C’è un nuovo indagato nell´inchiesta sugli aborti clandestini che vedeva come principale accusato il ginecologo del Gaslini Ermanno Rossi, morto suicida la sera dell´11 marzo a Rapallo, quando si lanciò dalla finestra del suo studio in un grattacielo nel centro della cittadina.
Da sabato è iscritto al registro degli indagati P.B., medico anestesista che aveva collaborato con Rossi in due degli otto interventi oggetto delle indagini. Quelli avvenuti nella casa di cura privata Villa Serena. Due operazioni che erano state registrate come raschiamenti ma che, attraverso intercettazioni, e prove raccolte dai carabinieri del Nas, il pm Sabrina Monteverde ha invece contestato come interruzioni di gravidanza in violazione alla legge 194.
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L’articolo completo di Marco Preve è consultabile sul sito de L’Espresso
“Quelli avvenuti nella casa di cura privata Villa Serena”
Spero che non salti fuori qualcun’altro con la favole del povero medico costretto dal suo ospedale a non fare aborti ma che tanto avrebbe voluto.
Siamo alle solite dietro compenso nello studio o in clinica privata si fà di tutto. Tanto poi ci si può andare a confessare.
la 194 eliminerebbe definitivamente gli aborti clandestini, se non fosse per la prevista e mal regolamentata “obiezione di coscienza” che ricrea le condizioni adatte al protrarsi del problema.
Non dipende soltanto dall’obiezione di coscienza. La struttura pubblica non garantisce la riservatezza, per cui chi ha i soldi per farlo, lo fa in privato il che, de iure, equivale a costringere al reato.
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veramente quella di Genova è una clinica privata che faceva aborti clandestini, più che altro per “signore perbene”. Se avessero voluto abortire, avrebbero potuto farlo tranquillamente in una clinica pubblica. Quindi la 194 stavolta c’entra in senso positivo. Gli aborti clandestini vanno puniti, e contemporaneamente la 194 va tutelata.
Chiudete le finestre!
Sennò succede come con l’altro medico… come si chiamava?
Ah! si! Pinelli!
O era un ferroviere?
in effetti il medico di genova non poteva mica fare tutto da solo…chissà chissà
spero in ogni caso che l’anestesista risulti innocente. essere iscritti nel libraccio nero non significa necessariamente essere colpevoli si saprà solo alla fine…
Attenzione a non lasciare che l’odio di classe vi ottenebri il giudizio.
1) Non ha importanza se la donna è ricca, povera, ricchissima, poverissima: ha diritto all’aborto SEMPRE.
2) Anche molte “povere” si rivolgono alle cliniche private: per fare l’operazione SUBITO, senza aspettare i passaggi burocratici, i colloqui con gli psicologi (e coi salva-vita che ti chiamano assassina), la settimana di ripensamento obbligatoria, le scartoffie; per evitare di essere additate dalle infermiere, dalle pazienti vicine, dai medici antiabortisti; per evitare che la cosa trapeli dall’ospedale pubblico (c’è sempre chi ti conosce, chi conosce la tua famiglia, i tuoi amici…)
3) Bisogna separare la violazione della legge dal pregiudizio di classe: il reato non è praticare l’aborto alle ricche, è praticarlo in una struttura dove gli anti-abortisti non potevano cercare di impedirlo, cioè nel privato. La legge ha vincolato l’esecuzione dell’aborto nel pubblico per CONTROLLARE e INFLUENZARE le donne attraverso i medici obiettori e il MPV.
C’è poi da considerare l’induzione al reato: se l’ospedale cattolico praticasse gli aborti, non ci sarebbe questa spinta forte alla clinica privata.
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Ma tanto vale estendere la possibilità di abortire in cliniche private,magari convenzionandole con la mutua e tagliamo la testa al toro.
Tra l’altro, Villa Serena, è gestita da suore, che però “ovviamente” non sapevano niente di quello che succedeva nelle sale operatorie.
Ciao a tutti