Sonda Phoenix atterrata su Marte

La sonda Phoenix ha inviato le prime storiche immagini di una regione inesplorata di Marte, poco dopo aver raggiunto il pianeta rosso, distante 680 milioni di chilometri dalla Terra. La sonda aerospazioale della Nasa è atterrata su Marte questa notte alle 01.53 ora italiana. Le prime immagini mostrano la cosiddetta “Pianura artica” dove Phoenix è atterrata, una regione che non era mai stata osservata prima così da vicino. Altri scatti hanno anche confermato che la sonda è atterrata “con morbidezza” e con successo “sulle sue gambe”. “Nei miei sogni non poteva andare in modo così perfetto come è andato nella realtà”, ha dichiarato entusiasta Barry Goldstein, il project manager di Phoenix. Phoenix sarà la prima sonda a esplorare la zona artica del Pianeta Rosso, alla ricerca di tracce – probabilmente solo fossili – di vita unicellulare. Le missioni fin qui lanciate verso Marte hanno accertato che l’ipotesi dei geologi, ovvero che il Pianeta Rosso abbia in passato ospitato degli oceani, è corretta: rimane appunto da vedere se tale situazione sia durata abbastanza a lungo da permettere lo sviluppo di forme di vita unicellulari, che potrebbero avere lasciato delle tracce fossili.


Il lancio è tratto dal sito dell’APCom

13 commenti

Rudy

Queste son notizie e questi sono gli sforzi giusti da parte degli uomini.
Mica le babucce della Ratzi.

chiericoperduto

E se la sonda trovasse una croce piantata su una collinetta?
Sarebbe un bel problema per chi asserisce che dio è venuto sulla Terra una volta sola per tutti.

Aldo

Non vedo alcuna ricaduta pratica in queste ricerche dal costo esoso. Il rapporto qualità/prezzo mi pare decisamente deficitario. Convincetemi che ho torto, cosicché possa liberarmi dalla forte sensazione che qualcuno mi stia derubando.

Anticlericale89

_chiericoperduto scrive:
E se la sonda trovasse una croce piantata su una collinetta?_

si capirebbe come mai non si trova piu’un solo alieno in vita,poi se ci trovano pure una mezza luna siamo a posto.

Stefano Bottoni

-Houston, Phoenix speaking!-
-Go on, Phoenix!-
-I got a problem!-
-What problem, Phoenix?-
-I’m surrounded by little grey (not green, grey!) creatures that say i’m a devil!-
-So what?-
-They want to burn me!-
-OK, now we know… there’s no intelligent life on Mars! As well as in so many places on Earth…-

Daniela

ultimamente la scienza e le tecnologie stanna facendo dei passi da gigante nell’acquisizione della conoscenza in moltissimi campi, dalla biologia alla chimica, dall’astronomia alla fisica delle particelle,e dall’ ingegneria all’informatica. C’è da rimanerne storditi.

stefano

x Daniela

in italia la gente non sa nulla o quasi del progresso scientifico.
qui semmai fa notizia il progresso reality, l’ultima puntata del Gf ha registrato quasi 16 m ilioni di teleutenti…

MAMMAMIAAAAAA HA VINTO GENOVEFFOOOOOO! 🙂

Aldo

Meslier, non sono Aldissimo ma un suo meno superlativo omonimo (Aldo).
Ufficialmente non sono un contribuente USA. Ufficiosamente temo che lo siamo un po’ tutti, da queste parti e altrove… 🙂
Prova a convincermi lo stesso, dài!

P.S. Non ho potuto vedere l’intervista che mi hai segnalato (ho una connessione 56k).

Jean Meslier

@Aldo

Scusa, so distinguerti dall’altro Aldo, mi sono confuso. L’intervista a Piero Angela verteva sul suo libro Perche’ dobbiamo fare piu’ figli.

Quanto all’utilita’ delle imprese spaziali… mi stupisce che tu non sia d’accordo sul fatto, accennato anche altrove (nei commenti alla notizia su LHC), che la ricerca pura abbia sempre ricadute pratiche e che non funzioni in maniera lineare (voglio scoprire come ottenere la fusione nucleare a scopi energetici? Bene, finanzio la ricerca solo in quella direzione per 30 anni e trascuro ogni altra strada… non funziona cosi’).

Anche la corsa agli armamenti, nei decenni passati, che pure aveva gia’ una sua “giustificazione” nel fine di mantenere o ampliare l’egemonia su porzioni sempre piu’ grandi del pianeta, e’ stato uno dei principali motori del progresso tecnologico, piaccia o non piaccia.

E questo mi fa tornare alle missioni spaziali, perche’ e’ evidente che la sfida USA-URSS fu soprattutto un confronto tra due superpotenze che si contendevano questo mondo, piuttosto che un satellite brullo e qualche orbita circumplanetaria, e la rivalita’ nella “corsa allo spazio” era solo il riflesso di uno scontro ben piu’ importante sul controllo dei paesi di questo pianeta e delle loro risorse. Una rivalita’ nella quale, oltre alla ricaduta “pratica” gia’ accennata dello sviluppo tecnologico spaziale (e degli armamenti), contava anche molto il prestigio internazionale.

Oggi la situazione, nonostante la caduta dell’URSS, si sta riproponendo. Gli USA devono mantenere il loro ruolo egemonico, perche’ pian piano stanno sorgendo nuove grandi potenze economiche (Cina, India) che dal canto loro stanno aumentando notevolmente il consumo di risorse (energia in primis, ma non solo) e che, guarda un po’, stanno investendo moltissimo anche nella ricerca (mi pare che l’India gia’ sforni piu’ ingegneri e scienziati di ogni altro paese), comprese le missioni spaziali.

In altre parole: la competenza tecnologica serve a: produrre brevetti, costruire arsenali militari efficaci per “governare” meglio il pianeta e accedere alle sue risorse, guadagnare prestigio.

Ecco perche’ americani, cinesi e indiani spendono tanti soldi in progetti “inutili”…

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Guerre_spaziali/1328629

Aldo

Grazie Meslier. In parte concordo con te, quel che dici ha senso. Ritengo però che quando la coperta si fa corta occorra valutare ben bene le priorità di spesa.

P.S. Il link a Piero Angela non funziona, ma se il contenuto corrisponde al titolo evidentemente anche il nostro più noto divulgatore nazionale comincia a dar segni di senilità (sempre che non sia foraggiato dai soliti noti per dire quel che quel titolo pare sottintendere).

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