Se i cattolici votano per il “nemico”

Dov’è il mondo cattolico nella grande agitazione che segue la recente tornata elettorale? Che ne è della forza del cattolicesimo italiano in un momento in cui la Lega Nord appare vincente proprio perché molto radicata tra la gente e in cui il grillismo continua ad agitare le piazze del Paese? Dov’è finito il cattolicesimo politico italiano in una stagione in cui – per la prima volta – i leaders dei più grandi partiti non provengono da questa tradizione religiosa e la componente cattolica sembra relegata a un ruolo marginale o comprimario sia nel centro-destra che nel centro-sinistra?

Interrogativi come questi chiamano in causa la strategia della Chiesa italiana nell’attuale fase del Paese, sia a livello di vertice che di base. Da alcuni anni a questa parte i vertici della chiesa si sono fortemente impegnati per dar rilievo pubblico ai valori «cattolici», ritenendo che il sentire della gente (sulla vita, la bioetica, l’educazione) fosse molto più in sintonia con la visione cristiana della realtà di quanto espresso e riconosciuto dagli opinion leaders e dai grandi mezzi d’informazione. Di qui la battaglia della Chiesa sul referendum sulla procreazione assistita di tre anni fa, la promozione di eventi pubblici di rilievo (dalle Giornate mondiali della gioventù al Family Day), la creazione a livello centrale di molti Forum, Comitati, Reti tra associazioni ecclesiali, impegnate – sui temi della famiglia, del rapporto scienza-fede, della formazione dei giovani – a affinare e diffondere il pensiero cattolico sia negli ambienti religiosi che nella più ampia società.

Questo sforzo culturale ha certamente rafforzato la presenza pubblica del mondo cattolico nella società italiana (innescando anche non poche reazioni nella componente laica), ma può aver indebolito il tradizionale impegno della Chiesa sul territorio, i suoi legami con la gente comune, il suo raccordo col tessuto sociale.

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L’articolo completo di Franco Garelli è consultabile sul sito de La Stampa

5 commenti

Bruno Gualerzi

In questo articolo si dice tutto e il contrario di tutto… ma non per colpa dell’articolista, il quale anzi non fa altro che fotografare con oggettività quanto è accaduto e sta accadendo: un esplodere (si fa per dire: più che altro è un implodere) delle contraddizioni che il modo di intendere e di vivere la laicità fa emergere ogni volta che le circostanze richiedono una scelta di campo non troppo malleabile ai compromessi. Da una parte c’è una chiesa che, soprattutto con questo papa, vorrebbe forzare un pò i modi e i tempi della sua presenza… ma non fino al punto da alienarsi troppa gente; dall’altra una popolazione, che nella sua maggioranza, ci tiene a fare ciò che più le fa comodo… ma non fino al punto da mettere in discussione una tradizione che l’ha garantita proprio in questo senso, e di cui la ccar resta pur sempre la garanzia migliore.
In questo paese che, come è ampiamente noto, sta pagando ancora il prezzo – da questo punto di vista – di aver avuto una Controriforma senza aver mai avuto una Riforma.

Barbara

E’ ora e tempo che gli italiani diventino adulti e prendano delle decisioni,non si può stare con un piede in due staffe,ognuno si prenda la responsabilità della propria vita.

g.b.

La Chiesa si è riorganizzata e ha dimostrato notevole dinamismo; questo non vuol dire però che i suoi valori siano realmente sentiti dalla popolazione.

Massimo

Un nostro soldato saltò nella trincea nemica e poi gridò: “ne ho catturati sei!”
E i nostri: “Vieni qua e portali con te!”
E il nostro: “Non vogliono venire e non mi mandano!”

dadaLito

“Padre, mi confessi!”
“Non ho tempo, devo organizzare il pullman per il Family day”

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