Dalai Lama: “Pronto a dimettermi”

PECHINO – Botta e risposta a distanza tra il Wen Jiabao e il Dalai Lama mentre arrivano le prime voci di rastrellamenti casa per casa nella capitale tibetana dopo che ieri è scaduto l’ultimatum di Pechino. Wen Jiabao accusa il Dalai Lama di esser dietro alle manifestazioni di Lhasa organizzate apposta per «boicottare i Giochi» e il leader spirituale tibetano si dice pronto alle dimissioni se in Tibet ci saranno nuove violenze. Il premier cinese dice che «se il Dalai Lama rinuncia all’indipendenza e accetta che il Tibet e Taiwan sono parte integrale della Cina, allora la porta per il dialogo è aperta». E il premio Nobel per la Pace replica che l’indipendenza del Tibet è «fuori questione».

«PRONTO A DIMETTERMI» – Il Dalai Lama ha parlato durante un incontro con la stampa a Dharamsala, in India, sede del parlamento tibetano in esilio. Il leader spirituale accusato dalla Cina di essere dietro alle manifestazioni di Lhasa, ha detto di avere come «unica opzione le dimissioni se le cose vanno fuori controllo».

[…]

L’articolo completo è consultabile sul sito del Corriere 

46 commenti

ren

Dimmettersi da leader spirituale del Tibet. Ma sbaglierebbe alla grande. Perchè dovrebbe dimettersi? Non sono mica i tibetani ad essere in torto. Il Tibet è stato invaso con le armi e la violenza. Se si dimettesse farebbe il gioco di Wen JaBao, Hu Jintao e compagnia bella. A me la Cina affascina moltissimo, come ho già detto sto studiando il cinese e mi interesso a tutte le loro questioni ma quello che fanno in Tibet è vergognoso.

Possibile che nel nuovo millennio, quello che doveva essere il millennio della civiltà e della speranza le minoranze vengano ancora prese a calci in bocca in moltissimi paesi al mondo? Parlo anche di gay e lesbiche che subiscono ostracismo e discriminazione anche nel nostro paese. Per fortuna non vengono appesi alle gru come viene in Iran. Qui vengono appesi per il collo psicologicamente. Il chè più o meno è lo stesso perchè per la disperazione alcune persone la fanno finita. Eppure la costutituzione dice chiaramente che non si può essere discriminati per le preferenze sessuali. Ma a quanto pare la vigliaccheria e la codardia quando si tratta di difendere i più deboli la fanno da padrone.

ccarie

concordo con ren…..NO ALLE OLIMPIADI IN CINA!!! NO ALLA CINA!!! W TAIWAN (LA VERA CINA DEMOCRATICA)!!! W LE OLIMPIADI!!!! W IL TIBET LIBERO!!! W L’EUROPA!!! W LA DEMOCRAZIA!!!!

Silesius

Abbiamo troppo poche notizie sul Tibet per formulare analisi. Mi sembra però che questa sommossa organizzata in occasione delle Olimpiadi sia quasi una operazione nello stile Solidarnosh con la quale si è incominciato a far saltare l’URSS partendo dalla sua costola più debole, ossia dalla Polonia declamatrice di rosari e Inni alla Madonna. Là erano i preti cattolici a funzionare da cavallo di Troia, qui sono i preti buddisti. Far “saltare” la Cina. Questo è il problema. Probabilmente il viaggio del pronunciatore di OM (il Dalai Lama) è servito a gettare le basi dell’operazione. E’ per questo che non è stato ricevuto da nessuno.

Fabio

X Silesius: le violazione dei diritti civili sono un problema solo se sono fatte in nome di Dio o sono un problema comunque?

Paguro

quoto Fabio
la Cina è uno stato dogmatico, anche se non religioso. Qualsiasi miglioramento al suo interno deve vessere ben accetto, anche la libertà religiosa. Silesius, non la penserai come quel povero decerebrato di Sanguineti, che dice che i ragazzi di piazza Tienanmen hanno lottato per poter bere la coca cola?

claudio brovelli

Il dalai lama non si dimette da leader spirituale ma da leader temporale. Per impedire che le violenze aumentino.

Poi la teoria cospirazionista credo abbia poco valore in questo caso.

lugachov

Tutta la soliderietà possibile al popolo tibetano, invaso e colonizzato da oltre mezzo secolo, tra l’indifferenza del mondo.

Ma, detto questo, come dovrebbe fare il Dalai Lama a dimettersi ???

Lui per i buddisti non sarebbe la reicarnazione dell’ultimo Lama, scelto da bambino ecc.. ecc… ???

Come si fa a dimettersi “da reicarnazione” ??? Ci si “disincarna” ???

Per quanto io stimi il Buddismo mooolto più del cristianesimo, ancora una volta le religioni mostrano il loro lato ridicolo!

davide

Ieri ad amnesty ho chiesto riguardo alla posizione di amnesty riguardo al boicottaggio delle Olimpiadi. La posizione è contro il boicottaggio. Inoltre basta guardare la storia dell’ultimo secolo per capire come se un paese totalitario viene isolato e sanzionato, la situazione interna non può che peggiorare. Cmq il dalai lama è una persona che per quello che ha fatto e sta facendo è unicamente da ammirare, una persona le cui dimissioni a mio parere non porterebbero nulla di buono

Aldo Mancini

Aggiungo che é ben strano che, in un sito di “atei e agnostici razionalisti”, si trovino commenti di persone che condannano il papa, ma ammirano uno degli ultimi teocrati, restato al potere fino agli anni ’50. Sto parlando del Dalai Lama. Che dire? Se vi piace la teocrazia, vi auguro di viverci il più a lungo possibile.

Concludo con una lettura interessante (già segnalata in un altro commento):

Michael Parenti
“Friendly Feudalism: The Tibet Myth”
http://www.michaelparenti.org/Tibet.html

Ne ho trovato anche una versione in italiano (non molto aggiornata):
“Feudalesimo amichevole: il mito del Tibet”
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ci/poci5m21.htm

Silesio

Io non ho mai visto uno stato che “difenda i diritti civili” se non quando tutti stanno buoni e marciano in fila senza disturbare. La storia della caserma di Bolzaneto insegna. Lì, per avere la condanna degli imputati si aspetterà ancora i secoli. Uno, prima si fa coprire di botte e poi “difende” il suo diritto civile. Bush ha varato il Patriot Act, di cui nessuno ha mai parlato a fondo, ma che è il foglio della vergogna in quanto legalizzava l’arresto indiscriminato e senza prove delle persone solo “sospettate” di terrorismo. Tutto il mondo è (quasi) paese. Il potere è potere in ogni parte della terra.

Akrasias

“La Repubblica Popolare di Cina è ufficialmente atea”…
…Non solo uno stato dogmatico.
I diritti umani non esistono.

Paguro

Il problema non è che è atea, ma che lo è UFFICIALMENTE, ossia non lascia la libertà di decidere ai cittadini…
@ Aldo Mancini
Il Dalai Lama sarà pure stato un teocrate (anche l’attuale? boh..) ma ciò non cambia il fatto che la lotta per i diritti dei Tibetani è giusta. Insomma, qua si parla di un popolo oppresso da una tirannia straniera che impedisce la libera espressione delle idee filosofiche e religiose. Io non sono certo d’accordo col dalai lama quando attacca i gay, ma da buon ateo seguo il pensiero di un laico come Voltaire “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”

Pao Lin

Siamo alle solite. Il potere temporale pare che non sia prerogativa solo dei cattolici. Come giustamente fa notare Claudio Brovelli le eventuali dimissioni del Dalai Lama sarebbero da leader temporale, non spirituale. Ma può una guida spirituale come un Lama (o un Papa o un Ajatollah) essere anche a capo di un governo ancorché in esilio? Io da laico rispondo NO.
Come devono essere prese quindi le sue paventate dimissioni? E la dichiarazione che l’indipendenza del Tibet è fuori questione? La sua denuncia del genocidio culturale (ripeto, culturale) del popolo tibetano deve essere letta come la legittima rivendicazione di una minoranza etnica a difendere la propria identità socio culturale appunto, o piuttosto come la rivendicazione irredentista di un capo di stato in esilio? Resta tuttavia fuori di dubbio che chiunque abbia l’intenzione di perorare la causa indipendentista non può che approfittare del momento particolarmente favorevole dato dai riflettori olimpici…

Giol

Un Dalai Lama che si dimnette da leader spirituale…
Ma ve lo immaginate Ratzinger che si dimette dalla carica di ponteficie?
Proprio un altro mondo…

Asatan

@Paguro: non definirei la cina nemmeno come “ufficialmente atea”. Un associazione come UAAR sarebbe nei gulag da un pezzo in cina. Diciamo che hanno imposto per legge la fede comunista.
Se poi guardi alla divinizzazione dei leaders, depersonalizzazione degli individui, ossesione per concetti fumosi e astratti (il concetto comunista di popolo è tutto me che relistico)… secondo me ottieni la descrizione di culto distruttivo al pari di Sicentology o di quei gruppi di pseudo auto-aiuto.

Io fare una netta distinzione fra la sacrosanta lotta per i diritti civili in tutta la cina (intesa come confini) e le ambizioni dell’ex-elites tibetane di tornare al potere.
Sulla prima mi trovate nell front lines di chi dice non comprate made in china, anche perchè le zone “benedette dallo sviluppo economico” sono poi le zone delle fabbrighe lagher.
Da un certo punto di vista non sò quanto l’essere lasciato furoi dal miracoloe conomico cinese sia un male per il tibet, in fonda avrebbe creato 4 tibetani ricchi e impoverito ancora di più tutti gli altri. Alcuni amici cinesi che sono scappati dalle “zone miraoclate” della cina mi han raccontato cose veramente allucinanti… diciamo che è meglio zappare la terra.

Sulla seconda mi sorge spontaneo dal cuore un bel”mavaffa”.

ren

@ Aldo Mancini

Si, conoscevo la posizione del dalai lama sull’omosessualità. Sono però contro le violenze contro le minoranze. Solo perchè sono minoranze. Anche a me non piace che migliaia e migliaia di monaci in Birmania o in Tibet vivano senza lavorare di elemosine di popoli spesso già poverissimi.
Ma non mi piace la violenza, punto. Le democrazie, o i governi che aspirano ad esserlo sono quelle che riescono a tutelare le minoranze.
Grazie per le tue segnalazioni. Aiutano a pensare e a vedere le cose da maggiori angolazioni.

Chris

L’Italia ha invaso lo Stato della Chiesa in 2 diverse riprese fino ad annetterlo completamente.
Per diversi decenni l’autorità religiosa-statale della Stato annesso ha condannato (scomunicato) lo Stato Italiano e qualunque cattolico collaborasse con esso.
Lo Stato della Chiesa era all’epoca tra i più arretrati e poveri d’Europa.
QUALCUNO DI VOI CREDE CHE SIA STATO SBAGLIATO ANNETTERE LO STATO DELLA CHIESA ?
Io vivo in una regione che in passato era sotto il dominio della Chiesa e sono ben contento che l’Italia sia arrivata.
SE OGGI I PRETI CATTOLICI SCENDESSERO IN PIAZZA PER MANIFESTARE CONTRO L’ITALIA E CHIEDERE L’AUTONOMIA DELLO STATO DELLA CHIESA CHE DIRESTE ?
Non sappiamo molto delle manifestazioni in Tibet, a me risulta che siano state organizzate e attuate dai religiosi e non da tutto il popolo. Ma ammetto che non lo so.
Non so come viva il popolo tibetano oggi, ma so che durante il Dalai Lama vivevano in arretratratezza e povertà. Il Tibet del Dalai Lama non era il paradiso, anzi… tanto che lo stesso Dalai Lama ha ammesso le colpe del Suo Stato.
Inoltre in passato il Dalai Lama aveva riconosciuto il diritto della Cina sul Tibet, affermando di lottare non per l’autonomia dello Stato tibetano, ma solo per i diritti del popolo e per la salvaguardia della tradizione. Oggi ha fatto retromarcia visto che ha un maggiore appoggio internazionale.

In conclusione io non me la sento di condannare i cinesi visto che noi italiani abbiamo fatto esattamente la stessa cosa per unificare la nostra nazione. Saremmo degli ipocriti a farlo. E non veniamo fuori con la storia che noi eravamo un popolo unico… non parlavamo neppure la stessa lingua per quanto eravamo diversi. Abbiamo fatto l’Italia e ora dobbiamo fare gli italiani disse Cavour… non dimentichiamolo.

zorn

Beh per quanto riguarda il nostro caro papa il suo silenzio assordante fa male è piegato agli interessi

Alessandro S.

# Aldo Mancini scrive:
18 Marzo 2008 alle 16:35

ren, hai provato a chiedere al Dalai Lama cosa ne pensa degli omosessuali? La risposta qui:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200604articoli/3820girata.asp

Hai una memoria corta, Aldo. RIleggi questo:
http://www.uaar.it/news/2007/12/07/dalai-lama-manca-wojtyla/

Il Dalai Lama condanna le discriminiazioni antigay
Lettera al congresso dell’Ilga

GINEVRA – In occasione della XXIII Conferenza Mondiale dell’Associazione
ILGA (International Lesbian and Gay Association) tenutasi recentemente a
Ginevra il Dalai Lama ha inviato un messaggio di supporto, contro le
discriminazioni rivolte alla comunità LGBT di tutto il mondo. Il
messaggio, inoltrato tramite l’ufficio di rappresentanza del leader
spirituale dei buddhisti tibetani, offre i saluti del Dalai Lama stesso
alla conferenza ed esprime apprezzamento per “per la speciale attenzione
data in questa conferenza ai temi della tolleranza religiosa e del
rispetto della diversità.” Il Dalai si dice “fortemente preoccupato
per le notizie riguardanti violenze e discriminazioni contro persone gay,
lesbiche, bisessuali e transgender” e ribadisce la necessità di rispetto,
tolleranza e riconoscimento dei pieni diritti umani per tutti.

E poi questo, riportato alla stessa URL:

aggiungo una dichiarazione dell’ ubi (unione Buddhista italiana):
Lettera all’UBI
Unione Buddhista d’Italia

In relazione alla pubblicazione sui quotidiani “Daily Telegraph”,
” La Stampa”, “Avvenire”, di articoli concernenti la visione di S.S. il
Dalai Lama in merito all’omosessualità, i rappresentanti della Rete
Buddhista Lombardia, presenti ai lavori tenutesi il giorno 8 aprile presso
il Centro Mandala di Milano ( ospiti il ven. Tae Hye Sunim di Lerici e il
ven. Tae Ri di Padova, che hanno partecipato al dibattito ) hanno
formulato la seguente considerazione:

” Il Buddhismo ha nei suoi fondamenti l’osservanza di cinque precetti all’
interno dei quali figura anche la regola di non avere una irresponsabile
condotta sessuale che possa produrre sofferenza a noi e/o agli altri.
Dunque tutto ciò che è basato su amore, rispetto e responsabilità
individuale va oltre qualsiasi principio di discriminazione e orientamento.
Per quanto concerne la sessualità, chi non ha preso specifici voti di
castità e, nei limiti della legge, sviluppa rapporti intimi basati sul
reciproco consenso e senza che ci sia abuso o violenza, è unico
responsabile di sè e del proprio karma.
In ogni caso i precetti sono indicazioni etiche per una buona pratica
spirituale e la loro infrazione non esclude in nessun modo dall’
appartenenza al Buddhismo.”

Qualora lo riteneste opportuno, vi preghiamo di voler urgentemente
verificare se tali assunti sono condivisibili da tutti i soci dell’UBI
e poi di diffondere un comunicato stampa che chiarisca al grande pubblico
la posizione della nostra associazione in merito.
Riteniamo infatti che gli articoli citati possano essere frutto di una
manipolazione lesiva dell’immagine di S.S. il Dalai Lama e del Buddhismo
in generale, in quanto artatamente estrapolati da un contesto ben più
vasto e complesso.

Per la Rete Buddhista Lombardia
Lama Paljin Tulku Rinpoce
</pre/

Chiaro esempio di citazione parziale e faziosa quella che hai riportato.

Aldo Mancini

ren, mi dispiace se appaio spocchioso. Credo sia un effetto dovuto al mezzo di comunicazione, e al fatto che effettivamente la questione mi appassiona. E mi sconvolge pensare che le stesse persone pronte a condannare il papa o qualsiasi leader religioso musulmano, siano invece pronte ad avvallare le istanze di un ex teocrate buddista, a capo di un ridicolo “governo in esilio” auto-nominato e non riconosciuto da nessuno Stato.

Per quanto riguarda la repressione del “dissenso”: il “dissenso” comprende il diritto di dare la caccia e uccidere altre persone (perché cinesi) e devastare una città (Lhasa)? Perché questo é ciò che stanno facendo in queste ore alcune centinaia di monaci e di separatisti seguaci del Dalai Lama. “La Repubblica” di oggi riporta testimonianze in tal senso, e tutte le foto viste finora (incluse quelle pubblicate daglistessi separatisti) sono molto più compatibili con questa versione, piuttosto che con la “rivolta del popolo tibetano con violenze della polizia e centinaia di morti” propagandata dal Dalai Lama.

Alessandro S.

Chris scrive:
18 Marzo 2008 alle 21:45

Inoltre in passato il Dalai Lama aveva riconosciuto il diritto della Cina sul Tibet, affermando di lottare non per l’autonomia dello Stato tibetano, ma solo per i diritti del popolo e per la salvaguardia della tradizione. Oggi ha fatto retromarcia visto che ha un maggiore appoggio internazionale.

Non mi risulta. Anzi, mi risulta il contrario. Dal numero odierno del quotidiano Metro:
«Il leader spirituale tibetano (le cui dimissioni sarebbero dal governo politico e non certo da “reincarnazione” religiosa) ha respinto con fermezza le accuse dei vertici di Pechino. […] “I cinesi ci accusano sempre della violenza, ma se i tibetani stessero imazzendo, i mezzi di informazione sarebbero stati invitati”, ha osservato. Comunque ha ribadito di non pretendere l’indipendenza del Tibet.» (enfasi mia)

Aldo Mancini

Chris, guarda che l’attuale Dalai Lama é stato incoronato teocrate del Tibet seguendo la centenaria tradizione tibetana: cioé dopo l’approvazione del governo cinese, e con tanto di parata militare dell’esercito cinese e presenza dei ministri. Quando questo avvenne, in Cina era ancora al potere il governo fascista del Kuomintang e di Chiang Kai-Shek.

Questa tradizione secolare dimostra come il Tibet fosse una provincia autonoma della Cina già dai tempi dell’impero.

Ma allora, perché questo rapporto con il governo centrale della Cina si é rotto? Riporto un passaggio da uno dei testi che ho citato sopra:

« Nel corso dei secoli [i Lama tibetani] avevano visto cinesi andare e venire, godendo di buone relazioni con il Generalissimo e il regime reazionario del Kuomintang in Cina. (27) Effettivamente, l’approvazione del governo reazionario del Kuomintang era necessaria, per ratificare la scelta dell’attuale Dalai Lama e del Lama Panchen. Quando il giovane Dalai Lama fu investito della sua carica a Lhasa, ciò avvenne con un scorta armata di truppe di Chiang Kaishek e di un ministro cinese in carica, in conformità con una tradizione secolare. (28) Quel che preoccupava i signori tibetani e i Lama era che questi cinesi recenti erano comunisti. Si sarebbe trattato soltanto di una questione di tempo, ne erano certi, poi i comunisti avrebbero iniziato ad imporre le loro soluzioni ugualitarie e collettiviste sulla loro teocrazia altamente privilegiata.»

Insomma: mentre ai tempi dell’impero e del Kuomintang il clero tibetano era libero di spadroneggiare (purché pagasse le tasse raccolte con la schiavitù della popolazione), dopo la rivoluzione le cose stavano cambiando.

Aldo Mancini

Scusate, l’ultimo messaggio era per Alessandro S. (non per Chris).

Nota finale: il fatto che il Dalai Lama non “pretenda” (e a quale titolo?) l’indipendenza del Tibet é una cosa. Ma alle parole dovrebbero seguire i fatti. E il suo effettivo appoggio al separatismo tibetano (lo stesso propagandato da Hollywood e dalla CIA, in funzione anti-cinese) vale ben più delle belle parole.

Alessandro S.

# Aldo Mancini scrive:
19 Marzo 2008 alle 12:24

Nota finale: il fatto che il Dalai Lama non “pretenda” (e a quale titolo?)

Allo stesso titolo cui lo pretendono i palestinesi, i taiwanesi, gl’irlandesi del nord, i kurdi, gli armeni, i nativi americani eccetera. È quel vecchio concetto, che a te pare alieno, dell’autodeterminazione dei popoli.

l’indipendenza del Tibet é una cosa. Ma alle parole dovrebbero seguire i fatti. E il suo effettivo appoggio al separatismo tibetano

Inesistente, sia nelle parole che nei fatti, da quanto mi risulta. T’invito a dimostrare il contrario.

(lo stesso propagandato da Hollywood e dalla CIA, in funzione anti-cinese) vale ben più delle belle parole.

Di parole al vento (che non sono proprio belle) leggo solo le tue.

Alessandro S.

Aldo Mancini scrive:
19 Marzo 2008 alle 12:19

Chris, guarda che l’attuale Dalai Lama è stato incoronato teocrate del Tibet seguendo la centenaria tradizione tibetana: cioè dopo l’approvazione del governo cinese, e con tanto di parata militare dell’esercito cinese e presenza dei ministri. Quando questo avvenne, in Cina era ancora al potere il governo fascista del Kuomintang e di Chiang Kai-Shek.

Sbagliato. L’attuale Dalai Lama fu incoronato il 17 novembre 1950. Chiang Kai-shek, in seguito alla sconfitta del 10 dicembre 1949 a Chengdu, si rifugiò a Taiwan quel giorno, abbandonando la Cina continentale.

Aldo Mancini

Alessandro S., hai ragione sull’incoronazione, sono stato impreciso. In realtà mi riferivo alla cerimonia ufficiale che riconosceva la reincarnazione, che si tenne nel 1939 a Lhasa (quando l’attuale Dalai Lama aveva 4 anni). Poi iniziarono gli studi monastici (e tra l’altro “sua santità” dovette imparare il tibetano, visto che proveniva da una zona del Tibet in cui si parlava solo cinese). Il 17 novembre 1950 si svolse la cerimonia che conferiva al Lama il pieno potere temporale sul Tibet (ovvero l'”incoronazione”).

In ogni caso, resta il fatto che il Tibet é da secoli una provincia autonoma dello Stato cinese, e che il Lama doveva essere riconosciuto dal governo centrale.

Quando poi parli di “autodeterminazione dei popoli”, con me sfondi una porta aperta. Il tuo problema é che confondi il popolo tibetano con la teocrazia buddista/lamaista, e assumi (su quali basi?) che la maggioranza dei tibetani voglia effettivamente staccarsi dalla Cina (magari dando il potere al sedicente “governo in esilio”).

Aldo Mancini

Alessandro S., dimenticavo, a proposito dell’appoggio al separatismo tibetano: chi é l’icona vivente dei separatisti? Non é forse il Dalai Lama? Non mi pare che questo ruolo gli stia stretto. Il fatto stesso che sostenga la tesi dell'”invasione cinese del Tibet” indica che la sua linea politica parte dal presupposto (falso) di una indipendenza perduta.

ren

Questa è una delle discussioni più interessanti che abbia mai seguito su questo sito. E’ un piacere leggere tutti i vostri post, anche se ci sono versioni contrastanti dell’argomento e anche scambi di battute un po’ pungenti. Se il livello culturale delle discussioni fosse questo in Italia saremmo più vicini alla Danimarca che non come succede oggi, alla Tunisia.

Perchè il paese cresca ci vorrebbero più persone come quelle che frequentano questo sito. Non sarebbe facile ingannarle con telegiornali taroccati come avviene tutti i giorni. Come mai nei paesi del nord europa i telegiornali non si possono taroccare e infarcire di non-notizie su amori delle veline etc … Il livello di consapevolezza e culturale di un popolo è fondamentale.

Alessandro S.

Aldo Mancini scrive:
19 Marzo 2008 alle 13:55

In ogni caso, resta il fatto che il Tibet é da secoli una provincia autonoma dello Stato cinese, e che il Lama doveva essere riconosciuto dal governo centrale.

Non mi risulta ci fosse questo obbligo, invece. La presenza dei dignitari del Celeste Impero era paragonabile, piuttosto, alla presenza dei capi di stato alla cerimonia di incoron…investitura del papa. Ma potrei sbagliare, fintanto che non tenga conto di possibili (o probabili) equilibri politici.

Quando poi parli di “autodeterminazione dei popoli”, con me sfondi una porta aperta. Il tuo problema é che confondi il popolo tibetano con la teocrazia buddista/lamaista,

Questa è una tua illazione gratuita.

e assumi (su quali basi?) che la maggioranza dei tibetani voglia effettivamente staccarsi dalla Cina

Non è vero, non lo assumo, Posso soltanto rilevare come il Dalai Lama abbia ripetutamente, esplicitamente asserito di ambire solo ad una reale autonomia del popolo tibetano. Tale almeno da potergli permettere la libera pratica e diffusione della loro cultura, tradizioni e religione.

ren

@ Aldo Mancini

Concordo sul fatto che tutto l’apparato intorno al Dalai Lama è medioevale e anacronistico ma il suo messaggio al mondo di compassione e tolleranza rimane importante in questo mondo orrendo in cui i soldi e le armi la fanno da padrone.
La popolazione a Lhasa si è ribellata e ha reagito con la violenza ma è anche esasperata. I cinesi hanno portato anche progresso in Tibet, ferrovia, nuove tecnologie etc … Ma conservano il potere con l’esercito. Perchè non provano a concedere una vera autonomia al Tibet? E quando scoppierà la bomba del Xinjiang 维吾尔自 (Turkestan cinese) con quasi metà popolazione musulmana cosa farà? Userà di nuovo la forza?

Chi non l’abbia visto dia un occhiata a questo video in cui soldati cinesi di frontiera fanno il tiro a segno con i pellegrini tibetani che spesso cercano di andare in India (e poi viceversa) per andare ad ascoltare il dalai lama. E’ un video abbastanza crudo.

http://www.youtube.com/watch?v=rLN4KWxqZ-0

Alessandro S.

ren scrive:
19 Marzo 2008 alle 14:12

Il livello di consapevolezza e culturale di un popolo è fondamentale.

Parole san…D’ORO! VOLEVO DIRE D’ORO! HO DETTO SOLO D’ORO!

Aldo Mancini

Alessandro S., l’approvazione del governo centrale cinese per i nuovi Dalai Lama e Panchen Lama é richiesta da quando il Tibet fu conquistato nel 1721, ai tempi della dinastia Manchu. L’annessione politica fu sancita ufficialmente nel 1751. La necessità dell’approvazione é naturale: proprio perché (come i papi nostrani) si trattava di leader con potere spirituale e (soprattutto) temporale, dovevano essere controllati dall’autorità centrale.

Qui voglio chiarire un passaggio. Sono d’accordo sul fatto che il Dalai Lama oggi non “pretende” né “rivendica” formalmente la separazione del Tibet dalla Cina – anche perché nessun Lama l’ha mai fatto nei 350 anni dopo la conquista della regione. Ma la sua immagine pubblica é indissolubilmente legata al separatismo del Tibet. Sarà un caso? Una ingenuità mediatica? Io non credo proprio, specie se questo messaggio riguarda un (sedicente) capo di “governo in esilio” e la CIA (sua alleata fin dai tempi della guerriglia anti-cinese finanziata e addestrata negli anni ’50/’60, che finì sconfitta, ignorata e osteggiata dalla popolazione tibetana).

Per quanto riguarda la “reale autonomia del Tibet”, vorrei capire cosa tu intenda (così come vorrei capire cosa intenda il Dalai Lama). In Tibet esiste già il bilinguismo (come in altre province autonome cinesi) e le tradizioni nazionali sono mantenute anche nelle scuole (chiedete a chiunque sia stato in Tibet). Trattandosi di una popolazione minoritaria residente in una zona sottosviluppata (come tutta la Cina interna rispetto alla costa), i tibetani hanno agevolazioni fiscali e il diritto a tre figli per coppia, anziché uno. Non a caso, gli han residenti in Tibet cercano di farsi censire come tibetani per accedere alle stesse agevolazioni. Anche la libertà religiosa esiste: la foga atea del governo cinese é terminata qualche decennio fa assieme alla Rivoluzione culturale. Oggi la Cina (come tutti gli Stati multinazionali) ospita decine di religioni. Tra l’altro, se il culto fosse vietato, non si capirebbe come mai esistano templi e monaci lamaisti, alcuni dei quali protagonisti dei disordini in questi giorni.

Alessandro S.

Aldo: da quanto scrivi, il Tibet sarebbe diventato la Shangilà delle favole grazie all’occu…liberazione cinese. Non mi spiego allora perché ad un monaco buddhista non tibetano, ma statunitense di tradizione thailandese (Theravâda), Ajahn Sumedho, residente in Inghilterra, sia stato negato, una dozzina d’anni fa, il permesso di recarsi sul monte Kailash, in Tibet, proprio in quanto monaco, ossia religioso. Le mie fonti dipingono una realtà nettamente contrastante l’idillio che tu esponi, che mi suona come presa da organi di propaganda di stato cinese.

Alessandro S.

Aldo Mancini scrive:
19 Marzo 2008 alle 15:31

Tra l’altro, se il culto fosse vietato, non si capirebbe come mai esistano templi e monaci lamaisti

Ha a che fare con il nuovo indirizzo capitalista. Turismo di massa. Ti dice nulla?

ren

Beh Alessandro, a sentire il Dalai lama stesso non c’è tutta questa libertà : (ha rilasciato interviste anche al corriere della sera, che ricordo di aver letto in occasione della sua ultima visita in Italia). Non rischia un po’ a raccontare frottole rischiando di essere sbugiardato da chiunque? Turisti, intellettuali, sinologi, esperti etc …?

Nel nostro paese, è vietato tenere una statua di Budda in casa, o esibire qualsiasi oggetto religioso. E’ proibito fare pellegrinaggi ai templi. Nelle scuole, le autorità cinesi hanno tolto ogni riferimento alla religione, mentre nei monasteri buddisti sono incominciati gli indottrinamenti politici, divisi in punti. Il primo punto è quello che invita a criticare il Dalai Lama”.

In Tibet è addirittura proibito pronunciare il suo nome, giusto?
“Hanno anche tolto tutte le mie fotografie. Ma non fa niente. La cosa fondamentale è che nel nostro paese c’è un’insofferenza sempre maggiore e che qualsiasi manifestazione di protesta o critica alle autorità cinesi viene repressa con la violenza. Arresti e torture sono all’ordine del giorno. I tibetani vengono trattati come cittadini di seconda classe nel loro stesso paese. Anzi, come animali da bastonare, a cui è negata qualsiasi dignità”.

http://www.promiseland.it/view.php?id=2282

Aldo Mancini

Antonio S., la Cina non é certo un idillio, ma é ben lontana dal gulag a cielo aperto descritto dai media occidentali. Sul divieto di ingresso al monaco buddista, vorrei avere maggiori informazioni: non mi stupirei se fosse stato ritenuto un agente straniero al servizio di un governo ostile (il sedicente “governo in esilio” presieduto dal Dalai Lama). Detto francamente, se in Italia si riservasse un trattamento simile ai vescovi (in quanto agenti dello Stato pontificio) io non scenderei certo in piazza a protestare. E non sarei contento se l’opinione pubblica di altri paesi scendesse in piazza a “difendere” il vescovo, e chiedere “libertà” per lo Stato della Chiesa invaso dall’Italia nel 1870.

Torno inoltre a sottolineare la questione della guerriglia anti-cinese finanziata dalla CIA. Vi segnalo un interessante documento (pro-tibetano) sull’argomento:

http://www.friendsoftibet.org/databank/usdefence/usd7.html

Un ex-guerrigliero dichiara candidamente di aver creduto che gli USA avrebbero fornito la bomba atomica ai separatisti tibetani! Alla faccia della non violenza!

Dopo aver subito in casa una guerriglia eterodiretta, mi sembra naturale che il governo cinese sia sospettoso e guardingo.

Pietro Schioppetto

Credo che sia alquanto fuorviante porre la questionedel tibet in termini di lotta tra il regime ateo e comunista cinese e il religioso popolo tibetano guidat dal suo leader religioso-temporale in esilio , da un lato : come atei chi scegliereste ? dall altro era a grandi linee uno dei motivi del profondo rapporto di affetto e stima che legava il defunto Papa con il Dalai Lama.
Il problema è eminentemente di tipo geolpolitico e di cultura politica : nel primo caso il Tibet è una regione troppo importante strategicamente per la Cina per allentarvi il controllo , nel secondo si affonda in due dei principali paradigmi politici cinesi attuali 1) grande pragmatismo nelle relazioni internazionali ma assoluta indisponibilità a mettere in discussione la sovranità nazionale 2) volontà di evitare che che in Cina si affermino autorità religiose-civili su cui il partito non può avere controllo o che peggio rispondono a centri di potere stranieri ( lo stesso motivo per cui si perseguita la Falun Gong ed esiste una chiesa patriottica ufficiale che si contrappone a quella clandestina che si riconosce nella guida papale ).

Alessandro S.

Aldo Mancini scrive:
19 Marzo 2008 alle 16:07

Sul divieto di ingresso al monaco buddista, vorrei avere maggiori informazioni:

Ho riferito tutto quanto ne so.

non mi stupirei se fosse stato ritenuto un agente straniero al servizio di un governo ostile (il sedicente “governo in esilio” presieduto dal Dalai Lama).

Ripeto: non era tibetano né di etnia (era statunitense, risiedente in Inghilterra dagli anni ’70), né di cultura né di religione (seguiva il buddhismo Theravâda). Aveva tanto a che fare con il Dalai Lama quanto il patriarca metropolita di San Pietroburgo ha a che fare col papa di Roma.

Detto francamente, se in Italia si riservasse un trattamento simile ai vescovi (in quanto agenti dello Stato pontificio) io non scenderei certo in piazza a protestare.

Bella prova di difesa dei diritti civili. Secondo te il diritto alla libera circolazione (e chissà quanti e quali altri) vanno riconosciuti solo a chi ti va a genio. Fantastico.

Torno inoltre a sottolineare la questione della guerriglia anti-cinese finanziata dalla CIA. Vi segnalo un interessante documento (pro-tibetano) sull’argomento:
http://www.friendsoftibet.org/databank/usdefence/usd7.html

Gli USA che finanziano un gruppo di guerriglia anticinese in funzione anti-comunista. Nulla che mi sorprenda.

Un ex-guerrigliero dichiara candidamente di aver creduto che gli USA avrebbero fornito la bomba atomica ai separatisti tibetani! Alla faccia della non violenza!

Il che dimostra cosa? Secondo te una dottrina, una religione, un movimento sociale, un governo, un popolo ecc. sono da ritenersi pacifici solo se il 100,(0)% non si fa mai scappare una cretinata? Dubito persino che il tibetano in questione sapesse cosa fosse uina bomba atomica. Tu ti ritieni pronto ad abbracciare e ad approvare incondizionatamente qualsiasi cosa che un ateo qualunque direbbe perché questo si dice ateo? Il Dalai Lama, che di lui si stava parlando e lui, non un chissacchì anonimo guerrigliero tibetano, che fa veramente testo, che cosa ha mai detto in proposito? Ha mai avvallato l’uso delle armi, atomiche o anche solo convenzionali, contro la Cina? Ha chiesto di boicottare la Cina, di colpirne gl’interessi?

Alessandro S.

Alessandro S. scrive:
19 Marzo 2008 alle 17:36

Un ex-guerrigliero dichiara candidamente di aver creduto che gli USA avrebbero fornito la bomba atomica ai separatisti tibetani! Alla faccia della non violenza!

Il che dimostra cosa? Secondo te una dottrina, una religione, un movimento sociale, un governo, un popolo ecc. sono da ritenersi pacifici solo se il 100,(0)% non si fa mai scappare una cretinata?

Ah, ho omesso un dettaglio importante: il buddhismo tibetano ospita diverse correnti dottrinali (come quelle tantriche e quella dedita al culto del dio Shug Den) che non sono per niente pacifiste. Il fato stesso che ci siano guerriglieri la divce lunga. In proposito, rimando a:

http://www.buddhistethics.org/14/gray-article.html

Violenza compassionevole? Sulle implicazioni etiche del rituale tantrico buddhista.

David B. Gray

Dipartimento di studi religiosi dell’Università di Santa Clara

Sunto

Il Buddhismo è spesso presentato come una religione
non violenta che pone l’accento sulla compassione
universale. Tuttavia, non rifiuta inequivocabilmente
l’uso della violenza e lascia aperta la possibilità
che della violenza possa essere commessa in
circostanze speciali da parte di esseri
spiritualmente realizzati. Questo articolo esamina
molte difese apologetiche sulla presenza di
rappresentazioni e rituali violenti nella letteratura
buddhista tantrica. Dimostrerà che molti commentatori
buddhisti che hanno propugnato la tesi della “violenza
compassionevole” hanno anche sostenuto un doppio
standard morale fin dove difendevano questi atti
violenti come giustificabili quando commessi da
buddhisti, ma condannandoli quando commessi da non
buddhisti.

L’articolo completo, in inglese, è disponibile su:
http://www.buddhistethics.org/14/gray-article.pdf .

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