Avere fede in Dio fa bene alla salutementale degli individui. Infatti, le persone che credono in una religione sono molto piu’ felici degli atei, in quanto riescono a fronteggiare meglio le difficolta’ della vita, come un licenziamento o un divorzio.
Queste, in sintesi, le conclusioni di uno studio presentato in una conferenza della Royal Economic Society. Secondo l’analisi dei dati raccolti su migliaia di europei, i ricercatori hanno dimostrato che i credenti sono molto piu’ soddisfatti della propria vita. Secondo i ricercatori, quindi credere in Dio offre degli indubbi vantaggi per affronatere i problemi della quotidianeta’. La religione e’ come un ‘tampone’ che aiuta i fedeli a proteggersi dalle delusioni della vita. All’inizio la ricerca ha focalizzato l’attenzione sulla relazione tra sussidio di disoccupazione e felicita’, analizzando le differenze fra i vari paesi europei. Poi, i ricercatori si sono resi conto che gli individui disoccupati subivano minor danni psicologi se erano religiosi, anziche’ se avevano un generoso sussidio di disoccupazione. ”I credenti avevano piu’ elevati livelli di soddisfazione della vita”, ha detto Andrew Clark, coordinatore dello studio.
Fonte: Salute e benessere Cybermed
Non è esattamente una novità: lo sosteneva già Marx. Anche l’oppio, infatti, è un potente consolatore (capace addirittura di consolare anche gli atei). Bisognerebbe dunque mettersi d’accordo prima su cosa si intende per salute mentale: evitare di fare i conti con la realtà è un indice di salute mentale?
In ogni caso, visto il livello di rabbia che ha raggiunto la popolazione italiana, possiamo sempre dire di vivere in un paese miscredente…
non mi stupisce mica, vivere nel mondo dei sogni e non fare i conti con la realtà ha degli indubbi vantaggi, un pò come quando ad un bambino piccolo si dice che il gattino è stato regalato ad una famiglia con un bel giardino invece di dirgli che è finito morto sotto una macchina. Ma alla fine si deve crescere che uno lo voglia o no.
O come quando si beve per dimenticare qualcosa di spiacevole e in quei momenti ci si sente bene, però passata la sbornia son dolori.
beh io sono un ateo eppure non mi sento per niente infelice, le varie disavventure e problemi che ho cerco di affrontarli il meglio possibile, certo ho avuto momenti difficili, ma mai mi è venuto in mente di pregare qualcunoo qualcosa…
Marx ha pienamente ragione l’oppio come la religione serve solo a mascherare i problemi, venuto meno l’effetto si sta peggio di prima…
i credenti non son più felici degli atei, semplicemente drogano la loro mente, si creano un’illusione.
credo bene che noi atei siamo sempre nervosi e pessimisti, visto il comportamento e l’influenza che ha la chiesa cattolica romana sui media, la gente e la politica!
C’è anche da dire che gli atei spesso sono di pessimo umore non a causa della loro mancanza di fede ma a causa del comportamento di coloro che dicono di averla.
In breve:
Se non dovessi sopportare i cattolici sarei molto più felice.
Dalle mie parti si dice che se vuoi un bambino felice lo devi fare scemo.
Io, comunque sono ateo, sono pure pensionato (non baby e neanche maxi) e sono ragionevolmente contento di me stesso.
E gli hanno conferito il premio Templeton?
E poi esistono statistiche che dichiarano proprio il contrario.
Dipende dal modus operandi.
Molte persone che hanno dell’esistenza una visione naturalistica e avulsa da ogni elemento soprannaturale vivono molto serenamente, godendosi i momenti che si hanno a disposizione.
Come qualcuno disse:” per godere della “magia”di un giardino non occorre immaginare che vi siano le fate dietro il cespuglio” ( o qualsivoglia essere soprannaturale , aggiungo io)
Cassintegrati e contenti?
Proprio dei bravi cristiani.
Mica come quegl’ateacci dei comunisti.
La notizia è già corredata da un commento più che appropriato.
Vorrei però aggiungere una mia considerazione, forse non altrettanto condivisa: oltre al credere in uno dei vari ‘dio’ cui ogni religione fa riferimento (ciò che già comporta la disponibilità del credente a sacrificare la propria vita per il proprio dio), c’è anche il credere a tanti cosiddetti ‘valori’ che – se assolutizzati, cioè vissuti ‘religiosamente’ – rendono altrettanto disponibili al sacrificio della vita propria e di quella altrui… con tanti saluti ad una qualsiasi ‘salute mentale’.
Chi mi sa indicare una guerra dove chi l’ha combattuta (e continua a combatterla) non l’ha fatto (e lo fa) perché disposto a sacrificare la propria vita per qualcosa che, lui morto, servirà, più che ai sopravvissuti, ai cosiddetti valori? Cioè – come ogni guerra ha sempre lasciato in eredità – servirà solo a sacrificare a dei principi astratti che richiederanno, in quanto tali, solo e sempre sacrifici concreti di persone concrete.
Chiudere gli occhi davanti a realtà poco gradite per abbracciare assurde fantasie crea persone ignoranti e felici.
Essere atei non significa essere tristi, significa non crearsi illusioni.
A tal proposito mi torna in mente come alcuni credenti associno la verità con la felicità, come a dire che la verità è tale se rende felici.
Vi è mai successo ad esempio, discutendo con un TdG su temi dell’ateismo o dell’evoluzionismo che vi venisse posta la domanda (del tutto fuori luogo) “Ma questo ti rende felice?” ?
Come no, gli ubriachi vivono meglio dei sobri.
@ claudio r.
appoggio in pieno la tua definizione
Che cavolata, non è mica vero che i credenti siano più felici..è come dire che gli ubriachi sono più felici dei sobri. io sono felice così, mi godo il mondo e la REALTA’; non ho bisogno di favole. Le lascio ai deboli..
io sono credente e sono sereno…e non mi disturba affatto il comportamento di quelli che si dicono atei ( @ Capitan Spaulding)…anzi…prego spesso per loro…forse sarò ubriaco, come dice qualcuno di voi, ma sono sereno ( che non vuole dire senza problemi)..
Parlare di benessere (e non “salute”) mentale dei credenti mi sta bene, ma non al netto di tutti quelli che hanno abbandonato la religione perché danneggiati emotivamente dai suoi inganni.
@ GIANNI
“e non mi disturba affatto il comportamento di quelli che si dicono atei”
Infatti gli atei non sono dei rompiscatole.
Per esempio non scrivono dei forum dei cattolici per infastidirli.
eh, già!
depressi, suicidi e ogni altro miserabile infelice di questo mondo è ateo!
scusate ma certi credenti non sanno cosa gira dentro il loro cervello, cosa vuoi che ne sappiano di quello che c’è nel mio?!
se è per quello ci sono pure ricerche autorevoli che il fumo non fa male, che l’amianto non è pericoloso, che la diossina non è tossica, che il riscaldamento globale non ha nulla a che fare con l’attività umana e via seguitando. e poi evidentemente i ricercatori della roial sosaieti non hanno fatto un giro sulle tv locali italiane, dove ogni ora c’è un ciarltano che vende sogni e felicità a 49/59/ 99/ 199…n euri più spese di spedizione, sotto forma di amuleti, talismani, tarocchi e cianfrusaglie assortite. anche questi si troveranno contenti e sereni sapendo che il mago di turno si occupa di loro.
Le cose non stanno effettivamente così. Vi sono dei circuiti neurologici che generano un senso di benessere che possono essere attivati in molti modi. Ad esempio, un musicista o un artista in genere trae dalla sua attvità creativa un beneficio spirituale assai superiore di quello che può essere ricavato dalla religione. Se invece pensiamo alle favole, secondo cui chi muore in battaglia per la fede viene accolto da una sessantina di vergini ballonzolanti, o alla fede nella presenza dell’angelo custode che assiste il fedele nelle scelte, o in quella della resurrezione dei morti con Gesù al centro (la fotocopia di Ratzinger) che divide i buoni dai cattivi …. beh allora è meglio bandire un concorso a chi le spara più grosse. Già ci sta provando Berlusconi. Io avrei molte altre idee in proposito.
Gli atei veri rimangono tali quindi non pensiate di convertirci dicendo che siete più felici.
Insomma si è scoperto che abbiamo i circuiti nervosi della fede perchè la loro presenza ci da un vantaggio, evolutivamente parlando!!
Il vecchio e caro Darwin l’aveva detto 150 anni fa in L’origine dell’uomo
Poi, questi circuiti c’è chi li usa e chi no, come altri pezzi di anatomia ….
A me la religione fa l’effetto opposto:
Quando sento parlare B16 in TV mi deprimo, e per tirarmi su mi leggo qualche saggio di filosofia o di scienza…
Sarà, ma io di cristiani che muoiono col sorriso sulle labbra non ne ho ancora visti. Eppure, di fronte alla morte, dovrebbero fare i salti di gioia visto che li attende il paradiso eterno.
@ GIANNI
Prega anche per me che sono un ateo patentato.
“Il punto di vista secondo cui il credente sarebbe più felice dell’ateo è assurdo… tanto quanto la diffusa convinzione che l’ubriaco è più felice del sobrio” – G. B. Shaw
io so solo che alla fin fine tutta questa salute mentale non la vedo tanto nei credenti che mi circondano.
A questo punto sarebbe necessario un’ulteriore passaggio di livello, ovvero un sondaggio che stabilisca se gli ubriachi sono più felici dei credenti. Personalmente penso che gli individui disoccupati ubriachi esprimano uno stato di benessere psichico superiore rispetto ai disoccupati credenti.
@Gianni
Siamo felici di non darti fastidio, per questo che sei cosi presente tra noi.
Giusto Capitan Spaulding, noi siamo più infelici perché ci rendiamo conto di quanto è sbagliato l’ambiente che ci circonda 😀
domanda oziosa per Bruna, aspettando la cena.
Poniamo che i credenti siano piu’ felici degli atei (ho dei dubbi).
Dove sta il vantaggio evolutivo in una felicita’ basata su una percezione distorta della realta’?
Non dovrebbe essere uno SVANTAGGIO? Voglio dire, e’ come se invece di evolvere degli occhi capaci di visione acuta, se ne evolvessero di poco funzionanti e si evolvesse un circuito neurale che integra le poche informazioni immaginando il resto come pare a lui.
Non pensi?
La teoria di Dawkins e Dennet (meno dichiaratamente, quest’ultimo) che la religione sia un “meme” parassita, che sfrutta meccanismi, quelli si, che danno un vantaggio evolutivo (coesione di gruppo, capacita’ di tramandare storie e tradizioni culturali, etc) la trovo piu’ soddisfacente.
Ma chi e´felice veramente, deve proprio sbandierarlo o lo fa per convincere se stesso?
Domande (vere, né polemiche né retoriche… e con linguaggio forse non appropriato, ma spero ugualmente intendibile) agli amici Bruna Tadolini e Giuseppe Murante:
a) che rapporto c’è tra ‘vantaggi/svantaggi evolutivi’ e ‘felicità/infelicità’?
b) cosa si intende propriamente per vantaggio/svantaggio ‘evolutivo’? In ogni caso, riguarda la specie e indirettamente anche l’individuo, o riguarda solo la specie magari a scapito dell’individuo?
Grazie.
per luciano,
è la stessa cosa che ho pensato io.
Dal canto mio, io sono serena e felice, affronto la mia vita in modo da raggiungere la senerità con me stessa e con quelli che mi circondano, questa è l’unica vita che ho e la voglio passare nella consapevolezza di me e degli altri e con tanta voglia di conoscere.
Ciò che mi rende infelice sono i sorprusi e le prevaricazioni praticate da persone ottuse e cattive alle quali interessa il potere e che usano l’ignoranza e la credulità della gente per assoggettare l’individuo e renderlo schiavo.
Purtroppo nell’articolo non si spiega cosa si intenda per felicità.
Secondo me credente è colui che non è riuscito a sopportare l’atroce dubbio del senso dell’esistenza.
E’ un rinunciatario per definizione, se poi è felice è pure di dubbia intelligenza.
per murante,
il vantaggio evolutivo sta nel parassita “religione” che si diffonde nel tempo passando da un individuo ad un altro, l’individuo può ricevere vantaggi e svantaggi, ma il punto è nella sopravvivenza del parassita se poi questo porta alla morte dell’ospite non ha molta importanza, l’importante è che il parassita si riproduca e sopravviva.
@ Gianni
Dì la verità, ti piace tanto venire qui fra noi dove puoi dissentire in santa pace su tutto se ti va. Se dissenti di una virgola sui siti cattolici ti defenestrano immadiatamente, cancellano i tuoi post, ti mandano anche dei virus nel computer.
Come mai invece quando muore una persona i fedeli sono quelli che si disperano di più e sono inconsolabili?
@Bruno
non e’ il mio campo.. Bruna potra’ darti una risposta migliore.
Vantaggio evolutivo, nel contesto darwinista, e’ qualunque caratteristica che porti i tuoi geni a sopravvivere e diffondersi maggiormente rispetto agli altri. Schematicamente, se un essere vivente sopravvive ed arriva a riprodursi di piu’ rispetto ad altri esseri viventi, e’ “vincente” dal punto di vista evolutivo. Per esempio, il vantaggio evolutivo dell’intelligenza e’ evidente, tra i mammiferi, dal numero di umani che ci sono. Ricordiamo comunque che questa non e’ l’era dei mammiferi.. e’ quella degli artropodi: sono loro i veri “vincenti” in questo momento.
Per quanto ne so, nel contesto darwinista il vantaggio evolutivo e’ sempre individuale e non si estende alla specie. Su questo pero’ mi risulta ci siano molte discussioni scientifiche in corso. Attenzione pero’, se forse non si puo’ dire che una specie ha un vantaggio evolutivo su un’altra, si puo’ senz’altro dire che comportamenti sociali intraspecie forniscono vantaggi evolutivi agli individui.. vero per le persone come per le formiche. In questo senso, non e’ forse infondato discutere di un eventuale vantaggio (o svantaggio) evolutivo della religione.
@Daniela:
certo, questo e’ quello che dice Dawkins parlando di “meme” parassita. Il “meme” religione favorirebbe se stesso, diffondendosi e prosperando, come il raffreddore per intendersi, non il proprio ospite (noi come individui o come specie).
Il discorso di un eventuale vantaggio evolutivo della religione, che facevo con Bruna, non era riferito a questa teoria, ma alla religione come caratteristica della specie (non come meme a se).
@ vash
I cristiani si disperano e sono inconsolabili perchè la loro religione trova nella morte e nella croce la sua massima espressione.
A me, in quanto ateo-razionalista, piace pensarla con le parole di Maria Callas: ” La morte non esiste. Esiste solo la vita. “
Non riesco ad inserire commenti, oltre a questo (ammesso che arrivi a destinazione)
I religiosi vogliono far credere che gli atei o anche gli agnostici stiano messi peggio mentalmente, ma io crerdo che sia molto più pericolosa una persona irrazionale e ignorante come un credente: anche se apparemtemente è felice, basta che la lasci senza guida ed è la fine.
Questa idea mi pare che sia inculcata nelle menti, anche quelle degli atei poco esperti, in maniera subdola: il non credente deve essere uno sfigato, infelice, buffone, depresso.
I mezzi con cui si cerca di imprimere questa idea sono i mass media, la musica, l’atteggiamento dei famigliari e/o amici ecc..
Per fare qualche esempio, scusate se vado nel particolare:
Muse: avete mai provato a leggere qualche testo di questo gruppo e a sentirvi qualche canzone? Sono stato un fan per diverso tempo ma poi mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava.
Melodie strazianti, un clima di terrore e scoraggiamento creato (forse volutamente) da frasi tipo: “say it will make you insane and I’m banding the truth, you’re too blame for all the life that you’ve loosed” (The Smallprint);
“change in the air
and they’ll hide everywhere
and no one knows who’s in control” (Ruled by secrecy)
I riferimenti alla religione sono abbastanza evidenti, così come le emozioni che sono associate.
I religiosi vogliono far credere che gli atei o anche gli agnostici stiano messi peggio mentalmente, ma io crerdo che sia molto più pericolosa una persona irrazionale e ignorante come un credente: anche se apparemtemente è felice, basta che la lasci senza guida ed è la fine.
Questa idea mi pare che sia inculcata nelle menti, anche quelle degli atei poco esperti, in maniera subdola: il non credente deve essere uno sfigato, infelice, buffone, depresso.
I mezzi con cui si cerca di imprimere questa idea sono i mass media, la musica, l’atteggiamento dei famigliari e/o amici ecc..
Per fare qualche esempio, scusate se vado nel particolare:
Interessante.
Che i “credenti” siano più “felici” dei “non creenti” (o “atei”), non sarebbe una così gran scoperta; è ovvio che icone come quella di “dio” riescano molto facilmente ad attuare un “effetto-spugna” sul cervello che ne è imbevuto. Sfortunatamente, però, è anche vero che a dosi eccedenti il livello di guardia, possano innescare degli effetti deleteri.
Piuttosto, l’unico vero problema in cui i primi potrebbero incorrere, potrebbe essere costituito dall’isolamento e da una sorta di particolarismo individualista (dovuto alla “mancanza” o “rifiuto” di un medio proporzionale unificatore quale è quello costituito dall’icona di “dio”), ossia la tanto decantata – dai preti – “disperazione dell’ateo”: ma basta davvero poco per ovviare a questo ennesimo stereotipo pilotato.
Fortunatamente, i primi hanno il vantaggio di sapere già tutte queste cose (soprattutto in quanto gli “atei” sono degli ex-credenti, di norma; quindi hanno già un vissuto da considerare), laddove i “credenti” non riescono ad auto-analizzarsi, ma procedono per via di esclusione (“siamo ciò che voi non siete”).
Non vedrei dunque dove possa risiedere il problema.
Già il fatto di non stare lì a chiedermi continuamente se ho peccato, quanto, se faccio il necessario per guadagnarmi il paradiso e che cavolaccio farò dopo la morte per passare il tempo ecc. elimina dalla mia vita un problema che potrebbe angustiarmi. E penso che una simile angustia in meno sia già un po’ di “felicità” in più.
ma se i credenti sono così felici, perchè tutte le guerre di religione? di solito chi è felice non è aggressivo!
X Giuseppe e Bruno
credo sia chiaro a tutti che anche i comportamenti, oltre che l’anatomia, possono dare dei vantaggi evolutivi (maggiore capacità di sopravvivere e quindi di riprodursi trasmettendo alle generazioni future il proprio DNA). Nelle specie non sociali il vantaggio (aumentata capacità di sopravvivenza) è individuale e quindi nessun individuo sacrifica la propria vita (ed il proprio DNA) per far sopravvivere un’altro (il suo DNA). L’eccezione è ovviamente data dai figli (ma non in tutte le specie poichè alcuni si mangiano anche i figli se li incontrano …) che condividono il 50% del DNA del genitore. Non sono quindi necessari strumenti genetici comportamentali per favorire i comportamenti “di sacrificio a vantaggio di altri”
Nelle specie sociali, invece, un comportamento dà un vantaggio evolutivo non solo se favorisce la sopravvivenza dell’individuo ma anche quella del gruppo sociale a cui l’individuo appartiene. Infatti nelle specie sociali il gruppo è fondamentale per assicurare la sopravvivenza all’individuo. La nostra storia, con il concetto di genocidio, chiarisce benissimo come ci sia una lotta fra gruppi per la sopravvivenza nell’ambito della specie!!
Per favorire la sopravvivenza di questa nuova entità evolutiva (il gruppo) si sono evoluti sentimenti e comportamenti ad hoc.
Altro aspetto è quello con cui l’evoluzione “induce” gli individui ad avere i comportamenti vantaggiosi per la sopravvivenza. In generale i comportamenti vantaggiosi vengono incentivati grazie all’esistenza di circuiti nervosi che “premiano” o “castigano” e lo fanno dando senzazioni di piacere o di dolore (un primo passo verso le sensazioni di felicità ed infelicità). Quando mangi hai una sensazione di piacere perchè mangiare è vantaggioso; quando digiuni hai sensazione di dolore perchè la genetica ti castiga perchè stai operando contro la vita e contemporaneamente cerca di spronarti a mangiare …. (la genetica fa quello che fanno i preti, o meglio i preti fanno quello che fa la genetica, cioè ti ordina di salvare la VITA).
La felicità e l’infelicità sono quindi strumenti genetici che ti premiano o ti castigano per farti fare quello che è vantaggioso per la VITA.
Arriviamo all’idea del metafisico che è alla base della religione! Come ben sappiamo, l’esistenza di qualcuno che ti premia o che ti castiga, cioè l’esistenza della giustizia, è fondamentale per la società. Infatti devono esistere strumenti che incentivano i comportamenti sociali e disincentivano quelli asociali. Ogni strumento evolutivo che incentivi l’esistenza e l’applicazione della giustizia è vantaggioso ….. e viene gratificato con sensazioni di felicità o infelicità. E questo vale sia se la giustizia si applica in questo o in un altro ipotetico mondo!
Il meme culturale “si inserisce” in questi circuiti ma, ribadisco, i circuiti devono essere lì poichè la cultura usa dei circuiti che ci sono ma non li può creare!!!
Riassunto del riassunto, ovviamente. Vi rimando al solito “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” liberamente scaricabile su http://www.geocities.com/biochimicaditutti
io la leggo così: chi è depresso tende ad avere un approccio “pascaliano” alle questioni religiose e quindi a dirsi agnostico. schema :”c’è il male (lacrimuccia)-quindi dio non PUO’ esistere (pianto isterico)”
la religione che ci insegnano da bambini ci instilla il terrore di dubitre dell’esistenza di dio. uno dei momenti più felici della mia vita è stato quando ho capito che riuscivo a spiegarmi il mondo senza scambiare l’idea di dio con la depressione. così, quell’idea di dio l’ho buttata.
sono atea e felice.
e non credo ai sondaggi.
x enigammi ed altri
ciò che siamo ora è il risultato di un processo evolutivo che parte da lontano! sia la nostra anatomia che il nostro comportamento si sono evoluti per permetterci di sopravvivere nei mondi del passato … un milione, centomila, diecimila anni fa! Sono “strutturati” per permettere la sopravvivenza in quelle realtà!
Se nella realtà odierna possiamo fare a meno della fede in entità soprannaturali è perchè la realtà è cambiata, grazie ovviamente allo strumento “intelligenza” che ci ha permesso di cambiarla! Come diceva enigammi “uno dei momenti più felici della mia vita è stato quando ho capito che riuscivo a spiegarmi il mondo senza scambiare l’idea di dio con la depressione.” ….. ringraziamo l’intelligenza che ha “inventato” la scienza!!!!
Senza di essa sarebbe ben più difficile autoliberarsi di dio…. (non per nulla di atei in passato ce n’erano ben pochi!)
fra Sandra ed enigammi c’è un mio commento in attesa di approvazione!
Io non credo che i credenti siano automaticamente più felici o meno felici degli atei. Credo dipenda da come vivono la loro fede.
Nel mio piccolo ho notato che valdesi, buddisti (zen, theraveda, mayani) e wiccani sono mediamente persone serene, dotate di senso dell’umorismo e che sanno apprezzare il bello della vita.
Nei cattolici ho notato un forte fatalismo, un delega delle responsabilità e (in alcuni casi) un odio per se stessi non indifferente. Sono mediamente meno sereni.
Evangelici, pentecostali, testimoni di geova e scientologist mi danno i birividi. Ho visto un odio per se stessi per la diversità, una costante auto-demolizione del bello agghiaccainti.
@Bruna Tadolini:
“Altro aspetto è quello con cui l’evoluzione “induce” gli individui ad avere i comportamenti vantaggiosi per la sopravvivenza. … (la genetica fa quello che fanno i preti, o meglio i preti fanno quello che fa la genetica, cioè ti ordina di salvare la VITA).
La felicità e l’infelicità sono quindi strumenti genetici che ti premiano o ti castigano per farti fare quello che è vantaggioso per la VITA. ”
Credi che ci possa essere un altro scopo oltre a quello di vita, della salvezza o di giustizia, quando si tratta di preti che speculano sulla mente dei credenti sfruttando i loro istinti e quindi la loro genetica?
Queste potrebbero essere solo parole usate per mantenere una immagine buona, ma dietro può esserci una volontà di sfruttamento delle masse per mezzo della sottomissione psicologica.
“Ho molto da dire, ma lo lascio a te. Lo lascio a quelli che meglio di me hanno la capacità di elaborare il proprio scontento, i fatti per sostanziarlo e la pazienza di dibattere dell’impossibile deprogrammazione dei proprietari delle piantagioni, dei loro operai e dei loro schiavi. Gli schiavi nati nel proprio mondo, che non si domandano nulla, inconsapevoli dell’approvazione, da parte della propria generazione, di un atteggiamento alla “è così che va il mondo”, derubati di una cultura della penna, nati in una penna che perde l’inchiostro, ma che si ricarica con la razzia dei beni effimeri e la preghiera per il superfluo attraverso la fede dettata dai signori feudali. “Prendere o lasciare”, “mangia questa minestra o salta dalla finestra”, “ti ho messo al mondo e dal mondo posso toglierti”, “sarò io a giudicare”. Nessun istinto di fuga, solo un gran trascinarsi gli uni sugli altri dentro una sovrappopolata cisterna, stesi nell’attesa di mangiare più di quel che occorre, e desiderosi di averne di più perché non si sa mai se risuccederà. Procreare, mangiare, aspettare, lamentarsi, pregare.”
Kurt Cobain – Diari
x nnsoxke
i meccanismi con cui la VITA induce a comportamenti vantaggiosi per la VITA, sono geneticamente organizzati in modo da dare agli individui la convinzione che siano vantaggiosi/piacevoli per loro!
Esempio: riprodursi è vantaggioso per la vita che però fa anche in modo che anche a me piaccia tanto! la lotta per la sopravvivenza del più forte si ottiene facendo in modo che gli individui “godano” a sopraffare gli altri ….
Questo vale non solo per i comportamenti a fine “sopravvivenza individuale” ma anche per quelli a fine “sopravvivenza del gruppo” (si gode quando si vince in guerra!!!). In questo, quindi, anche le organizzazioni “gerarchiche” che promuovono i comportamenti sociali …. devono godere e trarne vantaggio! altrimenti mica lo farebbero …..
x nnsoxke
PS la maggior parte dell’evoluzione si è svolta su animali che non “ragionano” e che quindi fanno le cose come istintivamente vantaggiose e non come razionalmente vantaggiose.
Non so se c’è la volontà dello sfruttamento ma il vantaggio dello sfruttamento …. certo che sì!
Ringrazio Bruna e Giuseppe per le loro risposte, sulle quali proverò a meditare.
Credo comunque, come riscontro immediato, di trovare confermato, partendo da tutt’altro piano speculativo, quanto affermavo più sopra in questo stesso post. Io credo che non solo tutte le religioni, ma anche tutte le ideologie vissute ‘religiosamente’ non costituiscano altro che un espediente della specie per affermare se stessa ‘servendosi’ (come direbbe grosso modo Schopenhauer) della vita degli individui. E’ inserendo l’uomo (animale che l’evoluzione ha ‘dotato’ di coscienza) in un contesto valoriale che lo si sradica dalla sua individualità – cioè da quella ‘vita’ di cui, come individuo, solo dispone – per porlo al servizio di una ‘genericità’ analoga a quella di tante specie animali dove l’individuo – per quanto si sa – si identifica integralmente, senza residui, senza rivendicazioni di ‘autonomia’, col ‘gruppo’ cui appartiene.
E’ a questo punto che scatta la questione della ‘felicità o infelicità’, in quanto il singolo uomo è ‘costretto’ dalla vita a scegliere tra l’affermare se stesso come individuo irriducibile ad altro, o come individuo che si realizza ‘solo con gli altri’. Una mediazione è sempre possibile, ma non può che essere vissuta come contraddizione (l’ossimoro, per esempio, del ‘credente laico’). Una contraddizione che però, se fatta salire a coscienza e accettata come tale, consente all’uomo di vivere in pieno la propria umanità rapportandosi al proprio simile non per affermarsi come singolo o come gruppo, ma come, appunto, un ‘proprio simile’ (provando – direbbe sempre Schopenhauer – com-passione per lui come per se stesso)… il solo modo, a mio parere, se non per essere ‘felice’. almeno per non creare infelicità.
…e non dio ma qualcuno che per noi l’ha inventato ci costringe a sognare in un giardino incantato..(de andrè)
Eheeh questa è stupenda!
da ANSA.it:
“Rapinatore tradito dalla fede
Rapino’ farmacia, fermato durante funzione religiosa”
Un fondo di verità ci può essere. Leopardi diceva che la causa dell’infelicità umana è la ragione, attraverso cui facciamo la conoscenza del vero. Chi usa la ragione si interroga e spesso soffre perchè non trova le risposte che cerca. Ma in questo suo interrogarsi sta la sua nobiltà. Il pastore del Canto Notturno è superiore alle pecore che vivono felici perchè non si pongono domande, così come i credenti si fumano in santa pace l’oppio della religione in cui trovano consolazione.
@bruna tadolini
“In questo, quindi, anche le organizzazioni “gerarchiche” che promuovono i comportamenti sociali …. devono godere e trarne vantaggio! altrimenti mica lo farebbero …..”
“PS la maggior parte dell’evoluzione si è svolta su animali che non “ragionano” e che quindi fanno le cose come istintivamente vantaggiose e non come razionalmente vantaggiose.”
Vuoi dire che le organizzazioni “gerarchiche” che promuovono i comportamenti sociali devono necessariamente trarre motivazione dallo sfruttare le masse? Riconoscere qualcosa come razionalmente vantaggioso non è sufficiente nell’uomo che è l’unico animale razionale?
O forse presentarsi come sfruttatori è un modo per farsi rispettare da individui più istintivi?
la religione è esattamente come la droga, una fuga della realtà, un responsabilizzare altro o altri e non sé stessi , è non guardare in faccia alla realtà, è come prendere chilogrammi di psicofarmaci, è un sogno, è illusione, è racchiudersi nella fantasia, è ubriacarsi…ci si consola in qualche modo…qui si confonde la felicità con l’EBETISMO. io sono infelice ma non perché mi manchi dio, anzi la religione e il suo potere nefasto sono tra le cause del mio malessere…ovviamente sono le questioni affettive, fisiche e metafisiche che non mi fanno amare questa realtà o meglio la mia realtà. di sicuro non mi fa soffrire la mancanza della fede in un aldilà. posso temere il dolore o il momento della morte. ma dopo c’è solo il nulla. tutti avete presente quando si era nel ventre di mamma? NO? ecco cosa c’è dopo. oppure avete subito anestesie totali? vi siete resi conto di qualcosa) NO? ecco cosa c’è dopo. il nulla eterno.