Occhio bionico per due pazienti inglesi

L’occhio bionico di seconda generazione è appena stato impiantato per la prima volta in Europa, nell’ambito di una sperimentazione internazionale molto promettente. Stavolta sono ben 60 gli elettrodi fotosensibili della protesi artificiale trasferita con successo sulla retina di due pazienti del Moorfields Eye Hospital di Londra: si tratta di un bel balzo in avanti della tecnologia rispetto agli originali 16, che permettevano soltanto di distinguere vagamente i contorni degli oggetti a chi aveva perduto la vista per una malattia come la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare.

Questa è la seconda versione del sistema sviluppato da un gruppo di scienziati californiani e ora conosciuto come impianto retinale «Argus II». Ma è già in cantiere una versione rivoluzionaria della medesima retina artificiale, che sarebbe dotata di un migliaio di elettrodi e permetterebbe a chi la porta di riconoscere la fisionomia altrui. Il sistema attuale, primo nel suo genere, incorpora una videocamera in un paio di occhiali scuri. Le immagini sono convertite in segnali elettrici, che sono trasmessi senza fili alla protesi retinale, i cui elettrodi li decodificano, creando una pur rudimentale immagine in bianco e nero, che arriva al cervello correndo lungo il nervo ottico. Questa immagine è costruita come una serie di pixel bianchi e neri, che corrispondono agli elettrodi stimolati, e permette al paziente di riconoscere movimento, luce e ombra.

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L’articolo completo di Maria Chiara Bonazzi è consultabile sul sito de La Stampa

10 commenti

Sephiroth 1311

Chissà, forse tra qualche decennio non si potrà più dire che per guarire i ciechi serva Gesù. 😀
Questa, comunque, sarebbe secondo me una delle invenzioni più grandiosi ed utili dell’umanità.

ren

Scommetto che Mr Prada sarà geloso di questa invasione di campo. I miracoli sono cosa loro … La scienza non dovrebbe intromettersi !!!

myself

Non ho capito bene… il paziente deve portare degli occhiali con una telecamera che poi invia le immagini a un sensore impiantato nel nervo ottico, quindi in realtà non c’è nessun “occhio” bionico?

Druso

Grandioso! La tecnologia che avanza mi riempie sempre di ottimismo. Presto ciò che chiamavamo fantascienza diventerà il vivere comune. Chissà che ci permetta di liberarci da un passato di magia e superstizione…..
Non so quanto tempo bisognerà aspettare per giungere ad una reale bionicizzazione umana (per scopi medici), considerato i problemi di batterie e simili. In ogni caso, è un buon risultato.
Sperando che non ne abusino i militari, come al solito….

Ps (amarcord)
Mentre leggevo la notizia, mi è venuto in mente un vecchio telefilm… Chi si ricorda?
“Steve Austin, astronaut. A man barely alive. Gentlemen, we can rebuild him. We have the technology. We have the capability to build the world’s first bionic man. Steve Austin will be that man. Better than he was before. Better, stronger, faster.”

cullasakka

@ myself
Potremmo chiamarla “retina bionica”, ma non suona tanto bene come “occhio bionico”.

Aldo

Druso, ricorderai anche un film ben più tragico, a voler leggere tra le righe anziché fermarsi al fumettone d’azione: Robocop. Come tu stesso osservi scrivendo “sperando che non ne abusino i militari”, la tecnica è una cosa, la sua applicazione un’altra.

Se si riuscirà a tenere sotto controllo il “mostro”, concordo: è una scoperta grandiosa e c’è da augurarsi che gli avanzamenti siano rapidi, efficaci ed alla portata di tutti coloro che ne avranno bisogno.

Druso

Aldo hai colto nel segno!
Purtroppo, ogni scoperta umana porta con sé il germe della nostra follia… Amo ogni progresso tecnologico, ma ne temo l’uso che possano farne certi personaggi. Purtroppo è il rischio da correre per il progresso scientifico e tecnologico.
Confido che il progresso ci permetterà, ammesso che non ci auto estinguiamo prima, di liberarci dal “mostro”. Fino ad allora, avremo centinaia di scienziati che faranno la fine di Nobel….

Sergio. Webmaster UAAR

Grandioso! La tecnologia che avanza mi riempie sempre di ottimismo. Presto ciò che chiamavamo fantascienza diventerà il vivere comune. Chissà che ci permetta di liberarci da un passato di magia e superstizione…

Su quello ho i miei dubbi. Molti vedono la scienza come quella cosa che “ha tutte le risposte”. Nel caso di specie, credo che occorreranno anni per arrivare a una microcamera grande come un occhio umano (ci si arriverà, beninteso, le tecniche di miniaturizzazione che verranno sviluppate tra qualche decennio o anche qualche lustro renderanno possibile tale risultato), ma il punto non è quello: c’è chi si avvicina alla scienza con la stessa superstizione miracolistica di chi si avvicina alla religione. Nel momento in cui si rendesse conto che la scienza non può – non può ancora – dare tutte le risposte, ecco che tornano a buttarsi su qualcosa d’altro. Solo chi guarda al progresso scientifico per quello che effettivamente è, cioè un’opportunità di progresso sottoposta a prove, errori e talora fallimenti, non si crea illusioni che talora vengono disilluse, e non sente il bisogno di passare da una superstizione all’altra…

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