivoluzione rfancese fu un fatto di Parigi e di poche altre città. Le campagne come la Vandea rimasero conservatrici e si oppposero con le armi alla rivoluzione. Stessa cosa in Iran: il governo si regge attraverso clientelismi ed elargizioni di denaro a nullafacenti, gente che non ha lavoro e conoscenze e che si limita a far da polizia religiosa o militare di professione o controllore-spia per il regime. Serve un crollo economico per scalzare il regime: fame e carestia.
# Aldo scrive:
27 Febbraio 2008 alle 09:04
I soliti trattamenti, le solite conseguenze. Più o meno come successe, ad esempio, ai neri americani quando lottavano per la fine della segregazione negli USA.
E quello politico, e quello religioso, e quello turistico, e quello…
Soprattutto per questo. E non solo. Infatti si tace su tanti orrori che succedono intorno al mondo: Congo, Sudan, Birmania, ecc., tutti fatti che colpiscono paesi e popoli lontani di cui non frega niente a nessuno, neanche all’operaio o al precario italiano preoccupato solo del suo finemese critico, del suo mutuo e della sua impossibilità di acquistarsi l’automobile.
lacrime e sangue scrive:
27 Febbraio 2008 alle 10:35
lacrime e sangue, la vedi la contraddizione che hai scritto?
Le rivolte sono violenza, la comprendi adesso?
Davanti alle rivoluzioni, nate da rivolte spontanee poi organizzate, si soni piegati i poteri “forti”.
@ Giovanna
che dire… il mio ottimismo deriva semplicemente da una considerazione probabilistica sulla Storia, che ci ha sempre insegnato una semplice proporzionalità, e cioè che la durata di una “crazia = forma di governo” è tanto più breve quanto più tale governo si satura di egoismo, in quanto al crescere di quest’ultimo cresce lo svilimento e il malcontento del popolo.
Ho letto qui, in un altro blog, che anche in Iran sono in maggior numero le donne a trarre maggior profitto dagli studi. Ciò significa che il processo della loro emancipazione, pur dovendo fare i conti contro le violenze della tradizione, va avanti. Compito nostro, io credo, dovrebbe essere quello di non favorire l’arroccamento dei suoi nemici, offrendogli un pretesto di integralismo esterno: tipo “le radici cristiane dell’occidente” per giustificare le loro repressioni interne.
@Alessandro S.
Vediamo di capirci: per scalzare una dittatura, religiosa o politica bisogna ammazzare per non essere ammazzati.
In Iran, in Corea del Nord, in Sud America, in Congo etc. i pacifisti che protestano a vocetta bianca con la colombella della pace multicolor fanno una gran brutta fine.
I contadini o la plebe senza capi possono prendere a forconate i padroni, come fecero i Siciliani durante la marcia dei 1000, ma poi vengono ammazzati come mosche.
Le rivolte spontanee sono schiacciate dalla violenza del potere dittatoriale.
La rivoluzione è un’altra cosa: è organizzazione della violenza per contrastare la violenza dittatoriale. Qualsiasi libro di storia, anche il Bignami ti potrà spiegare la differenza tra la rivolta dei Jacques bonhommes e una rivoluzione con capi decisi, calcolatori e organizzati. La rivolta perde SEMPRE, altrimenti non si chiamerebbe rivolta, ma rivoluzione.
In quanto alla violenza, la rivolta è esplosione cieca e informe di rabbia, facilmente domabile; la rivoluzione è organizzazione armata con obiettivi militari e politici ben precisi, con strutture segrete e preparate.
Quindi, la violenza del dittatore schiaccia sempre la rivolta spontanea perchè la violenza dei rivoltosi è senza obiettivi pratici e di lungo termine se non lo sfogo momentaneo della rabbia.
L&S, ottima analisi.
Temo che non potrà avvenire troppo presto una rivoluzione in Iran. Il clero ha sempre sostenuto i regimi più autoritari, ma nelle rivoluzioni che hanno avuto successo il popolo era anche contro il clero. In Iran (e in tanti altri paesi, musulmani o no) le persone sono ancora troppo indottrinate. Rivolte spontanee possono accadere, ma una vera organizzazione rivoluzionaria è ancora lontana.
Tra l’altro, ricordiamoci che la rivoluzione komeinista ebbe successo proprio perchè il popolo era stanco della dittatura dello Scià e dell’oppressione della polizia politica segreta.
Purtroppo, il regime degli ayatollah e dei pasdaran è altrettanto oppressivo, ma molto più invasivo.
Dall’idea che “L’imperatore è il tuo padrone, e io sono l’imperatore” a quella che “Dio è il tuo padrone, e io sono l’interprete di Dio” esiste un balzo molto più ampio e difficile da colmare.
Accidenti, non ho fatto in tempo a ritirare il primo post per aver sbagliato l’ultima parola!
lacrime e sangue scrive:
27 Febbraio 2008 alle 14:09
Vediamo di capirci: quale rivoluzione non è nata da una serie di rivolte spontanee di un popolo che non ne poteva più? Non si fanno le rivoluzioni a tavolino.