Scappa dal convento e si rifugia in un centro contro la violenza alle donne. È la storia di una suora trattata come schiava. Vittima di ricatti psicologici, si sottopone a visita ginecologica per far certificare la sua verginità. Angherie e vessazioni: cure mediche negate, mortificazioni e punizioni come “il bacio al pavimento”. Le accuse sono finite ora al centro di un’inchiesta della procura di Roma che ha iscritto la madre superiora nel registro degli indagati contestandole il reato di maltrattamenti.Il racconto choc della suora è stato confermato da due consorelle sentite ieri a palazzo di giustizia a Roma. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Nicola Maiorano che ha affidato le indagini alla polizia giudiziaria diretta dal vicequestore Orlando Parrella.
Scenario dei presunti maltrattamenti è un convento, vicino all’ospedale Gemelli, della Congregazione dello Spirito Santo, che funziona da “albergo a una stella”. Vittima, suor Maria (chiamiamola così), nata 48 anni fa nelle Filippine e sbarcata a Roma nel giugno del ’97. Un anno fa, l’otto marzo giorno dedicato alle donne, la religiosa lo ricorda così: “Sono stata costretta ad allontanarmi dal convento perché gravemente ammalata e vittima di maltrattamenti da parte delle mie superiore”. “Ora”, continua, “ho trovato rifugio in un centro antiviolenza”. Le sue sofferenze sono condensate in una denuncia presentata dall’avvocato Teresa Manente, dell’ufficio legale di “Differenza donna”.
Al centro antiviolenza era stata accompagnata da due connazionali dell’associazione “Donne filippine”. Una ventina di giorni dopo, “colpita da una grave emorragia”, era stata costretta a lasciare il centro alla volta dell’ospedale San Camillo per essere operata. “Nonostante fossi gravemente malata da tempo”, racconta, “la madre superiora mi privava di qualsiasi cura e assistenza medica, delle medicine e mi ordinava di continuare a lavorare”. Già, i lavori: “Quando sono arrivata a Roma con altre consorelle”, ricorda suor Maria, “mi era stato detto che avrei dovuto imparare l’italiano e dedicarmi all’apostolato con periodi di formazione e meditazione”. “Ma – continua – ho sempre e solo lavorato nel convento che, in realtà, è una pensione a una stella, “Albergo suore dello Spirito Santo”, con oltre 50 stanze”. All’inizio, “da sola, dovevo preparare ogni giorno colazione, pranzo e cena per almeno 15 persone: al lavoro alle 6 per far mangiare le consorelle; alle 6.30 preghiera e messa e alle 8.30 servivo le colazioni in refettorio. Poi di nuovo ai fornelli per il pranzo delle 12.30. Quindi rassettavo la cucina per tornarvi alle 17 a preparare la cena”. “Tre giorni a settimana, tra le 15 e le 17, pulizie in chiesa”.
Cinque mesi e, “nel dicembre 1997, mi comparvero spaccature della pelle sulle mani: “Dermatite grave”, diagnosticò il dermatologo”, invitandola a tenere al riparo le mani. Ma la superiora minimizza e prescrive un’altra terapia: “Crema e guanti di gomma”. “Le ferite facevano molto male ma non avevo il coraggio di chiedere di cambiare mansioni per paura che la superiora si arrabbiasse e mi accusasse di non aver voglia di lavorare”. Ma le piaghe si infettano. Arriva la febbre. “Allora mi accompagnò in ospedale: il dermatologo avvertì che l’infezione metteva a rischio le dita”. A suor Maria viene assegnato un altro lavoro: “Lavare e stirare biancheria di consorelle e ospiti”. Tra le mura della Congregazione, suor Maria viene “sottoposta a continue aggressioni e umiliazioni”. “Mi venivano consegnati 20 euro al mese”, racconta, “e di ogni acquisto dovevo mostrare alla superiora gli scontrini”. Quest’ultima, alcune settimane fa, è stata interrogata. Assistita dall’avvocato Stefano Merlini ha negato gli addebiti dicendo di essere vittima di una vendetta e di accuse inventate dalle tre suore.
DOMANDA: ma il voto di ubbidienza potrebbe valere come attenuante in favore di questa aguzzina?
8 X 1000 AI VALDESI
5 X 1000 ALL’UAAR
Oltretutto il convento “in realtà è una pensione a una stella”, il tutto esentasse e senza costi di personale, visto la situazione di schiavitù di chi vi lavora
un’altra storia di violenza e umiliazione: finirà anch’essa insabbiata come tante altre?
Nulla di nuovo sotto il sole!!!
Sfruttamento dell’immigrazione clandestina? Mi sovviene il dubbio che queste suore “importate” da paesi lontani entrino nel nostro paese con una qualifica che poi non corrisponde effettivamente alle mansioni a cui sono adibite. Ossia, una entra per fare “meditazione” e poi viene in realtà ridotta in schiavitù e costretta a lavorare fino a rovinarsi la salute. Ora mi chiedo: che differenza c’è tra questa prassi adottata dalla nostrana “fabbrica dei santi” e dai “custodi della morale e della virtù” e i comportamenti di coloro che reclutano donne esotiche per mandarle sui marciapiedi?
è la solita vergognosa cronaca di violenza in un convento, non è la prima come nn sarà l’ultima, il problema è che solo l’1% di queste storie arriva alla ribalta dei mass media in questa “papistizzata” repubblica in cui la parola “laicità” non ha più significato.
E’ la diffusissima storia di “alberghi-conventi” dove più che pregare si preparano colazioni e si rifanno le camere dei clienti.
Altro che spirito santo. La repressione sessuale trasforma suore e preti in maniaci pervertiti.
La chiesa ha sempre attinto “vocazioni” al grande bacino della miseria. Fino a un centinaio di anni fa, anche da noi mandare un figlio o una figlia in convento era l’unico modo per sottrarlo alla fame, farlo proseguire negli studi, e agganciare la propria famiglia a “grande madre chiesa” coi suoi appoggi e conoscenze. Nella chiesa la donna e’ sempre e comunque in posizione subordinata (in base al censo un tempo, adesso in base alla nazionalita’).
Per gli uomini del terzo mondo, l’alternativa al convento e’ l’esercito.
a Perplesso
ma non potrà mai finire insabbiato il romanzo “La monaca” di Diderot che ha già detto tutto al proposito e nulla c’è da aggiungere.
Disumano!
Ribellatevi!
Fuori dal chiuso di questa “santa” e oscurata schiavitù c’è di meglio, di molto meglio (anche se si paga l’ICI).
Se tutte le suore parlerebbero uscirebbero certe cose…………
Magdalene e’ sempre un buon film da vedere
Roberto Grendene
Eh, Magdalene, un film sul passato, hanno detto dei bugiardi…
come sempre quando c’è da colpire la Chiesa, date per sicuro quello che sicuro potrebbe non essere…aspettare la conclusione delle indagini no e?…
giusto si aspetti la conclusione. Eppoi finiamola con sta cosa della donna in posizione subordinata nella chiesa. Mi sn stancato di mostrarvi come non sia vero. Cmq pazienza!
@claudio
Risponderesti a 3 domandine?
Ma perchè vista questa presunta parità, il papa deve sedere sulla sedia gestatoria e dimostrare di avere gli attributi?
Perchè le donne non possono essere ordinate sacerdoti?
Quante donne sono incluse tra i padri o i dottori della chiesa?
Ora i casi sono due o sei valdese e abbiamo frainteso la tua religione oppure abbiamo visto due film diversi.
Cmq guardatelo Magdalen e gia che ci sei anche I diavoli di Ken Russell: potrebbero aprirti nuovi orizzonti..