Bondi: come ti sistemo identità e laicità

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Il libro di Tremonti non affronta affatto la globalizzazione fondata sul mercatismo, contrapponendole «comunità chiuse, piccole, etnicamente e religiosamente omogenee». Tremonti afferra il pericolo di una disgregazione identitaria che, non sarà sfuggito alla Spinelli, ha lacerato l’Europa nell’ultimo ventennio, fino alla Costituzione europea, non a caso considerata da milioni di europei un corpo estraneo (a cosa? Appunto, all’identità europea, che è ebraico-cristiana), e riconduce la gigantesca questione al nodo della crisi della globalizzazione, nonché alla necessità di ricostituire un altro momento del discorso pubblico fondato sull’idea liberale e cristiana del riconoscimento delle radici di un popolo.

In tutte queste proposte, queste sì traducibili nel discorso pubblico così come viene declinato da Tremonti, non c’è il linguaggio che esclude l’altro in quanto «reietto», non è l’apologia dell’esclusione violenta dello straniero-estraneo, niente di tutto questo. È, al contrario, la definizione di un criterio di inclusione dell’altro, se si vuole di un vero e proprio meticciato, sulla base di un riconoscimento chiaro e onesto delle basi storiche, antropologiche, religiose e culturali dell’includente. Cioè, è l’affermazione liberale e cristiana dell’identità di un gruppo che, accogliendo la sua specifica tradizione, dunque affermando la propria libertà (perché di questo si tratta: di un gesto libero e responsabile), non fa sconti all’altro perché non li fa a se stesso. La libertà è responsabilità indirizzata prima nei confronti di se stessi e poi degli altri. Ci sono due modelli d’integrazione: uno, fondato sul rispetto delle leggi dell’includente, e un altro, in cui c’è la giustapposizione di una cultura accanto all’altra, su due rette parallele che non s’incontrano mai e che porta al caos e – nel nostro caso – alla perdita della libertà.

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Forse il ripudio della poligamia è un gesto tirannico? Forse difendere il nostro sistema – in cui c’è una distinzione netta tra Stato e Chiesa, tra Stato e società, in cui l’uomo è uguale alla donna, si rispettano i diritti umani, un precetto religioso non diventa legge e un peccato non diventa reato – è atto d’arroganza nei confronti di chi chiede l’inclusione e vuol imporre la sua sharia? È o non è giusto difendere i nostri valori e lottare perché altri uomini e donne possano beneficiarne, invece di farsi concavi alle pretese altrui in nome d’un principio buonista di accoglienza acritica e indiscriminata? Sono temi ineludibili, invece la Spinelli preferisce strumentalizzare le parole del Card. Tettamanzi anziché affrontare le spinose questioni della concentrazione dei campi nomadi nelle grandi città. Questione che non è stata affrontata con le ruspe da nessun sindaco di centrodestra, ma è stato fatto da un autorevole sindaco di sinistra, il quale è stato benedetto da la Repubblica, perché le ruspe usate dalla sinistra per svellere campi nomadi sono «democratiche» (sic!), mentre la pratica di criteri di sicurezza pubblica da parte di sindaci di centrodestra sono prodromi inquietanti di rinascita del nazismo e dell’ideologia d’estrema destra. In ciò non c’è la presenza né di valori né di principi, con buona pace di Zagrebelsky, che fa distinzioni formalistiche che non toccano il cuore della realtà, ma soltanto ideologia.

Seguendo il discorso della Spinelli: «La laicità è un approdo arduo, cui si giunge tramite l’adattamento e la ricerca di punti comuni con l’altro». Appunto. E un articolo come questo che contributo fornisce a questo approdo? In un saggio, che contiene significativi elementi di convergenza con quanto sostenuto da Tremonti e da noi, del Card. Scola, Patriarca di Venezia, si legge: «Gli uomini, seguendo criticamente i processi storici, sono chiamati a ripensare, di volta in volta, il giusto ordine della società. Per questa ragione, non c’è epoca storica che possa prescindere dalla necessaria purificazione dell’inevitabile ideologia» (Una nuova laicità. Temi per una società plurale, Marsilio). L’«inevitabile ideologia» che si respira spesso nei contributi della Spinelli, anche in quest’occasione.

La lettera completa di Sandro Bondi è consultabile sul sito de La Stampa

E infatti dalle retrovie parte anche Benedetto XVI, a ribadire che l’Europa ha una certa identità religiosa, che solo per caso coincide con la religione di cui è maggiore esponente.

7 commenti

Bruno Gualerzi

Fino a che non diventerà senso comune ciò che le religioni ostacoleranno sempre, cioè la consapevolezza che ‘valori oggettivi’ non esistono, che di ‘oggettivo’ esistono solo esigenze, che come tali denotano sempre una mancanza, una ‘negatività’ che i cosiddetti valori, se assolutizzati, non fanno che nascondere…
fino a che, non sapendo a cosa appigliarsi per continuare a nascondere ipocritamente la gran voglia di ‘pensiero unico’ (ciò che vogliono e sempre vorranno tutte le religioni e le ideologie vissute religiosamente), si tirerà fuori questa storia dei valori da salvaguardare come se non fosse la loro ‘salvaguardia’ ciò che ha sempre alimentato e continua ad alimentare una conflittualità sempre meno arginabile…
fino a che l’alienazione connaturata ad ogni fede religiosa spingerà a cercare spasmodicamente un’identità che si è persa perchè la si è gettata nell’aldilà, nella trascendenza… e inconsciamente è proprio nell’aldilà che si va a cercarla…
avremo sempre dei Sandri Bondi che sproloquieranno di un’Europa ‘liberale e cristiana’ nella cui tradizione – solo per restare al secolo appena trascorso – troviamo, per difendere questi valori ‘liberali e cristiani’, un paio di conflitti poi diventati ‘mondial’ con un numero di morti ammazzati mai registrato in precedenza…
E non si dica che da parte di tutti i belligeranti non ci si sia accoppati ‘per la difesa di valori irrinunciabili’. Da parte di vincitori e vinti, mentre montagne di cadaveri erano ‘rimosse’ per non dover ammettere che in realtà c’erano stati solo dei vinti.

Alessandro Bruzzone

L’ideologia si respira negl interventi di chi, come Bondi, selezione e mette in risalto un solo pezzo della storia culturale europea a proprio (e politico) uso e consumo. Come se il mondo mediterraneo antico non fosse mai esistito; come se il processo, che nell’Età moderna ha portato alla valorizzazione dell’individuo e del libero pensiero, avesse avuto luogo grazie alla religione cristiana cattolica, invece che in opposizione alla sua tendenza (comune a tutti i monoteismi organizzati) a porre la collettività sopra il singolo, in barba a qualsiasi suo diritto.

claudio r.

Il mondo occidentale e’ progredito NONOSTANTE la religione; in quanto a tremonti io
non gli farei nemmeno amministrare il mio condominio.
Personaggi che all’estero tutt’alpiu’ potrebbero fare lavori di mera esecuzione, nel nostro disgraziato paese passano per geni.
Non dimentichiamo la carlucci che dava lezioni di fisica “della particella” a Maiani e al nobel
Glashow.

ren

Che dici Claudio, Tremonti è un grande economista. Solo che per sua sfortuna la sua fama non si spinge al di là di Sondrio.

Silesio

Forse la lettera di Bondi avrebbe un senso se per “nostri valori” egli intendesse i valori propri dell’Occidente che non sono “cristiani” bensì antecedenti e susseguenti il cristianesimo. Se egli non fosse un demagogo, parlerebbe piuttosto di valori “greco-romani”. E’ da lì che viene la nostra cultura, compreso il cristianesimo (i cui vangeli sono scritti in greco e non lingue arabe, ebraiche o persiane). La “fortuna” dell’occidente è dovuta principalmente al crollo del potere politico della chiesa. Se ciò non fosse avenuto, noi saremmo qui a leggere il vangelo e a pregare tutto il giorno, le nostre donne sarebbero vestite come i ritratti della madonna e saremmo scomunicati se il prete non ci vede al messa la domenica.

Emanuele Santanche

Il punto è che le religioni sono incapaci di insegnare la serenità alle persone e neppure queste vogliono saperne. L’infantilismo dei “fedeli” non vuole apprendere la serenità ovvero l’amore ovvero la libertà ma vuole una comoda forma di schiavitù mentale in cui adagiarsi rappresentata da dogmi, valori, figure paterne spiritualizzate, riti, senso di appartenenza ecc. . In una parola i “fedeli” vogliono una coperta di Linus da tenere stretta per consolarsi delle cattiverie del mondo.
Modernamente questa si chiama “nevrosi infantile” ma si sa che i nevrotici possono essere pericolosi e occorre imparare a gestirli.
In particolare non si può togliere ad un nevrotico la sua “coperta di Linus” perché può reagire male.
Spiega Krisnamurti che questo genere di schiavitù psicologica ci sarà sempre perché alla nostra mente piace molto di più crearsi delle illusioni piuttosto che crescere e diventare indipendente e libera, cosa che fa molta paura al nevrotico infantile.
Si tratta solo di riconoscere le nevrosi quando le vediamo e imparare a difenderci per quanto possibile così come impariamo a difenderci da qualsiasi tipo di pericolo possiamo incontrare.
Si tratta anche di tenere presente che il nevrotico infantile, anche se usa parole molto nobili ed elevate, quando insegna qualcosa, quello che in realtà insegna è la sua nevrosi e fa passare per sano ciò che è patologico.
E’ così che le nevrosi vengono trasmesse di generazione in generazione.

anteo

ruspe e campi nomadi

Milano è governata dal centro(estrema)destra da 20anni ininterrotti (Formentini-Albertini1 e 2-Moratti): l’ineffabile smemorato Bondi non ricorda che sono 20anni che a Milano le ruspe distruggono ciclicamente i campi dei nomadi , letteralmente li radono al suolo.

Una rapida ricerca su internet può confermare.

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