Bara vuota alla messa dei bambini

Una bara collocata davanti all’altare durante la messa dedicata ai bambini della prima confessione. Un segno forte, macabro e choccante, quello scelto dal co-parroco dell’Unità pastorale di Cinto, don Gianluca Santini, per parlare di vita durante la messa della domenica.Probabilmente devono aver pensato di aver sbagliato celebrazione i tanti fedeli che alle 9.30 sono andati a messa a Valnogaredo. Come ogni domenica c’erano tanti parrocchiani, ma c’erano anche tutti i bambini della terza elementare, che sabato pomeriggio si erano avvicinati per la prima volta al sacramento della confessione. Sono arrivati in chiesa accompagnati dai genitori, trovandosi subito davanti una bara chiusa, messa davanti all’altare. Un impatto inusuale e per certi aspetti sconvolgente, accompagnato da un inevitabile mormorio di sottofondo durato tutta la prima parte della celebrazione. Curiosità mescolata ai più svariati commenti.

Nessun morto, nessun funerale. La bara era messa in posizione rovescia rispetto a quanto avviene di solito e il coperchio era soltanto appoggiato. Le risposte alle domande dei fedeli increduli e stupiti sono arrivate al momento dell’omelia, quando don Gianluca, avvicinandosi con il microfono alla bara, ha esordito: «In questa messa si accettano scommesse…».

Dopo qualche istante di silenzio, il sacerdote ha lanciato un invito, dicendo: «Provate a pensare che cosa ci può essere all’interno di questo contenitore». I bambini della prima fila, nella loro ingenuità, hanno risposto subito, quasi divertiti: «C’è un morto». Gli adulti, un po’ meno divertiti, hanno invece evitato di dare una risposta.

Il sacerdote è rimasto per qualche minuto a parlare con i ragazzini, con le mani appoggiate a quella bara che sembrava quasi un pulpito. Alla fine, tra lo sconcerto generale, ha alzato il coperchio della cassa, lo ha appoggiato sui gradini dell’altare e ha estratto dalla bara un vaso di fiori. Lo ha mostrati ai fedeli, dicendo: «Dentro a questa bara c’è la vita».
Nella domenica in cui il Vangelo parlava della resurrezione di Lazzaro, dunque, il parroco di Cinto ha scelto uno dei simboli della morte per parlare della vita. E ha aggiunto, indicando quella bara aperta: «Prima o dopo, grandi o piccoli, finiremo qui dentro». «Non si deve riflettere sul valore della vita solo quando si va a un funerale – ha spiegato al termine della messa – dobbiamo farlo ogni giorno». Indubbiamente, don Gianluca è riuscito a far riflettere i suoi fedeli, che se ne sono andati sbalorditi, stringendo i loro piccoli.

Fonte: Il Mattino di Padova

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46 commenti

bardhi

questi preti cattolici sprizzano gioia di vita da ogni loro cellula, piu o meno come il loro capo

Flavio

La follia. Suggerimento ai genitori: non portate i bambini in chiesa!

steve

Se non instillassero la paura della morte e la speranza di vincerla i preti non avrebbero ragione di vita.

Barbara

Ormai sono arrivati alla frutta! Non sanno più cosa inventarsi pur ti tamponare l’emorragia di credenti dalle chiese e dai confessionari.

faidate

Pensate che li paghiamo noi come fossero lavoratori! Non li prenderebbero neanche come buffoni per una burlesque!

anteo

infermieraaaaaaa!

un prete borderline ma i genitori? no, dico sveglia! genitori sveglia! che fanno lasciano i pupattoli in balia dello stregone del villaggio?

Lucy Van Pelt

Anzichè andarsene via giustamente sbalorditi, quei genitori avrebbero dovuto ricambiare lo scherzo chiudendo quell’imbecille nella bara per almeno dieci minuti con i bimbi seduti sul coperchio: un po’ di riflessione al buio rischiando l’anossia gli avrebbe fatto bene!

rosalba sgroia

Che pena! Si può parlare di morte, discuterne con i bambini e accorgersi che sono più maturi di certi adulti ( mi capita di farlo con i miei alunni che non restano affatto turbati), ma usare il terrore( perché per me si tratta di questo) mostrando una bara vuota è un abominio!Poi dire: qui dentro c’è la vita! MAH! Me la prendo col parroco, ma soprattutto con i genitori che gli affidano i propri figli. Poveri bambini!Se la sogneranno la notte…

nas

ti creano il problema, per poi venderti la loro soluzione.
Piu’ o meno come Wanna Marchi.
Ma il reato di circonvenzione di incapace non e’ perseguibile d’ ufficio ? L’ incapace non andra’ mai a sporgere denuncia …

antoniotre82

Bhè il messaggio di fondo è anche condivisibile, è il contesto che stona decisamente, per il fatto che sia stata usata della teatralità per suggestionare i presenti (un pò come ha fatto Berlusconi stracciando i fogli di carta del programma elettorale del PD).

Che prima o poi tutti dovremo morire è incontestabile, ma dire questa cosa a bambini di terza elementare può provocare un trauma, o quantomeno vanno a letto turbati.
Esporre certi argomenti in modo così crudo a dei ragazzi non è certo producente educativo e consigliabile, è come far guardare un film porno a dei ragazzini.
Il concetto di morte, come quello di sessualità appunto, assume consapevolezza e dominio con il passare degli anni, prospettare degli aspetti della vita così drastici può essere molto, ma molto dannoso.
Ma la chiesa turba con altri mille episodi i ragazzini, ad iniziare dalla visione del gesù crocifisso, simbolo tristissimo di sofferenza umana, e da lì a considerare la vita una sofferenza il passo è breve, quando invece ai ragazzi si dovrebbe far capire quanto è bella la vita, senza far vedere loro una persona inchiodata ad una croce, simbolo di tortura.
Anche la stessa atmosfera delle chiese incute timore ai ragazzi, con quei luoghi così’ bui dove parlare sempre a bassa voce, spengono l’entusiasmo e la vivacità congenita dei ragazzi, che vengono educati al terrore del peccato e al silenzio.
Un pò tutti i sensi vengono coinvolti, ognuno dei quali contribuisce a creare suggestione ed a rendere inetto un soggetto.

L’Udito con: i canti delle messe, le campane, il parlare a bassa voce, il rimbombo dei passi nella chiesa, la voce suadente del parroco (notate bene, credo che i preti facciano tutti un corso di dizione, sembra che parlino tutti con la stessa cadenza).

La vista con: la teatralità delle funzioni religiose, i luoghi oscuri e poco illuminati, le statue esposte, le stazioni della via crucis alle colonne, le processioni, e qualsiasi altro paramento sacro o immagine (io personalmente ricordo che ero terrorizzato nel guardare il diavolo con un’espressione terrificante , schiacciato sotto i piedi di san michele arcangelo che impugnava una spada vittorioso, anche se la spada è un’arma bella e buona).

L’olfatto: con il profumo (puzza) dell’incenso stantio, la puzza di candele spente, e il legno stagionato dei banchi, tutti odori che spendono l’entusiasmo.

Il tatto: con la stretta della mano durante lo scambio del segno di pace a degli sconosciuti, l’imposizione della mano sul capo quando ci si confessa, durante la cresima con il crisma sulla fronte messo addosso dalle mani di una persona altrettanto sconosciuta.

Il gusto: con il mangiare la particola e durante la prima comunione bere il vino (io ed altro per fortuna ebbimo la licenza di non berlo altrimenti avrei vomitato essendo una bevada che disgusto).

Come prentendere che un ragazzo veda di buon occhio tutte queste “torture”?? un ragazzo non vede l’ora di uscire da quell’inferno e andare a divertirsi per strada. Ricordo ancora che la mia parrocchia possedeva una cripta, illuminata solo da qualche candela, a scendere lì sotto sembrava di andare a partecipare a qualche rito satanico, in cui offrire in sacrificio qualche essere umano. Io ne ero terrorizzato, mi sentivo soffocare, ed in pià aggiungeteci che si parlava di apparizioni di madonne e santi, cosa che può sembrare buona per un credente adulto, ma che per un ragazzo può risultare traumatizzante immaginare che da un momento all’altro gli posssa apparire la madonna mentre è solo in casa ad esempio.
Per fortuna la razionalità affiora, e maturando alcuni imparano a disfarsi di tali timori creati dalla suggestione, altrimenti la chiesa creerebbe delle generazioni invase dal terrore e dalla cultura della sofferenza (anche quando non c’è nulla per cui soffrire).

Sailor-Sun

Per loro ogni valore è rovesciato, persino in quello che predicano.
Sinceramente io penso alla vita ogni giorno, e alla morte ci penso ai funerali, non viceversa.
Chissà che ne hanno pensato i bambini.

claudio

De grazia che non ha portato i ragazzi in gita con un bel carro funebre!!!

claudio

“Ricordati che devi morireeee!!!!”

“si, si, mò mo segno”

FOLLI!!!!!

antoniotre82

Ci sarebbe da scrivere un trattato di psicologia infantile, su quanto incide sulla stessa l’educazione cattolica.

Lucy Van Pelt

Anzichè andarsene via giustamente sbalorditi, quei genitori avrebbero dovuto ricambiare lo scherzo e chiudere quell’imbecille nella bara con i bimbi seduti sul coperchio: un quarto d’ora al buio con rischio di anossia forse l’avrebbe indotto a qualche riflessione!

Alex

Beh, di che meravigliarsi: è un tipo di tattica che gli insegnano nei seminari. Leggono libri e ricevono una formazione appositi con esempi del genere, per rendere “ragionevoli” i fedeli. Non lo sapevate?

Two Heads

Beh d’altra parte è la concezione cattolica della vita: la morte è ricongiungimento con Dio, la vita è sofferenza e castigo. Non ci vedo nulla di strano e anzi i preti dovrebbero essere più ligi ai dettami. Io quando facevo catechismo mangiucchiavo i dolciumi (comprati nel bar della parrocchia), chiaccheravo con gli amici e guardavo l’orologio aspettando che finisse per andare a fare la partitella a calcio nel campetto. Se il catechismo fosse stato più serio sarei fuggito prima dalla Chiesa, invece pur di tenersi buoni i clienti si prostituiscono.
Se la Chiesa Cattolica domani iniziasse a pretendere che tutti i cattolici si comportino coerentemente ai propri dettami ufficiali nel giro di pochi giorni resterebbero in mutande.

Daniele Gallesio

Eppure, stavolta, devo riconoscere che l’idea è stata brillante!

“Mai giudicare dalle apparenze, mai giudicare il contenuto dal contenitore”: è questo il messaggio che rimarrà impresso nei cervellini dei bimbi più svegli.

E da grandi gli tornerà comodo, se sapranno farne buon uso. Magari, mi auguro, anche contro il principio di autorità.

Comunque è vero: non ci può essere comprensione della vita finché si rimuove l’idea della morte. Questo è vero anche e soprattutto da un punto di vista ateo.

Del resto a cosa serve la favoletta della resurrezione se non a rimuovere la paura della morte?

Solo accettando l’idea della morte come parte inscindibile della vita è possibile diventare atei.

Io ho smesso di credere nella resurrezione nel momento in cui ho accettato che dovrò morire.

AnderA.ntichrist

Boh, a me sta mossa é piaciuta.

Lo sgomento e lo “scandalo” provano solo che i cattolici della domenica vanno a messa tra il risveglio in giorno feriale e il pranzo di fornte alla tivvú…

…in realtá son tutti piú o meno miscredenti: altrimenti non avrebbero avuto dubbi nel dare prontamente la risposta che ha suggerito il parroco alla fine!..per un cattolico, la morte é “un passaggio a miglior vita”..dunque la bara dovrebbe essere associata ad un momento di gioia!..

..tutti, invece, sembrano aver frainteso.

Lorenzo G.

La paura della morte é congenita nell’uomo, anche senza che qualcuno cerchi di ravvivarla. E’ forse la più umana delle paure, ed esiste a prescindere. Disgustoso é che i preti soffino, per così dire, sul fuoco di questa paura, la alimentino ulteriormente mediante certi squallidi riti, per i loro loschi fini. Con dei bambini, poi, é ancora peggio.

Massimiliano

In linea di massima credo che la sostanza del messaggio che il prete ha voluto trasmettere sia da condividere ( La morte è parte integrante della vita ).
La forma invece é alquanto discutibile.
Ma insegnare ai bambini che devono pensare alla morte tutti i giorni, NON é un bel vivere.

Nifft

Sicuramente c’è più “buon gusto” in una bara vuota che in una pagina della Bibbia…

Daniele Gallesio

Ma insegnare ai bambini che devono pensare alla morte tutti i giorni, NON é un bel vivere.

Non in un’ottica ateistica. Infatti io non lo insegnerei a mio figlio, e non lo manderei a farselo insegnare dai preti.

Ma in un’ottica cattolica, pensare alla morte significa pensare al passaggio alla Vita Eterna (se meritevoli) e quindi non significa pensare all’annientamento, ma pensare a un esame e quindi rigare dritti per meritarsi il Paradiso.
Se non si condivide ciò, non si è cattolici dunque perché portare i propri giovani virgulti a catechismo e a messa?

Ha ragione AnderA.ntichrist: la maggioranza degli italiani è cattolica di facciata: portano i figli dai preti, ma poi sono i primi a lamentarsi coi preti se questi osano insegnare ai bambini qualcosa di veramente cattolico!

Pensi che le teorie cattoliche peggiorino la vita di tuo figlio anziché migliorarla?
Benissimo: non lo mandi a ricevere insegnamenti cattolici!

Non è che puoi pretendere di mandarlo a scuola da un prete cattolico “ma che non gli insegni troppe cose cattoliche”… 🙄

…coerenza…

lacrime e sangue

Per un attimo m’era venuto il sospetto che il prete rispondesse “i bambini assassinati dalle mamme egoiste e svergognate che prima si sollazzano e poi abortiscono” in linea coi cimiteri per feti del magrissimo…
Invece è una truculenta mess’inscena per terrorizzare i fedeli e trasformare la vita in in morte, la gioia in paura…

Conoscere la morte è utile per tutti, soprattutto per i bambini, ma è il concetto di assenza, di impotenza, di perdita che va elaborato, non la putrefazione della materia. Sembra di rivedere le Danses macabres medievali coi teschi trionfanti…

Il Filosofo Bottiglione

questi preti sono come i film dell’orrore: sempre a parlare di morte!

Markus

Sarebbe anche carino iniziare la messa con la colonna sonora della famiglia ADDAMS 😛

Markus

Daaaaaiiiiii

pensate che bello tutti i parrocchiani che schioccano le dita insieme e durante l’omelia fanno fare al crocefisso ogni volta una fine diversa.. 😆

Giovanna

@ lacrime e sangue

Anche a me sono venuti in mente i metodi educativi medievali. Allucinante!

Lorenzo G.

Sull’opportunità di far conoscere la morte, in generale, ho qualche perplessità. Mi viene da chiedermi: tanto lo sappiamo già che dobbiamo morire, c’é proprio bisogno di ricordarcelo???
Anche i bambini, crescendo, pian piano lo impareranno da sè. Comunque, almeno su quest’ultimo punto (quello dei bambini, a prescindere da come gli venga mostrato), ammetto che sia un terreno un poco scivoloso.

Lady Godiva

Ora non c’è che da aspettare il morto senza la bara.
Magari alla prossima messa per bambini.

Luciano Franceschetti

ennesima riprova della natura necrofila e criminosa della “pedagogia” cristiana, in ispecie cattolica, altro che difesa della vita!

Sergio

Un ricordo

Dai salesiani, anni Cinquanta, avevamo un libro di preghiere di Don Bosco, “Il giovane provveduto”, che conteneva anche le preghiere per una buona morte che ogni tanto recitavamo. Devo dire che mi facevano una grande impressione: “Quando sul letto di morte, madido di sudore ecc. ecc. e poi il ritornello: Crocifisso mio bene, abbi pietà di me.”

Penso che la stragrande maggioranza dei cattolici, cattolici di facciata d’accordo, oggi disapprovi queste lugubri pratiche e protesterebbe se si facessero recitare ancora queste orribili preghiere a ragazzini di dieci – dodici anni.

fernando

Orsù! Un pò di comprensione,in fondo è un prete.Appartiene alla casta degli scoperchiatori di tombe per riesumare cadaveri,onde verificare quanto si siano degradati col tempo.Invito i genitori a portare i bambini ai giardini,a sentir profumo di fiori e non puzzo d’incenso!

antonella

Non sono d’accordo.
In quanto atea so di avere quest’unica, preziosissima opportunità, che con la morte finirà.
Amare la vita significa anche necessariamente essere consapevoli della morte.
Ai miei bambini ho sempre parlato della morte serenamente, abbiamo partecipato assieme ai vari funerali di famiglia e con piacere ho visto che negli stessi programmi scolastici la definizione di vita è nascere, crescere, riprodursi, morire.
Messi davanti ad una bara vuota credo che i miei bambini si divertirebbero un mondo a saltarci dentro.
Ho notato invece che una grande paura della morte caratterizza spesso i credenti, che delegano al ‘dopo’ la soluzione di tutti i problemi.

Holy Ghost

Se un gatto nero incontra ‘sto prete, si gratta i maroni il gatto 😉

N

L’articolo non è completo. Sopra la bara infatti c’era un cartello: “posto libero per il paradiso. Si accettano prenotazioni, per fare un’offerta rivolgersi al parroco, base d’asta 200€”.

chiericoperduto

I genitori sono i primi responsabili, se mia figlia, a 7/8 anni, fosse stata tra le prime file, davanti ad una bara, cattolico o no l’avrei fatta uscire e portata a fare una bella passeggiata all’aria aperta.

Silvia

Mi è piaciuta molto l’idea della bara con i fiori dentro. L’immagine corrisponde alla verità letterale. Moriamo e poi i nostri corpi si disfano e ritornano materia per nuova vita: vermi, erba e fiori.
Lo sbaglio è insegnare ai bambini favolette consolatorie inventate soprattutto per i timori dei vecchi.
Moltissimi bambini hanno (o avrebbero) un approccio molto tranquillo alla morte: guardano con curiosità i cadaveri degli animali, ai funerali non sono mai davvero tristi (non piangono neppure), se non per l’empatia che li porta a preoccuparsi perché “sentono” e condividono il dolore degli adulti.
I bambini non hanno la consapevolezza della morte, assorbono però i sentimenti di chi li circonda.
Trovo positiva l’idea che un bambino si familiarizzi con l’idea della morte fin da piccolo, cioè finché una certa simbologia non è ancora compenetrata (a 8 anni una bara a livello simbolico non dice quasi nulla), trovo orrenda l’idea di raccontare panzanate tipo che i morti diventano angioletti nel cielo, sono molto lieta che nessuno mi abbia mai propinato panzane del genere…

e pur si muore

Poteva fare di meglio:
1) fare uscire un fantasma o anche uno scheletro che si lamentava dell’inferno
2) fare uscire un cadavere simil PadrePio intatto perchè santo
3) Poteva far fare direttamente l’esperienza a turno di mezz’ora da morto ad ogni bambino
4) fare uscire dal fondo direttamente le fiamme dell’inferno
5) mettere il sonoro del film l’esorcista
6)mettere uno specchio in modo che ognuno si poteva vedere riflesso nella bara
7) eventualmente chiedere la consulenza di qualche illusionista esperto
Insomma, se la devi fare falla bene!

Lorenzo G.

Occhio, ragazzi. Se mi permettete un suggerimento, senza polemica, io ci andrei piano con certe affermazioni sulla morte come quelle sin qui lette. Da alcuni commenti, infatti, chi non é ben informato nè addentro a certi temi (e non sono pochi) potrebbe fraintendere ed essere indotto a pensare che l’ateismo, in fondo, sia una specie di “culto della morte”, che per amare la vita bisogna amare anche la morte, che sia negativo aver paura della morte, anzi bisogna guardarla con serenità (e perchè non desiderarla, potrebbe pensare qualcuno) e orrendo desiderare di continuare a vivere anche dopo, insomma qualcosa di decisamente iettatorio e menagramo. Certe frasi talvolta un po’ estreme secondo me rischiano di farci solo del male. Non é questo il modo migliore di divulgare l’ateismo, l’agnosticismo e il libero pensiero. Varrebbe la pena di pensarci. Ripeto, senza polemica nei confronti di nessuno.

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