Scienziati “alla ricerca” di Dio e intervista a Massimo Pigliucci

Chi l’ha detto che scienza e religione non debbano mai incontrarsi? Dopo secoli di intromissione della seconda negli affari della prima, e di ribellione della prima alle ingerenze della seconda, per scienziati e materialisti è arrivato il momento di deporre le armi, e di fermarsi a pensare. La comprensione del fenomeno religioso può infatti essere un campo di ricerca come un altro, come la fisica delle particelle o la biologia molecolare. La scienza, insomma, ha il diritto e gli strumenti per chiedersi perché esista la religione, così come per studiare il riscaldamento globale. In più, adesso ha anche i soldi per farlo: due milioni di euro della Comunità europea, appena stanziati per il progetto Explaining Religion. Due milioni non sono moltissimi per gli standard dei progetti scientifici europei, sottolineava il settimanale The Economist il 19 marzo scorso, ma si tratta di un buon inizio. La missione del progetto è quella di studiare perché la religione esista da sempre, o almeno da quando l’Homo è diventato sapiens e ha inventato il pensiero astratto, e perché tutti i popoli abbiano delle forme di pensiero magico e religioso. In senso lato, si tratta di capire le ragioni dell’esistenza di qualcosa di così dispendioso (in termini di soldi, tempo ed energie) come la religione, in nome della quale costruiamo cattedrali e facciamo guerre, ma in termini evolutivi che non ci dà nessun beneficio diretto. Una missione possibile, evidentemente, partita a settembre 2007 e destinata a chiudersi nel 2010, per cui quattordici università europee hanno mobilitato psicologi, economisti, antropologi.

[…]

L’articolo di Silvia Bencivelli – che per inciso è il nostro addetto stampa – è consultabile sul sito de il manifesto

Una cosa è studiare la musica, altra cosa studiare la religione: si può fare ricerca sul linguaggio, ma la religione è un altro paio di maniche. A un primo sguardo, il profano potrebbe vederla così: sembra difficile restare imparziali di fronte a un oggetto di studio che divide l’umanità in due. Ci sono le persone religiose e ci sono gli atei (e, tra l’altro, la maggior parte degli scienziati rientra in questa seconda categoria): come possiamo pensare che chi studia il fenomeno religioso possa essere del tutto imparziale? «Il problema non è così grave come può sembrare. – spiega Massimo Pigliucci, docente di evoluzionismo e filosofia alla università di Stony Brook, a New York – Ci sono scienziati religiosi e atei, e ci sono filosofi, addirittura esperti di religione, che sono religiosi, e altri che non lo sono. Comunque i risultati di uno studio devono essere confermati ed esaminati da diversi gruppi di ricerca, prima di essere accettati dalla comunità scientifica».

Chi ha cominciato a studiare perché l’uomo è religioso?
La questione ha diversi secoli. Hanno cominciato a porsela i filosofi: dai presocratici fino a David Hume e agli illuministi. Recentemente è stata affermata con particolare insistenza da alcuni filosofi, Daniel Dennett e da certi scienziati, come David Sloan Wilson, che hanno cominciato a produrre ricerca sistematica in questo campo.

[…]

L’intervista a Massimo Pigliucci è consultabile sul sito de il manifesto

40 commenti

chiericoperduto

“La scienza, insomma, ha il diritto e gli strumenti per chiedersi perché esista la religione..”
Esiste perchè è un salvagente delle paure umane. Semplice.
Attenzione: esiste la religione non dio.

San Gennaro

Tre libri che hanno già trattato l’argomento:

1) La scimmia nuda (Desmond Morris)
2) L’animale irrazionale (Danilo Mainardi)
3) Biochimica per tutti (Bruna Tadolini)
tutti piacevolissimi, interessanti e a basso costo. Sempre siano lodati gli autori!

8 X 1000 AI VALDESI
5 X 1000 ALL’UAAR

Focaral

Anche Richard Dawkins (L’illusione di Dio) espone un’ipotesi molto interessante sulle origini della religione.

Jean Meslier

Boh, come possa la scienza trovare prove tangibili di un qualcosa di cui non [ne] esistono [prove? suppongo], rimane un mistero.

Della religione e dell’esistenza di persone religiose esistono infinite prove, altrimenti un’associazione come l’UAAR sarebbe veramente inutile!

E pertanto e’ qualcosa che si puo’ studiare e si studia.

Paolo Garbet

la diffusione della religione in così vasti strati di popolazioni è dovuta ai cosiddetti “memi”. Cercare in google “teoria dei memi” per ulteriori informazioni.

Ora posso avere io i due milioni di euri, please?

😉

Daniela

per and the world will be as soon,
non è che gli scienziati vanno alla ricerca di dio, solo i pazzi lo fanno, ma stanno indagando il perchè il cervello di certe persone tende ad essere particolarmente recettivo per le cose magiche, superstiziose e irrazionali, per la religione insomma, questo detto un pò brutalmente

Alberto

la scienza si basa su ciò che pur potendo essere vero o falso è comunque dimostrabile ogni religione si basa(per definizione) su un “atto di fede” quindi indimostrabili. Sono conciliabili secondo voi? Ma solo in italia abbiamo gli spurghi dei pozzi neri che fluisce nel cervello dei suoi cittadini? MAH!

Daniela

comunque il titolo uaar è fuorviante, scienziati alla ricerca della religione sarebbe stato più corretto

faidate

Il potere del plagio e della manipolazione sta certamente al primo posto nella diffusione della religione. Un esempio esterno: nel suo libro “Il rogo di Berlino” la scrittrice Helga Schneider descrive come nel 1971 sia andata a cercare sua madre, che 30 anni prima l’aveva abbandonata, bambina, a Berlino per fare la guardiana SS nel campo di concentramento di Birkenau ed era poi stata condannata a sei anni di carcere come criminale di guerra. La madre le mostra la sua uniforme di SS e dice:”Col nazismo ero qualcuno, dopo non sono stata più niente”. E’ stata plagiata o forse il sentire nazista è un sentimento innato? Ricercate, scienziati, ricercate!

Bruno Gualerzi

Debbo considerarmi presuntuoso, o antiscientifico, dal momento che ritengo di poter dare una risposta alla domanda “perché l’uomo è religioso” senza aspettare gli esiti di particolari ricerche?
Che è questa… che a me sembra addirittura ovvia: essendo l’uomo quell”animale razionale’ (definizione del vecchio Aristotele) che – per quanto se ne sa, a differenza, forse, degli altri esseri viventi – è consapevole della propria morte alla quale si oppone proprio in quanto essere vivente con tutto se stesso, ‘desidera’, ‘spera’, ‘auspica’ ecc. che in qualche modo, da qualche parte, ad opera di qualcuno, visto che ‘da solo’ non è in grado di evitarla, esista la possibilità di ‘sconfiggere’ la morte. In qualche modo.
Non basta questo per ‘spiegare’ il perché delle religioni? Il cui studio, certo, ha aiutato, e continuerà ad aiutare, a conoscere sempre meglio IN CHE MODO si è risposto, e si continua a rispondere, a questa esigenza (magari puntando – questo è un mio personale parere – a cogliere la presenza di una ‘cultura religiosa’ anche al di là delle pratiche religiose vere e proprie), ma il PERCHE’ mi sembra accessibile semplicemente pensando alla condizione umana.
Otre tutto ritengo che proprio riflettendo sulla condizione umana la risposta più razionale – cioè più autenticamente umana in quanto la meno alienante questa condizione – non possa che essere quella atea.

claudio

Luoghi comuni!!!!! L’origine della religione è nell’osservazione del reale. E’ tutt’altro che irrazionale.

claudio

@ gualerzi
non convinci! Anche l’ateismo è una fede e semmai ancora più irrazionale.

luxio

non capisco cosa c’entri l’essere imparziale con il fare scienza… vi posso assicurare che gli scienziati (per lo meno i fisici) sono tutto fuorché imparziali.

luxio

l’essere parziali è il motore della ricerca, il credere una cosa piuttosto che un’altra l’unico motivo per cui imbocchiamo una strada di ricerca piuttosto che un’altra.
di esempi illustri ce ne sono quanti ne vuoi, primo fra tutti hubble…
steven weinberg riporta nel suo libro “i primi tre minuti” che i dati riportati da hubble come prova dell’espansione dell’universo fossero al limite della frode scientifica… lo scienziato è solo un anello della catena di esperimento-> pubblicazione -> critica.

MetaLocX

“ma in termini evolutivi che non ci dà [la religione] nessun beneficio diretto.”

Conferisce nel bene e nel male un grande senso di appartenenza ad un gruppo: contribuendo alla formazione del senso solidarietà tra i membri del proprio gruppo ed in altri casi al senso di ostilità verso individui di altri gruppi, magari concorrenti (le guerre di religione non sono rare).

Jean Meslier

@Bruno Gualerzi

La risposta al PERCHE’ esiste la religione potrebbe benissimo ridursi a quella semplicissima e ovvia che hai esposto tu. La quale e’ comunque una risposta che, pur senza far ricorso a un linguaggio tecnico, fa ricorso alla psicanalisi, la quale psicanalisi potrebbe essere uno dei tanti mezzi con cui studiare il fenomeno religioso.

E’ tuttavia vero che, come ha fatto gia’ notare qualcun altro, c’e’ chi ha dato anche spiegazioni alternative, sempre basate su considerazioni di tipo psicologico-evolutivo.

E in ogni caso capire meglio e piu’ approfonditamente il COME un fenomeno si manifesta ci da’ sempre indizi anche sul “perche'”, almeno in casi come questi, dove chiedersi “perche'” non e’ del tutto peregrino.

Mi spiego meglio? Chiedersi “perche’ esiste la relgione” significa esattamente chiedersi “quali meccanismi (psicologici, biologici, culturali, ecc.) producono la religione?”.

Daniela

per luxio,
è il metodo scientifico che è imparziale, si possono manipolare tutti i dati che si vuole ma alla fine si viene sempre scoperti, il metodo scietifico ti permette di smascherare panzane e bufale in modo disarmante.

Bruno Gualerzi

Caro Claudio, noi ‘non’ ci convinciamo a vicenda certamente non da ora!
Magari si parte dallo stesso presupposto, cioè dalla consapevolezza di una precarietà della condizione umana che ‘reclama’ il bisogno di uscire in qualche modo da questa precarietà… Poi le nostre strade divergono radicalmente: per te – come per ogni credente – questo bisogno trova una sua risposta positiva nella fede; per me – e, sia pure in modi diversi, per ogni ateo – a LUME DI RAGIONE (ragione umana, e quale altra, se no?) la risposta della fede è solo una fuga dalla condizione umana, un cedere ad un desiderio ‘vero’ offrendogli un soluzione ‘falsa’ perché è basata solo ed esclusivamente sul desiderio. Senza altro riscontro che il desiderio. Altro che ‘osservazione del reale’!

@ Jean Meslier
Considero la psicanalisi (la cosiddetta psicologia del profondo) la grande vera ‘scoperta’ del secolo scorso, un passo avanti formidabile nella conoscenza dei moventi del comportamento umano (ah, se la si insegnasse nella scuola in sostituzione dell’ora di religione!)… Ma solo un passo avanti, che sarà veramente tale solo se – come per ogni apporto conoscitivo operato dalla scienza – non sarà considerato come qualcosa di definitivo, in grado cioè di dare una risposta esauriente ai quesiti esistenziali.
In quanto al ‘come’ che offre sempre nuovi indizi al ‘perché’, sono d’accordo (personalmente credo che tra ‘come’ e ‘perché’ esista una simbiosi strutturale, un rimando continuo senza soluzione di continuità), ma in modo che presumo diverso dal come ne parli tu: il ‘come’, pur non prescindendo mai dal ‘perché’ offre come tale conoscenze ‘strumentali’, cioè le uniche fruibili per intervenire concretamente sulla condizione umana… la quale tuttavia, pur modificabile, resta – almeno per ora – immodificabile proprio come condizione esistenziale: si giunge – come individui – dal niente e si va verso il niente. In mezzo ci può, anzi ci deve, stare tutto ciò che l’ingegno umano è in grado di attuare per rendere sempre meglio vivibile questa parentesi tra due nulla (che poi è la nostra vera personale ‘eternità’), ma i limiti di questa parentesi non sono superabili.
In questo senso, in riferimento a questa dimensione dell’esistenza di ognuno di noi, non credo occorra scomodare la psicanalisi (straordinariamente utile, appunto, per il ‘come’) per rispondere al ‘perché’ delle religioni.

Liberal

Dawkins , di cui sto leggendo L’illusione di Dio , espone una interessante ipotesi sull’esistenza del sentimento religioso: questo sarebbe un effetto collaterale e parassita della selezione darwiniana: i bimbi per poter sopravvivere nella tribù e non perire a causa di numerosi pericoli naturale ( coccodrilli nel fiume, bestie feroci dirupi e voragini ecc.) imparano a dare ascolto alle raccomandazioni degli adulti ; costoro insieme alle raccomandazioni utili alla sopravvivenza trasmettono anche favole e miti religiosi, perchè gli sembrano utili. Ecco quindi come generazione dopo d generazione questi sentimenti religiosi vengono assorbiti ede elaborati come un computer visitato da un virus lo elabora e poi lo trasmette ad altri computer.

Bruna Tadolini

…. lo dicevo io che la scienza sarebbe arrivata a studiare e (speriamo) a scoprire le basi fisiche anche di questo top della “metafisica”! … dicevo anche che questa era una delle ragioni dello scomposto attacco alla scienza ed a Darwin ……

Pensate cosa succederà quando si troveranno le basi biochimiche del delusional thinking! e magari si inventeranno farmaci con cui influenzarlo ….. si potrà diminuirlo ma anche aumentarlo, AIUTO!!

stefano

l’uomo ha sempre avuto paura della morte e per esorcizzarla si è immaginato un “aldilà” buono da conquistare ripettando comandamenti da lui stesso creati a che gli sembrava giusto seguire per non finire, dopo la morte, nel nulla o all’inferno, luogo di eterna sofferenza.
il concetto di dio, elaborato solo dopo il neolitico, può ricercarsi solo nell’archetipo collettivo della paura della morte.

Bruna Tadolini

@ Stefano

non sono un’antropologa ma credo che l’aldilà come modo di sfuggire alla morte sia un prodotto culturale concettualmente e temporalmente distinto dall’aldilà come luogo in cui dimorano gli spiriti ….

Claudio

CAro Bruno,
il punto è che attraverso la ragione ancorata all’osservazione del reale arriviamo all’esistenza di Dio. Non esiste fede senza ragione. La fede trova slancio proprio dall’esercizio della ragione. E’ l’osservazione dell’ordine del cosmo che porta a Dio. Tale ordine non potrebbe essere generato dal caos. E’ assurdo. LA hack dice che prima del big bang c’era materia magari densa. E prima della materia? Dice è sempre esistia. Da qui allora due sono le conclusioni: o la materia è Dio visto che ha l’attributo dell’eternità che manca alle cose che noi osserviamo che sono contingenti oppure evidentemente, visto che osserviamo che la metria è nel tempo e nello spazio e come tale soggetta al movimento, bisogna immaginare che non sia eterna. Allora di nuovo la domanda e prima della materia che cmq osserviamo essere soggetta al tempo?
@ stefano
Il tuo discorso va rovesciato. per quel che dici tu allora chi non crede nell’aldilà non dovrebbe avere una moralità(visto che ne ravvisi il fondamento nella proiezione del credente in un aldilà dopo la morte). Il discorso è l’opposto. Qualsiasi uomo ha sentito in sè comandi morali, un senso morale. Quale ne è il signigficato? Perchè io sento che devo comportarmi bene? di agire moralmente?
E finiamola con sta cosa che chi cerde non usa la ragione per favore… Io avevo lo stesso pregiudizio verso di voi, ma mi sforzo di superarlo in nome del confronto e del dialogo. Fatelo anche voi.
saluti

Homo Rationalis

Sig. Claudio, lei scrive: “…attraverso la ragione ancorata all’osservazione del reale arriviamo all’esistenza di Dio. Non esiste fede senza ragione. La fede trova slancio proprio dall’esercizio della ragione. E’ l’osservazione dell’ordine del cosmo che porta a Dio”. Le rispondo così.
1. La fede esiste, sì, ma è tutto meno che, come vorrebbero i cattolici, una via di conoscenza: la fede è un’esigenza pratica. Io, che sono ateo, ho fede in determinati valori o ideali che mi dirigono nelle mie scelte di vita. Il che significa che io ci scommetto sopra, ben sapendo che potrei perderla, questa scommessa, perché quei valori su cui scommetto non sono dimostrabili. Ma devo scommetterci perché, senza questi valori, non saprei come orientarmi nella vita. L’oggetto della fede, dunque, non è mai dimostrato; essa, ben lungi dall’essere oggettivamente fondata, è semmai “soggettivamente fondante” nel senso chiarito prima. I cattolici pretendono, al contrario, che sia oggettivamente fondata: per loro dire “Io credo per fede che …” equivale a dire “Io so per fede che …”. Pretendono, in altre parole, che il credere coincida col sapere: non vi è nulla di più falso.
2. L’osservazione del cosmo non porta affatto a Dio, porta solo all’indecidibile. Esiste forse una catena di cause che, non potendo prolungarsi all’indietro fino all’infinito, deve trovare la sua fine in Dio? Ma se è così, questo punto si trova a una distanza comunque grande ma finita da noi. Ma allora, la distanza fra noi e Dio non sarebbe infinita! Se invece concludiamo che la distanza fra noi e Dio debba essere infinita, anche la catena di cui parlavo prima deve essere infinita! Certo, io non riesco a rappresentarmi mentalmente una catena che proceda all’indietro senza mai avere inizio, ma ci sono tante altre cose che io non riesco a rappresentarmi mentalmente: mi basta pensare all’elettrone, che è contemporaneamente un corpo e un’onda. Lei riesce a rappresentarsi un qualcosa che sia un corpo e sia contemporaneamente un’onda? Siamo dunque di fronte all’indecidibile, ma l’ipotesi atea ha un vantaggio, in termini di credibilità, rispetto all’ipotesi teista. L’ipotesi teista puzza fortemente di costruzione mentale umana, che obbedisce ad un’esigenza logica – trovare risposta a tutto – e ad un’esigenza psicologica: credersi figli di un padre celeste piuttosto che frutto di un casuale divenire. Ma c’è ancora di peggio. Quando i teisti cercano di far quadrare tutti i conti finiscono per dire delle assurdità che sono – nell’ipotesi a cui non credo che Dio esista – vere e proprie bestemmie. Per esempio sostengono che Dio abbia creato l’uomo per comunicargli parte della sua beatitudine e sostengono che lo abbia fatto dotando le sue creature di libertà. Ma in questo modo, Dio avrebbe espsto se stesso al rischio di soffrire eternamente, essendo lui un padre amoroso, per l’eterna dannazione di qualche sua creatura infedele! Dire di queste cose equivale, caro signor Claudio, a dare del bischero al creatore! Ed è per questo che spesso mi trovo a dire che i veri bestemmiatori, i veri empi sono esattamente coloro che pretendono di conoscere Dio, quindi di poter parlare o agire in suo nome.

venezia63jr

E’ il cammino faticoso dell’evoluzione,una lotta fra poteri,un duello fra Prometeo e zeus.

Bruno Gualerzi

Caro Claudio, il punto è che ‘attraverso la ragione ancorata all’osservazione del reale’ non arriviamo da nessuna parte se per ‘arrivare’ intendi giungere a conoscere con le facoltà di cui disponiamo la cosiddetta ‘causa prima’ del cosiddetto reale. Puoi anche chiamarla ‘Dio’, ma un’esperienza della sua esistenza è e resterà sempre in un luogo inaccessibile… se non, al solito, dal desiderio. O dalla paura, che ne è l’altra faccia.
In quanto poi alla osservazione dell’ORDINE che regnerebbe nell’universo… diciamo – per non andare oltre – che quanto meno dipende da cosa si intende per ‘ordine’.

Lorenzo G.

Spiegare l’origine di tutto e l'”inizio” del tempo con dio equivale a spiegare un mistero con una altro mistero, é evidente. Purtroppo quando si va a investigare su cosa c’era prima del Big Bang si va a cozzare inevitabilmente contro il concetto di Infinito, e qui dobbiamo fermarci. Magari si potrà arrivare a conoscere anche cosa c’era prima del Big Bang, e poi ancora prima, ma é chiaro che, in quanto infinito…..non si potrà mai arrivare alla fine (o meglio, all’inizio)! Proprio perchè non esiste, NON PUO’ esistere.

Neppure se esistesse un dio, o una qualsiasi altra cosa del genere, qualunque nome si scelga di dargli, potrebbe mai rendere conto dell’esistenza dell’infinito. Altrimenti si finirebbe per dire nient’altro che…dio é infinito, qui E’ LUI l’infinito (perdonatemi i ragionamenti un poco tortuosi)!

Lorenzo G.

errata corrige: volevo scrivere: “quindi E’ LUI l’infinito”

Augusto

Non vedo nulla di male che degli scienziati studino l’origine o il perchè della religione. Il titolo del blog può creare confusione tra religione e Dio. Scienza e religione sono dopotutto “prodotti” dell’essere umano nel tempo. Un’altra cosa è ricercare x dimostrare l’esistenza di Dio, ossia di un essere (o più, se non ci si limita alle religioni monoteiste) trascendentale. Come la mettiamo allora per esempio con il buddismo che non prevede nessun essere trascendentale, creatore, onnipotente, ecc., con il quale la scienza andrebbe a nozze perchè i suoi principi scaturiscono dall’esperienza umana?

Augusto

@ Lorenzo G
Sono d’accordo con te che se non diamo nessun nome all’infinito questo resta così com’è. Quindi parleremmo di un infinito passato e di un infinito futuro in cui si verificano fenomeni non casuali bensí causali, cioè di un’interminabile flusso di cause ed effetti. Di cui noi ne facciamo parte. Se si considera il cosmo come un organismo vivente, verrebbe spontaneo chiamare Dio la vita stessa. Ma perchè chiamarla Dio se la vita ha già un nome?

Augusto

@ Lorenzo G. “… E’ LUI L’INFINITO”.

Perchè dare un nome (Dio) a qcosa (infinito) che già ce l’ha. Forse dovremmo parlare di infinito passato e di infinito futuro dentro il quale si verificano fenomeni non casuali bensì causali, tra cui noi esseri umani; ossia di un’infinita sequenza di cause ed effetti. Se si considera il cosmo come un organismo vivente in continua trasformazione, si dovrebbe chiamare la vita Dio. Perchè se anche questa ha già un nome?

Peppe

claudio = “non convinci! Anche l’ateismo è una fede e semmai ancora più irrazionale.”

…e poi c’era il bue che dava del cornuto all’asino… 😆

opinione

Il Nulla è all’Eterno presente, l’uguaglianza certa del Tutto all’Infinito del consistente.
Con questa frase ho chiuso un commento precedente senza dare seguito alla conferma concettuale della sua affermazione.
Quello che è inteso riguarda l’Ordine e il Caos, perchè la comprensione dell’Ordine” per questa opinione è ciò che viene constatato alla definizione della superiorità al Tutto; esempio definisco l’intero dell’essere umano o di qualsiasi entità concepibile, dall’inferiorità che la compone e così per ogni componente anch’esso considerato superiorità, dalla definizione dei suoi componenti e cosi via all’Infinito.
Solo che l’Infinito non lo possiamo concepire così come l’Eterno, per cui ritengo che per Ordine dobbiamo considerare il limite determinato di ciò che possiamo definire, mentre il Caos riguarda l’indeterminazione illimitata in cui non è più possibile comprendere.
Ciò che non è comprensibile, non è concepibilè,perciò riguarda il Nulla che è presente all’Eterno mentre ciò che riguarda il Tutto è l’estinzione del consistente all’Infinito perciò all’uguaglianza certa.
Il concetto constata al Caos l’uguaglianza certa, e all’Ordine, l’incertezza concettuale.

Magar

@Claudio
Solo un piccola osservazione:

o la materia è Dio visto che ha l’attributo dell’eternità che manca alle cose che noi osserviamo che sono contingenti

Eh??? Secondo te sarebbe sufficiente l’attributo dell’eternità per parlare di “Dio”? No, decisamente è un uso troppo fantasioso del termine: per parlare (seriamente) di divinità, serve almeno che l’entità abbia creato l’intero universo (e forse qui potremmo esserci…), e che sia dotata di intelligenza, coscienza e volontà, altrimenti stiamo parlando di altro rispetto a ciò che l’umanità ha sempre chiamato “divinità”.
In particolare, la materia non avrebbe la volontà, quindi non avrebbe potuto imprimere alcuno scopo alla storia dell’universo e all’esistenza umana.
Se poi vuoi chiamarla “Dio” accomodati pure, ma su questo “Dio senz’anima” non si può costruire una religione o una filosofia di vita.

cesare

La religione è come l’alcool, la droga, il gioco, la televisione o qualsiasi altra cosa in cui ci si rifugia perchè si ha bisogno di consolazione quando non si riesce a sopportare il male di vivere. Pensare che la religione si concilii con la ragione – come adesso va di moda affermare citando pappagallescamente chi sappiamo – è una stupidaggine. La religione ti consola e ti addormenta, la ragione ti tormenta e ti sfida, ma è la sola che ti può portare a capire qualcosa. Lo diceva Leopardi, uno che amava le “illusioni”, ma che alla fine tornava sempre a fare i conti con la realtà. Dopo Darwin, Nietszche e Freud la religione è un baule pieno di vecchi stracci relegato in soffitta. Anche se il potere la utilizza strumentalmente (Machiavelli docet) la verità è sempre lì, evidente, e non puoi far finta di non vederla. Specialmente poi quando vedi chi sono oggi i paladini della religione: ipocriti, opportunisti, guerrafondai, razzisti, ignoranti, “ruffian, baratti e simili lordure” (Dante).

Senofane

trovo il termine “presocratici” riduttivo, si rifletta anche che il Socrate platonico non è vissuto storicamente, diversamente dal Socrate reale sulla cui esistenza ci si è messi d’accordo abbastanza recentemente perché compare in diversi storici greci, anche se la soluzione della seconda questione è più “accettata” che risolta. il prendere Socrate come punto d’inizio lo comparerei al contare gli anni da un cristo qualsiasi, sembra sempre un atto di fede rivestito di praticità.

la religione sarà cominciata in diversi modi, mi pare ovvio, a seconda di società e luoghi geografici differenti e vari altri fattori. il suo perpetuarsi non può dimostrare la sua efficacia riguardo alla vita, o almeno non in tutti i sensi, ma il potente controllo sulle menti che da decenni viene studiato e applicato dai centri di potere economico, per pubblicità, elezioni, metapolitica … un’ipnosi perpetua che impedisce di essere vigili se non verso la difesa del proprio sonno. chi crede non pensa, mica non pensa del tutto, non pensa a quello che potrebbe mettere in pericolo il suo sonno, per il resto vi sta a sentire finché non si sente offeso. vi è mai capitato di parlare con un credente della storicità dei suoi idoli o della logicità delle sue ideologie?

un conto è fare ipotesi su quel che esisteva prima di qualcosa e un conto è crederci, chi non vede la differenza non può essere considerato uno che usa il cervello per pensare.

Asatan

Mettiamoper ipotesti che un giorno la scienza porvasse che la teoria del mare dei quanti è vera. Cosa farebbero allora i credenti? Butterebbero a mare il lor vecchietto con la barba bianca e ci direbbero che querk e gluoni sono dio?
Il fatto che qualcosa sia eterno non significa affatto che sia autocosciente. sarebbero pronti a passare da un dio personale ad un dio meccanico?

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