Dalla “Sintesi generale dei lavori di commissione”:
“Oggi ogni anno vi sono circa 80 milioni di persone in più nel mondo, il 90% nascono nei paesi in via di sviluppo. Ognuna di queste persone ha bisogno di nutrirsi, di respirare, vorrà studiare, lavorare, amare, vivere una vita degna di questo nome. Eppure oggi 850 milioni di persone soffrono la fame. Negli anni ’60 e ’70, a seguito di specifiche politiche in favore della pianificazione familiare da parte di diversi paesi, si è assistito nei paesi industrializzati a un calo progressivo delle nascite. Oggi invece quegli stessi Paesi si stanno orientando nel sostenere modelli di sviluppo che favoriscono la natalità. A fronte di un calo della natalità, il modello di “famiglia” tradizionale viene proposto come unica, socialmente accettabile formula di convivenza e di amore. E’ un modello che rientra e combacia con il paradigma dello sviluppo in cui viviamo. Il progressivo invecchiamento della popolazione non consente di programmare la sostenibilità dell’attuale paradigma economico. In Italia parlare di controllo demografico è un tabù: ma nel resto del mondo lo studio e la discussione sull’interdipendenza tra aumento della popolazione e cambiamenti climatici prosegue e gli esperti non smettono di interrogarsi sulle possibili soluzioni. Le politiche di controllo demografico sono state abbandonate nei paesi industrializzati. Nei paesi in via di sviluppo che le perseguono, cozzano spesso con lo stato di democrazia interna e con le condizioni di vita delle popolazioni. Secondo le stime e le statistiche, non bastano politiche di prevenzione della gravidanze indesiderate per arrivare al tasso di sostituzione entro il 2050 e quindi ad una stabilizzazione della popolazione. D’altronde gli individui non sono numeri, non sono statistiche. Però se già si potesse contare su strategie che possano garantire quantomeno il drastico calo delle gravidanze indesiderate, otterremo fin da subito dei primi, importanti risultati. Quando è possibile perché vi è libero accesso all’informazione e ai servizi sanitari appositi, la pianificazione familiare viene largamente scelta e seguita dalle coppie. Corrisponde alle esigenze di donne e uomini. La crisi alimentare sempre più acuta, porta noi tutti a fare delle riflessioni sulla questione degli OGM e delle politiche agricole. Gli interventi in commissione hanno portato alla luce come le posizioni al nostro interno siano ancora diverse. Da una parte è chiara la necessità di non poter rinunciare all’intervento della scienza nel campo della ricerca, dall’altro i problemi che potremmo incontrare sia dal punto di vista della brevettabilità dei semi OMG, sia per il dato di non certezza dei risultati di tali coltivazioni ci porta ad essere cauti.”
[…]
Dall’intervento di Emma Bonino:
“Nessuno di noi predica soluzioni coercitive, ma stiamo dicendo che se non si affronta come si può affrontare in “società aperte” che sono quelle in cui crediamo, con elementi che riguardano l’emancipazione femminile, i pari diritti, l’accesso all’informazione da parte delle donne il problema, non si riuscirà a capire che bisogna abbinare il dato dello sviluppo economico e quello umano: la liberta di scegliere, il family planning, diffondere l’informazione sullo stato del pianeta. Noi abbiamo un’analisi che parte dal Manifesto Peccei che dice che la crescita esponenziale della popolazione è uno degli elementi di crisi in cui ci troviamo. La crescita che osserviamo è quella degli esseri umani, non quella degli animali. Noi vorremmo gli esseri umani sempre più umani, e la povertà li rende sempre meno umani. Vi è la negazione di qualunque intervento di emancipazione femminile. Esiste un’alleanza automatica di tutte le fedi religiose, ne da atto la Conferenza del Cairo, la conferenza di Pechino. Anche nelle riunioni delle Nazioni Unite questi aspetti non si affrontano con decisione. Per esempio la negazione dei fondi all’UNFPA è stata una decisione degli Stati Uniti. Sul Financial Times troviamo un articolo di Wolf “una proposta modesta per prevenire lo sterminio per fame”, ma nei nostri giornali a parte le mie interviste si trova poco o niente. Viviamo in un paese natalista, dove la classe politica ci chiede di fare più figli italiani. Se questo è un tabù vero, una forza come la nostra sa che andrà allo scontro con le gerarchie ecclesiastiche e che saremo in solitudine.”
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Dall’intervento di Francesco Pullia:
“Dobbiamo anche noi occidentali riflettere sulle responsabilità che abbiamo anche con la nostra alimentazione. Una seria politica ambientale non può essere solo quella dei parcheggi e architettonica, deve affronate la politica attraverso diverse angolazioni. Politica olistica, demografica, federalista, culturale. Dobbiamo uscire dall’antropocentrismo delle religioni monoteistiche.”
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Dall’intervento di Elisabetta Mirra:
“La causa prima dei comportamenti distruttivi dell’uomo è l’arroganza dell’uomo, l’antropocentrismo. L’idea che l’uomo domini il mondo e che genera un senso di estraneità in noi. Ambientalismo non antropocentrico significa dire ecologismo laico. Le tre religioni monoteistiche hanno spinto all’estremo questo antropocentrismo. L’ecologismo politico finora ha detto “tutela, conservazione e protezione”. In modo paternalistico l’uomo si cura della natura. Dobbiamo rifondare la nostra relazione con il pianeta. La soluzione arriva dalla scienza e dalla filosofia. Dobbiamo proporre un modello di relazione uomo/natura in una relazione non gerarchica. Questo è un ambientalismo vero. Ricondurre la popolazione mondiale ad un numero accettabile offre un vantaggio competitivo politico. Il problema della tecnoscienza: rifondare l’etica laica con i valori della nonviolenza.”
[…]
Basterebbe forse applicare quello che l’economista Malthus illustrava e spiegava già alla fine del ‘700 e che si può ridurre semplificando al massimo : una coppia di sposi può generare i figli che è in grado di mantenere da sè, senza far pesare la loro scelta sulla società.
Cioè se tu sei un operaio con moglie casalinga, è inutile mettere al mondo 3, 4 o più figli, pretendendo poi che il governo, le istituzioni e quant’altro ti aiutino , ti soccorrino per risparmiarti un’indigenza che ti sei creato da solo.
Finalmente qualcuno che ne parla… ma tanto nel migliore dei casi li ignoreranno.
Gli esseri umani sono come le cavallette, e pretendono di essere l’essere più evoluto… patetico.
Cosa ci aspettiamo da personaggi che prima esultano per il biodiesel perchè è “eccologgico” e poco dopo si meravigliano che il prezzo del pane aumenta? Ci vuole tanto a capire che se nei campi si coltiva la colza per il biodiesel al posto del grano, poi non ci sarà più abbastanza grano per tutti?
Che tristezza…
AAAAAAAAAAH!
Come si permettono di dire che la “famiglia tradizionale viene proposta come unica accettabile forma di convivenza e di amore”?
Non è proposto dagli uomini, è stato voluto direttamente da Dio!
😉
> Dobbiamo proporre un modello di relazione
> uomo/natura in una relazione non gerarchica
le religioni monoteistiche mettono al centro della loro dottrina l’uomo, a cui dio a messo a disposizione la terra, perchè egli la utilizzi secondo i suoi bisogni.
adesso possiamo dire che questa è una follia.
l’uomo non e’ altro che un prodotto biologico – magari evoluzionistcamente, ma solo evoluzionistcamente! – adattatosi in modo superiore e preponderante – ma un *mero* prodotto della biologia, che *deve* stare nelle regole della biologia. sentirsene fuori – e sentirsi dominatori della terra – è un errore arrogante e distruttivo.
e a questo punto: chi sono i veri *materialisti*?
bello questo articolo!
Non mi preoccupo: come sempre la natura si regolerà da sè.
1) guerre
2) carestie
3) epidemie
4) distruzione dell’ambiente
bastano e avanzano per regolare il nostro numero in futuro…
Questo è comunque il punto d’arrivo auspicato dai monoteismi, il contesto migliore per la religione: ignoranza, disperazione e fame.
Infatti la tutela del pianeta e la gestione sostenibile delle risorse non è un favore che facciamo alla natura ma a noi stessi. Il rapporto con la natura puo essere gerarchico o meno ma alla fine l’uomo deve scegliere se tirarsi fuori dai meccanismi di controllo naturale della popolazione (carestia, guerra, ecc), oppure fare veramente l’essere intelligente che, usando la logica, arriva a capire che risorse limitate possono sostenere un numero limitato di soggetti. (fvallo a spiechare al fvaticano!!!)
Quindi la scelta da fare è tra vivere da esseri intelligenti che si autogestiscono in modo intelligente oppure gettarsi nuovamente nei meccanismi di autoregolamentazione della natura…in fondo anche il re della foresta, pur non avendo predatori, non puo vivere senza gazzelle.
Ieri sera ho sentito ad 8e1/2 la Turco e Mantovani sulla legge 40, quest’ultimo ripeteva, ossessivamente, come una litania “DIRITTO ALLA VITA DELL’EMBRIONE…” e si è riempito la bocca di eugenetica; nessuno degli interlocutori, nemmeno colei che difendeva le nuove linee guida della legge, una ministra, ha sostenuto in modo chiaro e deciso che, almeno finché non si cambia la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Costituzione, come pretenderebbe la “moratoria”, un embrione non ha personalità giuridica come la madre, perciò in caso di conflitto è la seconda che ha priorità; ed è anche il motivo per cui la stessa legge dovrebbe essere dichiarata anticostituzionale; ne tanto meno ha fatto osservare che parlare di eugenetica in quel contesto è del tutto fuori luogo (in QUESTO sito si trova ampia informazione e spiegazione del concetto). Con tale povertà argomentativa anche da parte dei pretesi intellettuali laici, che possiamo aspettarci se non l’amplificarsi della marcia RETORICA NATALISTA?
Un giorno sono intervenuta ad una conferenza sull’agenda XXI locale e ho fatto questa domanda: “nell’AGENDA XXI di Rio de Janeiro del 1992 uno delle priorità affinché si ponga un argine al gravi problemi del pianeta in cui viviamo era il CONTROLLO DEMOGRAFICO; come mai non se ne parla mai come se fosse un tabù inviolabile?” Secondo voi qualcuno mi ha risposto in modo appropriato? Naturalmente no! 🙁
Un libro che consiglio sull’argomento: Vantaggi dello sboom demografico, F.Angeli 1996
Ho letto con piacere questi contributi. Nemmeno quarant’anni fa, quando fu pubblicato “I limiti della crescita” del Club di Roma, eravamo “appena” tre miliardi. Al giro di boa del decennio saremo nientemeno che 7 miliardi. Attualmente la popolazione mondiale cresce di 1 miliardo a decennio, l’equivalente dell’intero subcontinente indiano o di una quasi Cina! Semplicemente pazzesco, spaventoso. Ma al nostro Giuliano nazionale mancano all’appello almeno un altro miliardo di persone (che vivrebbero nella miseria, non come lui e sua moglie, ricchi e senza figli).
Nel 1994 una commissione di studio della Pontificia Accademia delle Scienze era giunta alla conclusione che una coppia in futuro non avrebbe potuto avere più di due figli se il mondo non voleva andare incontro a gravissimi problemi (ho in archivio gli articoli di Repubblica su quello studio). A Giovanni Paolo II lo studio deve essere andato molto di traverso e difatti nessuno ne ha più parlato.
Chi non fa il controllo delle nascite fa le guerre. Chi sono i teppisti, i criminali e tutti i violenti, compresi quelli che investono i pedoni? Tutte le persone nate in più, quelle che sono rimaste ai margini della società e per questo se la prendono con il resto del mondo.
Articolo: “Le politiche di controllo demografico sono state abbandonate nei paesi industrializzati.”
Non direi. La situazione è ben peggiore. Ad esempio, qui da noi si sta attuando un puntiglioso ed accanito controllo demografico finalizzato all’aumento consistente e sistematico del numero di chi vive sul territorio italiano.
Come ho già avuto modo di ripetere un sacco di volte, ciò è vero su almeno tre fronti: 1. politiche migratorie troppo orientate all’aperturismo al di là di qualsiasi contingenza; 2. “sostegno alle famiglie”, diretto ed indiretto; 3. propaganda natalista, diretta ed indiretta.
Potrei approfondire, ma temo che vi tedierei oltre misura. Preferisco limitarmi a queste poche note.