LONDRA – Negli anni Settanta, all’epoca della liberazione sessuale, in America uscì un manuale intitolato “The joy of sex”, che descriveva minuziosamente tutti i modi per ricavare il massimo della gioia da questa fondamentale attività umana. Diventò un best-seller mondiale. Adesso arriva nelle librerie del Regno Unito un volume che riecheggia quel titolo, con una provocatoria aggiunta: si propone infatti di narrare la gioia del sesso “nell’Antico Testamento”.
Di gioia, per la verità, nel libro sacro di ebrei e cristiani, non ce n’è tanta, perlomeno collegata al sesso; ma di quest’ultimo, in effetti, se ne può trovare in abbondanza. Sebbene sia improbabile che un parroco vi dedichi ampio spazio durante le lezioni di catechismo, la Bibbia, o meglio l’Antico Testamento, narra di incesti, bigamia, stupri, mutilazioni corporee, infedeltà e amore – inteso come “fare l’amore” – in tutte le salse.
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L’articolo completo di Enrico Franceschini è consultabile sul sito di Repubblica
nel sacro libro degli ebrei e dei cristiani, c’è tanta di quella violenza e di quell’odio, stupido e inutile da far impallidire chiunque abbia un pò di sale in zucca, non so come certa gente lo prenda come guida morale e spirituale, una buona parte di loro è sicuramente schizofrenica o ci si avvicina
Stando così le cose, propongo di cambiare il titolo dell’augusto libro da “Vecchio Testamento” a “Le Ore”, o in alternativa “Copule Bollenti”.
Così per lo meno quel libro infame avrebbe il meritato bollino “vietato ai minori di 18 anni”.
A leggere tutta la Bibbia, e non solo le frasette estrapolate o quelle insegnate al catechismo ai bambini, c’è da rabbrividire. La cosa è perfettamente normale: questo libro narra la storia di varie tribù primitive, poi confluite in un popolo (con tutte le distinzioni del caso), e dunque parla senza problemi delle usanze primitive di primitivi uomini superstiziosi e analfabeti.
Se è per questo si ha motivo di rabbrividire anche leggendo i poemi omerici, le leggi di Hammurabi o le XII tavole romane.
Con la differenza che questi ultimi documenti non sono la base di nessuna religione. E’ vero che, quando erano in vigore, sia il codice babilonese che quello romano mandarono a morte chissà quante persone, e lo si faceva nel nome di qualche dio. Ma per fortuna non lo fa più nessuno; anzi, qualunque popolo cosiddetto civile considera quelle leggi barbare ed arretrate. Storicamente comprensibili, considerando l’epoca in cui furono emanate, ma ormai definitivamente sepolte.
Invece, per quel che riguarda la Bibbia (e non solo essa, ovviamente)… Ah, beh… deve essere eterna e valere per sempre…
Il Codice di Hammurabi, uno dei più antichi esempi di legge scritta, segna la nascita del Diritto. E, per inciso, è assolutamente laico, al di là dell’affermazione di far derivare la giustezza di quelle leggi dal potere concesso dagli dei al sovrano che le ha emanate. La religione non viene neppure menzionata.
Avere leggi scritte, anche quando siano crudeli, è fondamentale per evitare l’arbitrio del potere.
E il Diritto Romano ha costituito un corpus di leggi scritte che è stato in alcuni casi usato come base del diritto fino al diciottesimo secolo e che ha ispirato i moderni codici.
QUESTE sono conquiste della Civiltà.
La Bibbia è solo un libro di parte, oltretutto con caratteri violenti e pornografici (beh, quest’ultimo magari non è un difetto … 😉 ), che pretende di essere eterno ma che, alla fine, per il mondo di oggi è inutile.
Anzi, dannoso, perchè se lo si volesse prendere come insegnamento, insegnerebbe l’intolleranza e il razzismo (il “popolo eletto”, Dio che prende le armi contro i miscredenti, ecc.).
Per Opus Mei.
Sì, esattissimo, e infatti i cattolicisti ne selezionano accuratamente i passi e le “regole” da applicare pro tempore, oscurando sistematicamente tutto quanto porterebbe il mondo moderno a scandalizzarsi e a rifiutare in blocco tutta la pappardella di falsità scientifiche e logiche.
Ma ai “cafoni” analfabeti – il 66% degli italiani, fonte Società S. Vincenzo de’ Paoli – è buono e giusto non far sapere tutta la storia(ccia).