All’Angelus di oggi Benedetto XVI ha scelto di parlare di Iraq e tacere sul Tibet. Un vibrante appello per porre fine all’odio in Iraq, e agli iracheni perché a cinque anni dall’attacco angloamericano con le sue disastrose conseguenze prendano in mano la costruzione del proprio Paese.
Ma nessun accenno al Tibet, dove Pechino ha scatenato la repressione, causando decine di morti, contro le manifestazioni innescate dalla volontà degli atleti tibetani di non correre sotto la bandiera cinese alle prossime Olimpiadi.
Cappato: l’obiettivo è gestire la Chiesa in Cina
Secondo l’eurodeputato radicale Marco Cappato non è una cosa di cui stupirsi: Benedetto XVI a suo avviso “tace sulla base di un accordo di potere, non infastidisce Pechino per avere in cambio la libertà di gestire la Chiesa in Cina”. “Ma se la ragione di tale reticenza è chiara – aggiunge Cappato – mi auguro che venga superata nelle prossime ore e che il Papa si schieri per la libertà, con il Dalai Lama, per la libertà religiosa di tutti in Asia, non solo dei cattolici, ma dei tibetani, dei montagnard in Vietnam…”.
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Aggiornamento del 19 marzo: battuta di Ellekappa su “Repubblica”: “Il papa troverà il tempo e il modo per intervenire sul Tibet – Ora è troppo impegnato nella campagna elettorale”
Cosa ci si può aspettare da un politico di bassa lega che non ha avuto neppure il fegato di incontrare il Dalai Lama?
O forse il motivo è che “tanto là in Tibet non sono mica cristiani”?
Normalmente b16 perde ogni occasione per tacere. L’unica volta in cui avrebbe avuto quantomeno il dovere morale di parlare, invece…
Ma di chi sta parlando Cappato? chiede coraggio a chi sta sempre dalla parte dei potenti? chiede coerenza a chi ha scelto di sguazzare nell’ipocrisia e nell’integralismo più becero? ci sono sofferenze e torture in tutto il mondo e, da sempre ma con B16 molto di più, le uniche prese di posizione della chiesa sono contro le “persecuzioni” ai cattolici (che coraggio!…) o per tuonare contro chi, in un mare di sangue e di carneficine che vanno avanti da anni, accidentalmente uccide 1 prete.
In realtà i cinesi fanno un favore a Ratzy: fatti fuori i buddisti del Dalai Lama, c’è meno concorrenza per la religione cattolica.
Quindi, il papa parla soltanto se ha informazioni dirette? Sorge spontaneo chiedersi, allora, perché si intromettono così spesso, lui e i suoi scagnozzi, nella questioni riguardanti la vita sessuale delle persone … 😉
“tace sulla base di un accordo di potere, non infastidisce Pechino per avere in cambio la libertà di gestire la Chiesa in Cina”. Conoscendo il tipo in questione debole coi forti e forte coi deboli mi pare che sia questa l’unica spiegazione possibile
Che succederebbe se, a Roma, qualche centinaio di nostalgici dello Stato della Chiesa creassero tumulti per riavere il Papa Re? Succederebbe qualcosa di molto simile ai disordini di questi giorni in Tibet (basta sostituire il Papa con il Dalai Lama).
Perché, nonostante questa similitudine, Benedetto XVI non ha appoggiato l’ex-teocrazia del Tibet? E’ forse l’ennesima conferma dell’eterna conflittualità tra religioni, specie quando si tratta di potere temporale?
A proposito, vi segnalo le foto dei “disordini” in Tibet:
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/tibet-violenze/1.html
Si vede la polizia e l’esercito spostarsi per le strade, con la folla intorno che continua indisturbata a passeggiare, lavorare, andare in bicicletta. E questa sarebbe una “rivolta dei tibetani”? Mi sembra più probabile che la polizia abbia a che fare con una piccola minoranza di rivoltosi, largamente ignorati dalla gran parte dei tibetani (che evidentemente non ha nostalgia della teocrazia buddista, e non teme particolarmente la polizia).
Tanto per fare un confronto con “veri” tumulti di massa, provate a trovare scene simili nelle immagini degli scontri al G8 di Genova del 2001.
Il mondo intero fa schifo cpompreso il Vaticano poichè sono tutti legati da interessi economici e politici con la nuova super potenza:la Cina e nessuno osa fare niente.
Questa è l’amara verità!
E’ la stessa cosa di quando non ha voluto incontrare il Dalai Lama. Non vuole rovinare i suoi delicati rapporti con Pechino perchè altrimenti il partito comunista non gli farà fare le chiese in Cina e per questo squallido motivo non si pronuncia sul Tibet. Sarà anche vero che gli auguri di pace del papa sembrano quelli delle concorrenti di miss Italia ma così fa davvero vedere di che pasta (frolla) è fatto!
da che pulpito…
un radicale che parla di coerenza mi pare una battuta degna del Bagaglino.
beh giudicare l’entità degli scontri da immagini trasmesse dalla Tv di stato cinese mi pare ozioso: credo sia già più indicativo dello stato reale dell cose il fatto che gli studenti italiani dell’Orientale di Napoli siano stati in sostanza barricati nel campus…..
La “rivolta tibetana” a dire il vero, organizzata alla vigilia delle Olimpiadi, sembra un po’ una ciliegina messa lì apposta per mettere in difficoltà la Cina sul piano diplomatico e militare. La rivolta è il risultato del recente viaggio del Dalai Lama mondo. Deve avere trovato degli sponsor. Tra l’altro è difficile schierarsi dalla parte del Tibet dimenticando altre realtà assai più vicine, dai paesi Baschi all’Irlanda del Nord, al Kossovo, alla Cecenia fino alla Padania di Bossi. Tutte le province del mondo, contando sulla loro specifrica cultura, avrebbero il diritto di ribellarsi. E’ certo che un paese in cui la gente passa la giornata a far muovere un girello con attaccato uno spago oppure a cercare le varie intonazioni per pronucniare la parola OM, si senta straniero all’interno di qualsiasi sistema sociale.
Silesio, un suggerimento: non confondere la popolazione tibetana con i monaci buddisti. La popolazione tibetana non ha appoggiato la guerriglia separatista anti-cinese degli anni ’50 (finanziata e armata dalla CIA) proprio perché non voleva essere soggiogata dai parassiti della teocrazia buddista. E oggi non sta appoggiando i disordini fomentati dai monaci buddisti per gli stessi motivi.
A proposito del Tibet ai tempi della teocrazia dei Lama e della “nonviolenza” del buddismo, segnalo questa interessante lettura:
Michael Parenti
“Friendly Feudalism: The Tibet Myth”
http://www.michaelparenti.org/Tibet.html
Ne ho trovato anche una versione in italiano (non molto aggiornata):
“Feudalesimo amichevole: il mito del Tibet”
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ci/poci5m21.htm
X Silesio e Aldo:
possiamo ricordare che il Tibet e’ diventato cinese in conseguenza dell’intervento di
150.000 soldati cinesi e di una massiccia operazione di bombardamento aereo?
Cosi’, per la cronaca…
@Fabio: si ma vogliamo anche dire che forse l’unica cosa giusta fatta dalla ditattura cinese è stato, appunto, migliorare le condizioni di vita dei tibetani?
Btw il “buddismo” tibetano, o lamanesimo, mi chiedo quanto debba a Siddartha e quanto alle religioni politeistiche precedenti. Ha una visione del karma e del dharma agghiaccianti.
Ci sono due tibetani che lavora nella azienda dove lavoro anche io, e una di loro lo conosco molto bene, non sono monaci buddisti, ma vi garantisco che sono del tutto contrari alla occupazione cinese.
Non credo che gli italiani preferivano la “avanzata” monarchia Austriaca, agli loro Savoia??
Io non capisco. Una volta si desidera che il Papa taccia, un’altra volta che parli.
Non mi pare un atteggiamento laico.
Non ti conviene parlarne non è vero Ratzy? grrr
Ricordiamoci che in questa situazione i veri responsabili sono gli atei cinesi che sono comunque dalla parte del torto, altro che Ameria o papa.Ci rifletterei un pò, oppure perchè cattivi non sono più atei?
“Le religioni hanno sempre avuto una stretta correlazione non soltanto con la violenza, ma anche con lo sfruttamento economico. In realtà, è spesso la strumentalizzazione economica che conduce necessariamente alla violenza. ” Da oggi non sono più sole, anche l’ateismo è entrato a far parte di tale consesso, (veramente era da tempo, se si guarda ad altre esperienze ), Non sono più solo le religioni a fare guerre, anche l’ateismo più o meno di stato. Che il problema stia oltre? Forse nella realtà stessa dell’uomo?
akrasias, ma cosa fumi la mattina?
In questo caso il papa, visto che parla su tutto, anche sul caso se sia bene bere il caffè o il tè la mattina, poteva anche spendere due parole per i tibetani. E ricevere il dalai lama. Tanto in CIna i cattolici li trattano a calci nel sedere lo stesso. (e fanno bene, visto quello che fanno i cattolici qui)
@Akrasis: sipegami in cosa il comunismo sia diverso da una qualsiasi religione? Sotituisci dio con leader, la volontà divina con la volontà del popolo e ti accorgerai che i meccanismi fideistici sono identici.
Poi lo abbiamo capito che per te era cosa buona e santa che una teocrazia spietata regnasse in nome della fede, costruendo una società in cui l’80% della popolazione viveva in schiavitù e in cui i bambini venivano rapiti per essere usati come nuove leve e materassi del clero. Presumo che ti auguri perl’italia un bel ritorno ai tempi del Diritto di Banno e dei servi della gleba.
I cinesi ad ogni modo non sono atei ma appartengono ad una molteplicità di fedi: taoismo, confucianesimo, buddismo, cristianesimo, comunismo, ecc…
Anche a proposito dell'”occupazione cinese”, c’é da fare qualche appunto. Il testo di Michael Parenti che ho riportato sopra dice:
“Ciò che infastdiva più di ogni altra cosa [i Lama] non era che gli intrusi fossero cinesi. Nel corso dei secoli avevano visto cinesi andare e venire, godendo di buone relazioni con il Generalissimo e il regime reazionario del Kuomintang in Cina. (27) Effettivamente, l’approvazione del governo reazionario del Kuomintang era necessaria, per ratificare la scelta dell’attuale Dalai Lama e del Lama Panchen. Quando il giovane Dalai Lama fu investito della sua carica a Lhasa, ciò avvenne con un scorta armata di truppe di Chiang Kaishek e di un ministro cinese in carica, in conformità con una tradizione secolare. (28) Quel che preoccupava i signori tibetani e i Lama era che questi cinesi recenti erano comunisti. Si sarebbe trattato soltanto di una questione di tempo, ne erano certi, poi i comunisti avrebbero iniziato ad imporre le loro soluzioni ugualitarie e collettiviste sulla loro teocrazia altamente privilegiata.”
Il riferimento alla “tradizione secolare” che lega l’elezione del Dalai Lama alla presenza di una delegazione cinese testimonia il fatto che il Tibet era sotto sovranità cinese già da secoli, fin dall’Impero cinese, addirittura prima che in Europa nascessero gli Stati nazionali. Tant’é vero che nessun governo al mondo ha mai riconosciuto un governo autonomo tibetano (oggi meno che mai: il cosiddetto “governo tibetano in esilio” dei giorni nostri é completamente autoreferenziale).
Ma allora, da dove nasce la spinta per un Tibet separato dalla Cina? Nasce solo dopo la I Guerra Mondiale, quando l’imperialismo britannico in Asia puntava ad appropriarsi del territorio tibetano citando, tra l’altro, la necessità di salvare la popolazione dalla barbarie della teocrazia buddista (insomma, una “guerra umanitaria” ante litteram). E poi ritorna a partire dal 1947, quando Gorge R. Merrel, incaricato d’affari USA a Nuova Dheli, scriveva al presidente Truman:
“Il Tibet può pertanto essere considerato come un bastione contro l’espansione del comunismo in Asia o almeno come un’isola di conservatorismo in un mare di sconvolgimenti politici. […] L’altopiano tibetano […] in epoca di guerra missilistica può rivelarsi il territorio più importante di tutta l’Asia”
Qualsiasi manuale di storia asiatica dice che, storicamente, la separazione del Tibet rientra nei disegni occidentali di smembramento della Cina (prima con l’impero, poi con la repubblica popolare).
Non serve vedere tutto sotto l’aspetto religioso, qua abbiamo a che fare con i vecchio problema che sorge; fra gli occupatori (cinesi, atei, comunisti confuziani che siano) e gli abitanti (tibetani, atei, comunisti buddisti che siano) e basta.
Aldo Mancini scrive:
18 Marzo 2008 alle 09:30
Non dal Dalai Lama, si direbbe. Sono decenni che ripete di non volere una secessione, ma un’autonomia che permetta di mantenere l’uso della lingua tibetana come lingua ufficiale, l’insegnamento della lingua e della storia del Tibet nelle scuole, la libertà di culto eccetera. Non l’ho sentito dire neanche che i cinesi che sono stati ricollocati in Tibet dalle autorità cinesi (che sono ormai la maggioranza etnica assoluta nelle città) debbano andarsene.
@Asatan
“I cinesi ad ogni modo non sono atei ma appartengono ad una molteplicità di fedi: taoismo, confucianesimo, buddismo, cristianesimo, comunismo, ecc…”
Ma che film hai visto? Scherzi vero?
Quando gli atei sono cattivi non sono più atei.
Aldo Mancini scrive:
17 Marzo 2008 alle 13:48
Qui puoi trovare, tra le tante altre, alcune foto recenti di Bagdad: http://picturesinbaghdad.blogspot.com/ In queste fotografie non c’è traccia di violenza. Quindi in Iraq non c’è nessuna guerra, al più qualche sporadico disordine causato da alcuni teppisti. Giusto?
Ah: nelle foto che non hai visto, io vedo soldati e civili correre lungo strade deserte con negozi chiusi in pieno giorno. Vedo negozi devastati. Soldati con armi levate in alto in mezzo a strade piene di detriti. Civili insanguinati. Camion carichi di soldati in strade semideserte. Gente che rovescia auto della polizia. Blindati con cannoncini alzati. Soldati che pattugliano strade prive di traffico. Veramente un luogo spensierato, idilliaco, dove la «folla intorno che continua indisturbata a passeggiare, lavorare, andare in bicicletta». Certo, certo. Sembra il centro di Firenze in autunno, vero?
# Akrasias scrive:
18 Marzo 2008 alle 12:28
@Asatan
Fatti una cultura (tanto per cominciare): http://it.wikipedia.org/wiki/Cina#Religione
Religione [modifica]
La Repubblica Popolare di Cina è ufficialmente atea. La popolazione religiosa si suddivide però in:
* Confuciana, Taoista e Buddista 95%
* Cristiana 3,5%
* Islamica 1,5%
Quando un ateo è cattivo, è un ateo cattivo. La differenza è che gli atei non pensano, diversamente dai credenti, che dal loro essere atei non possa che derivare tutto e solo il bene.
Alessandro S., forse trascuri il fatto che le foto dei disordini che ho segnalato sono state scattate dagli stessi separatisti tibetani, e che da loro arrivano, senza verifiche, il 99% delle informazioni sul Tibet passate dai media occidentali (e da Hollywood). Quelle stesse foto sono le uniche prove tangibili dei disordini in corso.
Ebbene, mi sembra strano che gli stessi separatisti che parlano di “rivolta del Tibet” e di “centinaia di morti” non siano in grado di mostrare foto con disordini di massa e repressioni sulla folla. Dall’Iraq, invece, arrivano numerose foto e filmati di grossi cortei contro l’occupazione dell’esercito USA, morti e feriti.
A dirla tutta, le foto che ho visto finora mi sembrano più compatibili con la versione delle autorità cinesi: un gruppo ristretto (non certo una intera popolazione) di rivoltosi, una decina di morti, negozi saccheggiati e devastati dagli stessi rivoltosi, presenza delle forze dell’ordine massiccia – ma ben lontana dal generare caos e panico in stile G8 di Genova.
Aldo, da dove viene il tuo interesse per la Cina? Il tuo punto di vista è interessante. Ho cominciato a studiare il cinese, è una lingua bellissima. Come vedi la questione di Taiwan invece? Leggevo su giornali inglesi mesi fa che i cinesi preparano l’invasione (anche se non cruenta, a quanto pare) di Taiwan, non appena le luci delle olimpiadi si saranno spente. Eppure i Taiwanesi vogliono rimanere per conto loro. Mi pare che abbiano il diritto di farlo.
ren, non mi pare che il governo della Repubblica Cinese dell’isola di Taiwan (da non confondersi con il governo della Repubblica Popolare Cinese) ponga questioni religiose a corollario della sua indipendenza (che quest’anno sarà oggetto di referendum unilaterale). Quindi mi sembra che la questione non sia in tema con UAAR News.
Aldo Mancini scrive:
18 Marzo 2008 alle 13:50
E quindi, assumendolo vero, non sarebbero attendibili. Strano, perché quando scrivevi «con la folla intorno che continua indisturbata a passeggiare, lavorare, andare in bicicletta» si sarebbe detto che le prendessi come una prova dell’assenza di una rivolta dei tibetani.Deciditi.Ah, a proposito del «generare caos e panico in stile G8 di Genova», al tempo (e anche molto tempo dopo) ho letto invece che molti genovesi non avessero notato nulla, se non che il traffico era stato deviato o bloccato per via delle manifestazioni. Ubi est veritas?
Aldo Mancini scrive:
18 Marzo 2008 alle 13:50
Ah, dimenticavo: diversamente da te, Hollywood non è una mia fonte d’informazione. E mi risulta che le agenzie di stampa diano molto spazio alle notizie ufficiali di Pechino, molto di più dell’1% che ritieni tu.
@Alessandro S.
Continui a ritenere affidabile Wikipedia, sai in vista delle elezioni è stata bloccata perchè poteva essere manipolata.
Credi veramente a quelle statistiche dopo 50 anni di dittatura?
Alessandro S., non ho scritto che le foto sono attendibili. Al contrario, ho affermato che parlano da sole: sembrano confermare la versione del governo cinese. E questo nonostante siano state scattate dai separatisti tibetani.
Questo mi fa supporre che i separatisti e i teocrati seguaci del Dalai Lama non avessero niente di meglio da offrire all’opinione pubblica per avvalorare le proprie tesi.
Quindi le voci di “centinaia di morti” e “rivolta della popolazione tibetana” non sono provate, e sono molto probabilmente semplice propaganda (per l’ex-teocrate del Tibet non sarebbe la prima volta).
Akrasias scrive:
18 Marzo 2008 alle 16:14
Non è vero, ne ho potuto fare una modifica oggi stesso. E la wikipedia, devo informarti, che è molto meno vecchia di cinquant’anni.
Ci crede la CIA. Nel loro Factbook (https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/index.html), ultima edizione, riportano:Religions:
Daoist (Taoist), Buddhist, Christian 3%-4%, Muslim 1%-2%
note: officially atheist (2002 est.)
Beh Alessandro, forse non hai notato che non tutto quello di cui si discute qui ha carattere religioso. Entrano anche questioni politiche. Ok. Abbiamo trovato un Mr know it all. Che dire.