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PM10 favorisce trombosi venosa profonda (Le Scienze).

MicroRNA difettosi nella schizofrenia (Le Scienze).

Polemiche su robot “direttore d’orchestra” (Repubblica).

16 commenti

Vash

La storia di Asimo è interessante. Da una parte è vero che per creare arte un robot non è certo adatto (almeno non per ora) ma utilizzando l’attuale tecnologia Asimo potrebbe comunque creare uno stile personale frutto dell’unione delle conoscenze di tutti coloro che lo hanno progettato!

Bruno Gualerzi

A proposito del robot ‘direttore d’orchestra’.
Nell’articolo di Repubblica, versa la fine, da parte di chi non è contrario, si parla di ‘interessante rapporto tra tecnologia e cultura’. Di per sé niente di nuovo, in quanto la tecnologia svolge da tempo un ruolo fondamentale, nella cultura in generale, e in particolare proprio in campo musicale… ma non è questo che mi lascia perplesso: ciò che trovo strano è questa separazione tra tecnologia e cultura, come se la tecnologia non fosse essa stassa prodotto culturale. Solo tenendo conto di questa che in fondo è un’ovvietà, è possibile ‘tenere sotto controllo’ la tecnologia in modo da non vedersela rivoltare contro (come avviene in tanti campi).
Nel caso specifico: perché no un robot direttore d’orchestra? L’importante è che venga utilizzato per eseguire, o magari anche produrre, musica. Cioè cultura. Che la tecnologia – se messa al servizio della cultura correttamente intesa, cioè prodotto ‘storico’ dell’ingegno umano per l’uomo ‘storico’ (il solo reale, non un uomo astrattamente inteso come natura umana codificata una volta per tutte) può solo potenziare aprendo nuove prospettive.

Bruna Tadolini

MicroRNA difettosi nella schizofrenia (Le Scienze).

Spero che adesso, quando scriverò che il comportamento ha una base genetica e che il libero arbitrio non è poi così libero ……. mi si darà più credito!

Da anni si hanno prove che il comportamento e la sua plasticità sono legati alla struttura del DNA ed in particolare all’attività di questi microRNA (peraltro coinvolti anche nell’insorgenza dei tumori) e a quelle ricerche io mi riferisco quando scrivo …… mica mi invento la scienza!!!!

Stefano Bottoni

@ Bruno Gualerzi

Sono d’accordo sul fatto che cultura e tecnologia siano interdipendenti e la stessa tecnologia sia ovviamente un prodotto culturale.
Ciò che mi lascia perplesso è la storia del robot direttore d’orchestra.
Infatti un direttore d’orchestra non è un organetto di inizio secolo, in cui si infilava il rotolo di carta traforata e lui suonava da solo.
Un grande direttore prende lo spartito originale dell’autore (a meno che non sia l’autore lui stesso), lo studia e lo interpreta. Poi cerca di trasmettere le sue idee agli strumentisti (anche loro tutt’altro che meccanici esecutori). Questa perfetta sintonia fra un grande direttore e una grande orchestra crea una grande esecuzione.
L’elemento di interpretazione e l’elemento emotivo sono inscindibili, e personalmente ho qualche dubbio riguardo alla capacità di un robot, per quanto avanzatissimo, di potersi sostituire all’elemento umano per quel che riguarda l’arte.
Anzi, ammetto che la cosa mi inquieterebbe non poco…

Bruno Gualerzi

@ Bruna Tadolini
Per quanto mi riguarda, non si tratta di darti più o meno credito a proposito del comportamento che dipenderebbe dal cosiddetto libero arbitrio (concetto inventato, che io sappia, dalla teologia per tentare di conciliare l’inconciliabile, cioè libertà e necessità), mentre sicuramente ha una base genetica…
La mia perplessità in merito consiste invece nel fatto che non vedo come si possa andare oltre la constatazione di una sorta di circolo vizioso (o virtuoso, non si tratta di un giudizio di merito) che intercorre tra comportamento e struttura del DNA in modo tale che resta indistinguibile dova sta la causa e dove l’effetto. Per cui la scienza potrà (e sarà certamente di grande rilevanza soprattutto in campo terapeutico) descivere in modo sempre più approfondito un meccanismo… sul quale potrà anche intervenire, ma – il che è a mio parere estremamente pericoloso – senza prevederne fino in fondo gli effetti. Perché il meccanismo in sè, il suo funzionamento, non spiegherà mai la causa del meccanismo stesso.
Aprendo la strada, se non si tiene costantemente conto di tale limite invalicabile… alle fughe oltre il limite.

Bruna Tadolini

Come ho detto tante volte “TUTTO E’ BIOCHIMICA”: in particolare il gene produce delle strutture che portano a reazioni chimiche; ma anche l’ambiente influenza quelle strutture modulando le reazioni chimiche; ed anche il nostro stesso “pensare” influenza quelle strutture modulando le reazioni chimiche.
Ci sono quindi almeno tre livelli che determinano il nostro comportamento.
Sul primo per ora possiamo fare poco o nulla ma speriamo che la scoperta delle reazioni chimiche coinvolte possa portare alla messa a punto di farmaci (come succede o si spera succeda per altre malattie genetiche)
Sul secondo già stiamo facendo molto poichè l’educazione, la cultura, la religione ecc …. già permettono di modulare la struttura ed il funzionamento del cervello. Anche qui la conoscenza dei meccanismi biochimici permetterà di avere farmaci che modulano….. Sarà un bene? sarà un male? Ma il problema non sarà cambiato!! La religione=farmaco è un bene? è un male? L’educazione=farmaco èun bene? è un male?
Sul terzo, ne sappiamo talmente poco …….. ma quando ne sapremo di più e potremo modulare rimarrà il problema ……. è un bene? è un male?

Se si aiuterà l’individuo a vivere una vita degna di essere vissuta sarà un bene se invece lo si trasformerà in uno schiavo sarà un male …….. ma questa è politica, non scienza!!! E la responsabilità non è degli scienziati ma DI CIASCUNO DI NOI che è un soggetto politico e deve partecipare nella decisione del proprio futuro. Ma deve SAPERE e non farsi manipolare come già è successo su tante altre grandi scelte!!!

Per questo che vi sommergo con le mie chiacchiere da scienziato!

Giuseppe Murante

Bruna, era un cattolico che ti criticava, qualche giorno fa, quando parlavi di base genetica del comportamento… che ti aspetti?
come dice Bruno, il “libero arbitrio” in questa accezione e’ un arrampicamento sui vetri di molti teologi che han tentato di conciliare, dicendolo imprecisamente, l’idea di un dio buono, onnipotente e onnisciente e la constatazione del male nel mondo (ah, Epicuro… e questo senza addentrarsi in questioni di grazia predestinazione fede buone azioni e fumo simile).

Piuttosto (come al solito 🙂 ) non sono tanto d’accordo con Bruno quando parla di cause del meccanismo (…QUALI cause??) e soprattutto quando lascia intendere, per come lo leggo io, che la scienza non dovrebbe intromettersi in certe questioni se non prevede fino in fondo i risultati della sua intromissione.

Questo concetto ricorda terribilmente da vicino lo sventurato principio di precauzione caro agli ambientalisti… seguendo il quale, manco il fuoco e l’agricoltura avremmo utilizzato.

Non e’ possibile prevedere fino in fondo i risultati neppure di un proprio sternuto, figurarsi di un’innovazione tecnico/scientifica!

Bruno Gualerzi

@ Stefano Bottoni
Credo di essere d’accordo con te, anche se non mi sono spiegato bene.
Quando parlo di tecnologia come fatto culturale, per come intendo io la cultura, voglio significare che lo strumento tecnico deve essere comunque padroneggiato dall’uomo… per cui, per restare in campo musicale non vedo sostanziale differenza, per esempio, tra un violino costruito dalla impareggiabile maestria degli Stradivari e un elaboratore elettronico, purchè entrambi ‘servano’ a ‘fare musica’. La quale come tale, come fatto culturale, sfrutterà lo strumento per le proprie esigenze espressive solo se sarà in grado di coglierne quelle potenzialità che permettono di sfruttarlo invece che esserne sfruttati. Di ‘usarlo’ come strumento in grado di proporre nuove forme espressive che comunque spetterà sempre all’artista ‘umanizzare’.

Giuseppe Murante

ps: Bruna ha espresso perfettamente un punto di vista che e’ anche mio sull’uso di scienza e tecnica, argomento su cui tante volte abbiamo discusso con Bruno Gualerzi: tanto perfettamente che la quoto:

questa è politica, non scienza!!! E la responsabilità non è degli scienziati ma DI CIASCUNO DI NOI che è un soggetto politico e deve partecipare nella decisione del proprio futuro.

Bruno Gualerzi

@ Giuseppe
Non volevo re-intervenire per non monopolizzare stucchevolmente il post, ma proprio per rispetto a chi eventualmente ci avesse letto, devo precisare almeno un punto richiamato dal tuo intervento… e che hai fatto bene a criticare perché in effetti (in questo post, mentre in altri sono stato più bravo!) mi sono espresso male.
Tralascio la solita questione della responsabilità dello scienziato proprio in quanto scienziato perché, come tante volte da me ribadito, la distinzione tra uomo-cittadino e scienziato comporterebbe a mio parere una sorta di schizofrenia controproducente proprio per lo scienziato… mentre provo a chiarire ciò che giustamente rimarchi quando parlo di ’cause del meccanicismo’ chiedendomi di quali mai cause vado parlando.
In breve. Non esiste nessuna causa del maccanicismo, se non il meccanicismo stesso, come non esiste nessuna causa dell’evoluzione se non l’evoluzione stessa… quindi (questo credo sia il vero punto focale della scienza moderna, galileiana) quando descrivo ‘come’ un fenomeno accade applicando il metodo sperimentale e ne tiro le conseguenze, conoscitive e pratiche, non faccio altro che cogliere anche l’unico ‘perchè’ del fenomeno. Ma, a mio parere, c’è un ‘ma’ che non è possibile eliminare: so perfettamente che non arriverò mai a conoscere una ‘causa prima’ di tutto ciò che è e accade meccanicisticamente ed evolutivamente, a meno che non mi rimetta alla fede… ma proprio per non cadere nella trappola della fede, devo avere ben presenti i limiti della mia conoscenza, il che comporta anche il riconoscimento di una ‘causa prima’ che, di per sé non ha, né può avere, alcun rilievo scientifico, ma ne ha uno, enorme, dal punto di vista esistenziale. E proprio in quanto ateo.
Un cordiale saluto.

Stefano Bottoni

@ Bruno Gualerzi

Mi dispiace contraddirti, visto che sei evidentemente una persona molto colta e intelligente (e non lo dico per adularti, lo penso sul serio), ma non posso essere d’accordo sul fatto che un campionatore elettronico suoni esattamente come uno Stradivari (concordo invece al 100 per 100 sul fatto che la tecnologia debba essere al servizio dell’essere umano, e non viceversa).
Uno strumento analogico (uno Stradivari, una chitarra acustica Maccaferri o una Gibson elettrica degli anni ’60, un organo Hammond…) ha milioni di parametri che ne influenzano il suono, sia interni che esterni. Senza contare il fatto che vengono suonati da noi essere umani, per definizione imperfetti e fallibili, ma anche e soprattutto creativi e intuitivi… da cui appunto la nostra “umanità”.
Un campionatore digitale collegato a un sinth con in input una base MIDI suonerà un milione di volte lo stesso brano senza alcuna differenza, neppure infinitesimale.
Io, musicista dilettante ed alquanto scarso, mi annoio quando mi esercito con le basi MIDI. Ma quando suono con i miei amici… scarsità cento, ma adrenalina e divertimento mille!!!
Imperfezioni, creatività, intuitività, adrenalina… è questo che nessun robot riuscirà mai a replicare.
Spero di non aveti annoiato e di non essere andato troppo fuori tema.
Ti saluto con immutata stima.

Lorenzo G.

Sulla base esclusivamente genetica del comportamento ho perlomeno delle perplessità, in quanto questo ridurrebbe praticamente a zero l’influenza dell’ambiente esterno negando di fatto qualunque valore all’esperienza umana, il che, come teoria, mi suona un tantino sconcertante e contro ogni evidenza quotidiana, oltre che contro lo stesso svolgersi degli eventi della storia umana. In secondo luogo perchè fornirebbe una sorta di “predestinazione” al comportamento umano, non divina ma naturale, annullando il “libero arbitrio” (a proposito, ma siete sicuri che sia solo un’invenzione teologica? A me questa francamente giunge nuova). Facendo perdere poi qualsiasi senso e significato ad ogni forma di cultura, discussione, scambio, nonchè – fra le altre cose – ad associazioni come l’Uaar, tanto per citare un’esempio a caso: che senso avrebbe cercare di diffondere delle idee, educare, sensibilizzare, ecc. (come fanno milioni di altri gruppi ed associazioni di persone più diverse al mondo) quando tutto é già scritto nei geni delle persone e niente lo può modificare? Allora lasciamo perdere tutto, verrebbe da dire, tanto é già scritto che chi ha una certa idea o un certo modo di pensare lo mantiene a prescindere da tutto quello che vede e che sente intorno a lui, al quale sarebbe del tutto impermeabile e ininfluenzabile; e quindi chi é cattolico rimane cattolico, chi é ateo rimane ateo, chi é socialista rimane socialista, chi é liberale rimane liberale, chi é relativista rimane relativista, chi é dogmatico rimane dogmatico e così via all’infinito. Insomma, sono esclusivamente i geni che decidono fin dall’inizio come siamo e quindi come sono il mondo e la società, mentre noi non abbiamo la minima voce in capitolo, quindi tanto vale lasciar perdere tutto, tanto é inutile. Questo almeno é quello che mi verrebbe da pensare inizialmente sentendo parlare di “base esclusivamente genetica del comportamento”. Per di più mi era parso di aver sentito dire, anni fa (ma qui sto citando molto a memoria), in qualche trasmissione di Piero Angela, che nel comportamento umano il ruolo della genetica e dell’educazione, ossia dell’ambiente, sarebbero “50 e 50”, come in effetti parrebbe più logico.

Flaviana

@ Bruna Tadolini
Le “chiacchiere” di scienziato non sono mai abbastanza.
Fai bene a sommergerci!

lacrime e sangue

Sul libero arbitrio…
Ho già scritto che avendo fatto filosofia con un prof. amante di De Crescenzo, i risultati logici non sono stati eccellenti. Mi perdoneranno dunque i più attrezzati.

Non riesco a capire come la parte cosciente del cervello possa essere tutta determinata a livello chimico. Mi spiego con un esempio alla mia portata logica: di fronte allo stesso piatto di fragole non ho sempre la stessa reazione, come ci si aspetterebbe da una macchina o da un circuito chimico. Se a volte ne mangio 2 e a volte 14, dipende dalla chimica, dalla fame o anche da una mia libera scelta (oggi solo 2 perchè sennò mi viene l’allergia)?
Se devo scegliere dove andare in vacanza, mare o montagna, sceglie la chimica? Se scelgo un libro in libreria (giallo, humor, noir, saggistica) dipende dalla chimica?
Posso capire che avere meno inibizioni sessuali o sociali (violentare o uccidere) possa dipendere da problemi nel cervello, ma non riesco a capire coma possa mancare una volontà cosciente in altri campi…
Please, risposte semplici e alla mia portata.

Bruno Gualerzi

@ lacrime e sangue
Altri ti daranno risposte più circostanziate. Io ti dò la mia.
Intanto il ‘libero arbitrio’ di cui qui si è parlato è la ‘furbata’ teologica per conciliare l’onniscienza, onnipotenza ecc, di dio che implicherebbe un nostro destino già prafissato nei minimi particolari senza che noi ci si possa fare niente… che però non è tale perché dio, chissà perché, di fronte a quella ‘sua creatura’ che è l’uomo ha rinunciato alle sue prerogative e gli ha consentito di decidere, lui, sua creatura, del proprio destino. E quanto questo libero arbitrio, proprio in questa prospettiva, sia ‘libero’, non credo debba essere ‘spiegato’ ad un ateo.
C’è poi l’altro punto, quello vero, relativo alla nostra facoltà di essere – e proprio in quanto atei – liberi nelle nostre scelte. Ebbene credo che Bruna Tadolini (dalla quale posso dissentire per altre cose) abbia in vari modi spiegato come l’unico vero determinismo inteso come fatalismo sia quello religioso (per le ragioni dette prima), mentre una concezione materialistica, che fa risalire tutti i moventi del nostro agire a fattori genetici, include nella possibilità di determinare questi fattori, oltre a condizionamenti ambientali, sia naturali che sociali (storico-culturali a me piace definirli) proprio il pensiero (la ragione, la facoltà di pensare, chiamala come vuoi). Il quale non è un ‘dono di dio’, o qualcosa che, per dirla con Cartesio, ha una sua autonomia rispetto al corpo, ma un prodotto dell’evoluzione.
Già l’antico Democrito, sia pure con alcune argomentazioni che oggi appaiono poco accettabili, col suo atomismo aveva prospettato uno scenario del genere.

Magar

@lacrime e sangue
Beh, nella “chimica” ci sono anche i fattori ambientali (pure quelli culturali), che non stanno fermi nel tempo.

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