Studi neurologici su senso di giustizia ed equità

ROMA – Altro che cuore o anima, l’origine della giustizia si cela nel cervello. Ma questo non vuol dire che faccia rima solo con efficienza e razionalità. A far luce sui meccanismi che portano a decidere nelle questioni morali è uno studio americano, condotto dai ricercatori dell’Università dell’Illinois (Urbana-Champaign) e del California Institute of Technology, e pubblicato su “Science”. Grazie a tecniche di risonanza magnetica funzionale, gli studiosi hanno scannerizzato il cervello di un gruppo di persone poste di fronte a una serie di decisioni difficili: in pratica, le cavie umane dovevano stabilire come dividere delle derrate alimentari destinate a un orfanotrofio dell’Uganda.

In questo modo il team di Ming Hsu voleva individuare i meccanismi alla base delle decisioni di tipo etico-morale. «La moralità – spiega Hsu – è una questione di grande interesse. Che cosa ci rende corretti, e come ci barcameniamo nelle situazioni difficili?».

Per rispondere a queste domande i ricercatori hanno messo un gruppo di persone di fronte a scelte difficili. «Tanto che alcuni sono venuti a dirci che questo era il peggior esperimento in cui fossero mai stati coinvolti. E che non volevano mai più fare una cosa simile», racconta il ricercatore. In pratica, c’erano in ballo alcuni pasti destinati ai bimbi orfani, ma le porzioni non corrispondevano al totale dei piccoli: dunque occorreva sprecare una serie di vettovaglie o far sì che alcuni ne ricevessero più di altri.

Insomma, ogni decisione costringeva i soggetti a mettere sulla bilancia efficienza (numero totale dei pasti assegnati) ed equità (quanti pasti in più togliere e a quali bambini), favorendo l’una o l’altra. Ad esempio, un’opzione consentiva di togliere 15 pasti da un singolo bimbo, e un’altra 13 pasti da uno e 5 da un altro: nel primo caso il numero di porzioni perse in totale era inferiore, ma un solo bambino era costretto a pagare il prezzo più alto, e così si privilegiava l’efficienza. Nell’altro caso si sprecava più cibo, ma la perdita era condivisa, dunque si favoriva l’equità.

[…]


L’articolo completo è consultabile sul sito de La Stampa

32 commenti

Pessimista Cosmica

Molto interessante. Oddio, da agnostica la cosa non mi dice niente di nuovo, le mie conoscenze scientifiche sono scarsine ma ho sempre ritenuto logico, anzi, ovvio che qualsiasi sentimento, qualsiasi idea, qualsiasi moto dell’animo umano dovesse avere o origine o riscontro fisiologico (che sono due cose ben diverse si sa).

Vash

Per sapere dell’origine biologica del comportamento umano per quella parte che non riguarda la cultura acquisita basta semplicemente avere esperienza di vita e spirito di osservazione. Quando ci si accorge che le persone che sbagliano non tornano mai sui propri passi nemmeno quando gli si spiega per filo e per segno l’errore che hanno fatto vuol dire che sono proprio fatti così e basta.
La cosa preoccupante è la quantità sterminata di persone che questo genere di razionalità biologica non ce l’hanno!

claudio

Che visione cupa dell’uomo. Un essere che agisce come fosse un computer. E la libertà dell’uomo? E il rinascimento?
ridicolo

Massi

Non ho ben capito chi decide cosa e per chi (forse il vizio della domanda sta proprio in questa presunzione di decidere per altri da se medesimi).

Bruna Tadolini

Come ho scritto nel mio libro “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” (liberamente scaricabile nel sito http://www.geocities.com/biochimicaditutti ) la morale è insita nel processo evolutivo. In particolare a pag 162 c’è un capitolo, che si intitola “Cos’è la morale e qual’è la morale della vita”, che inizia così
“..Parliamo ora della morale, una delle espressioni metafisiche più elevate dell’uomo. La morale è l’insieme dei principi e delle regole che guidano i comportamenti classificandoli in buoni e cattivi in base al loro essere in accordo o in disaccordo con un fine che per definizione è buono. Se si fa una lettura attenta di questa definizione ci si rende conto di come essa possa essere estesa a tutti i fenomeni che hanno un fine e che per raggiungerlo utilizzano dei mezzi. Ciò vale anche per la vita che, fin dal momento in cui è comparsa, si è prefissa uno scopo: vivere. La morale che ha utilizzata è ben chiara: è buono tutto ciò che favorisce il perpetrarsi della vita ed è cattivo tutto ciò che lo impedisce…”

Ogni individuo di una specie ha nei suoi geni le regole morali che favoriscono la sua sopravvivenza e, con lui, quella della sua specie. In generale, nelle specie non sociali la regola è semplice “vinca il migliore”!!
Nelle specie sociali come la nostra invece le regole sono molto più complicate poichè la sopravvivenza dell’individuo è indissolubilmente legata alla sopravvivenza del gruppo a cui si appartiene. Questo sopravvivenza si ottiene con la comparsa, oltre che dei sentimenti che “incollano” emotivamente gli individui, anche con quella degli istinti “morali” che assicurano i comportamenti più “vantaggiosi” per la sopravvivenza del gruppo.
Le scelte fatte dal gruppo di persone di cui parla l’articolo sono proprio dettate dalla “necessità” di salvare il numero più alto possibile di bambini senza compromettere le possibilità di sopravvivenza del gruppo.

Questi comportamenti non possono essere comparsi quando l’uomo ha “acquisito” l’intelligenza poichè …… si sarebbe già estinto prima, se non li avesse avuti! Hanno anch’essi subito una evoluzione di cui si vedono i segni nelle altre specie a noi simili e non.

E poichè l’evoluzione si esercita non agendo sul metafisico ma sui fisicissimi geni che producono i fisicissimi circuiti nervosi ………. lì è la morale!!

non solo la

Bruna Tadolini

Vorrei aggiungere un altro commento al mio post che prima o poi comparirà!

La giustizia è la base della socialità e quindi della società. Se si vuole tenere insieme una società si deve puntare sulla giustizia ….. ed è questo l’argomento cruciale per avere il consenso!

I movimenti dei lavoratori ebbero il consenso perchè operavano per una maggiore giustizia sociale; le grandi rivoluzioni ebbero il consenso perchè operavano per una maggiore giustizia sociale, la religione ha il consenso perchè opera per una maggiore giustizia sociale (nell’aldilà ma sempre giustizia è), il fascismo partì come nazional socialismo ……

La gente cerca istintivamente la giustizia (è nel suo DNA direbbero in TV) e da il consenso a chi maggiormente la promette.
Meditate gente, meditate……

claudio

@ Bruna Tadolini

Vorrei provare a ragionare insieme a te. Vorrei richiamare Kant, che sebbene non condivida in alcuni punti, è sicuramente un punto di riferimento. L’agire morale postula la libertà dell’uomo. Nella visione che tu proponi e questa ricerca propone, mi sembra-correggimi se sbaglio- domina un mondo governato da un rigido determinismo. Non è vero che sia morale ciò che tende all’autoconservazione della specie. Non mi risulta. I comportamenti egoistici da sempre sono considerati immorali.
Il problema è capire cosa sia il bene. CErto in un epoca di relativismo etico tutto appare difficile. CErto è che ragionando dobbiamo trovare la verità perchè questa è l’unica via per arginare totalitarismi e negazione di diritti umani; per fare in modo che momenti buii dell’umanità non ritornino.
Precisazione: le religioni non cercano la giustizia nell’aldilà. Il concilio vaticano II ha affermato che è compito di ogni cristiano realizzare un mondo più equo e giusto.
Grazie

Massi

“Il migliore dei mondi possibili”
(terremoto di Lisbona a parte?)
“Ogni reale è razionale”
(campi di sterminio compresi?)
E via di questo passo.

stefano

“E la libertà dell’uomo? E il rinascimento?
ridicolo”

il rinascimento storicamente è appunto la rinascita della ragione dal cupo medioevo della superstizione religiosa; il cervello che, liberato dalle catene della schiavitù dogmatica, ricomincia a vivere e appunto pensando concepisce le scienze, la libertà, la liberazione dalla paura della luce del sapere.

la libertà è un concetto soggettivo e un cattolico non può avere a riguardo idee uguali ad un ateo.

Bruna Tadolini

Non capisco cosa voglia dire Massi ma, spero di aver chiarito che la morale è “egoistica”!
E’ uno strumnto che permette alla vita di selezionare i più adatti: singoli individui nelle specie asociali e i gruppi di individui (es. gli itatiani, i cristiani ecc) nelle specie sociali!!
La lotta e lo sterminio dei nemici sono perciò intrinseci.
Spero non vi sia sfuggito che in basr alla nostra morale è moralmente da condannare l’uccidere uno del proprio gruppo ma è da lodare l’uccidere il nemico (cioè uno di un gruppo concorrente)!!

La morale di cui parliamo normalmente noi è quella che detta le regole per la convivenza all’interno del gruppo; e spesso definiamo come amorale quello che invece, dal punto di vista animale, è comunque morale. Ad esempio, appunto, i campi di sterminio …. in cui si uccidono i nemici!!!

Non confondiamo le due cose se vogliamo capire.

Bruna Tadolini

@ Claudio

essendo noi una specie sociale, la nostra sopravvivenza come specie è legata al buon funzionamento del gruppo. Ma per ottenere tale buon funzionamento devono esistere dei meccanismi genetici/istintivi (ripeto, quello che noi siamo ora è il frutto di milioni di anni di evoluzione durante i quali noi eravamo più animali che razionali) che favoriscono la cooperazione. Si ha cooperazione, e tutto lo sperimentiamo ogni giorno, se c’è giustizia!!! Se uno ti frega e viene premiato …. tu smetti di cooperare, o no? Continui a cooperare se i furbi vengono puniti!
L’innato senso di giustizia che noi abbiamo e che istintivamente pretende che i colpevoli siano puniti è, appunto, lo strumento su cui si basa la società. Se viene meno la giustizia crolla la società! ….. si ritorna ad una organizzazione animale di tipo individualistico/ asociale, in cui la lotta per la “sopravvivenza” nell’ambito del “gruppo” supera la cooperazione …

Massi

Assegnare un senso metafisico alla morale equivale a distaccarla dai suoi scopi vitali, quale ricerca del maggior bene possibile o minor danno per ciascun individuo.
Trasferendo invece lo scopo verso “un soggetto superiore” in riferimento al quale i semplici individui sarebbero solamente strumentali (“il popolo”, “le masse”, ecc.).
Perciò “sopprimibili in suo nome” (senza di fatto nulla aver mai dimostrato sulla sua reale esistenza).
Mentre invece “solo l’individuo compone tutta la società” e ne è l’unico scopo (fino a prova contraria) nella medesima estensione plurale degli individui.

Massi

… poi se ci estinguiamo non saremo né la prima né l’ultima spece vivente a farlo (ma cerchiamo almeno di non andarcelo a cercare).

Bruna Tadolini

Caro Massi

noi siamo una specie sociale!!!!! in cui i genitori si sacrificano per i figli ed i soldati muoiono per salvare noi tutti!!! ed un albanesi si lancia nel fiume per salvare un bambino non suo …..
Il “soggetto superiore” c’è ed è la famiglia, il clan, la comunità, la nazione ecc…. e si muore e si viene soppressi in suo nome!!

Bruno Gualerzi

@ Bruna Tadolini
Che la morale sia ‘egoistica’ è, per quanto mi riguarda, fuori discussione… e ritengo il tuo ‘excursus evoluzionistico’ (passami l’espressione) più che probante.
Personalmente però sono giunto ad alcune conclusioni che non so se per te avranno un qualche senso, e che tuttavia penso di sottoporre al tuo giudizio proprio perché ricavato da questo ‘excursus’: penso che l’evoluzione umana sia giunta ad un punto tale in cui la spinta distruttiva e la spinta costruttiva (l”animale’ e il ‘razionale’; Freud parla di ‘eros’ e ‘thanatos’) non sono più in grado di trovare una composizione tale da far ‘comunque’ (cioè facendo pagare prezzi comunque sostenibili per quanto tremendi) prevalere la vita della specie. In altre parole, per effetto della cosiddetta globalizzazione – cioè della tendenza a estendere a tutta l’umanità la ‘morale’ del gruppo – o prevale la spinta distruttiva (nel qual caso l’umanità si estinguerebbe come i dinosauri) o prevale la spinta costruttiva (nel qual caso un futuro per l’umanità è ancora possibile, ma questa volta proprio come insieme di tutti gli uomini, e non come principio ‘astratto’, cioè come specie che si perpetua ‘sacrificando’ l’individuo o il gruppo, ampio o ristretto che sia). Tertium non datur.
Cosa ne pensi? (ovviamente se ritieni che meriti ‘pensarne’ qualcosa).

claudio

@ bruna tadolini
Non mi hai risposto!
@ massi
Secondo me il discorso è datato. PRimo perchè l’idea di un diritto naturale non poggia solo su idee volontaristiche, ma anche razionalistiche. Sopprimibili in Suo nome? Si forse nell’islam è così, ma non per tutti. CErto è che tutti conveniamo sul fatto che uccidere è morale ma perchè? Perchè lo dice Dio ? No perchè è razionale.

Bruna Tadolini

Caro Massi

noi siamo una specie sociale!!!!! in cui i genitori fanno sacrifici per i figli ed i soldati muoiono per salvare noi tutti!!! ed un albanesi si lancia nel fiume per salvare un bambino non suo …..
Il “soggetto superiore” c’è ed è la famiglia, il clan, la comunità, la nazione ecc…. e si muore e si viene soppressi in suo nome!!

Ho autopurgato il mio commento per baipassare l’approvazione!!

Bruna Tadolini

@ Claudio

mi sembra di averti risposto … almeno alla questione che ho capito! … noi scienziati capiamo poco

@ Bruno Gualerzi

stiamo entrando nello sconosciuto, o meglio, abbiamo rischiato di entrare nello sconosciuto: cioè in quella situazione in cui il gruppo è l’umanità! Sarebbe stata bella la fratellanza universale ma si è buoni con gli altri (geneticamente) finchè c’è un vantaggio, cioè finchè il sacrificio che si fa limitando le proprie esigenze, aiuta la propria sopravvivenza.
La carenza di risorse (pochi ricchi e tanti affamati) e le ingiustizie vere o presunte (sfruttati e sfruttatori) minano alla radice quel paradiso ….. si torna in trincea, ragazzi!!! ….. padani del nord, neri, musulmani, recchioni …. tutti nemici!!

paolo malberti

Tadolini scrive:
“La morale è l’insieme dei principi e delle regole che guidano i comportamenti classificandoli in buoni e cattivi in base al loro essere in accordo o in disaccordo con un fine che per definizione è buono. Essa può essere estesa a tutti i fenomeni che hanno un fine e che per raggiungerlo utilizzano dei mezzi. Ciò vale anche per la vita che, fin dal momento in cui è comparsa, si è prefissa uno scopo: vivere. La morale che ha utilizzata è ben chiara: è buono tutto ciò che favorisce il perpetrarsi della vita ed è cattivo tutto ciò che lo impedisce”.

Parafrasando l’ultimo paragrafo possiamo quindi dire:
“Cio’ vale anche per il nazionalsocialismo. Fin dal momento in cui é comparso, si é prefissato uno scopo: distruggere il popolo ebreo. La morale che utilizza é ben chiara: é tutto buono ciò che favorisce la distruzione del popolo ebreo, ed é cattivo ciò che lo impedisce”. In conclusione, secondo Tadolini, anche il nazionalsocialismo é morale.

Morale é un aggettivo talmente abusato che ha quasi perso significato. Tadolini confonde la morale con la legge di evoluzione della vita sul pianeta. Altri (ad esempio, B16, Bin Laden, ecc.) confondono la morale con ciò che riguarda il comportamento umano in rapporto alle loro diverse e opposte ideologie.

Nei secoli schiere di filosofi si sono spremuti alla ricerca del fondamento di una morale universale (valido in ogni paese, in ogni tempo, indipendentemente da qualsiasi ideologia), che sta al di fuori e al di sopra delle concezioni relative di ‘bene e male’. Alcuni pensano che il fondamento di una morale universale non esista.
Eppure talvolta avvengono azioni umane – inaspettate, rare eccezioni, ma che come il quadrifoglio esistono – di fronte alle quali ogni uomo (musulmano, cristiano, ebreo, nazista, ateo, ecc) prova sorpresa, commozione e ammirazione. Queste sono le uniche azioni alle quali si riconosce genuino valore morale.

Per ritornare al tema, una volta individuato il fondamento dell’etica (come fa Schopenhauer), la giustizia e la equità discendono da esso come semplici corollari.

Massi

Secondo Nietzsche “I buoni hanno un difetto, sono falsi”.
Ma non si limitano a questo: sono anche capaci di costruire false culture.

Bruno Gualerzi

@ Massi
Personalmente sono un convinto ammiratore di Nietzsche, di cui però – di lui come di altri, ma per lui in modo particolare – non dovrebbero mai essere estrapolate affermazioni che, prese a sé, possono venire strumentalizzate o banalizzate.
Per esempio, questa affermazione nicciana per cui “I buoni hanno un difetto, sono falsi” mi fa venire i brividi pensando a come è stata ‘interpretata’ dalla cultura nazista: “Se i buoni sono falsi, allora la verità è dei cattivi”… il che naturalmente non riflette nemmeno per scherzo il pensiaro di Nietzsche.
Questa riflessione mi sembra di una certa attualità per l’uso spregiudicato che viene fatto del termine ‘buonismo’… che denuncia certamente una falsa pratica della bontà, ma che viene tirato in ballo ad ogni momento soprattutto da certa destra che contrappone senza troppi distinguo al ‘buonismo’ il ‘cattivismo’, raddoppiando così il tasso di metafisicità che costituisce il bersaglio principale di tante riflessioni nicciane.
(A scanso di equivoci, non si tratta di un appunto fatto a te per la citazione, correttamente a mio parere contestualizzata nel tema sollevato dal post – in cui per altro condivido soprattutto ciò che affermi nel tuo intervento delle 20.26 del 9 maggio – ma solo una mia sorta di riflesso pavoloviano ogno volta che si usa il termina ‘buonismo’ come una condanna senza appello)

claudio

@ Bruna Tadolini
Quello su cui mi permettevo di riflettere è che una visione dell’uomo alla stregua di quella che tu proponi immagina l’uomo come soggetto a leggi deterministiche rigide ngando la libertà del medesimo. Senza libertà non può esistere moralità. I tuoi discorsi mi ricordano la temperie positivista: eravamo però nel secolo scorso.
saluti

Massi

Per me è “datata” la concezione etica dello Stato.
E’ “datato” dio, patria e famiglia (o famiglia, patria e… se ho ben interpretato le conseguenze morali dell'”ordine biologico”, indicatemi da Bruna Tadolini).
Ma soprattutto è datato il concetto di “datazione morale” (che implica, appunto “un percorso universale da … a”), che si fissa plasticamente nella materia grigia individuale.
Infine non è affatto da escludere che siano sbagliati i presupposti stessi della ricerca neurologica in questione, anzichè indagare le formazioni morali attravero rapporti esperenziali e forme culturali.
Fermo restando l'”egoismo di partenza” dei bisogni individuali (ma con quali prove chi li esclude può escludere che essi siano anche il fine?).

Massi

@ Bruno Gualersi
E’ ordinato non estrapolare le frasi dal contesto.
Ma, come puoi vedere, io tendo a un mio “disordine”.
Per poter ordinare poi, in un contesto nuovo, nuove inferenze, non ancora chiare, altrimenti troppo difficili da spiegare (almeno per me).
Sbaglio?
Me ne assumo le responsabilità in riferimento a ciò a cui esse tendono e che spero di esser capace di chiarire qui di seguito!
Però anche tu non scherzi.
Leggendo le tue prime frasi delle ore 11:55 a me indirizzate, prima del chiarimento finale, mi sono sentito raggelare.
Nietzsche lo cito in quanto anticristiano e non per l’uso che i nazisti (par loro) ne fecero.
Perché l’ideologia nazista diede luogo ad un regime così assolutista da essere insieme Stato e religione. E perciò, crollando, si trascinò dietro tutto quanto se stesso.
Cosa che invece non è avvenuta in Italia col fascismo.
Proprio per quella italica (solo apparente) separazione fra “cattivismo” e “buonismo”, fra fascismo e cattolicesimo.
Poi, in luoghi meno visibili, occultamente ricomposte per gli interessi comuni.
Perché, infine, tali separazioni hanno anche una loro sfuggente divisione nelle classi sociali, fra “dominanti e dominati” e, nei reciprochi gruppi di appartenenza, fra “dirigenti e diretti”.
Infine, ancora secondo me, sbagliarsi su questo è sbagliarsi su tutto.
Perchè nello specifico le virtù pubbliche sono si umanamente apprezzate, ma proprio perchè più rare: sebbene sempre tenute bene in mostra (la dove invece i vizi privati sono ben più consistenti ma anche molto meno apparenti: perché occultati agli occhi e ai cuori).
Sempre secondo me (ma non credo di dire niente di eccezionale), questo possibilità di visibilità oltre che taroccata è ineguale (inegualmente applicata ai soggetti sociali).
E ciò fa si che ci si sbagli su dove davvero vadino a collocarsi la maggior parte delle virtù, sebbene già esigue) o dei difetti fra potenti e semplici.
Così che anche l’apparenza “delle virtù della potenza” è fatta della stessa pasta dell’altra apparenza: quella della “prevalenza dei pregi sui difetti umani”.
Un enorme imbroglio “in universale”, elevato al quadrato: dove, infine, tutto vien fatto apparire “appeso alle funi del cielo”.
Ma dove, in verità, tutto ciò che sta sopra poggia su ciò che sta sotto.

Magar

@Paolo Malberti
Secondo me hai completamente frainteso il senso di quel passo di Bruna Tadolini. Stava parlando dei meccanismi biologici e genetici che sono all’origine dei sentimenti morali che condizionano il comportamento umano: essendo l’agire degli esseri umani parte della vita sul pianeta, è logico che anch’esso sottostia, almeno in parte, alla “legge di evoluzione della vita sul pianeta”! Altrimenti, non si capirebbe da dove fosse spuntata nella nostra testa la capacità di giudicare “buona” o “cattiva” una data azione.
Ora, siccome “scopo” dell’evoluzione è preservare la vita, la morale umana, nel corso dei millenni, si è orientata a premiare quei comportamenti utili a tale fine: i sentimenti di “equità” e “giustizia” si sono potuti ripresentare via via, tramite la cultura, in generazioni successive di individui, perché ciò risultava evolutivamente vantaggioso per la specie umana.

Tutto ciò, naturalmente, ci dice qual è l’origine dell’etica umana, non quale sarebbe una buona etica. Capire perché tante persone, in contesti temporali e geografici diversissimi, abbiano mostrato affinità di giudizio morale NON significa condividere il loro giudizio. Non si capisce pertanto il riferimento al nazismo.

paolo malberti

@ Magar
Siccome quella definizione della ‘morale’ – dice Tadolini – “può essere estesa a tutti i fenomeni che hanno un fine”, ho semplicemente parafrasato il paragrafo successivo sostituendo la parola vita ed il suo fine, con la parola nazismo ed il suo fine.
Se così facendo si arriva ad una contraddizione (il nazionalsocialismo é morale),
l’unica cosa da fare non é accusarmi di avere frainteso,
bensì rivedere quella definizione di “morale”
(che – a mio parere – va bene solo per il catechismo).

Magar

@Paolo Malberti
La conclusione logica della tua parafrasi non è che “il nazismo sia morale”, cioè che sia moralmente buono, semmai è che “l’ideologia nazista seguiva una sua morale“: in effetti per i suoi adepti sterminare gli ebrei e perseguitare gli oppositori politici era buona cosa, ma ciò non significa che anche per noi, o per Bruna, lo sia! Semplicemente, per tutti noi la morale del nazismo è un’etica orribile.
Bruna poi indicava un altro punto di vista, quello “della vita”: siccome la vita ha – metaforicamente parlando – uno scopo, possiamo applicarvi il concetto di “morale”, osservando che per la vita è “buono” tutto ciò che preserva la vita stessa. Ma noi non siamo tenuti a condividere questo punto di vista. Questo, ripeto, era un ragionamento volto a comprendere le origini biologiche della nostra morale (delle nostre morali).
L’impiego del termine “morale” in questo contesto mi pare molto chiaro.

Bruna Tadolini

@ Paolo Malbrti e Massi

io non ho frainteso niente!!! l’argomento era le basi biologiche della morale ed io di questo parlavo!! Che poi io e molti altri non siamo d’accordo a seguire il comportamento dettato dall’istinto biologico è un’altro aspetto del problema. Sempre nel mio libro, esattamente a pag. 177 c’è un altro capitolo che si intitola “La nostra morale” ed in cui si dice

..” La nostra morale
Qualcuno, mentre descrivevo i dettami della morale dell’uomo non si sarà riconosciuto in essi. E’ vero! Il ripudio della moglie, la rupe Tarpea, l’esposizione dei neonati illegittimi non sono parte della nostra morale ed infatti mi sono guardata bene dal usare come sinonimi i termini “morale dell’uomo” e “nostra morale”. La morale di cui ho parlato fino ad ora è quella animale; quella, per intenderci, dei miseri pastori descritti nella Bibbia che lottavano, come animali, per la sopravvivenza della loro piccola tribù.
La nostra morale non è un ulteriore e tardivo frutto dell’evoluzione genetica ma uno dei prodotti dell’evoluzione culturale dell’uomo…”

se volete leggerlo è sempre lì su http://www.geocities.com/biochimicaditutti

Bruna Tadolini

Per chi no vuol fare neanche la fatica di leggersi quel capitolo del mio libro “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” cito la frase finale del capitolo
“..Sì la nostra morale non è più quella della vita: non è basata sul principio che l’individuo è uno strumento al suo servizio. La nostra morale si prefigge come obiettivo il diritto di ogni individuo a vivere una vita degna di questo nome, ponendo la vita al servizio dell’uomo…”

Aldo

Stefano: “Il rinascimento storicamente è appunto la rinascita della ragione dal cupo medioevo della superstizione religiosa.”

Il Rinascimento è stata un’epoca molto contraddittoria, anche dal punto di vista che citi.

A volte applichiamo alla storia più retorica di quanta sarebbe opportuno applicare. Altre volte siamo semplicemente male informati a causa delle manipolazioni o, più semplicemente, della parzialità delle fonti che ci sono pervenute. A volte alcune fonti scompaiono “misteriosamente”, altre compaiono non meno “misteriosamente”.

Insomma, la storia non è una scienza, ma un gioco di illazioni e, quando va bene, di interpretazioni molto personali di fatti supposti o raccontati. Ma, nota bene, anche questa è una interpretazione molto personale! 🙂

Aldo

Bruna Tadolini: “[…] i soldati muoiono per salvare noi tutti!!!”

In particolare se, dalle retrovie, hanno la pistola d’un ufficiale puntata alla schiena e pronta a far fuoco.

A costo d’esser noioso e d’andar fuori tema (ma non credo), ricordo che i nostri “rappresentanti” continuano pervicacemente a fingere che il comma 4 dell’art. 27 della nostra Costituzione non abbia il peso che realmente ha… Che tale pervicacia serva anche a questo? Perché altri decidano spontaneamente di sacrificarsi per il bene della collettività (che, guarda caso, coincide sempre con quello dei “rappresentanti” di cui sopra)?

I soldati, come faremmo noi tutti, affrontano un rischio per non affrontare una certezza.

Bruna Tadolini

@ Aldo

i miei nonni, mio padre ed i miei zii hanno fatto i partigiani senza avere nessuna pistola piantata nella schiena …… e come loro tanti, che sono anche morti!!
Se pensi che il senso civico sia imposto con la forza credo …… temo per il tuo senso civico!!!

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