Gravissimo. Il giudice di pace di Torino ha riabilitato dopo quasi tre anni e mezzo il decreto di espulsione di un immigrato senegalese. Anche se ha accertato l’omosessualità del giovane e ha riconosciuto i pericoli a cui andrebbe incontro se rimpatriato, ha ritenuto di non poter annullare l’espulsione dopo i rilievi fatti dalla Cassazione alla prima sentenza, che invece era stata positiva e in quanto tale era stata salutata – forse qualcuno se ne ricorderà – nei primi mesi del 2005 da noi attivisti dei diritti gay. Adesso dopo tre anni di limbo Mohamed (nome fittizio per proteggere la sua privacy) rientra in pieno nella irregolarità e nel rischio di rimpatrio forzato. E con lui facciamo un passo indietro tutti, dopo che alcune sentenze positive ci avevano dato l’impressione di essere almeno, sotto questo profilo, un paese meno omofobo. La protezione umanitaria degli stranieri omosessuali che rischiano la persecuzione nel loro paese d’origine dovrebbe essere un principio acquisito. Soprattutto dopo che un emendamento del senatore verde Giampaolo Silvestri alla legge comunitaria sul diritto d’asilo aveva chiaramente affermato che va difeso il cittadino straniero «il quale, pur provenendo da un Paese sicuro, possa essere perseguito (non necessariamente in base ad una norma penale, ma comunque in base a disposizioni o atti concreti, oggettivamente individuabili) a causa di un fatto o comportamento che nel nostro ordinamento non è perseguibile (in quanto non costituisce reato)». E il successivo decreto (novembre 2007) chiariva che si considera meritevole di status di rifugiato o di protezione sussidiaria anche chi lo richiede «per gravi discriminazioni e repressioni di comportamenti non costituenti reato per l’ordinamento italiano, riferiti al richiedente e che risultano oggettivamente perseguibili nel Paese di origine». La sentenza di Torino però non tiene conto di questa legge – uno dei risultati positivi della legislatura – ma di una contorta e ambigua sentenza della Cassazione, che si era espressa il 25 luglio dell’anno scorso, proprio sul caso del senegalese Mohamed.
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L’articolo completo di Paolo Hutter è consultabile sul sito di Liberazione
Studiando per il concorso in magistratura mi sono accorto della assoluta inconsistenza tecnico-giudirica di parecchi Giudici di pace, sarebbe il caso di rivedere i criteri con i quali vengono nominati.
Mi pare che ci voglia solo un pò di buon senso per capire che non puoi mandare a morte sicura una persona solo per fare il precisino. Certo che si deve avere lo status di rifugiato per una cosa simile, purchè il soggetto in questione rispetti la legge italiana, lavori e si comporti in modo onesto.
Alcuni esseri umani dimenticano di essere umani solo perchè si sentono al sicuro. Credo che lo stesso giudice avrebbe ragionato diversamente se ci fosse una legge che punisce l’eterosessualità in Italia. Allora capirebbe. Allora in tanti capirebbero quello che stanno passando i gay nel mondo. Compresa l’Italia, dove l’ostracismo e la condanna sociale non accennano a diminuire, anzi avvelenano sempre più la vita del 10% della popolazione del paese, che deve vivere in gran parte imboscata. Non viviamo nascosti perchè siamo epicurei ( Λάθε βιώσας) ma perchè i benpensanti tengono ancora il piede sul nostro collo e vorrebbero che rimanessimo sempre al buio. Perchè qui non abbiamo un Zapatero che ci dica che abbiamo gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini? O siamo cittadini solo al momento di pagare le tasse?
Señor Zapatero, por favor, salve a nosotros tambièn. La situaciòn de los derechos humànos en este puto asco de paìs es muy sèria.
E’ a furia di vedere incompetenti simili ed un sistema corrotto ad ogni livello che mi è completamente passata la voglia di diventare un avvocato che avevo quando mi sono iscritto all’università!
Il problema sta nel nome; chiamarli Giudici di pace induce nelle persone un senso di giustizia e competenza contornato anche di un forte senso civico e disponibilità.
Se fossero chiamati (per esempio) tizi o cosi di Pace, la persona media sarebbe indotta ad un’immagine più vicina alla realtà.
(chi ha avuto, o ha, a che fare con i GdP capirà perfettamente)
e i trattati internazionali, questi illiustri sconosciuti?
Mi pare che Davide abbia ragione. Ora non ricordo (e nemmeno ho tempo per andare a spigolare) la normativa internazionale – o meglio, la giurisprudenza – in proposito, ma sono sicuro che già da tempo i giudici della Corte EDU abbiano detto qualcosa in proposito.
@ Ren
Altro che Señor Zapatero… con la situazione italiana ci basterebbe un Mister Brown o addirittura una Frau Merkel… Frau Merkel… bitte hilfen Sie uns!