Relazioni impossibili. Chiesa, islam, laici. Il papa e i teologi musulmani

Il 13 ottobre 2007, 138 intellettuali musulmani hanno inviato una lettera aperta al papa e a varie autorità religiose del mondo cristiano. La lettera seguiva di poco più di un anno la famosa lezione di Ratisbona […]. I 138 intellettuali musulmani […] mettevano l’accento sulla necessità di trovare un punto di incontro tra le due religioni, inteso come espressione di una “parola comune tra noi e voi”.
Molti intellettuali cattolici post-conciliari […], hanno visto nella lettera dei 138 un primo passo verso un nuovo dialogo interreligioso.
Alcuni islamologi particolarmente vicini al papa, però, i gesuiti Samir Khalil Samir – egiziano – e Christian W. Troll, tedesco – hanno sottolineano che la lettera dei 138 ha evitato alcune questioni che costituiscono la base di un possibile dialogo interreligioso […].
Su questa linea è lo stesso Ratzinger, il quale, in un discorso tenuto al clero romano, ha detto quanto segue: “In un dialogo da intensificare con l’Islam dovremo tener presente il fatto che il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell’Illuminismo e che il Concilio Vaticano II, come frutto di una lunga ricerca faticosa, ha portato a soluzioni concrete per la Chiesa cattolica. Si tratta dell’atteggiamento che la comunità dei fedeli deve assumere di fronte alle convinzioni e alle esigenze affermatesi nell’Illuminismo. Da una parte, ci si deve contrapporre a una dittatura della ragione positivista… D’altra parte, è necessario accogliere le vere conquiste dell’Illuminismo, i diritti dell’uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio…”.
Inoltre la chiesa esclude ogni complicità rispetto al neocolonialismo militarista che vede impegnati i paesi occidentali su vari fronti, contro i paesi musulmani. Gli occidentali che combattono non rappresentano la chiesa, mentre i terroristi che si fanno esplodere rappresentano, naturalmente, l’Islam.[…]

L’idea del papa è chiara: il cristianesimo è la massima espressione della razionalità umana, quella che risulta da una giusta miscela di fede, ragione, scienza, illuminismo, modernità. […].
Il discorso che il papa ha codificato a Ratisbona e che la curia romana scandisce attraverso la compiacenza di tutto il mondo dell’informazione, è lo stesso che Ruini e il suo clone Bagnasco cercano di imporre nella società italiana, attraverso un braccio di ferro continuo con il mondo laico, al quale cercano di rosicchiare tutte le conquiste ottenute negli ultimi quarant’anni.[…]

Preti, vescovi e papi possono ben definirsi artefici del giusto mezzo e propagatori di una visione super partes dei valori sociali, ma di fatto continuano ad essere nel pieno della mischia, impegnati ad imporre, come sempre è stato, una visione del mondo che implica necessariamente una conflittualità decisa con il mondo laico e i suoi valori, da sempre etichettati come relativisti.
Eppure la pretesa di Ratzinger di rappresentare la componente sociale che ha saputo ereditare i valori illuministi, coniugandoli con la giusta dose di equilibrio, è falsa; falsa perché basterebbe leggere la quarta di copertina del suo ultimo libro, per capire cosa intende la chiesa cattolica per equilibrio illuministico. Scrive infatti Ratzinger in “perché siamo ancora nella chiesa”: “L’occasione della fede dipende in ultima istanza molto semplicemente dal fatto che essa dice la verità. La chance della fede è la chance della verità, che può essere calpestata, ma non può soccombere”.
Tutto sommato, considerate anche tutte le belle parole che il pontefice spende nei (vecchi) saggi ripubblicati in quest’ultimo libro, il problema della chiesa, e di ogni religione, è questo: una fede non può che pretendersi assoluta e autosufficiente, compendio efficace di tutte le questioni antropologiche, sulle quali detiene la parola ultima. Questo vale per i cristiani, per i musulmani, per gli ebrei e, in misura minore, anche per le fedi orientali e quelle animistiche.
Da qui il dialogo interreligioso praticamente impossibile e, a maggior ragione, l’impossibile incontro con la società realmente laica, non quella dei Pera e dei Ferrara, sempre pronta a svendere valori liberali in cambio di consenso politico, ma quella di chi ritiene la religione solo una tappa del cammino dell’umanità verso una conoscenza che sappia rinunciare a fanatismi e irrazionalità, a superstizioni, dogmi e altre bassezze di una ragione ridotta in stato di minorità.
La chiesa non ha “equilibrato” l’illuminismo, lo ha subito, perseguitato e infine, con sofferenza, ha tentato di svuotarlo dall’interno, relativizzandone gli effetti. […]. La chiesa continua a basare il proprio ruolo sociale sul bisogno che gli esseri umani hanno di negare a se stessi la verità. I laici, noi laici, continuiamo a rivendicare con orgoglio la libertà di pensare secondo criteri razionali, fuori e contro ogni narrazione di potere, fuori e contro ogni tentativo di ridurre la ricerca della verità all’accettazione acritica di dogmi ingiustificabili e primitivi.
In questi giorni si stanno svolgendo gli incontri preparatori al confronto tra Benedetto XVI e i 138 intellettuali musulmani: come laici non possiamo che auspicare un rasserenamento delle relazioni tra Islam e cristianità, pur sapendo che la sola speranza di pace per l’umanità sta nel superamento del fanatismo religioso che papa e teologi musulmani, volenti o nolenti, di fatto rappresentano.

Testo integrale dell’ articolo di Paolo Iervese consultabile sul sito Umanità Nova

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5 commenti

Silesio

Curioso che Ratzinger prenda le distanze dagli islamici perché non sono sufficientemente “illuministi”. Dall’articolo pare che la chiesa cattolica si veda ormai al di sopra di ogni altra forma di verità e cultura. Insomma: superiore al mondo islamico perché questo non è sufficiente illuminista, ma superiore anche all’illuminismo perché foriero di una verità ancora imperfetta e miserella, una verità che solo Ratzinger è riuscito a perfezionare. Er Più!

darik

ho la vaga sensazione ke “coso 16” sia essenzialmente un megalomane autoconvintosi
di essere poco meno di una divinità.
questa convinzione fa a pugni con l’altra ke sospetta, i prelati, di sicura malafede quando non di ateismo inespresso.

darik

ci_acca

Tutti questi dialoghi tra esponenti delle varie religioni sono stucchevoli nonche’ infinitamente inutili.
Tempo perso a parlare di stupidaggini, ridicole superstizioni di cui, fra qualche migliaio di anni, i futuri abitanti del pianeta rideranno a crepapelle.
Non riusciro’ mai a farmi una ragione del motivo per cui tanto tempo e risorse vengano dedicate a sciempiaggini del genere, che purtroppo sono causa di continue tensioni, discriminazioni, violenze.

Stefano Bottoni

Ottimo articolo direi, lucido e preciso.
In particolare fa sempre bene ricordarsi della posizione della chiesa verso l’Illuminismo e il libero pensiero in generale. “La dittatura della ragione positivista” è una chicca fenomenale.
Il libero pensiero porta alla libertà personale, condizione necessaria perchè possa esistere la libertà sociale, e per definizione non può essere imposto: l’esatto contrario di una dittatura, che impone il suo pensiero e non accetta discussioni. La dittatura è quella delle religioni, non certo quella dei liberi pensatori.

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